Perché tra Giudici e Lega Nord non corre buon sangue. (Aprire le buste agli esami di avvocato è reato gravissimo, ma nessuno è mai stato perseguito).

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Di Andrea Atzori 

 

Giudici ed avvocati sono tutti tra loro parenti. Esiste il c.d. cuginato. Fin dal profondo Medio Evo la giustizia è sempre stata in mano delle stesse famiglie.

Per salvaguardare questo potere e privilegio, i concorsi per l’accesso a queste professioni sono sempre stati una pura farsa, una truffa.

Dopo l’entrata in vigore della costituzione repubblicana, per garantire il rispetto dell’art.3 della costituzione in cui si dice che tutti i cittadini sono uguali dinanzi alla legge, il c.d. principio di uguaglianza, le buste con i nomi dei candidati nei concorsi, dovevano rimanere, rigorosamente, chiuse per garantire l’anonimato.

Ma tutto ciò non collimava con gli interessi di quelle famiglie nelle cui mani il potere giudiziario era accentrato. Per cui era per loro una necessità impellente, quella di aprire quelle buste per promuovere i loro raccomandati. La corruzione così è esplosa in modo spropositato. In pratica oltre a passare i raccomandati, bocciavano pure i meritevoli per non avere concorrenza scomoda.

Fu il ministro della giustizia, Guardasigilli, Roberto Castelli, Lega Nord, a varare nel 2004, una riforma degli esami di avvocato con cui si disponeva che i compiti delle prove scritte degli esami di avvocati, venissero trasferiti in altre sedi di Corte d’Appello, diverse da quelle in cui le prove erano state sostenute, per la loro correzione, così da arginare, anche se in parte, il fenomeno corruttivo impressionante che si era venuto a formare.

E’ chiaro poi che agli orali era sempre possibile dare sfogo ai peggiori istinti predatori dell’umana bestia. Ogni anno, il ministero della giustizia stabilisce gli accoppiamenti tra Corti d’Appello, per la correzione delle prove scritte degli esami di avvocato.

Ma è evidente che a queste classi di privilegiati, non va bene questo sistema. In pratica stanno perdendo il loro potere, anche se la recente riforma della giustizia varata dall’ex premier Renzi è orientata verso un ristabilimento di questo dominio incontrastato delle vecchie famiglie di avvocati e giudici in questo settore di importanza fondamentale per la tenuta del sistema democratico.

Infatti, per quanto riguarda l’arretrato di ben 5 milioni di cause giacenti nei vari tribunali italiani, l’Italia ha subito una condanna da parte dell’Unione Europea, con l’imposizione di sanzioni assai rilevanti. Ma il rimedio escogitato da Renzi è stato peggiore del male stesso.

Ben si può comprendere e chi scrive lo sa in virtù della sua esperienza pluridecennale in questo settore, che l’arretrato si forma quando gli avvocati hanno troppo, non troppo poco lavoro e le cause si accumulano nelle cancellerie giudiziarie essendo costoro costretti a chiedere rinvii ad ogni nuova udienza.

Certo oggi gli avvocati sono tanti, forse troppi, ma la grossa mole delle cause è sempre in mano agli stessi avvocati, stretti tra loro da forti vincoli di parentela anche con i giudici che quindi, oltre a far loro vincere le cause civili ed i processi penali, facendoli assurgere alle vette del successo e della fama, accondiscendono anche ad ogni nuova richiesta di rinvio delle udienze, in modo da non far perdere loro alcuna briciola di questo lavoro ed impedendo agli altri avvocati che di lavoro ne hanno poco o nulla, di raccogliere anche solo ciò che cade a terra dal loro tavolo, riccamente, imbandito in modo, veramente, luculliano.

Per risolvere il problema era quindi indispensabile escogitare un sistema per redistribuire le cause tra il numero più grande possibile di studi legali, spalancando le porte alla libera concorrenza. Facendo circolare un poco di aria nuova e pulita dentro ai palazzi cupi e tenebrosi in cui si amministra la giustizia.

