#testdrive #Marzda2 Hybrid con ausili alla guida e alta tecnologia

Mazda 2 svela ambizioni e potenzialità ben oltre il target di city car

La cilindrata di 1500 cc del motore rotante assicura elasticità al tre cilindri 

Mazda 2 Hybrid: ricordate il vecchio ciclomotore ‘Ciao’? Chi ci andava a scuola, mio fratello, chi come me a lavorare dalla periferia al centro della città. Ce ne sono ancora diversi in circolazione, blu, rossi, qualcuno di color nero: è una bicicletta un po’ più robusta per poter trasportare il peso del motore, del serbatoio, dei freni a tamburo, con i pedali per l’avviamento, per spingersi in salita, per compiere spostamenti brevi. Riusciva a trasportare anche due persone, la seconda seduta sul portapacchi (allora si chiudeva un occhio) e non si fermava mai. Nemmeno in salita. Tanto che ‘da adulti’ ci lanciavamo le sfide a superare, con successo, più di qualche passo alpino o prova speciale del rally, allora dell’Alpi Orientali. Nonostante le dimensioni e la vocazione, già allora ibrida, visto che al motore a benzina, anzi a miscela, abbinava l’energia umana scaricata sui pedali, ha svolto un ruolo imprescindibile nella mobilità, facendo prevalere la passione per la genuinità, l’affidabilità, i pezzi originali. Analogamente, se sui tratti di salita estremi, con il Ciao ci si aiutava, e ancor’oggi ci si aiuta, spingendo sui pedali della parte ciclistica, il nostro test driver ha potuto paragonare a questa opportunità la spinta ausiliaria a un motore tre cilindri assicurata dall’unità ibrida da 59 kW e 23 CV. Anche in questo caso l’apporto ‘elettrico’ al motore termico esprime le sue prerogative con sufficiente brio. Non si tratta del tradizionale tre cilindri che allo start & stop soffre alla ripartenza, e vi induce a evitare di attivare il climatizzatore, altrimenti è finita..

La cilindrata maggiore rispetto ai più diffusi 1000 cc lo dota della potenza

sufficiente a renderne più fluido l’utilizzo. Il motore, com’è tradizione Mazda, è rotativo, con una cilindrata di 1490 cc: ciò assicura maggior spinta al motore, un miglior ‘tiro’ ai bassi regimi, maggiore silenziosità perché gli sono richiesti meno giri per prestazioni analoghe, e probabilmente tutto questo si traduce anche in un minor consumo. Elementi importanti anche per una city car, che si riveleranno utili specialmente ora che la utilizzeremo sulle strade extraurbane, sulle quali sfruttiamo l’utile e completo sistema di ausilio alla guida, e un accessorio di un livello solitamente presente soltanto sulle auto di categoria superiore. Si tratta dell’Head-up- display’: ve lo spiego perché il termine inglese non è facile da ricordare.

Consiste nella proiezione sul parabrezza dei dati di marcia e navigazione.

Anche nel sistema di spie, indicatori, strumentazione Mazda 2 Hybrid si presenta di livello superiore. I comandi principali sono concentrati sulle razze del volante in similpelle, ma per non distogliere lo sguardo dalla strada, sul vetro dinnanzi a noi, come su uno schermo dedicato trasparente leggiamo la nostra velocità, il limite di velocità in tempo reale, i giri del motore, l’avviso dell’assistente alla guida laterale e frontale (ci avvisa quando il rischio di collisione è reale), la velocità alla quale abbiamo impostato il cruise control. Venendo

al cruscotto, è formato da un piccolo display centrale e due orologi laterali.

Sul minischermo centrale c’è una marea di informazioni proposte con chiarezza nonostante le dimensioni ridotte: orologio, indicatore del consumo di energia, calcolo istantaneo del consumo di carburante, immagine grafica delle funzioni di assistenza alla guida attive, velocità impostata sul cruise control, avviso rischio collisione, autonomia, segnali stradali rilevati, avviso in caso di eccessivo avvicinamento al margine della carreggiata, temperatura esterna, modalità di guida attivata, spia allacciamento cinture di sicurezza, chilometri percorsi dall’auto. Sugli orologi, a sinistra è indicato il tipo di marcia selezionata, l’attivazione della modalità elettrica che mantiene per brevi tratti, un indicatore del consumo di energia e della guida Green, o sostenibile. Nell’orologio di destra ci sono: velocità rilevata dal tachimetro, quantità della benzina nel serbatoio, temperatura del liquido di raffreddamento. Il display al centro della plancia è di medie dimensioni e a tocco: reca tra l’altro la lettura del

flusso di energia in corso nella rigenerazione o nell’impiego in marcia,

la radio che sfrutta le opportunità della DAB con possibilità di ‘riavvolgere’ la trasmissione e ascoltarla da un punto precedente a piacere. La ricarica per i cellulari è in wireless. Si avvicina la sera, ma non preoccupatevi: i fari sono automatici a led e molto potenti. In autostrada l’avviso di rischio collisione laterale è evidenziato sugli specchietti retrovisori esterni, mentre in parcheggio abbiamo apprezzato l’arresto automatico nel caso si avvicini inaspettatamente un ciclista o un pedone. Come avete percepito, i servizi di assistenza e le dotazioni elettroniche della Mazda 2 Hybrid sono piuttosto avanzati e completi, molto per essere una ‘semplice’ city car. Tanto che, in pratica, hanno riempito un’intera puntata di #charlieinauto.

#charlieinauto3/310                                     #provavintage


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#testdrive City car versatile che si autorigenera la batteria: Mazda 2 Hybrid

Casa che reca innovazione: motore rotante ed elettrico e cambio e-CVT

Ripropone una frizione per mono marcia com’era nel caro e vecchio ‘Ciao’

Una city car ma non solo. Questa la mission nelle ipotesi progettuali della Casa giapponese per la Mazda 2 Hybrid, che a prima vista, con IMG_0201 IMG_0283 IMG_0282 IMG_0292 IMG_0201 IMG_2386 IMG_0581 IMG_0496 IMG_0495lo stile giovane, pur offrendo una buona abitabilità parrebbe destinata all’uso prevalentemente cittadino. Le sue dimensioni compatte lo farebbero pensare. Ma la sua struttura e la compattezza anticipano le soluzioni di versatilità che la rendono adatta a molte modalità d’uso dell’auto. Mazda, significa ‘luce’ ma è anche un acronimo di Matsuda Kabushiki-gaisha, Mazda motor ccompany, Casa relativamente piccola, ma che

nell’ormai lontano 2007 aveva prodotto 1.3 milioni di veicoli.

