#testdrive: Hyundai Bayon Bifuel GPL-benzina concretamente sostenibile

La versione a benzina/gas del SUV confortevole con tanta elettronica

Conviene usarla a GPL o a benzina? A voi la scelta

La ricordate? Un SUV di categoria media, spazioso e maneggevole, che nel 2021 anticipava con il suo stile prettamente tecnico-tecnologico le opzioni aerodinamiche e di design di modelli della stessa categoria, tanto da indurre i passanti a girarsi per osservarla meglio e capire se fosse un modello sperimentale o di serie. La Hyundai Byon, prende il nome da una frequentata e modaiola località turistica francese, è una vettura facile da guidare, sicura perché ha il baricentro basso e il passo e la larghezza adeguati a favorire la sicurezza sulla strada, dai consumi contenuti già nel motore a benzina di media cilindrata. E’ un modello che ha anticipato i tempi per il suo design, specialmente in Europa, del quale la Casa giapponese ha voluto fare un cavallo di battaglia nell’era dell’incertezza energetica e in assenza di strategie guida e orientamenti progettuali anche per il mondo dell’auto. Ha infatti completato la gamma di varianti della Bayon con la versione bifuel, ovviamente, senza dover apportare modifiche strutturali alla vettura, alimentabile sia a benzina che a IMG_0016 IMG_0065 IMG_9941 IMG_9908 IMG_9939 IMG_0062 IMG_0044 IMG_0776GPL. Una scelta che ha centrato il momento adatto, perché anche in Italia la diffusione delle auto elettriche si è fermata, mentre non si intravvedono ancora spiragli nei disegni di sviluppo di una rete infrastrutturale di rifornimento attraverso le colonnine elettriche, tale da giustificare l’acquisto o anche semplicemente l’uso di un EV. Questa versione, a doppia alimentazione, il passaggio da benzina al Gas Propano Liquido una volta esaurito il primo serbatoio su scelta tramite del conducente tramite un semplice pulsante si avverte appena, viene distribuita soltanto in Italia. D’altro canto viaggiare a gas significa risparmiare sensibilmente sulle spese di combustibile. Almeno, di sicuro, per quanto riguarda la Bayon si può arrivare a spendere anche la metà rispetto alla benzina, viaggiando a gas. Un altro vantaggio è il quasi raddoppio dell’autonomia complessiva. Avrete capito che l’auto consente di utilizzare il combustibile più adatto anche scegliendo manualmente l’ordine di impiego tra i serbatoi di approvvigionamento, si può avviare l’auto a benzina, e poi scegliere se continuare fino ad avere svuotato il serbatoio, senza percepire il passaggio al serbatoio del GPL, oppure fare il contrario. In ogni caso, assecondando la vostra abitudine di guida, l’auto ripartirà con lo stesso combustibile che utilizzavate quando l’avete spenta l’ultima volta. Cioè, per essere più chiaro, se ieri sera l’avete parcheggiata o lasciata in garage spegnendo il motore mentre lo facevate funzionare a gas, riprendendola la mattina dopo proseguirete automaticamente a gas. Altra precisazione: c’è di buono da dire che non esiste una grande differenza di rendimento del motore tra l’utilizzo a benzina e l’utilizzo del gas. Abbiamo accennato al fatto che questa versione viene distribuita soltanto in Italia. Da che cosa abbiamo avuto la conferma? Dal fatto che il comando per avviare l’utilizzo del GPL, un pulsante rotondo nel sotto plancia che reca anche 4 led colorati, verdi che indicano il pieno della bombola,che si spengono o diventano rossi a mano a mano che si svuota, è quello omologato che viene installato quando montate la bombola del GPL sulla vostra auto. Unico appunto, ma visti i tempi ben venga l’auto a GPL, al fatto che non esiste uno strumento più preciso che ci indichi il livello del gas nella bombola. I  consumi? Li analizziamo nella prossima puntata.

#charlieinauto3/379

#testdrive Mustang Mach E SUV compatto e denso di contenuti

La potenza (294 CV) rende entusiasmante una salita tutta sotto controllo

Linee aerodinamiche ed essenziali per l’autonomia: oltre 530 km con la guida ‘allegra

La versione proiettata a un futuro ancora incerto di una delle auto iconiche e simbolo di una fase della società americana, per molti un must anche al difuori degli USA, abbiamo visto che è potente q.b., come scriverebbero gli chef affermati descrivendo una loro ricetta. Ovvero, aggiungi la potenza Quanto Basta. La versione elettrica, e sapete che il mondo dell’automotive ha un ripensamento su questo tipo di propulsione e di tecnologia che avrà comunque vada un grande mercato, della Ford Mustang che per l’elettrificazione è stata trasformata in SUV crossover è infatti sufficientemente potente da giustificare una guida sportiva, che è nel DNA di gran parte delle auto elettriche.

Con i suoi 294 CV e ben 430 Nm di coppia dal sistema da 100 kW è in grado di arrampicarsi con energia e agilità ovunque. Una potenza tenuta costantemente sotto controllo dal complesso sistema elettronico di assistenza alla guida che forse è l’ultimo stadio prima della guida autonoma. Ricominciamo dall’aspetto: la linea è morbida e nel contempo aggressiva, si direbbe che prediliga le forme muscolose e formate, come i due parafanghi anteriori che sbucano dal cofano sagomato. Il muso, nella vista da ¾ anteriore è il riflesso di quello degli ultimi modelli della cugina coupé con motore endotermico, ovviamente privo di prese d’aria che qui non servono.

I fari invece sono i potenti sistemi a led più attuali, di tipo intelligente, che ci permetteranno di usarla in sicurezza e di guidare con serenità anche in montagna dopo il tramonto del sole, che vista la stagione arriva presto. Vista da davanti si nota come l’aerodinamica sia stata considerata prioritariamente in questo progetto, e perfino gli specchietti retrovisori sono soggetti alle leggi dell’aerodinamica. Mentre le fiancate, sempre viste da davanti, sono essenziali e rispondono alla piena disponibilità dei volumi interni.

Una ricerca attenta che si riflette non tanto nelle prestazioni, quanto nell’autonomia, che ci consente di andare dal mare, da Bibione o Lignano, al pianoro del Piancavallo, montagna che sovrasta Pordenone, e ritorno anche con una guida allegra e con tutti i servizi attivi, impianti B&O compreso, senza l’angoscia di cercare, e trovare disponibile e attiva una colonnina per la ricarica. Anzi, ci rimarrà autonomia per andare e ritornare all’indomani in città a quasi 70 km di distanza. Complice anche l’efficiente sistema di ricarica in decelerazione, da attivare con la manopola delle funzioni posta sul tunnel centrale, nella posizione L, talmente efficace che è l’attore del sistema di guida a ‘un solo pedale’ ovvero possibile utilizzando della pedaliera il solo acceleratore.

