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Liu Xiaobo premio Nobel per la Pace

Post n°87 pubblicato il 14 Dicembre 2010 da universopensiero

 

 

Le rivelazioni

Legge su misura

Wikileaks:

la Romani pensata per favorire Berlusconi.

Una norma pensata per «bloccare o censurare qualsiasi contenuto», che «favorirà le imprese di Silvio Berlusconi». A conferma di un «modello di business familiare in cui Berlusconi e Mediaset hanno usato il potere del governo in questo modo sin dai tempi del primo ministro Bettino Craxi». Così scriveva, il 3 febbraio 2010, David Thorne, l'ambasciatore americano a Roma, riferendosi alla legge Romani per la regolamentazione di Internet che sarebbe entrata in vigore di lì a poco. Lo ha reso noto il quotidiano spagnolo El Pais, pubblicando uno dei molti cablogrammi segreti intercettati dal sito Wikileaks. Un messaggio duro, in cui l'uomo della Casa Bianca arriva a paragonare il disegno di legge italiano con la censura in vigore in Cina. La norma «rischia di essere un precedente per Paesi come la Cina, che potrebbero copiarla o portarla a giustificazione dei propri attacchi contro la libertà di espressione», commentò l'ambasciatore. Legge retrograda voluta da vecchie elite che temono di perdere il controllo Non si fidava Thorne delle parole dell'esecutivo, che aveva spiegato come la nuova regolamentazione servisse a proteggere il copyright e ad armonizzare la legislazione italiana con quella europea: «La legge pare essere stata scritta dal governo come via libera a censurare qualsiasi contenuto Internet che consideri diffamatorio o pensi possa alimentare attività criminali». Non solo: la Romani sembrava pensata apposta per spegnere l'interruttore a chiunque volesse contestare l'esecutivo. «Metterebbe le basi per intraprendere azioni legali contro organi di comunicazione che costituiscano competizione politica o commerciale contro i membri del governo», si legge ancora nel cable inviato a Washington. Le ragioni di una legge così retrograda, ha spiegato Thorne nella nota confidenziale, sarebbero da ricercare «nella diffidenza delle elite italiane, sia di destra che di sinistra, verso Internet e la capacità di minare i mezzi di comunicazione che essi controllano». La norma vergata da Romani «risponde a queste preoccupazioni e serve al contempo agli interessi di Silvio Berlusconi». Favorire Mediaset su Sky Tanto è sgradita la normativa che Thorne ritenne in quel febbraio che fosse il sigillo finale a una possibile cooperazione tra America e Italia in materia. Da anni Washngton esercitava pressioni sul governo italiano per l'approvazione di leggi che evitassero conseguenze legali per chi opera su Internet: «Finora l'Italia ha fatto molto poco», è il verdetto, e «con questa legge salta ogni collaborazione». A conferma delle proprie parole, l'ambasciatore citò quelle di Antonello Busetto, direttore delle relazioni istituzionali di Confindustria per i Servizi innovativi e tecnologici, che aveva descritto la legge come «la morte di Internet». Busetto non fu l'unico così critico. Thorne inserì nel cable anche il parere dei dirigenti della televisione satellitare Sky di Rupert Murdoch, che avevano dichiarato la legge Romani avrebbe «offerto molti vantaggi commerciali a Mediaset, la televisione del primo ministro, rispetto a Sky, uno dei suoi principali competitori». Gli stessi confermarono « il ruolo di Romani come leader all'interno del governo per aiutare Mediaset a mettere Sky in una situazione di svantaggio». Obbligo del tesserino da giornalista: un progetto «infame» L'ambasciata spiegò a Washington che il governo avrebbe voluto anche obbligare gli Internet provider come YouTube o Blogspot «a diventare responsabili del contenuto che pubblicano così come lo sono le televisioni», cosa «impossibile sia dal punto di vista economico che da quello pratico». E, «dato che la legge prevede di rendere passibili di diffamazione sia i siti d'opinione che gli Internet provider, alcuni la vedono come un modo per controllare il dibattito politico su Internet». Inoltre, precisò Thorne, «vista da una prospettiva commerciale, la norma diretta a limitare i video e le televisioni disponibili su Internet aiuta Mediaset mentre la società del premier esplora il mercato della televisione via Internet». Elementi sufficienti perché Thorne concludesse il dispaccio descrivendo il progetto di legge come «infame».

 

fonte:
http://www.lettera43.it/articolo/4199/legge-a-misura-di-mediaset.htm

 

 

 
 
 
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