Come sempre, per la logistica delle Case che per noi giornalisti dell’auto dell’Italia settentrionale concentra le sedi del parco stampa principalmente a Milano, iniziamo il nostro test proprio dall’impiego urbano, per la precisione dall’utilizzo della Mazda 2 nella metropoli lombarda. Parliamo delle sue caratteristiche, della carta d’identità dell’auto: 1490 cc, 116 Hp, trazione anteriore e un cambio particolare: la trasmissione è e-CVT. Che cosa significa? È un’opzione che produrrà effetti meno sensibili nella nostra guida cittadina rispetto a ciò che potrà poi accadere sulle strade extraurbane. Il cambio dedicato a questo modello è

paragonabile al Variomatic del nostro caro vecchio ciclomotore Ciao

a variazione continua, ovvero con una serie infinita di rapporti che si adattano ai nostri comandi. Il passaggio da un rapporto all’altro, come riscontriamo nel test già nell’avvicinamento al centro di Milano dopo avere ritirato la Mazda come di consueto alla concessionaria Carrozza, sede del parco stampa situata nell’hinterland lombarco. La Casa dichiara che la trasmissione assicura sempre la trazione ottimale alle ruote, riducendo anche i consumi di carburante. Iniziamo con il dire che non abbiamo alternative di guida, perché Mazda 2 Hybrid non prevede il cambio manuale. A concorrere alle sue performance, nel caso ci servano per un sorpasso o per toglierci da qualche situazione a rischio, è la parte elettrica della motorizzazione che si giova della ricarica in decelerazione. Un’opzione sulla quale possiamo intervenire scegliendo la modalità di guida appropriata, che ci consentirà anche di fruire della maggiore capacità frenante del sistema di ricarica della batteria. Tra le modalità di guida, la B è proprio quella che nell’opzione Eco incrementa l’effetto ricarica, e imparando a fruirne al meglio, oltre a rigenerare più rapidamente la batteria, con l’effetto frenante ci consentirà di guidare più agilmente la vettura sul percorso misto, facendoci rimpiangere di meno la mancanza del cambio manuale. Nel trasferimento impariamo a utilizzare la modalità di guida D, dedicata al risparmio della benzina, perché riduce l’attrito dell’auto durante la marcia. Le modalità di guida sono tre, selezionabili con un pulsante sul tunnel centrale: ECO, per la guida sostenibile, NORMAL; per una guida più brillante, POWER, per le prestazioni migliori. A questo punto occorre dettagliare quali sono le caratteristiche del sistema di propulsore adottato. Si tratta di un modello full-hybrid, quindi che si autoricarica la batteria, e lo fa in movimento: il motore è rotante, com’è tradizione Mazda, a

benzina tre cilindri da 93 CV, mentre il motore elettrico da 59 KW da 23 CV.

La coppia è di 120 Nm, sufficiente a rendere divertente la guida della vettura. Il modello Hybrid ci consente di entrare nel centro della città con il lasciapassare ai divieti garantito alle auto ecologiche. In una manovra di parcheggio, facile come un gioco perché in tale situazione Mazda 2 gioca in casa abbiamo apprezzato la sicurezza attiva: oltre a un significativo avviso di pericolo, in caso di rischio di collisione anche con un pedone o con un ciclista la vettura si arresta automaticamente, sia che ci stiamo spostando in avanti che in retromarcia. Ora ci prendiamo una pausa nella città, in piazzale Gae Aulenti, zona torre Unicredit, facile da raggiungere, vasta gamma di servizi e shopping. Ci è cara in particolare perché è dedicata a una donna architetto nata a Palazzolo dello Stella (Ud)  e famosa nel mondo.

#charlieinauto3/309    #provavintage

L’innovazione ci spaventa ma la percepiamo ed è già avvenuta

#MilleMiglia concomitante con #MIMO e la #Maserati a guida autonoma

Con il già presidente ENIT Matteo Marzotto: progetto del Politecnico Mi

A volte ci si ritrova per caso a contatto con situazioni, oggetti, fatti, invenzioni tramite l’informazione che ci viene somministrata, o interpretando le news che in quel momento compaiono prioritariamente sui nostri social o sulle pagine online producendo in noi reazioni negative. Ovvero, ci inducono a esserne infastiditi, generano una condizione di disagio, di diffidenza, uno stato d’animo di negatività forse motivato dalla paura dell’ignoto. E pensare che in età scolare leggevo Jules Verne tutto d’un fiato, di nascosto sotto le lenzuola perché si faceva tardi, con l’aiuto della luce della pila regalatami da mio padre per stimolare l’indole innata di esploratore e l’istinto di sopravvivenza che mi aveva trasmesso. Lui, che senza colpa aveva passato un anno e mezzo in campo di concentramento in Germania. Da dove, dopo la Liberazione era rientrato a casa, nel Rojale (Ud), autonomamente e a piedi, salvo qualche passaggio sui tank americani per valicare le Alpi Marittime e per rientrare in Italia da Bordighera, lungo strade costiere semidistrutte dalla guerra. Poi, più ‘grande’, ero passato alla lettura di Isaac Asimov e Orwell, senza trascurare Ray Bradbury. Quindi, già sognavo il futuro e le sue ipotetiche proiezioni vantaggiose sulla nostra vita quotidiana, forse immedesimandomi nelle grandi invenzioni di Verne o nelle proiezioni introspettive del mondo che verrà e dell’eventuale esistenza di civiltà aliene ipotizzate dagli scrittori di fantascienza, allora i più moderni. O ancora nei modelli di invenzioni per la mobilità di Leonardo da Vinci. Da parte loro, indovinare che ci sarebbe stata un’auto che guida da sola o che porta se stessa dove decide il programmatore, sarebbe stato banale. Sarebbe stata la conclusione scontata di un loro racconto sulla mobilità dell’avvenire, o semplicemente sulla normalità della vita quotidiana nel terzo millennio. Eppure, ‘crescendo’,

le esperienze formative, scolastiche, di vita, la professione

in settori particolarmente delicati della società, delle istituzioni e della comunità avevano stimolato in me lo spirito critico. Una capacità analitica che a volte viene influenzata dalla condizione del momento, fisica, dallo stato d’animo, forse anche dal clima della stagione e dalle condizioni meteo in atto. Intendete ribattere che

l’analisi critica non è influenzabile se è dettata da un pensiero razionale? 

