Ci si sorpende. A Marsala come altrove per un Evento d’Arte, con la sottile convinzione che in Sicilia sia più difficile meravigliarsi di un autore contemporaneo. E di tutta la Sicilia. Ma una bravissima curatrice può farci ricredere su ogni approssimazione realizzata negli ambiti ingessati dell’Arte.
Così Paolo Asaro con opere su Juta, quel materiale povero ricucito di senso, attrae, proponendosi con l’evocazione di storie e civiltà a confronto che hanno suggestionato i secoli tra Oriente e Occidente; introdotti con la cura dell’ascolto verso l’artista – che non può dirci a parole come la tela lo rappresenta, e Carla Messina, la curatrice, gli artisti li ascolta davvero e li presenta. VISIONI DI ARTISTA TRA ORIENTE E OCCIDENTE | Paolo Asaro
Al telefono ripercorriamo la trama delle province, dei collegamenti ostici, delle bellezze passite e dei sindaci illuminati come Ludovico Corrao di Alcamo e i musei Open Air della Gibellina distrutta dal terremoto del Belice – Il cretto di Burri, il sudario di colate di cemento sulle macerie – adunando artisti e architetti di fama nazionale, da Pietro Consagra, concittadino omaggiato da ‘Re-Mutazione‘ di Asaro (“Gli uomini che vengono dal mare“) a Alberto Burri e Mario Schifano che li, solo lì, realizzò il toccante ciclo della Natura siciliana (ora al Mac di Gibellina).
Dunque Paolo Asaro alla Sala Cavarretta, Convento del Carmine di Marsala, con 23 opere su juta e un ornato, come spiega la curatrice – tecnica, e un fare pittorico che guarda in maniera colta e indagatrice alle antiche civiltà del passato – intreccia discussioni su Paesaggi apocalittici tra cui ‘La Prima Babele’ : l’incomunicabilità tra esseri umani, prigionieri di monoliti architettonici, come direbbe Nikos Salingaros quel rituale di Architetture dominanti che condizionano e plasmano la vita di tutti i giorni chiudendo alle novità esterne, e a cui tuttavia – aggiunge Messina – una dimensione onirica e visionaria che intende come unico linguaggio possibile quello dell’Arte.
Verticalità fondamentale e per rigenerare dunque, Ricorsi del Mito ‘Ulisse e Penelope‘ “simboli archetipici legati alle origini della civiltà occidentale e dei popoli mediterranei in particolare”.
Un interessante percorso espositivo quello delle Visioni, che illustra l’evoluzione artistico-pittorico dell’artista nell’arco di un decennio e sino al ritorno nella natia Mazara del Vallo, in un sincretismo artistico e culturale senza tempo che attinge meditativa e armoniosa dai grandi maestri del Rinascimento lombardo (gli olii su truciolare), come dall’arte vascolare minoica tanto quanto l’iconografia bizantina (di cui l’artista mazarese è un profondo conoscitore): portando al centro della tela il soggetto, raffigurato in uno spazio ideale, oro ‘sacro’ e contemporaneamente laico.
Altri Studi in cui la figura femminile è protagonista – di grande impatto iconologico tra l’Oriente e l’Occidente -, e altre indagini sulle monocromie, il blu, repertori artistici più disparati sia classici che contemporanei, centrando nell’ornato citato elementi marini come conchiglie, coralli e sedimenti rocciosi, sculture pittoriche incrostate di perle e coralli, i tesori degli abissi marini, che si stagliano sul mare, dal sapore spiccatamente (gotico) siciliano: come è giusto che sia dagli uomini che vengono dal mare. Visioni.
Il Catalogo allowed by Artisti in Transito • thanks to Carla Messina
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