Stalker or alleged homosexsual ?

A7F30D33-38E3-4DB8-9ECC-F46D16B20A28Istituto primario d’elite, uomini (apparentemente) facoltosi, donne griffate ed annoiate, quale  migliore location per flirtare? Ottima idea se si vuole rendere meno monotona, anzi leggermente più interessante, la routine di portare i figli a scuola.

Un pomeriggio come tanti. Qualcuno(a), di inaspettato, trasgredisce la regola filosofica che sta alla base della saggezza social: non chiedere per primo(a) l’amicizia a chi già conosci, da anni, e che (forse) ti piace. Anche perchè, chi riceve la richiesta potrebbe essere colto di sorpresa…

Lei è la mamma, classe 1985, più giovane e bella di tutte. Vincitrice di selezioni regionali del noto concorso italico. Inizialmente convenevoli. formalismi, ovvietà ed ironia ” ..Sorpreso e lusingato …Finalmente l’età media dei miei contatti scenderà vertiginosamente…”. Ma non solo. La vena creativa del soggettista produce la sequenza cartoon :  una miss seduta davanti al suo mach book, e con in mano un omino, pescato nella rete, con cappellino e bastone di vecchiaia. Messaggio subliminale non criptato.

Dopo qualche settimana, complicità crescente. La ex miss: “…Se trovassi un lavoro, magari mezza giornata, farei tombola…conto su te…” . Non senza difficoltà, dopo breve tempo, l’offerta arriva. Ma lei gentilmente declina. Inspiegabilmente, o forse no.

Non capisco, o forse mi conviene non capire. All’orario di entrata e di uscita dei bimbi lei è sempre lì che aspetta solo un cenno. Bellezza (esotica) da capogiro. Sbaglio a non avvicinarla perchè (lo capirò dopo) forse offendo la sua emotività. Ma dovevo spiegare, parlare …forse volevamo lo stesso epilogo…

Impaziente. Come una belva ferita su fb attacca “…Fingere di amarsi a Parigi…”. E’ rivolto a me ed alla foto del mio profilo scattata oltre quindici anni fa a Praga.

Inizia il conflitto, la regola non scritta dei rapporti interpersonali: commentando un suo selfie che riceve centinaia di approvazioni osservo: “…Confondere Parigi con Praga potrebbe anche starci, ma testare tutti i giorni la propria popolarità sul social è veramente stucchevole…”. Avevo esagerato.

Da lì a qualche giorno mi accorgo di essere stato rimosso. E’ vero l’assioma secondo cui, se non ti ha ancora bloccato il profilo whatsapp o rimosso da facebook non ti mai amato !

A questo punto chiedo spiegazioni. La fermo una mattina all’entrata della scuola “…Mi perdoni ?…” e lei, stizzita “…Non c’è niente da perdonare … mio marito è arrabbiatissimo, lui legge tutto…e comunque, nella vita ci vuole più coerenza …”. Lascio ai lettori (o meglio alla gentile lettrice) decodificare il significato dell’ultima frase.

Forse era stata scoperta dal convivente che probabilmente aveva letto le nostre conversazioni, peraltro non compromettenti. O forse no. Magari gli inventò qualcosa. So solo che da quel momento in poi il suo compagno, mio conoscente d’infanzia, non mi saluta neanche. Evidentemente, a volte, fa comodo credere alle favole altrui.

Lei mi aveva già venduto ed il suo obiettivo era solo quello di vendicarsi. Per quasi tre mesi, fino alla conclusione delle lezioni, non c’è stato giorno (all’entrata ed all’uscita delle lezioni) che non me la trovo davanti.

All’inizio cerco timidamente di salutarla, ma poi capisco che si tratta di provocazione. Le tenta tutte.

Incroci “casuali”… parcheggi equivoci…mi aspetta quando arrivo con i bimbi, per poi uscire repentinamente dalla macchina.

Minigonne ascellari, top con grazie e forme in evidenza, trasparenze…una sfida infinita.

Cambio orari  più volte, pur di non incontrarla. Ma lei non cede

Ed anche ai compleanni perchè i figli erano compagni all’ultimo anno del ciclo.

Mi puntava ed all’improvviso girava lo sguardo; una volta mi ha pure pedinato con la macchina, tant’è che ho pure ricambiato…

Non capivo dove voleva arrivare. Ma ci arrivai presto.

Decido di produrre e sceneggiare un video-animazione – coinvolgendo artisti e webmaster, come ricordo di classe. Ne parlo con la dirigenza che mi prima mi assicurava  che sarebbe stato mostrato nella festa finale della scuola, ma successivamente cambiava idea e con scuse banali.

Fortunatamente termina la scuola, ma uno degli ultimi giorni (era la mattina del 30 maggio, qualche minuto dopo  mi sarei recato, in una nota palestra di Via Messina…) il direttore mi ferma “… Dottore, le devo parlare.. mi dispiace che non abbia potuto far vedere il suo lavoro all’auditorium… ma qualche genitore non era d’accordo che lei facesse il video… c’era già quello delle rappresentanti di classe… ma soprattutto una delle mamme … si .. quella lì … ma perchè ce l’ha tanto con lei … mi ascolti stia lontano da quella donna…”.

Due più due fa solitamente quattro.