A mio avviso, alla luce di x anni di mestiere da giornalista, e di vita, dal punto di vista di un professionista che dato il ruolo si è dovuto e si deve a volte saper immedesimare inaspettatamente in altre ben diverse figure professionali, interpretando anche, oltre a quella ‘banale’ del segretario, quella dell’assistente o dell’autista, sostituendosi a cariche e ruoli dalle quali dovrebbe ricevere il modello esecutivo,

è vero esattamente il contrario.

È accaduto anche a me, nei giorni scorsi a Milano, in Piazza Duomo dov’ero a una conferenza stampa per la presentazione della nuova immagine dell’Associazione Locali Storici d’Italia condotta dal Sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi. Si è svolta al Camparino, uno dei locali cult della vita mondana della città. Sceso in piazza con il proposito di raggiungere Monza a incontrare diversi amici della Case automobilistiche al MIMO, il Salone dell’auto che si era aperto in giornata, sono invece stato attratto, sul lato opposto della piazza, da un allestimento che ricordava la pedana d’arrivo dei rally. Pensavo fosse uno scenario per i test drive del salone che coinvolgevano anche il centro di Milano. Invece, ero capitato all’arrivo della

41.edizione della Mille Miglia, rievocazione per auto storiche della Corsa

delle corse sulle strade italiane, la più famosa e amata al mondo. La parata delle auto che avevano superato in quasi una settimana viaggio la strade degli Appennini e delle Alpi, dal Centro al Nord Italia, dalle Marche alla Lombardia, incontrando troppo spesso la pioggia, come ci hanno raccontato molti dei protagonisti, era aperta dal vincitore della Mille Miglia 2023 Andrea Vesco, arrivato per

primo per la quarta volta con l’Alfa Romeo 6c 1750 SS Zagato del 1929;

era seguito dal secondo classificato, Gianmario Fontanella sulla Lancia Lambda Spider Tipo 221. La sfilata era stata aperta da 120 Ferrari iconiche, recenti e del passato, annunciate dall’inconfondibile sound del sei cilindri aspirato o turbo del Cavallino, anch’esse reduci dalla corsa e scortate dalle numerose pattuglie della Polstrada, in auto e in moto, che avevano accompagnato il corteo lungo l’intero percorso della gara, oggi di regolarità. E se tra le Ferrari c’erano alcuni modelli spider, la gran parte delle auto d’epoca degli anni ‘20/’30 del secolo scorso che erano in gara,

il tettuccio non l’hanno mai avuto in dotazione.

E i loro equipaggi provati dal viaggio non hanno mancato di mostrarci gli effetti sull’auto e sul bagaglio appeso alle ruote di scorta di un viaggio affrontato sotto il diluvio. A interrompere il corteo dopo le Ferrari è comparsa d’improvviso una brillante

Maserati MC 20 Cielo, contraddistinta da un avveniristico color bronzo

dorato, con

accanto e al di sopra del guidatore allestimenti particolari

che si stagliavano a distanza. A sciogliere l’enigma è transitato un furgone allestito appositamente con le insegne del Politecnico di Milano, che la precedeva. I ragazzi che si trovavano a bordo, intuito il nostro mestiere, con orgoglio, attendendo la ripartenza del corteo ci hanno detto con la genuinità dell’entusiasmo creativo: – “guardi che l’auto dietro l’abbiamo progettata noi”! Ma, vi chiederete, questo lungo pistolotto sul futuro, sulle aspettative di un giovanissimo lettore, non un secchione ma comunque efficace a scuola, che pur di leggere i fumetti letterari avveniristici e predittivi usava la pila sotto le coperte per imbeversi delle informazioni futuribili, laddove oggi farebbe scorrere le dita sullo schermo dell’IPhone ottenendo informazioni ancor più invasive?! Perché? La risposta arriva svelata dalla comparsa del conducente della Maserati Cielo. Accanto a lui

al posto del passeggero la raffigurazione dell’elmo

di un eventuale trasportato alieno. Una sagoma che però non è stata sufficiente per ‘schermare’ il conducente. Il quale, inaspettatamente, mi saluta…

Si trattava di Matteo Marzotto, imprenditore molto noto,

già presidente dell’ENIT, attento alle occasioni mondane e appassionato del mondo dei motori,  e sempre grande comunicatore, un dono di famiglia. Ci eravamo conosciuti ormai qualche anno fa in occasioni di lavoro legate alle istituzioni, all’economia, a Confindustria. Banalmente, gli ho chiesto scherzando se il manichino avveniristico accanto a lui fosse l’intelligenza artificiale.

“Certo – mi ha rassicurato –

la raffigura perché l’intelligenza reale è tutta qui sotto”.

Accanto a lui il macchinario che sintetizza le informazioni ricavate dalle telecamere posizionate sul roll bar e ricevute dai sistemi GPS. Avrete capito che si tratta dell’auto con guida autonoma. Un’esperienza, anche imprenditoriale, che Matteo Marzotto ha colto e sta vivendo con entusiasmo.