Affrontiamo la salita con oltre ¾ di ‘serbatoio’ di energia elettrica a disposizione, ma siamo distolti dalla suggestione che ci offre il tetto interamente finestrato con un vetro anti UV: ci permette di ammirare il bosco che ci circonda e apprezzare al meglio il paesaggio montano. Ci confort la consapevolezza di non disturbare la quiete della natura circostante perché pur con quasi 300 CV, la nostra Mustang, esternamente non emette rumore. All’interno invece, attivando la modalità di guida UNTAMED, a differenza che con la modalità WHISPER, più morbida, e ACTIVE, più bilanciata, si incrementa la percezione del rombo ‘sintetico’, la riproduzione, a dire il vero piuttosto efficace, del suono del sei cilindri a benzina della versione tradizionale. Non ci resta che schiacciare sull’acceleratore e iniziare a salire.

La Ford Mustang Mach E è a trazione esclusivamente posteriore, ma non illudetevi: c’è ‘tanta di quella elettronica’, come direbbe il mitico meccanico Ioan, colui che mi curava la perfetta riequilibratura del motore della mia prima auto da rally, la Fiat 127 rigorosamente di 903 cc, che pur mettendocela tutta faremo difficoltà a scomporre l’andatura e le nostre traiettorie. Soltanto nelle staccate più decise ci facciamo aiutare all’ingresso nel tornante dal comportamento sovrasterzante da ‘posteriore’ appena accennato dell’auto. Forse anche per questo la nostra salita, nei tratti dove si può stando sempre all’interno di quanto ci è concesso, è molto veloce ed efficace. Lo sarà anche la discesa, talmente controllata, con la funzione L tra le opzioni di guida, ricordate quella a ‘un solo pedale’, che ci farà considerare la Mustang Mach E tra le auto più stabili e controllate tra le centinaia che abbiamo testato.

IMG_9273 IMG_9277 IMG_9279 IMG_9285 IMG_9287 IMG_9308 IMG_9314 IMG_9342 IMG_9345 IMG_9357 IMG_9360 IMG_9414 IMG_9417 IMG_9427 IMG_9431Una costatazione che ci fa considerare quanto i progetti delle auto più recenti della Ford sono tecnologicamente balzati in avanti. Ce lo ricorda, quando riprendiamo l‘auto dal park, la tastiera elettronica ‘annegata’ nel montante della porta di guida: serve per sbloccare l’antifurto e aprire la portiera. Saliamo a bordo e riprendiamo il nostro viaggio di test-driver, lasciandoci alle spalle l’ultima neve della primavera, questa volta gustando il confort degli interni della Mach E coccolati dal sound elettronico di sottofondo che sembra quasi un musicale accompagnamento agli effetti del sistema di intrattenimento.

#testdrive #PumaEcoboost affidabile e sicura anche sullo sterrato

Controlli elettronici e la ‘parte ciclistica’ equilibrata per la sicurezza

Supera senza ridurre il confort anche il fondo sconnesso

Scattante, stabile, sicura, capace di dimostrarsi reattiva al di là delle aspettative del ‘piccolo’ motore di 999 cc a tre cilindri grazie alla parte ibrida dell’Ecoboost che scatena energia dai 125 CV a disposizione, la Ford Puma Ecoboost ST Line Ruby è capace di sorprenderci anche sullo sterrato. Ricordate? Vi avevo accennato che sugli ultimi modelli della Casa americana è disponibile la funzione L destinata a incrementare la capacità di autoricarica in decelerazione. Per fare questo, l’auto incrementa l’effetto frenante al rilascio dell’acceleratore e si comporta come se premeste contemporaneamente con il piede sul pedale del freno. Fisicamente, la sensazione che la Puma Ecoboost vi restituirà sarà quella di un mezzo sul quale si sta ricomponendo il pieno di energia, questa volta la risultante tra l’utilizzo del motore a benzina e del sistema elettrico. Troveremo la funzione L anche su un modello molto più performante e iconico, però a trazione posteriore, sul quale l’effetto di decelerazione incrementata asseconderà una guida facilitata. Che significa? Vuol dire che se all’inserimento in curva

punteremo il muso dell’auto e orienteremo le ruote verso la corda,

il punto più vicino al centro del raggio di curvatura che avremo scelto di affrontare, togliendo contemporaneamente il piede dal pedale dell’acceleratore la decelerazione incrementata indurrà l’auto a sbandare con il retrotreno e a stringere la curva, facilitandoci la manovra per renderla più sicura. Sulla Puma questo effetto temporaneamente sovrasterzante (la sbandata del retrotreno) è esaltato dal fatto che l’auto è a trazione anteriore e mal che vada, ci si può aiutare con un colpetto di freno a mano . Proviamo a vedere se è varo imboccando uno sterrato tra le campagne e i canali irrigui della Riviera friulana. Abbandonando l’asfalto inseriamo la modalità Sterrato, che la Puma ci mette a disposizione e proviamo ad affrontare

alcune buche piuttosto estese in velocità: la vettura non ne risente.

Si comporta come se stessimo viaggiando su una strada perfettamente liscia. Insistiamo più avanti, e la Puma ci conferma il confort anche sullo sconnesso, e il fatto che i controlli elettronici per i percorsi su sterrato con efficaci. Ma ecco un tratto particolarmente fangoso, così proviamo anche la funzione Bassa aderenza. Il risultato è ugualmente positivo e la Puma percorre in sicurezza, quasi come se ci trovassimo sulla vicina strada asfaltata, l’intero sterrato, senza incertezze anche dove il percorso misto e sulla parte esterna delle curve scavate dal via vai di mezzi rurali si accumula un insidioso strato di ghiaino. Ora IMG_7568 IMG_7583 IMG_7591 IMG_7595 IMG_7663 IMG_75261 IMG_8653 IMG_8659ritorniamo sulle placide strade della viabilità rivierasca abbandonando lo sterrato, pur superato brillantemente e senza che aumentasse la rumorosità dell’auto sullo sconnesso,

per goderci nuovamente il potente impianto di intrattenimento B&O.

