Pasqua: per i cristiani è la commemorazione della morte e resurrezione di Cristo, da cui l’uovo come simbolo di rigenerazione della vita; per i non credenti o diversamente credenti resta comunque l’uovo come simbolo della rinascita della vita nella Primavera e se l’uovo è di cioccolata per i bambini e tutti i golosi è anche una dolce festa!
Spesso viene ormai associato all’uovo anche un tenero coniglietto e per chi come noi dello Studio d’Arte Gentile Polo si è posto almeno una volta nella vita la curiosità sull’origine di questa curiosità (non fosse altro che le uova non le fanno i conigli) ecco di seguito alcune interessanti informazioni a riguardo.
La tradizione dei conigli pasquali sembra discendere dai Paesi nordici di lingua tedesca: il coniglio pasquale veniva e viene chiamato Osterhase e, in prossimità della Pasqua, le famiglie attirano l’animaletto con un bel nido od un cestino casalingo. Il coniglietto così attirato giudica il comportamento dei bambini ed a coloro che si sono dimostrati buoni dona delle uova colorate.
L’Osterhase avrebbe origine dal sassone Eostre una antica divinità sassone associata ai fiori ed alla primavera che veniva celebrata all’equinozio.
Secondo Beda il Bardo nel trattato De temporum ratione (725 d.C.) Eostre deriverebbe il suo nome dal termine aus / aes che significa Est, dove nasce il sole, per questo Eostre è una dea della fertilità e della rinascita. Da Eostre deriva anche il termine celtico Eostur-Monath, cioè equinozio di Primavera e successivamente Ostara. Il legame fra Eostre e la primavera è confermato dalla parola tedesca Oster (Pasqua) e l’inglese Easter, che racchiude sia il significato di Pasqua che di Primavera.
Per la celebrazione della dea si usava decorare uova, prima di serpente poi entrò in uso quelle di gallina, che venivano donate come simbolo di fertilità.
La celebrazione della dea avveniva durante la prima luna piena dopo l’equinozio di Primavera secondo lo stesso calcolo usato successivamente dai cristiani per calcolare la Pasqua, ed il suo animale simbolo sarebbe stato proprio una lepre.
Nel Levitico il coniglio viene indicato come impuro e a causa di ciò per molto tempo si credette curiosamente che le femmine potessero dar vita ai piccoli per partenogenesi, cioè senza che i loro ovuli venissero fecondati dai maschi. Questa credenza li portò nel Medio Evo ad essere visti come simboli di purezza e castità, tanto da venire accostati alla vergine Maria: ne è un esempio “La Vergine e il Bambino con Santa Caterina e pastore” (Louvre,1520-1530, 71 x 87 cm) di Tiziano detta anche “Madonna del Coniglio” a causa del bianco pelosotto raffigurato mentre la Madonna lo trattiene dolcemente.
Sperando dunque che questa piccola ricerca vi sia piaciuta, e magari vi abbia incuriosito tanto da approfondire autonomamente qualche vostra ulteriore curiosità, vi giunga dallo Studio d’Arte Gentile Polo tutto un caloroso augurio di una Serena e Dolce Pasqua!