La Maserati Cielo allestita dal Politecnico

ha girato per Milano, mentre mezzi commerciali con sistemi analoghi hanno viaggiato anche sulle nostre strade. Quando ne avevamo avuto notizia, ci aveva turbato l’ipotesi che un giorno ci potrebbero privare del piacere, del privilegio, della libertà di guidare. Ipotesi che sinceramente mi aveva  da subito fatto inorridire. Ma l’incontro casuale in piazza Duomo a Milano con un evento iconico del mondo dei Motori, mi ha richiamato improvvidamente alla realtà facendomi riflettere: stiamo vivendo fasi analoghe al passaggio graduale verso gli stessi effetti che produrrà in noi la guida autonoma? Un esempio? Pensate alle auto acquisite con il noleggio a lungo termine: il canone mensile è relativamente basso, quantomeno alla portata di una fascia della popolazione che se la può permettere, così come  l’acconto richiesto. Ma poi occorre fare i conti con il limite al chilometraggio, oltre il quale il costo applicato sui chilometri percorsi  per la percorrenza in eccesso rischia di raddoppiare o addirittura moltiplicare il costo della rata mensile. Ovvero: tre anni di noleggio, 35 mila km di tetto di percorrenza nei tre anni, e rata finale da versare per trattenere l’auto che va dai 4 ai 6 mila euro. Significa percorrere 1166 km al mese. Ovvero, a parte un uso cittadino limitato, servirà lasciar perdere tutte le altre escursioni, salvo accollarsi spese fuori mercato. Quale può essere l’effetto di questa condizione spesso non considerata all’atto della sottoscrizione del noleggio? Che l’utilizzatore dopo avere percorso il kilometraggio previsto lascerà l’auto nel parcheggio, nel garage, e si limiterà ad ammirarla senza poterla usare non potendosi sobbarcare costi eccessivi. Ma il possesso di un’auto, la prova del mezzo, l’utilizzo anche temporaneo sono generati dal piacere di guidarla, di utilizzarla, di farle vivere le nostre stesse emozioni e anche a noi di viverle con lei. Ecco dove volevo arrivare: il fatto che a guidarla a Milano ci fosse un amico sorridente, mi ha fatto percepire la presenza dell’auto a guida autonoma in modo non sgradevole. Ovvero, ho acquisito il messaggio che anche l’auto che si sposta da sola, nella società del futuro ci potrà stare.

Ma il progresso ci priverà anche del piacere della guida?

Ci accontenteremo di programmarne il tragitto,

sempre che ci sia concesso,  lasciandoci trasportare passivamente dalla vettura,

senza poter fare una deviazione fuori programma

per degustare un prodotto locale, o eventualmente incontrare un amico o un’amica, salvo scusarci con loro a posteriori dicendo che non ci eravamo potuti fermare perché l’auto non era programmata per farlo?

Ecco un altro limite dell’intelligenza artificiale dal quale gli automobilisti si dovrebbero poter tutelare.

Speriamo che in futuro, quando la prassi della guida autonoma sarà consolidata, ciò sarà loro concesso, in un futuro prossimo o lontano che sia. Ah, come avrete capito, anche scontando le grosse difficoltà logistiche e relazionali causate dal blocco dei portali di posta elettronica, protrattosi senza preavviso o notifica della durata del servizio per quattro giorni, alla fine, al MIMO, quest’anno ho preferito la Mille Miglia e la cena nel cuore di Milano.

#charlieinauto3/308               #provavintge

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#testdrive : 150 o 204 CV per Cupra Born Electric e con e-boost 231 CV

Coppia da 310 Nm ma l’elettronica di bordo la mantiene sicura e affidabile

Potente l’effetto frenante al rilascio dell’acceleratore: ben 0,3 G

Sulle strade della metropoli si può apprezzare la duttilità della guida della Cupra Born Electric, ma anche il fatto che nonostante sia full-electric i progettisti non hanno risparmiato alcun servizio utile per il conducente e i passeggeri. Nemmeno quelli destinati al confort in altre vetture analoghe sacrificati per recuperare autonomia e potenza. la Born Electric rappresenta infatti un passo avanti nel mondo della elettrificazione delle automobili. Quella che proviamo è il modello da 150 kW ovvero ben 204 CV, ma è disponibile nella versione da 110 kW, cioè 150 CV. C’è la possibilità di potenziare la versione da 204 CV con un pacchetto performance e-Boost che la porta a 231 CV, cioè a 170 kW. È spinta da un motore sincrono a magneti permanenti che raggiunge i 16 mila giri al minuto. Se il paragone fosse lecito circa 10 mila giri in più dei moderni motori termici a tre cilindri e quattro volte in più rispetto al tradizionale motore endotermico. Ha questa ‘piccola’ e nervosa Cupra possiede una particolarità che vi sveleremo più avanti. Per ora vi basti sapere che la coppia viene trasferita attraverso un cambio mono marcia con differenziale, e che la coppia del modello da 150 CV è di ben 310 Nm; è identica per il modello da 204 CV e la rende performante e agile da guidare. In accelerazione dà infatti la sensazione della spinta e della potenza che non si prova in tutte le auto elettriche. L’e-boost è un accessorio che fornisce un incremento di potenza, che derivando dalla maggiore disponibilità di energia incrementa l’accelerazione. Prevede due modelli di batteria: da 77 kWh, che porta l’auto da 0 a 100m km/h in 7” con un’autonomia dichiarata di 540 km, o da 58 kWh che consente un’accelerazione da 0 a 50 Km/h in 2,6 secondi, da 0 a 100 km/h in 6,6” con una autonomia di 420 km. Nel nostro caso con la versione da 204 CV senza e-booster abbiamo riscontrato un’autonomia media di 320 km, con una guida extraurbana normale, perché in città o su strade con diversi livelli l’autorigenerazione della batteria consente di incrementare l’autonomia. Anche la batteria di Cupra Born Electric possiede caratteristiche particolari e avanzate: non è una semplice singola batteria, ma

un sistema di batterie agli ioni di litio raffreddato ad acqua e a più scomparti.