Sui lunghi rettilinei possiamo apprezzare anche gli accorgimenti per rendere più sostenibile un’auto già evoluta, come la misurazione rendimento della guida: quando abbiamo raggiunto una velocità di crociera adeguata, il sistema elettronico ci suggerisce che è ora di cambiare stile di guida e con un simbolo a forma di acceleratore ci segnala che possiamo togliere il piede dal pedale e proseguire in ‘folle’. Il che vuol dire procedere per inerzia. Un ultimo dettaglio-suggerimento che ci consente di sfruttare maggiormente la sostenibilità di questa Ford Puma Ecoboost modello Ruby.

#charlieinauto3/373

#testdrive Guida ‘quasi’ autonoma per la #Puma 1.0 Eco Boost Hybrid ST Line

Al nuovo Cruise control adattivo ‘Intelligente’ affidiamo il nostro viaggio –Efficace sistema di guida in sicurezza  
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Il motore è un ‘piccolo’ 998 tre cilindri, ma a parte il ‘sound’ grintoso più evidente in accelerazione, quando la turbina è assistita dal sistema ibrido, nulla anticipa la vocazione sportiva del SUV crossover di classe B della Ford. Già quando avevamo provato i modelli precedenti ne avevamo intuito le prerogative sportive, l’agilità nel misto e nella guida su strade extraurbane, lo spunto e la ripresa appaganti con un dato di coppia di 170 Nm. Il cambio automatico a 7 rapporti con la doppia frizione risponde in

 

 

 

 

 

modo adeguato alle nostre attese e supporta bene l’auto in accelerazione.

La velocità massima dichiarata è di 191 km/h, e ci dobbiamo attenere al dato ufficiale,

perché non disponiamo di un circuito di prossimità per effettuare anche questo test in libertà. Per ora ci limitiamo a valutare confort e sicurezza della nostra Ford Puma nel trasferimento verso casa. Il confort dell’abitacolo, come già accennato, è curato, e ci consente di apprezzare l’impianto di intrattenimento B&O di bordo. A concorrere al relax soprattutto del conducente c’è la novità tecnologica proposta sulla Puma 1.0 Eco Boost Hybrid 125 CV ST Line X Ruby: è

il cruise control adattivo intelligente, evoluzione della guida assistita tradizionale.

Tiene sotto controllo la capacità del conducente di mantenere l’auto al centro della carreggiata ma tiene nel contempo sotto controllo il suo livello di attenzione, salvo segnalare vistosamente con una segnalazione ottica e sonora, quindi anche sensoriale, condizioni di pericolo. Ma CCAI non si limita a questo: fa la stessa cosa per la sicurezza del nostro viaggio. Una volta impostata la velocità desiderata, tra l’altro è in grado di imporci, su nostra decisione, di limitare la velocità massima uniformandola a quanto indicato sui cartelli stradali che legge sul percorso, qualora raggiungiamo un mezzo che ci precede rallenta la velocità dell’auto fino a renderla uguale a quella del mezzo in marcia davanti a noi. Mantiene poi la distanza di sicurezza assecondando la velocità del mezzo che ci precede, ovvero accelerando o rallentando, in modo da farci viaggiare assieme all’auto davanti a noi.

Può sembrare una opzione banale, frutto della evoluzione dell’intelligenza artificiale me non è soltanto questo:

introduce infatti un nuovo metodo di guida, che ci consente di risparmiare le nostre energie e anche carburante

soprattutto negli spostamenti e nei viaggi più importanti. La tecnica viene infatti

suggerita dalla Casa americana ed è stata battezzata ‘Guida con un solo pedale’.

Viene inserita anche in altri modelli avanzati della Ford, e per ottimizzarne la fruizione ecco un comando dedicato che ci permette di sfruttare al massimo questa opzione. Vediamo in che cosa consiste: ci inseriamo nella corsia di sorpasso, o corsia centrale delle tre di questa autostrada, regoliamo il CCAI a 125 km/h e ci ripromettiamo di non utilizzare più i pedali dell’auto se non per frenare in caso di necessità. A confermarci se ciò è davvero possibile dovrà essere la Puma. Ci stiamo avvicinando a un camion che ci precede nella corsia di destra più lentamente, e tenendo rigorosamente i piedi distanti dai pedali, quello sinistro adagiato sulla comoda pedana rivestita in metallo cromato, puntiamo verso la stessa corsia, per immetterci dietro al Tir. Senza incertezze o reazioni improvvise o pericolose, la Puma accetta la ‘sfida’ e si incanala dietro al camion, rallentando quanto necessario per farci procedere in sicurezza lungo la nuova carreggiata. Fin qui, la Puma con il CCAI è promossa, ma vediamo che cosa succede se ritorniamo sui nostri passi e ci reimmettiamo sulla corsia centrale, ora libera davanti a noi:

la Puma accelera autonomamente e si riposiziona in marcia al centro della corsia riportando la vettura alla velocità iniziale.

Tutto questo consentendoci di comandare la guida dell’auto soltanto con il volante. Si tratta dunque di una dotazione molto utile per chi usa spesso l’auto per spostamenti importanti, ma anche per chi si trova a viaggiare nella nebbia. Infatti, il radar anticollisione della Puma 1.0 Eco Boost Hybrid ST-Line X Ruby è in grado di guidarci anche nella scarsa visibilità, purché ovviamente il conducente mantenga alta l’attenzione e confermi all’auto a intervalli di tempo stabiliti dal costruttore la sua ‘presenza’ alla guida. Ovviamente, questa funzione non è compatibile con l’opzione L che si attiva con la leva del cambio-comando delle funzioni di guida, sul tunnel centrale: incrementa la capacità di auto ricaricarsi la batteria dell’auto in decelerazione. Ovvero, ci consentirà di sfruttare più spesso le prerogative del sistema ibrido. L’attivazione del sistema L cambia nel contempo il nostro stile di guida: incrementa infatti l’effetto frenante del motore ogni qualvolta deceleriamo. Quindi, oltre a presentare vantaggi nella guida ‘quasi autonoma’, ci risparmierà anche l’utilizzo del pedale del freno, perché una volta acquisita la sufficiente dimestichezza con questo sistema di guida, almeno negli spostamenti in autostrada potremo davvero guidare l’auto agendo soltanto con il nostro elegante e sportivo volante in similpelle arricchito dalle cuciture celesti.