Ma il sistema Renzi va esattamente, nella direzione opposta. Infatti, le cause arretrate giacenti nelle cancellerie giudiziarie, sono state riassegnate agli stessi avvocati, con in più il potere, squisitamente, di competenza giudiziaria non forense, di addivenire ad una conciliazione bonaria tra avvocati.

Insomma la stessa solita ed inutile abitudine di spartirsi le funzioni pubbliche tra famiglie consacrate come privilegiate per volontà di santa romana chiesa, depositaria dei destini del mondo come concepiti dalla mente divina, fin dall’abisso dei tempi.

Tutto è rimasto come prima ed anzi peggio di prima. E’ servito solo a spargere fumo negli occhi dell’opinione pubblica e bypassare le sanzioni europee.

Ma niente di democratico e costituzionale. Anzi, la negazione stessa della democrazia. Basti pensare che con la stessa riforma, a conferma del suo stampo reazionario ed illiberale, è stato introdotto l’obbligo di essere iscritti per cinque anni all’albo per svolgere le funzioni di avvocato d’ufficio, che nessun avvocato affermato penserebbe mai di svolgere, tanto che tutti scappano dalle udienze quando il giudice ne cerca uno disposto ad assumere questo incarico, e quello di essere iscritti automaticamente alla cassa forense per tutti gli iscritti all’albo.

Ciò che ha fatto insorgere la classe dell’avvocatura medio bassa che ha quasi fatto scatenare una rivolta secessionista di questi professionisti contro il Consiglio nazionale forense.

Il disegno di Renzi era pertanto, quello di reinstaurare il sistema scardinato dalla Lega Nord, tanto che Renzi aveva in mente di introdurre una nuova riforma degli esami di avvocati antitetica a quella del Ministro Castelli.

Tra Lega Nord e gli uomini dell’apparato giudiziario italiano non è mai intercorso un buon feeling, non è mai scorso buon sangue.

Lo scrivente laureato in giurisprudenza fin dal 1975, dopo decenni di inutili tentativi, ha superato l’esame di avvocato solo nel 2006, presso la Corte d’Appello di Napoli, cioè, immediatamente, dopo l’introduzione della riforma varata dal ministro Roberto Castelli.

Superò gli scritti dell’esame di avvocato per due volte di seguito, una prima volta i compiti vennero corretti a Milano e la seconda a Bologna. Infatti, essendo troppi i compiti da correggere, a Napoli eravamo più di quattromila candidati, accadde che l’esito degli scritti venne pubblicato ad ottobre, quando ormai a novembre era già tempo per sostenere la nuova prova scritta per l’anno successivo.

Per cui dovetti sostenere anche le prove per l’anno successivo, che vennero corrette presso la Corte d’Appello di Bologna, con esito altrettanto favorevole.

Non mi sono mai iscritto all’albo essendo un funzionario dello Stato. Ma neppure oggi che sono in pensione dal 2016, mi iscrivo, essendo ben conscio del fatto che sarebbe perfettamente inutile ed anzi pericoloso, in virtù delle esperienze tragiche e spaventose già vissute in passato.

Eppure sarei stato un ottimo avvocato. E lo dimostra il fatto che alla mia prima causa nel lontano 1977, ampiamente vinta, l’avvocato della controparte incapace di reagire altrimenti, calunniò me ed il cancelliere, commettendo un reato gravissimo che indusse la procura della repubblica di Cagliari a spiccare un mandato di arresto a suo carico. Primo arresto in Italia di un avvocato nell’esercizio delle sue funzioni.

Ma tutto ciò non si esplicò a mio favore, anzi, fu tutto il contrario, la mia vita divenne un inferno. Per questo sono stato e starò sempre lontano dalle aule giudiziarie, finché posso e mi lasceranno vivere in pace.

Perché tra Giudici e Lega Nord non corre buon sangue. (Aprire le buste agli esami di avvocato è reato gravissimo, ma nessuno è mai stato perseguito).ultima modifica: 2018-09-12T11:39:31+02:00da Artalek

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