Il complesso della batteria è sistemato in posizione centrale nella parte inferiore dell’auto per ottimizzare il baricentro abbassandolo e facilitare la guida incrementando la stabilità e l’affidabilità della vettura anche in curva e riducendo l’influenza della distribuzione dei pesi in curva. Utilizzando l’auto per qualche giorno abbiamo verificato che con una temperatura dell’aria in condizioni ottimali arriva regolarmente ai 320 km dichiarati dalla Casa. Con il freddo pungente, siano andati a cercarlo sul Piancavallo (PN), scende a 290 km. Nel corso di questi test con le auto elettriche può capitare di rimanere senza energia ed è quindi bene sapere preventivamente dove ci servirà fare la ricarica per poter completare i nostri spostamenti. Riprendendo l’argomento va specificato che il sistema di gestione termica di bordo mantiene costante la temperatura della batteria, che comprende una piastra base con canali per l’acqua integrati e collegati al circuito del liquido di raffreddamento. In quanto tempo si ricarica la batteria? Se colleghiamo l’auto con il cavo in dotazione a una colonnina da 22 kW il tempo di ricarica è di 4 ore e 50’. Con le colonnine a corrente continua da 50 a 170 kW, se la batteria ha ancora una capacità almeno del 5 per cento sono sufficienti 35’ per arrivare all’80 per cento della carica. Quindi raggiungiamo una colonnina in centro città e ne troviamo una da

110 kW. In realtà non ci serve ad altro che a un rabbocco di pieno,

perchè nella notte dobbiamo rientrare a casa e ci aspettano quasi 400 km di autostrada. Nel tempo necessario a rifocillarci nel cuore di Milano, ma anche di vivere una serata metropolitana. Una città incredibile che serba sempre delle sorprese. Ecco la sorpresa numero 7: in Piazza Duomo, all’inizio della Galleria Vittorio Emanuele ci imbattiamo in un set cinematografico. Stanno girando uno spot pubblicitario dal vivo. E’ l’occasione per rinfrescare le nostre esperienze di cinematografia, spot, riprese televisive, per spiare i trucchi dei tecnici, del fonico, degli addetti alle luci. E per fare un bagno nella mondanità cittadina.

La sorpresa n.8? Voglio lasciarvi ancora con la curiosità inappagata e ve la rivelerò nella prossima puntata. prima di salutarci diamo un’occhiata al cofano dove di solito c’è il motore: ecco un acconto della sorpresa numero 8. Qui il motore non l’abbiamo trovato. Quindi? Prendiamo tempo e raggiungiamo, sempre per sicurezza, non si sa mai a fronte di qualsiasi contrattempo sull’autostrada, che può capitare anche la notte, per un breve rabbocco di energia, una colonnina di ricarica rapida a Verona. Ripartiamo che fa chiaro, forse con la tappa a Milano abbiamo esagerato con i tempi, ma è l’occasione per farvi vedere i comandi a tocco della tendina del tettuccio interamente finestrato, vicino ai comandi, pure a tocco, o ‘touch’ delle luci di cortesia. Eccoci a casa. Ci aspetta la colazione prima di un meritato e prolungato riposo, da Conni, al Terrazza Cortina, a Lignano Pineta.

#charlieinauto3/303   #provavintage

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#testdrive modalità elettrica #Peugeot308 Hybrid 225 e nel cuore della città

Autonomia ‘a batteria’ per spostarsi nelle città e nelle aree di pregio 

In salita non scende la  sicurezza nemmeno nella modalità sport

La Peugeot 308 Hybrid 225 e-EAT8 GT è un’auto ibrida. Ovvero, come già spiegato è spinta da un motore endotermico a benzina a quattro cilindri da 1598 cc turbocompresso al quale si abbina una unità elettrica, per una potenza complessiva di 225 CV. La parte elettrica la utilizza anche per percorrere una sessantina di Km senza dover utilizzare il motore endotermico. Ovvero, ci permette di muoverci nelle città, anche di rincasare nelle zone ZTL, a traffico limitato, ma anche nelle aree dove il rumore potrebbe disturbare la natura circostante. Ovvero ci può consentire di praticare quelle forme di turismo lento che animano i curiosi del territorio,

permettendoci di addentrarci in territori nei quali la natura è protagonista

dell’ambiente e del paesaggio. Inoltre, la mobilità elettrica, anche se limitatamente per tratti ‘relativamente brevi’, con trenta km di raggio di autonomia può consentire di recarsi al lavoro e compiere gli spostamenti urbani o di prossimità necessari, ed è vantaggiosa se a casa abbiamo installato un impianto fotovoltaico dotato di batteria di accumulo, che ci permetterà di rigenerare la batteria dell’auto nottetempo. A ogni buon conto, i tempi di ricarica della batteria della Peugot 308 ibrida plug in sono relativamente brevi: a una colonnina d 11 kW, quelle ‘ base’ e più diffuse, sta circa 3 ore e 50’. Con quelle più potenti da 50 kW o da 110 kW si arriva fino a meno di un’ora. Quindi la ricarica per proseguire nella mobilità elettrica, in questo caso si può fare facendo la spesa, fermandoci al ristorante, o anche nel tempo di un semplice aperitivo. Comunque, non va dimenticato che l’unità elettrica installata sulla Peugeot 308 Hybrid 225 e-EAT8 GT le

permette di percorrere 100 km con un consumo che va da 4,5 a 6 lt

di benzina. Il che le assicura, con il serbatoio da 30 litri, un’autonomia di almeno 680 km. E ancora, l’unità elettrica è la protagonista della notevole accelerazione che l’auto ci regala schiacciando a fondo l’acceleratore, che si riflette in sicurezza in caso di sorpasso. Come in diversi modelli di auto ibride, anche in alcune elettriche, mentre la state guidando, salvo leggere accuratamente il libretto di manutenzione e uso, ma pochi lo fanno specialmente dopo l’acquisto o al primo utilizzo, vi accorgerete che dispone di una buona accelerazione. Volendo ridurre i tempi di un sorpasso vi capiterà di insistere istintivamente con la pressione del piede destro sul pedale dell’acceleratore. E, risultato inatteso, il pedale cederà sotto la vostra ulteriore spinta aumentando però la performance del motore che si rivelerà nella sua piena potenzialità. Con queste premesse, la curiosità di sapere come va in montagna la Peugeot 308 Hybrid 225 e-EAT8 GT è aumentata ulteriormente. Così risaliamo a bordo:

il sedile  regolabile elettronicamente come quello del passeggero,

entrambi in pelle ecologica e di foggia sportiva, è dotato di Memoria, così si riporta automaticamente alla posizione nella quale l’avevamo lasciato. Messa in moto a pulsante, e ci lasciamo accompagnare dal cambio automatico nel ‘trasferimento’, lasciando che sia la Peugeot a scegliere la modalità ibrida. Ricordate una delle ‘chicche’ della 308 GT? Il massaggiatore su entrambi i sedili anteriori che posizioniamo nella modalità ‘Stretching’, mentre il ‘naviga’ sceglie un’altra modalità. Siamo in autostrada e tralasciando il relax garantito dal cruise control adattivo inizio una manovra di sorpasso, e l’auto della Casa del Leone scatta in avanti. La risposta è dinamica, tipica della spinta istantanea dei motori elettrici, ma il fatto che l’auto è a trazione anteriore e i controlli elettronici collegati alla sicurezza attiva sono efficaci, ci trasmette la sensazione di compiere la manovra in modalità sicura, con l’auto perfettamente sotto controllo. Anche

in frenata la Peugeot 308 Hybrid 225 e-EAT8 GT trasmette la sicurezza

che si ha fin da quando ci si mette alla sua guida. La posizione del conducente, il fatto che pur essendo SW è abbastanza ribassata (non troppo in modo da poter affrontare serenamente le asperità della strada, i rallentatori ecc.), che monta ruote di sezione ribassata e con la carreggiata più larga dell’abitacolo in modo da incrementare la tenuta di strada, sono gli elementi che rafforzano la sensazione di sicurezza. Ecco che si avvicinano le prime rampe e le curve impegnative della salita che abbiamo scelto. Così inseriamo la modalità di guida Sport, scoprendo che mette in modalità Active sound le due marmitte laterali svelando la vocazione sportiva dell’auto,e la 308 Hybrid scatena tutti i suoi 225 CV. Proviamo a trascurare il cambio automatico-elettronico e selezioniamo le 8 marce con le palette al volante e cominciamo a divertirci, scoprendo che ci si può sbizzarrire nella guida sportiva. Anche nei tratti in falsopiano e in discesa, l’assetto che si adegua alla modalità di guida scelta assieme alle coperture a sezione ribassata idonee alle ruote e alla potenza della vettura con un sistema frenante che si conferma all’altezza non abbiamo avuto sorprese. Così, dopo il test rallentiamo e cominciamo a goderci il paesaggio dal tetto trasparente e apribile, e continuiamo a salire. Nella prossima puntata incontreremo l’ultima neve della primavera 2023.

#charlieinauto/304IMG_8654 IMG_8663 IMG_8671 IMG_8676 IMG_8687 IMG_8697 IMG_8711 IMG_8747 IMG_8764 IMG_8765 IMG_8769 IMG_8771 IMG_8775 IMG_8758 IMG_8715

#provavintage

 

#charlieinauto N.301 con #Peugeot 308 Hybrid 225 e-EAT8 GT

Al terzo centinaio di puntate dopo 301 settimane, 7 anni, 66 mesi

testdrive Innovazione nel modello plug-in da 225 CV e 360 Nm di coppia

Tanto accessori per il confort e il benessere per viaggiare veloci e in relax

La Peugeot, negli anni ’80 la ‘Regina del deserto’ perché dominava il mitico Rally Safari, in Italia vanta un percorso plurisecolare. La prima auto del Leone a essere venduta sulla nostra Penisola era una Tipe 3, che abbiamo potuto ammirare al Mauto di Torino, che era stata immatricolata a Piovene Rocchette, in Provincia di Vicenza, nel 1893. Dette il nome alla Serie 3, dalla 301 del 1932 alla 302, 304, 305, 306, 307. Ora siamo arrivati alla decima generazione della berlina francese, che segna una svolta tecnologica perché è ibrida plug in, ovvero va attaccata alla colonnina per rigenerare la batteria grazie alla quale raggiunge 225 CV di potenza, risultato della somma dell’erogazione di potenza del motore a benzina più quella generata dal motore elettrico.

La linea della Peugeot 308 Hybrid 225 e-EAT8 GT,

come potete intuire sportiva ma ‘familiare’, sa essere filante, morbida ma aggressiva nel contempo. L’esemplare provato era una GT, interni comodi e spaziosi, buona capacità di carico. Lo stile è sportivo e il suo look grintoso si nota maggiormente la sera, grazie ai fari a Led di ultima generazione, adattivi e molto efficaci, come una sorta di artigli verticali. Sono il contorno del nuovo logo Peugeot sulla calandra dal nuovo design. Se il muso è muscoloso, non da meno è la coda con il tetto spiovente, il lunotto piccolo e obliquo, i fari sottili e il doppio scarico cromato. Non nasconde le sue prerogative sportive. Giustificate dal motore che è di ‘soli’ 1.598 cc da 180 CV a quali si aggiunge il motore elettrico con cambio automatico, o volendo manuale, a 8 rapporti, per 225 CV con 360 Nm coppia.

La 308 GT Pack Hybrid raggiunge i 100’ km/h da fermo in 7,4 secondi,

e una velocitò massima di 235 Km/h. cominciamo però dall’inizio, non senza anticipare che è in arrivo anche la versione elettrica. Già la versione ibrida è interessante. Perché riesce a percorrere 56 km in modalità elettrica grazie alla batteria da 12,4 kWh, che utilizziamo per spostarci nel centro di Milano. Già il tratto compiuto con il motore endotermico dalla sede di Stellantis ci aveva soddisfatto perché l’insonorizzazione è molto efficace e si ha l’impressione di essere sempre in modalità elettrica, anche grazie alla fluidità di marcia. L’avevamo descritto già nella 208 provata all’epoca del primio lockdown, avveniristico e interessante è il cruscotto in 3D, che ci offre un sacco di opportunità, indicazioni, elementi di monitoraggio dell’auto e del percorso. Alla guida, sul grande display centrale ci sono tutti i servizi di assistenza a chi è a bordo, per rendere confortevole il viaggio. lo schermo è interamente a tocco e si sfoglia nello stesso modo.