#charlieinauto3/372   #provavintage

#testdrive Hyundai Santa Fe Hybrid maneggevole e versatile anche in montagna

La proviamo su una splendida strada in salita dando sfogo ai 265 CV

#provavintage In montagna per provare la duttilità del super SUV coreano

Sterrato non impegnativo, strade extraurbane, la metropoli. Per ora la Hyundai Santa Fe Hybrid l’abbiamo guidata in queste condizioni. Trattandosi di un SUV di gamma alta ci aspettavamo molto da lei, e man mano che la proviamo ne scopriamo aspetti e opzioni nuove tanto che riteniamo ci possa dare ancora parecchie soddisfazioni. Carichiamo a bordo amici e parenti o compiamo un’escursione #testroad togliendoci ancora qualche soddisfazione alla guida a conferma delle notevoli qualità della nuova Santa Fe? Sì, perché come vi ho già accennato ai cinque comodi posti a disposizione per l’uso quotidiano si possono aggiungere altri due posti altrettanto comodi ed ergonomici, che si estraggono senza difficoltà dal pianale del bagagliaio per raggiungere la configurazione sette posti di questa spaziosa Hyundai, lunga 4,83 m.

Quindi, è adatta alle famiglie numerose ma anche a chi sia pure saltuariamente se ne può servire per scopi di intrattenimento, svago, ma anche di lavoro. Per cambiare, oggi abbiamo un po’ più tempo a disposizione, raggiungeremo una strada di montagna. La Santa Fe è un’auto ibrida plug-in, ovvero, lasciandola ricaricare magari la notte (nelle colonnine normali o a casa ci vorranno meno di quattro ore), o di giorno su una colonnina fast, veloce, in meno di un’ora, ci può restituire uno

spostamento ‘green’ in modalità totalmente elettrica (EV) di 60 km.

Una opportunità che sfrutteremo una volta raggiunta una valle silente o uno dei suggestivi piccoli borghi che abbelliscono le dolci montagne della Carnia. Già, perché oggi ci recheremo in Carnia, la Montagna friulana. I 1598 cc del motore a benzina, al quale si abbina un sistema elettrico portano la potenza massima del SUV cross over a 265 CV. Il cambio automatico a sei marce ben coordinato tra le prestazioni e le prerogative dell’auto la rende duttile anche sul percorso misto e la immediatezza del sistema elettrico rendono elastico e giustamente reattiva la nostra Santa Fe. Quindi, il sorpasso che con un SUV tradizionale avreste ritardato in mancanza dello spunto e della brillantezza del motore,

con questo SUV anche con vocazione crossover si potrà fare.

Il trasferimento verso la Carnia lo sviluppiamo in autostrada, una condizione che abbiamo già testato, ma cercavamo una conferma alle nostre impressioni. Per ottimizzare le condizioni del #testdrive ci affidiamo alla elettronica di bordo: è molto avanzata e già attraversando l’Italia del nord affidandoci al cruise control abbiamo fugato i dubbi iniziali. In pratica, dopo avere attivato i comandi lasciamo fare a lei, e ci lasciamo trasportare quasi in una guida autonoma, ancorché si trattava di una guida assistita spinta un po’ oltre dalla nostra curiosità: la stagione autunnale quest’anno è molto mite, e anche volendo affrontare strade in condizioni particolari, vi avremmo incontrato situazioni meno facili, ma non a rischio. Così imposto una velocità standard e lascio fare a lei, salvo quando decido di entrare in un grill per una breve sosta: senza modificare la posizione dei miei piedi rispetto ai pedali, ovvero senza premere l’acceleratore e tantomeno toccare al tri comandi di guida, mi infilo alle spalle di un Tir che procede regolarmente a 90 km/h per fare in modo che la Santa Fe rallenty: lei esegue fedelmente e mi evita di agire sui pedali e sul cambio. Sono intervenuto ovviamente soltanto sul volante per il cambio di carreggiata. Una prova che completo con grande

serenità perché la Santa Fe trasmette un elevata percezione della sicurezza.

Ecco la salita, da Rivoli di Tolmezzo, dove avevo imboccato una strada oggi secondaria, in realtà la vecchia strada statale della Carnia, imbocco la strada per Illegio. Nonostante le dimensioni, a trazione anteriore, anche grazie alle prerogative del sistema ibrido ovvero alla risposta immediata in caso di richiesta di accelerazione o potenza è molto maneggevole e anche in queste condizioni trasmette la sensazione di sicurezza che si prova al volante su qualsiasi percorso.

Questa volta l’abbiamo provata con la funzione DRIVE,

che raggruppa le sotto-funzioni di guida ECO, SPORT e SMART. Utilizzando ECO, in autostrada ci ha fatto viaggiare a 18,5 km/l. In montagna il consumo è aumentato di poco, e visto che ci sono, proviamo a cambiare da soli con le palette al volante per capire se il cambio elettronico asseconda sufficientemente le attese di chi guida. Con le palette provo a ottimizzare al cambiata per risparmiare tempo e adeguare la velocità, ma vedo che ciò non è necessario: il cambio automatico mi assiste costantemente. Ecco i primi tornanti, che riesco ad affrontare tutto d’un fiato. Ok, è ora di rientrare. Anzi, raggiungo il paese per provare i sistemi di parcheggio e le telecamere a 360°: ve li racconto la prossima volta.

#charlieinauto329/9    #provavintage    #IMG_4903 IMG_4905 IMG_4911 IMG_4936 IMG_4945 IMG_4953 IMG_4958 IMG_4974 IMG_4984 IMG_5010 IMG_5011 IMG_5015

#testdrive Hyundai Santa Fe Hybrid con un’assistenza alla guida integrale

Dal Cruise control adattivo intelligente ai fari altrettanto auto selettivi

Al sistema di telecamere 360 per parcheggiare tra i portici di Portogruaro

Il pulsante dello start per attivare la Hyundai Santa Fe Hybrid è sotto al cruscotto, sul lato destro. Vi può capitare di non percepire alcun segnale che vi confermi l’avvenuta accensione del sistema. ovvero, se siete distratti o presi da altri pensieri vi potrà capitare di non accorgervi di averla già messa in moto. Questo perché all’avvio dà la priorità alla modalità elettrica, che rimane attiva per una sessantina di km finché non chiederete al maxi Suv coreano di esprimersi al massimo delle sue performances. Ciò si rivelerà molto utile nel caso vi spostiate all’interno di una città, o vi serva uno spostamento limitato, perché, come dicevamo, se disponete di una colonnina di ricarica autonoma o alimentata dal vostro impianto fotovoltaico, ciò

vi permetterà di muovervi a costo zero.

Diversamente, se dopo avere premuto sul pulsante D, Drive sul tunnel sotto al cruscotto che è il terzo dopo il tasto R, Retromarcia, N, Neutral o Folle, P, Parcheggio, ruoterete la grossa manopola per le funzioni di guida invece che su Eco, la modalità green e con la guida soft, su Sport si attiverà istantaneamente il motore termico, al quale, per una spinta bruciante, si affiancherà automaticamente quello elettrico. A quel punto non vi resterà che schiacciare l’acceleratore e cominciare a divertirvi a guidare, assecondati dal

cambio automatico a sei marce che è molto adattivo.