A distanza di qualche settimana, all’uscita del Grest estivo ancora il direttore, questa volta confidenziale “… Senti … ma quella donna … non ho creduto ad una parola di quello che mi diceva …io ti conosco come una persona per bene … conosco lei però …. ogni mattina era da me a parlar male di te … diceva che la infastidivi continuamente, la perseguitavi … e lo diceva anche agli altri genitori…e che in quel video avresti potuto mettere immagini pornografiche e/o di pedofilia…mi ha anche detto che la scuola doveva far qualcosa contro di te …diceva che per mesi la disturbavi e molestavi … “.

Chissà a quanti avrà raccontato le sue deliranti follie. Per fortuna, la scuola chiude i battenti, arriva la bella stagione, ma la avrei incrociata ancora in un altra scuola dove i transfughi dell’istituto che chiudeva i battenti avevano iscritto i propri figli.

Prima che terminano le lezioni le lascio sulla maniglia della sua lussuosa auto una <intervista immaginaria> dove ripercorro tutta la vicenda in modo ironico simulando una intervista dove io pongo le domande, io risponde per lei.

La conclusione del colloquio virtuale è  “…ora lo cancello da fb e lo dimentico…FINE “. Speravo lo facesse. La sceneggiatura era conclusa.

Il giorno dopo nel suo profilo fb compare la scritta “…C’è poco da fare l’ironia appartiene all’intelligenza…”. A chi era rivolta quella frase ?

A Settembre, più motivata di prima. Ricomincia ad attendermi per modi di incrociarmi nelle scale che conducono alle classi: di mattina presto, all’uscita. Una provocazione costante, continua.  La evito accuratamente e lei comincia, dopo qualche settimana, a cercare volutamente di incontrare mia moglie per poi non salutarla; aspetta una sua reazione, magari per rovesciare tutto quello che ha dentro.

Basta poco per annientare agli occhi degli altri una persona: nessuna denuncia, zero accertamento giudiziale. Accuse di una psicopatica diventano prove perchè l’omino di mezza età non può non essere perdutamente innamorato della splendida (!?) trentenne.

Alcuni genitori della scuola – suoi amici, miei conoscenti – con cui avevo un rapporto di cordialità iniziano a prendere le distanza da me, passano dal tu confidenziale al lei formale, alcuni di loro – presumo informati dalla signora – non mi rivolgono più il saluto.  Una violenza flagrante, spietata ed intollerabile  e la vittima (in)cosapevole ero io. Come ci si difende dalle accuse di molestie in assenza di testimoni ?

Altri genitori della classe delle bimbe, prima molto gentili, non invitano più le mie figlie a casa loro. Mi sento osservato. Scrutato. Come un accusato, condannato preventivamente e giustiziato in modo tribale e sommario senza contradditorio, zero prove. Nessuno, dico nessuno dei genitori della scuola mi avvicina per informarmi di quello che racconta in giro la belva ferita.

Additato sulla pubblica piazza come (mica tanto) presunto colpevole e deprivato del bene più caro la reputazione personale di un papà con tre figli.

E’ troppo. Volutamente mi confido con un genitore che so essere suo amico (e spasimante). Racconto quello che è successo, ciò che mi ha confidato il direttore, ed i cambi di umore di alcuni genitori nei miei riguardi. Discuto velatamente di querele per diffamazione e calunnie, citazioni in giudizio civile e penale del direttore della scuola come teste, ed azioni di risarcimento del danno. Ed anche di farmi una passeggiata nello studio privato del convivente.

Ebbene, quel burattino, le racconta tutto e la mattina dopo me li trovo, tutte e due insieme, davanti le scale che danno sulle aule che fanno di tutto per incrociare il mio sguardo.  Ignoro il fantoccio e la pazza.

Dopo due giorni, mi ritrovo (casualmente) questa volta solo lei, in un noto iper di periferia proprio di fronte la scuola di mio figlio.

Lei cerca lo sguardo. Io la osservo e con la mano abbasso il cappello in modo da coprire gli occhi.

E’ metà novembre. Nel suo profilo scompaiono le foto ammiccanti e figura un tramonto. E’ finita.

Relax.

Il mondo è vario.

Sorrido.

Qualche settimana fà, casualmente, scorgo su di un profilo social una bellissima foto dove una nota modella con la mano sinistra si tocca i capelli lasciando scoperto un orecchio. Nascosta in una curva della memoria la vena artistica di un aspirante sceneggiatore immagina l’istantanea possa rappresentare idealmente lo spot visivo per il prossimo 17 maggio; giornata internazionale contro l’omofobia.

Una sequenza dove l’incantevole mannequin, con le sue raffinate movenze, rispetta ed esalta con orgoglio atteggiamenti e sentimenti di Esseri Umani (non io, dispiace deludere) che portano ad andare “controcorrente”per seguire la propria natura.

Omaggio della splendida indossatrice alla naturalezza di chi vuole annunciare al mondo, con coraggio e fierezza, la bellezza dei sentimenti, delle emozioni e dell’amore. In tutte le sue forme.

Perchè era certamente questo … lato luce ed ombra del femminile in un uomo … o del maschile in una donna… il significato del messaggio subliminale…

O forse no ? Look.

Au revoir.