Il cruscotto, come accennato è in 3D con tre modalità di visualizzazione

dei dati dell’auto e la possibilità di escludere la visualizzazione tridimensionale qualora non gradita. Sopra di noi un il tettuccio panoramico apribile, mentre i sedili, in pelle, comodi e avvolgenti, quello di guida regolabile elettronicamente, ci offrono la prima sorpresa: un sistema di massaggi evoluto, che ci fa rilassare con movimenti a farfalla, da un lato all’altro, serpeggiante, riservato alle spalle, lombare, stretching, ondulato, zampe di gatto. Le rifiniture degli interni sono in stile carbonio, e visto che siamo nel cuore della città, c’è l’indicatore della qualità dell’aria, mentre, se ci fermeremo per la notte, abbiamo la possibilità dIMG_8535 IMG_1865 IMG_1863 IMG_8534 IMG_8532 IMG_8531 IMG_8536 IMG_8544 IMG_8566 IMG_8533 IMG_8583 IMG_8577 IMG_8577 IMG_1859 IMG_8544 IMG_8566 IMG_8636i programmare sia l’accensione del riscaldamento che del condizionatore. Come amano dire i giovani, ‘tanta roba eh’? Ma ci sono ancora sorprese. Ne parliamo la prossima settimana.

#charlieinauto3/301

#provavintage  

300!!! Siamo arrivati alla trecentesima puntata al settimo anno di #charlieinauto

300!

Tante sono le puntate del nostro blog #charlieinauto su www.libero.it .

Sette anni anche da blogger, oltre che da giornalista professionista,

con un matrimonio con il mondo del volante che prosegue e non risente della proverbiale crisi. Se ho iniziato il mio percorso da giornalista nelle radio pirata, nel 1977, tra Radio Alfanord ed RAN Stereo, poi a Canale 49, il via di #charlieinauto alla fine del 2016, con una puntata di prova. Poi, dopo una lunga e proficua telefonata al Capo ufficio stampa della Fiat, a metà del mese di gennaio 2017 ecco la prima auto in prova, già il secondo coronamento di un sogno, il primo era questo blog: la nuova Fiat 124 Spider.

Sono seguite esperienze emozionanti, avventure impreviste, un lunga ‘navigazione’ nel mondo dell’auto che ci ha permesso, e vi ha consentito di tastare il polso della situazione dell’automotive. Ma anche, spero, di sceglier e l’auto più confacente alle vostre attese e alle vostre attitudini. Certo, spesso ci sono state assegnate auto superaccessoriate, capaci di coccolarci con sedili massaggianti, riscaldati, raffrescati…

Ma come avrete capito la priorità che abbiamo assegnato al nostro percorso di test driver è quella di verificare la sostenibilità e la sicurezza, la docilità e agilità ai comandi delle auto in prova.

Credo ci siamo riusciti, anche suffragando le prove con immagini suggestive oltre che probanti dei test, che, lo noterete in un reel rievocativo che manderemo in rete su Instagram e anche su Facebook, sono il riflesso anche della evoluzione dei telefoni cellulari: se nelle prime puntate la qualità era già buona ma nelle immagini in condizioni critiche si sentiva l’assenza di una reflex, siamo arrivati alle tecniche UHD, 4K e per i video anche in modalità Cinema.

Le auto? Beh, anche se è un compito impegnativo, vi sarà sufficiente scorrere le nostre puntate su quattro livelli del blog di libero.it, necessarie al riempimento dello spazio di ciascun profilo passando da #charlieinauto , a #charlieinauto2 , a #charlieinauto3 , a #provavintage , per ricostruire questo entusiasmante percorso, che ha rappresentato una lunga serie di tappe tutte a sorpresa. Per le dinamiche del mondo dell’auto e per le esigenze diverse delle numerose testate giornalistiche del pianeta del volante, ma anche per le esigente e necessità oggettive del parco auto delle varie Case automobilistiche, il ritiro delle auto in prova spesso è avvenuto a scatola chiusa, ovvero concordando con gli uffici stampa soltanto modello e date di ritiro e di riconsegna. Colore, allestimento, motorizzazione spesso erano un vera sorpresa da svelare al momento, a dire il vero sempre in termini positivi.

Come ha visto chi ci ha seguito fedelmente, abbiamo provato spider, berline, coupé, pickup, SW, sportive, destinate alla pista, supercar, ecc.

Ma sempre a sorpesa. Ovvero, una volta consegnate le chiavi e l’auto, non abbiamo ricevuto alcuna spiegazione sulle modalità d’uso. In realtà, oltre a stimolare la capacità di adattamento alla guida, ciò non ha fatto altro che consentirci di dedurre l’intuibilità dell’accesso, della guida, del controllo delle auto in prova.

Grazie dell’attenzione che ci avete prestato, grazie al mio team, anche di ripresa, interamente familiare, e a presto con nuovi test.

Carlo MorandiniIMG_5276IMG_4989IMG_3739IMG_0123IMG_0586IMG_3075IMG_4613IMG_2218IMG_1927IMG_1920IMG_2222IMG_0218IMG_0063IMG_7382IMG_9852IMG_2658IMG_2533IMG_1033IMG_7920

#testdrive: Hyundai Kona N cavallo di razza che sa essere l’auto di famiglia

Bagagliaio spazioso e posti comodi in una super car performante da 280 CV

Mentre tiriamo le briglie lei gioca le sue carte ma è presto per scoprirle

Abbiamo parlato di cavallo di razza da domare. La Hyundai Kona N lo è, con il suo motore a benzina di 1998 cc, turbo, da 280 CV e 392 Nm di coppia. Di carattere ne ha da vendere. Nel contempo però, sa essere un’auto per la famiglia, perché è spaziosa quanto serve, facile anche per la guida sulle strade di ogni giorno, dotata dei sistemi di assistenza alla guida che consentono a tutti di spostarsi in sicurezza sulle strade urbane come quelle extraurbane. Un’escursione che compiamo in tutto relax, assecondati dall’ottimo impianto di intrattenimento di bordo Krell dotato di subwoofer.

Riepilogando, Kona N monta un motore 2.0 T-GDI cambio DCT a 8 marce.

Le sue prestazioni ci consentono di spostarci agilmente anche nel traffico, semplicemente grazie alla curva di coppia di un motore turbo a benzina che inizia a spingere da subito. Ma c’è un altro ausilio che monta quest’auto della Casa coreana e che si può rivelare utile soprattutto in condizioni di scarsa aderenza, permettendoci gli spostamenti in piena sicurezza su ogni tipo di fondo stradale e con tutte le condizioni metereologiche, anche le più avverse: è il differenziale elettronico a slittamento limitato (E-LSD). Che cosa fa?