Per una guida di precisione vi potrete avvalere della funzione manuale che accetterà la vostra selezione delle marce attraverso le palette al volante. Il motore di 1598 cc da 132,20 Kw scarica una spinta importante sulle ruote anteriori, e appena ci mettiamo in movimento affida l’auto a un sistema di guida assistita per la sicurezza che è pressoché autonomo. Se ci inseriamo su una strada a grande scorrimento o in autostrada, il cruise control adattivo si prenderà cura della vettura e di noi. Si tratta di un

cruise control adattivo non per nulla denominato ‘intelligente’.

Come sono del tipo adattivo ‘intelligente’ i fari automatici che scandagliano il nostro orizzonte nei punti oscuri nella direzione verso la quale ci muoviamo. Per esemplificare l’efficacia del cruise control adattivo ‘intelligente’, nel trasferimento da Milano alla Riviera friulana ci siamo affidati a questo sistema utilizzando soltanto il volante: se ci infilavamo nella colonna più lenta, la Santa Fe rallentava automaticamente adeguandosi alla velocità dei mezzi che ci precedevano, per poi mantenere la stessa velocità della colonna. Manteneva anche la corsia prescelta grazie al controllo laterale. Al momento del sorpasso era sufficiente sterzare verso la corsia libera per far riprendere alla Hyundai la velocità impostata in precedenza. Allo stesso modo, per esempio per entrare al grill era sufficiente immettersi dietro a un mezzo che stesse compiendo la stessa manovra e

lasciar fare al computer di bordo.

Ora è arrivato il momento di parcheggiare perché abbiamo raggiunto il centro di Portogruaro attraversando le splendide strade dallo stile e dall’architettura veneziana. È una città splendida sulle sponde del fiume Lemene, con i suggestivi portici attorno alla piazza e alle stradine lastricate in pietra o in ciottolato, circondata dalle mura medioevali che racchiudono un antico nucleo abitato di origine romana. Alcune delle strade, come le calli veneziane sbucano sul corso del fiume. Ecco il parcheggio, nel quale la Hyundai, su richiesta, si inserisce automaticamente. Non avevamo ancora detto che la nuova Santa Fe è a sette posti, due dei quali sui seggiolini posteriori che sbucano dal bagagliaio rubando parte dell’ampio spazio disponibile. Per questo è lunga m, ma ciononostante è molto maneggevole. Una qualità che ci incoraggia a parcheggiare manualmIMG_5393 IMG_5412 IMG_5421 IMG_5429 IMG_5547 IMG_5553 IMG_5569 IMG_5582 IMG_5593 IMG_5602 IMG_5608ente

agevolati dall’efficace sistema di telecamere a 360°

e che si rivelerà molto utile anche in montagna.

#charlieinauto3/3

#testdrive: Ruba la scena la nuova #Hyundai Santa Fe Hybrid

Un look elegante ma deciso con contenuti premium

Il modello di gamma alta dimostra la versatilità della Casa coreana

Ricordo di avere provato una quindicina d’anni fa la Hyundai Santa Fe di allora, un Suv importante, spazioso, comodo e già avanti rispetto alla sua categoria. Questa volta, e siamo arrivati alla versione 2023, quando me ne è stato proposto il #testdrive mi sono subito reso conto che è stata realizzata per trattenere il ruolo leader nella sua fascia di appartenenza. Ho provato il modello ibrido plug-in capace di

percorrere quasi 60 km in modalità elettrica,

viaggiando sempre spinta dall’unità elettrica fino a 130 km/h, e se richiesto, di possedere ancora una riserva di spunto, da utilizzare dove non ci sono limiti, non in Italia, o per motivi di sicurezza.

Accelerazione, spunto, ripresa che sinceramente non ci si aspetterebbe da un’auto a sette posti, comoda, assistita da un sistema elettronico che oltre a permetterci di viaggiare in sicurezza su tutti i tipi di fondo fuoristrada, ma anche di scendere autonomamente a velocità controllata dalle discese più ripide, è in grado di

ovattare qualsiasi sensazione che potrebbe essere percepita bruscamente.

Ma andiamo per ordine, altrimenti, se vi svelo tutto nella prima puntata…

Vedrete che non correremo affatto questo pericolo, perché non si finiscono mai di scoprire i contenuti della nuova Santa Fe. La calandra con il marchio in grande al centro fa intuire l’orgoglio della Casa coreana per questo prodotto, che vuole dimostrare come Hyundai non voglia dire soltanto auto performanti o da corsa, ma anche auto di alto livello, veloci, stradali e cross over. Sulle quali sono installati sistemi di assistenza alla guida (ADAS) che la portano tra i modelli ‘premium class’. Il motore termico è a benzina di 1600 cc e assieme al motore elettrico, alimentato da una potente batteria ai polimeri di litio, eroga 230 CV, ma è capace, proprio grazie all’unità elettrica, di contenere i consumi.

La batteria viene ricaricata in decelerazione con la frenata rigenerativa, che è un ausilio alla guida perché mentre mette da parte energia per noi facilita il rallentamento dell’auto, rendendo la Santa Fe docile al volante nonostante le dimensioni. Per le prestazioni, il motore è turbo a benzina a iniezione diretta e il sistema ibrido passa dal motore elettrico a quello convenzionale senza che ce ne accorgiamo, oppure li utilizza assieme; opzioni che sceglie automaticamente a seconda delle condizioni di guida.

Da quello che abbiamo riscontrato si adatta perfettamente alle nostre attese e a ciò che sta accadendo sotto alle ruote. Nel caso non foste paghi di queste rivelazioni, la Santa Fe Hybrid sarà lieta di assecondare le vostre richieste e abitudini e si lascerà spingere lasciando a voi decidere la marcia più adatta tra le sei a disposizione selezionandola con le palette al volante.

Basse emissioni e modalità elettrica ci permetteranno di viaggiare in città a costo zero se disporremo di un impianto fotovoltaico nostro o domestico, ma ci consentiranno anche di entrare nel centro storico delle città. specialmente in tal caso, in modalità elettrica emette un suono di riconoscimento inconfondibile e udibile al pari o forse di più di un motore termico. Da dove cominciamo?

Saliamo a bordo. La posizione della seduta è sufficientemente alta per i non più giovani che trovano scomodo doversi chinare per salire a bordo di un’auto sportiva.

La nuova Santa Fe ha il tettuccio interamente finestrato, e apribile. Se la osservassimo dall’alto vedremmo che le due poltroncine per conducente e passeggero sono davvero confortevoli. Il tunnel centrale finisce verso la plancia con una folta presenza di comandi, suggestivi al buio, e sotto cela un ampio vano portaoggetti. Tra il confortevole poggia gomiti e i comandi delle funzioni di guida si apre uno sportello che rivela il caricabatterie wireless molto efficace e singolare: riparata da un mini coperchio a molla una fessura grande abbastanza per contenere il cellulare si apre per la ricarica. Torniamo ai sedili: è come essere in un buon cinema, dove lo schermo è rappresentato dal grande parabrezza e dai vetri laterali come dal tettuccio trasparente. I sedili della seconda fila, con configurazione 40/60 per adattarli alle esigenze di trasporto passeggeri e al carico, si scostano al tocco di un pulsante per permetterci di accedere ai due posteriori, non meno comodi degli altri. Ai loro occupanti, vista la ’distanza’ da quelli anteriori è dedicato un comando per la climatizzazione che è molto curata. Sia i sedili anteriori che quelli posteriori, come il volante, sono riscaldabili. Quelli anteriori sono IMG_4298 IMG_4297 IMG_4268 IMG_4286 IMG_4515 IMG_4293 IMG_4270 IMG_4282 IMG_4378 IMG_4379 IMG_4446 IMG_4357 IMG_4358 IMG_4360 IMG_4387anche raffrescabili. I sedili

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

posteriori emergono con un comando dedicato dal pianale di carico, che altrimenti rimane interamente a disposizione. Si parte. Come? Lo vedremo nella prossima puntata.

#charlieinauto3/328           #provavintage

#testdrive #HyundaiKonaElectric 2023 promossa al secondo test sull’autonomia

Strada statale, autostrada e montagna: nella Valsaisera paradiso del fondo

Utilizzati tutti gli accessori più clima e sistema a 7 casse con subwoofer

Tra le auto elettriche derivate quelle di serie a motore endotermico, o meglio le vetture che condividono la scocca e la parte ciclistica con quelle a benzina o diesel, quindi inizialmente più simili al design e al look al quale siamo abituati, la Hyundai Kona Electric, fin dalla prima versione ha dimostrato di assicurare una autonomia sostenibile. Così è anche per la versione 2023, che ovviamente è in grado di percorrere ancor più strada con un ‘pieno’, o meglio una ricarica della batteria.

È proposta, come già accennato, con l’accumulatore da 48,4 kWh e un

motore da 156 CV capace di un’autonomia dichiarata di 377  km

oppure con la batteria da 65,4 kWh, motore sempre elettrico da 218 CV

e un’autonomia dichiarata di 514 km.

Monta cerchi da 17’, oppure nella versione più accattivante, con un look ancor più aggressivo, da 19’. In questo caso non calano significativamente le performance, perché il motore è potente e sostiene il maggiore attrito e l’aumentata superficie di rotolamento per ogni giro delle ruote, ma si riduce l’autonomia dichiarata a 454 km, a causa della maggior spinta richiesta al propulsore. Alla Casa coreana erano sicuri del risultato ottenuto con questa evoluzione della Kona Electric, perché non hanno risparmiato gli accessori. Per esempio, la versione in prova è dotata dell’head-up display, lo schermo trasparente che sbuca sopra al cruscotto per ripeterci le indicazioni necessarie per una guida più sicura.

Ma anche di un impianto audio a sette speaker con tanto di subwoofer.

Quindi, l’utilizzo di accessori che hanno bisogno di energia per funzionare non spaventava la Hyundai, perché i progettisti erano sicuri della sostenibilità della sua autonomia.

Così, corroborati dalla prova precedente ci riproviamo, stavolta con un tragitto più lungo: attraverseremo l’intero Friuli Venezia Giulia dal mare, dalla #Rivierafriulana fino alla montagna: andremo da Lignano alla Val Saisera, ai piedi del Jof Fuart, nel Tarvisiano fino ai confini con l’Austria. Ovviamente, consapevoli del fatto che non dovrebbe incidere sensibilmente sulla carica della batteria, strada facendo ci rilasseremo ascoltando un po’ di free jazz con Pat Metheny, per passare in vista delle montagne a un classico dei Pink Floyd. L’impianto di bordo ci darà soddisfazione. Ma anche le prestazioni, che saranno sempre all’altezza delle aspettative.

Quasi 150 km all’andata.

Il percorso prevede la Sr 354, la Ss 14, la Sr 353 fino Udine, quindi l’autostrada A23 fino a Pontebba, poi la Ss 13. La prima parte, fino al capoluogo friulano, è su una strada a grande percorrenza, lungo la quale incontriamo anche traffico pesante o lento locale. Questi rallentamenti,

paradossalmente ci aiutano a ricaricare la batteria

perché come già raccontato la Kona dispone di un sistema di autoricarica governato anche manualmente con le palette al volante per aumentare o diminuire l’effetto frenante, quindi parallelamente anche la rigenerazione della batteria, che su questo modello è molto efficace.

Non solo: il motore da 218 CV assicura un’accelerazione brillante e istantanea che ci trae rapidamente d’impiccio e ci permette di superare in modo sicuro anche i veicoli lenti. Il tratto di viaggio da Udine Nord in poi lo compiamo in autostrada fino a Pontebba: anche in questo caso nonostante i tratti in lieve salita il consumo di energia non incide sull’autonomia.

Da Pontebba a Valbruna la strada statale è veloce e scorrevole. Poi, dopo l’immissione nell’abitato di Valbruna inizia la salita verso Malga Saisera, in mezzo al bosco, in un paesaggio dominato dallo scenario alpino con sullo sfondo il Santuario del Monte Lussari. Un percorso che d’inverno è affiancato dalle piste da sci nordico, perché la Saisera è il paradiso dei fondisti. Arriviamo nella valle dove si trova la malga, un pianoro luminoso sul quale incombono le montagne ricche di percorsi per sci alpinisti, alpinisti, escursionisti. Siamo a metà percorso, e

stando all’indicatore della batteria siamo a 2/3 della sua capacità.

Ovvero l’autonomia residua è di 296 Km. Un bel risultato visto che nel tratto finale, la risalita della valle, ci siamo divertiti con l’acceleratore perché la strada era pressoché deserta visto che in questa stagione i turisti nelle belle giornate puntano già verso il mare. La malga è aperta, così cerchiamo ristoro con un piatto tipico locale. Al ritorno cambieremo strategia e scenderemo anche noi verso il mare in autostrada, lungo la A23, la A4, la Sr 354: 91 km. Apparentemente un risparmio notevole di energia ma visto che sarà un percorso veloce e senza interruzioni e ripartenze con minore possibilità di autoricarica. La scommessa però era quella di attraversare l’intero FVG e ritorno con una sola carica di energia. Un risultato certamente positivo se si considera anche che parte del test si è svolta in montagna in un periodo nel quale la temperatura è abbastanza bassa, e ciò in generale non favorisce il funzionamento ottimale della batteria.