Controlla meccanicamente il trasferimento di potenza alle ruote anteriori.

In questo modo gestisce la sterzata e la stabilità anche sulle curve ad alta velocità. Dunque, quando salirete a bordo non vi dovrete lasciar intimidire dal volante grintosissimo dal design N, dal pomello del cambio e dalla pedaliera in metallo, dai sedili sportivi con cuciture rosse, perché la Kona N si può guidare anche ‘normalmente’. Certo, è un peccato doversi accontentare del test stradale, perché, per esempio, la Kona N è dotata di due display touchscreen da 10,25’, con grafiche ispirate al motorsport. La modalità N di quest’ultimo modello è dotata di opportunità elettroniche intriganti, come i tempi su giro. Oltre alla mappa con design N, ecco i pulsanti personalizzabili per poter scegliere tra due modalità predefinite.

In modalità Sport o N compare un’esclusiva grafica HUD da corsa,

che ci informa sulla velocità, sui giri del motore, sulla marcia inserita per non distogliere lo sguardo dalla strada. Compito che è agevolato dal sistema Hyundai SmartSense, che comprende il Rear Cross-traffic Collision-Avoidance Assisti (RCCA), il Blind Sport Collision-Enverance Assist (BCA) e il Forward Collision-Evitance Assist. Sistemi, che a loro volta ci aiutano a individuare per tempo vetture, pedoni e cicli con i quali saremmo a rischio di collisione. Ah già… eravamo partiti per una gita nella Riviera friulana. Attraversiamo splendide strade in aperta campagna, tra distese di campi coltivati che si allungano a perdita d’occhio. Un tempo queste campagne erano zone paludose, e le terre oggi agricole sono utilizzabili perché negli anni ’20 del secolo scorso iniziò una massiccia azione di bonifica. Tutt’oggi, se le idrovore sparse sul territorio fossero spente, parte di queste zone sarebbe nuovamente ricoperta dalle acque. Paludi che erano costellate di una particolare varietà di canne, oggi a rischio di scomparsa a causa della siccità che impoverendo la portata dei fiumi consente all’acqua della laguna e del mare di risalire il loro corso, alterando l’habitat ideale dei canneti. Ci troviamo a Torviscosa, comune dell’ex Provincia di Udine, fondato a seguito della realizzazione di un centro abitato di servizio all’industria nei pressi dello stabilimento SNIA, nel centro del Paese, nel quale, dalle canne raccolte in laguna si produceva il tessuto interamente naturale Viscosa. La particolare architettura della cittadina rivierasca, che replica il modello dell’antica Roma, ha creato diversi angoli e scorci turisticamente appetibili. Da qui, lungo le suggestive strade arginali, in parte sterrate, ci dirigiamo verso la Costiera triestina, affacciata sui golfi di Panzano e di Trieste e rivolta a Grado e alla Riviera friulana, che si sviluppa anche sopra le suggestive falesie di Duino.

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#testdrive: Hyundai Bayon nel test della sostenibilità prima tra le mild-hybrid di categoria

Lo spazioso urban SUV coreano si muove su una media di 26 km/l

#testroad ad Aquileia l’antica città romana nel cuore della Riviera friulana

Ma l’auto ibrida, mild o full, conviene? Dal punto di vista della gestione della propria mobilità, calcolando i costi vivi quotidiani, trascurando gli algoritmi che tengono conto del costo d’acquisto e di altri fattori più complessi, alcune vetture ibride divengono davvero sostenibili. Ma la mobilità elettrica o quella ibrida rappresentano un futuro prossimo o ci saranno ulteriori evoluzioni ancor più sostenibili? Per il momento ciò non è ancora facilmente prevedibile. Ma ritorniamo alle vetture ibride, quelle nelle quali una tecnologia digitale assieme a un motore elettrico ausiliario assiste il propulsore a benzina, a volte un motore sempre endotermico ma diesel, per un migliore rendimento, prestazioni più elevate ma soprattutto minori consumi. Ci sono Case che hanno saputo da subito individuare soluzioni efficaci. Provando la Hyundai Bayon 1.0 mild hybrid, assieme

alle doti già descritte ne abbiamo costatato da subito la sostenibilità,

migliorata ulteriormente rispetto alla versione precedente provata un anno fa. Viaggiando sulle strade di ogni giorno ha superato i venticinque km/l. Quindi i suoi consumi si aggiravano intorno ai 3,7 l/100 km. Ciò senza rinunciare a prestazioni adeguate per poter viaggiare in sicurezza. Dotata di cambio manuale a sei marce, il suo motore di 1000 cc eroga 100 CV con il supporto del motore elettrico 48V. Dicevamo che si tratta di un urban SUV spazioso, lungo 4,18 m del peso di 1.120 kg, ed è forse l’auto più spaziosa della sua categoria. Questa volta ci siamo fatti aiutare dalle prove comparative effettuate da tester certificati, anche se le vetture paragonate le avevamo già provate anche su questo blog (#charlieinauto). Considerando le auto a benzina della stessa categoria, la Hyundai Bayon si è classificata al quarto posto, ma di gran lunga al primo posto tra le mild hybrid. Per avere un ulteriore riscontro sulle sue capacità ora ci spostiamo verso il mare,

fermandoci ad Aquileia (Ud), antica città romana

della quale ancor oggi si possono ammirare resti suggestivi: dai mosaici alle ville patrizie, al porto fluviale, o ammirare lo splendido mosaico che è protetto dalla grande basilica di stile romanico. Abbiamo parcheggiato la Hyundai Bayon proprio alle spalle della basilica, e il suo stile avveniristico non sfigurava in equilibrato contrasto con l’architettura romana. I cerchi in lega da 18’ le conferiscono la grinta di una vettura che appare essere di categoria superiore. Mentre la colorazione bicromatica, con la vernice di colore micalizzato e il tetto a contrasto risalta con efficacia ma senza stonare tra il verde circostante e le antiche vestigia.

#charlieinauto3/278IMG_0011 IMG_0037 IMG_0040 IMG_0036 IMG_0039 IMG_0042 IMG_0047 IMG_0053 IMG_0055 IMG_0059 IMG_0062