#charlieinauto3/322           

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#testdrive #Hyundai Kona Electric mantiene le promesse per l’autonomia

Un modello affidabile come tutta la serie Kona agile e scattante in montagna

Oltre 260 km parte in montagna e la batteria è ancora carica per metà

Abbiamo anticipato che la nuova Hyundai Kona Electric, ‘edizione 2023’ ma attendiamo già quella che sarà commercializzata nel 2024, accanto al restyling che le dà l’importanza dovuta rispetto al modello precedente che avevamo provato, dispone di una maggiore autonomia. Per come intendiamo l’uso dell’auto, in realtà forse uno stereotipo che abbiamo ereditato da decenni di uso di auto a benzina o diesel con la disponibilità di distributori di carburante a una media di 10 km l’uno dall’altro, per noi l’autonomia vuol dire partire con il pieno, affrontare un percorso, inserire delle varianti e variabili per ammirare paesaggi nuovi, raggiungere un luogo di ristoro, un punto panoramico, amici, un imprevisto, senza dover tenere conto della necessità di ‘rabboccare’ il serbatoio per essere sicuri di ritornare indietro.

Con i 450 km di ‘autonomia’ dichiarati con i cerchi da 19’ noi ci proviamo.

Partiamo dall’origine della #Rivierafriulana, #lignanosabbiadoro, e risaliamo in autostrada fino ad #Amaro, il tutto in Provincia di Udine, ma andiamo dal mare alla montagna, e sono già 75 km. E’ il casello della A28 che porta a Tolmezzo (Ud), capoluogo della Carnia, oppure al confine austriaco di Tarvisio lungo la ‘vecchia’ strada statale. Un percorso che si può compiere anche proseguendo in autostrada, ma ci attrae il desiderio di infilarci in una valle che abbiamo sempre lasciato scorrere accanto a noi: la Val Aupa. La sua caratteristica sta nel fatto che dal fondovalle, improvvisamente si ergono montagne di quasi 2.000 m che scorrono accanto a noi fino ad arrivare a un altipiano; poi si ridiscende verso Pontebba, nel Tarvisiano, bypassando il tortuoso percorso della Valle del Fella che conduce comunque verso l’Austria.

All’inizio dell’avventura, perché per un lungo tratto non saremo collegati con il telefono cellulare, il bel paese di Moggio Udinese, spalmato sui primi contrafforti delle prealpi, dove si trova un antico monastero di clausura, che motivò Sergio Zavoli, uno dei maestri del giornalismo televisivo, quasi cinquant’anni fa a intervistare una delle monache in una delle prime dirette televisive. Sempre a Moggio una storica cartiera che oggi produce le pregiate e costose carte colorate per avvolgere i dolciumi.

Affrontiamo la Val Aupa e la strada è davvero suggestiva, tra il bosco, tratti panoramici, tornanti e un misto accattivante che ci motiva a spingere sull’acceleratore, divertendoci, all’occorrenza a rallentare con le palette che aumentano il potere frenante del sistema di ricarica in decelerazione. Nel frattempo non abbiamo risparmiato l’utilizzo del climatizzatore né di ascoltare buona musica, visto che ovviamente il nostro motore da 218 CV o 65,4 kWh e 255 Nm di coppia è completamente silenzioso, non fosse che per il suono elettronico emesso per ridurre il pericolo di non essere percepiti da pedoni e ciclisti. L’autonomia dichiarata dalla Hyundai per la Kona Electric 2023 è di 514 km, che scende a 454 con le ruote più grandi (cerchi da 19’).

Quindi, vedete come possono cambiare le cose, e come

si modifica la disponibilità di energia modificando il rapporto tra le ruote

e i giri del semiasse, o meglio, aumentando lo sforzo che il motore deve compiere per muovere gli pneumatici con una circonferenza maggiore a parità di giri. L’autonomia cambia anche sulla base dello stile di guida del conducente, che ovviamente sulla strada della Val Aupa con un’auto in prova non può essere ‘turistica’ e ci spingerà almeno in salita a premere di più sull’acceleratore. Nel frattempo la Kona Electric 2023 ha confermato l’affidabilità degli altri modelli di Kona (diversi) che abbiamo provato. Raggiungiamo il Comune di Pontebba e cominciamo a scendere verso questa località, passando per Studena Alta e Studena Bassa, due località che pur trovandosi a pochi km dall’autostrada A23 e dall’Austria, dal vicino valico di Pramollo, hanno mantenuto le caratteristiche del paesino di montagna così com’era nell’immediato dopoguerra.

Ecco Pontebba, centro nevralgico per il traffico e le merci da e per l’Austria.

Un’occhiata ‘distratta’ all’indicatore della capacità della batteria per non farci trovare spiazzati, anche se a una quarantina di km verso la pianura ci sono due colonnine di ricarica fast, perché il nostro obiettivo è completare il giro con la stessa ‘carica’ di energia elettrica, e dopo una breve sosta di ristoro ripartiamo.

Per ora abbiamo percorso 134 kmIMG_5522 IMG_5524 IMG_5525 IMG_5533 IMG_5540 IMG_5558 IMG_5569 IMG_5574 IMG_5587 IMG_5592 IMG_5595 IMG_5596 IMG_5603 IMG_5613 IMG_5621 IMG_5628 IMG_5633 IMG_5655 IMG_5657 IMG_5673 IMG_5683 IMG_5696 IMG_5707 IMG_5710

una quarantina dei quali nel saliscendo della montagna, e lo strumento ci dice che abbiamo a disposizione ancora oltre il 60 % dell’energia. Un dato rassicurante, anche se sul percorso di ritorno, quasi tutto pianeggiante e in autostrada avremo una limitata possibilità di rigenerare la batteria con i mezzi autonomi della Kona, che è plug-in, ovvero necessita per la ricarica completa della colonnina o della rete di casa. Così entriamo in autostrada a Pontebba e impostiamo il cruise control a 125 km/h. Anche la ‘guida assistita’ è fonte di consumo di energia, e nei primi modelli di auto elettriche era sconsigliato attivarla  se si voleva aumentare l’autonomia dell’auto. Il nostro test in ‘trasferimento’ proseguirà fino a Lignano a velocità pressoché costante, ma plausibile per viaggiare, perché il traffica lungo la nostra direttrice risulterà essere ridotto. Rientriamo alla base e controlliamo lo strumento del livello di carica della batteria: segna che disponiamo ancora di oltre metà della massima capacità. Quindi? Dunque la Hyundai Kona Electric 2023 ha superato la prova dell’autonomia senza metterci mai in difficoltà o crearci momenti di ansia. Quindi ha confermato la sua affidabilità.

#charlieinauto3/321

 

#testdrive L’efficienza del sistema elettrico della nuova Hyundai Kona è sostenibilità

Accessoriata e confortevole non sacrifica più i servizi per l’autonomia

Con lei a Sant’Andrea di San Giorgio di Nogaro (Ud) il marina dei vip

Hyundai Kona Electric seconda versione. A breve ne sarà presentata la terza serie, l’ulteriore evoluzione e restyling di quest’auto elettrica che fin dall’esordio presentava diversi elementi d’interesse, e che per la completezza delle dotazioni non ha difficoltà a fidelizzare chi si pone al volante. Proprio per questo con ancora maggior curiosità cerchiamo di valutare i contenuti innovativi del secondo modello della Kona electric, raffrontandolo con la prova esaustiva che avevamo fatto della prima versione del SUV crossover full electric della Casa coreana.

Siamo arrivati negli scenari abituali dei nostri test e il viaggio di trasferimento lo abbiamo potuto compiere senza interruzioni per le ricariche, ma solamente per le brevi pause di relax, necessarie visto che abbiamo guidato in autostrada di notte. A differenza del primo modello, in questa seconda Kona electric non abbiamo infatti dovuto ricaricare la batteria a metà strada: i circa 320 km del percorso li abbiamo affrontati ad andatura di trasferimento autostradale (autonomia dichiarata 400 km), quindi a velocità sostenuta ma entro i limiti autostradali, e questa volta senza dover ricorrere a sotterfugi per risparmiare la carica della batteria, e senza dover procedere a velocità limitata non conoscendo la corrispondenza dei valori dell’autonomia a disposizione rispetto alla nostra guida.

Per sicurezza, nelle prime auto elettriche era inoltre ‘consigliabile’ per i viaggi più impegnativi limitare l’uso dell’impianto di intrattenimento e dei suoi amplificatori, del climatizzatore e degli altri accessori ‘non indispensabili’, non conoscendo ancora le dinamiche del consumo della batteria, ovvero della curva dei consumi. E siccome questi trasferimenti nel tragitto di ritorno, per diversi motivi li compiamo quasi sempre di notte, non ci saremmo potuti permettere di vagare sulle strade deserte al di fuori dell’autostrada alla ricerca delle ancor rare colonnine di ricarica, sperabilmente del tipo Fast, quelle rapide.

Per esemplificare i progressi compiuti da Hyundai con questo modello, sia la climatizzazione automatica che l’avvio della ricarica automatica sono programmabili. Ovvero, nel caso avessimo collegato l’auto alla colonnina di ricarica in strada o alla rete domestica, potremmo decidere a che ora far iniziare la ricarica della batteria per risparmiare il consumo di energia elettrica, a meno che la nostra abitazione non sia dotata di un impianto fotovoltaico con la batteria di accumulo. In tal caso potremo viaggiare con la Kona elettrica a costo zero. Ma quali sono i tempi di ricarica? Con le colonnine Fast, quelle a Corrente continua (CC) il tempo impiegato per un ‘pieno’ di energia è di soltanto un’ora e 10’. Inoltre, lo sviluppo delle tecnologie ha fatto compiere importanti passi in avanti per l’ottimizzazione dei ‘tempi morti’ nell’uso di un’auto elettrica, di questa auto elettrica, perché anche con le colonnine di ricarica ‘normali’, quelle a Corrente alternata (CA), la Kona ottiene la ricarica dell’85 per cento della batteria in soli 50’, permettendoci di continuare a usare l’auto dopo brevi pause per rigenerarla. Con le colonnine da 22 kW, quelle della fase di transizione tra le colonnine di prima generazione e le Fast, il tempo medio di ricarica è di 4 ore e 50’. La nuova Kona electric è anche dotata di un efficace sistema di rigenerazione della batteria in frenata e decelerazione, ma ne parleremo nelle prossime puntate.

Ora ci dedichiamo alla nostra meta odierna: raggiungiamo una delle eccellenze del territorio della Riviera friulana. Si trova a San Giorgio di Nogaro (Ud) ed è il Marina Sant’Andrea, situato lungo il fiume Corno e a ridosso della suggestiva Laguna di Marano. Ora gestito dalla famiglia Andretta e guidato da anni da Fortunato Moratto, è l’approdo di riferimento e il punto assistenza per le prestigiose barche a vela svedesi Swan, ma anche per numerosi cantieri di imbarcazioni a motore e a vela. La peculiarità dell’essere bagnata dalle acque dolci del fiume Corno rende questa struttura nautica interessante per quanti utilizzano la propria barca, o quella degli armatori, per buona parte dell’anno e la lasciano all’approdo per mesi. Nell’acqua dolce, sulla carena delle barche non si formano le alghe e le conchiglie parassite, capaci anche di danneggiare i materiali in resina o plastificati della parte immersa dello scafo, che si generano nell’acqua di mare.

IMG_4163 IMG_5988 IMG_5991 IMG_5995 IMG_5996 IMG_5999 IMG_6001 IMG_6003 IMG_6008 IMG_6009 IMG_6014 IMG_6021 IMG_6022 IMG_6025 IMG_6027 IMG_6028 IMG_6030 IMG_6379Marina Sant’Andrea si presenta come un’oasi nell’entroterra della Riviera friulana, perché trovandosi a breve distanza dalla laguna è illuminata dalla luce particolarmente suggestiva e dalla rifrazione generata della grande superficie dell’acqua adiacente. Inoltre, l’impianto diportistico è realizzato nella zona industriale di San Giorgio di Nogaro, a valle di Portonogaro, ma ciononostante, al suo interno non si percepisce la presenza delle realtà produttive situate in prossimità, quasi un’isola in un tessuto territoriale molto dinamico. una curiosità apprezzata dagli ospiti amanti del mare. Spesso, annunciata da un colpo di sirena scorre lungo il fiume, in fondo al prato antistante il ristorante del Marina, la torretta con il ponte di comando di una nave e del suo rimorchiatore: è la parte visibile delle navi che risalgono il fiume fino a Portonogaro. Poi, cariche, ritornano al mare.

#charlieinauto3/319   #provavintage   #hyundai   #marinasantandrea  #fvg