Consigli per gli investimenti nei fondi obbligazionari

investimentoL’obiettivo di guadagnare riducendo al minimo i rischi è ben compatibile con l’investimento in un fondo obbligazionario. Impiegare qui parte del proprio patrimonio significa ridurre la quota di portafoglio investita in strumenti di rischio puro, quali azioni e derivati.

Le obbligazioni sono garantite?

Puntare sulle obbligazioni non è garanzia assoluta di tutela del proprio capitale perchè, in caso di fallimento dello stato emittente o dell’ente, i creditori di obbligazioni hanno diritto al rimborso di quanto versato, ma dopo che sono state liquidate altre categorie di creditori.
In presenza, però, di emittenti sani pur con rating non eccellenti, investire in obbligazioni è garanzia di ottimi rendimenti a fronte di rischi moderati.

Perchè scegliere un fondo?

Scegliere un fondo di investimento specializzato sul comparto obbligazionario è la soluzione migliore per approcciarsi al mondo delle obbligazioni, ovvero dei cosiddetti titoli di debito. I gestori dei fondi, infatti, fanno investimenti in modo professionale, monitorano in modo continuativo le aziende su cui investono e hanno accesso ai dati di valutazione creditizia degli emittenti delle obbligazioni e possono accorgersi velocemente di un eventuale deterioramento del profilo e dismettere i titoli vendendoli sul mercato.

Come scegliere quello adatto alle nostre esigenze?

Reputazione e performance

I fondi obbligazionari, a differenza di quelli azionari, hanno rendimenti tra loro più equiparabili e mai spropositati. Il consiglio che diamo è di leggere quanto più possibile della documentazione precontrattuale e di cercare, anche sul web, informazioni ed esperienze di altri investitori per farsi un’idea generale di ciascun fondo.

Composizione del portafoglio

Ogni fondo di investimento, nei suoi prospetti informativi, dichiara quale è la composizione per categorie (titoli di stato italiani, esteri, obbligazioni corporate) del proprio portafoglio e anche quale è la distribuzione geografica e di settore delle aziende e degli enti su cui investe.
Scegliere un fondo che preveda una ampia diversificazione in entrambe le categorie permette di ridurre il rischio che la crisi di un comparto o dell’economia di uno stato crei un disequilibrio nel portafoglio mettendo a rischi gli investimenti.

Costi di entrata, di gestione e di vendita quote

Il fondo migliore è, ovviamente, quello che fa la performance migliore al minor costo! Valutare attentamente una proposta di investimento in un fondo obbligazionario serve a rendersi conto di quali possono essere le spese, e quindi i costi o minori guadagni, connesse con ciascuna opzione.
I fondi, generalmente, prevedono una commissione di ingresso e poi spese annuali per la gestione, solitamente in % sul portafoglio gestito. Normalmente, poi, sono previsti dei costi per la vendita delle quote o per lo switch, ovvero la vendita di quote di un fondo e l’acquisto contestuale delle quote di un altro fondo gestito dal medesimo intermediario.
Raramente, quindi meglio diffidare di questi fondi, è prevista una commissione di uscita, ovvero un costo da pagare a conclusione del rapporto, oltre al costo per l’operazione di vendita delle quote.

Una volta valutate queste variabili, la scelta è fatta! Buon investimento!

Investire nei titoli di stato italiani

botI titoli di Stato Italiani: una tra le forme di investimento preferita dalle famiglie per far fruttare i propri risparmi in completa sicurezza con rendite basse ma costanti.

Cosa sono i Titoli di Stato

I Titoli di Stato sono uno strumento finanziario utilizzato da uno Stato – non solo italiano ma anche straniero – e vengono emessi per raccogliere denaro da utilizzare per pagare i debiti dello Stato e sovvenzionare le spese pubbliche. Sono quindi utili perché in questo modo allo Stato viene prestato del capitale da parte dei privati cittadini, che in cambio ottengono un rendimento da tale prestito, e con questo denaro si evita un inasprimento del cuneo fiscale sui cittadini stessi. Essi rappresentano un investimento sicuro perché il rischio di fallimento di uno Stato è piuttosto raro (anche se è accaduto, ad esempio in Grecia od in Islanda); tuttavia bisogna ricordare sempre una legge della finanza: se il rischio è basso, il guadagno sarà basso. La parte più incerta di questo tipo di investimento è rappresentata dalle cedole indicizzate, ovvero quelle a tasso variabile – cedole che dipendono dall’andamento delle borse, insomma.
Come detto prima, chi investe in titoli di Stato ha diritto ad un rendimento: esso può venir riscosso o alla scadenza di tale prestito, assieme alla restituzione del capitale prestato, oppure tramite cedole periodiche o ancora con lo scarto di emissione – cioè con la differenza tra il prezzo del titolo all’atto della sua emissione e quello al momento della sua scadenza.
I titoli di Stato possono venir acquistati o tramite asta di emissione o attraverso un mercato secondario; in entrambi i casi ci deve sempre essere una banca come intermediario.

Tipologie di Titoli di Stato

I titoli di Stato, come affermato in precedenza, sono obbligazioni che un Paese emette per finanziare il proprio debito pubblico. I trader investono in questi prodotti finanziari e uno Stato può finanziare le sue spese senza aumentare le tasse – dirette od indirette. Esistono varie tipologie di titoli di Stato:
– Buoni Ordinari del Tesoro (BOT). Sono titoli di breve durata, da un minimo di 3 ad un massimo di 12 mesi; non hanno cedola e i tassi di interesse vengono corrisposti alla scadenza dei titoli stessi;
– Certificati del Tesoro Zero Coupon (CTZ). Non hanno cedole ed hanno breve durata;
– Buoni del Tesoro Poliennali (BTP). Hanno una durata che va dai 3 ai 30 anni; gli interessi pososno venir liquidati o alla scadenza del titolo o tramite cedole a scadenza fissa;
– Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati all’Inflazione Europea (BTP€I). Sono titoli a lunga durata; il tasso di interesse viene calcolato in base all’andamento dell’inflazione europea secondo i dati che vengono forniti dall’Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo;
– Certificati di Credito del Tesoro indicizzati all’Euribor (CCTeu). Tasso variabile in base al loro parametro di indicizzazione;
– Buoni del Tesoro Poliennali Italia (BTP Italia). Sono prodotti finanziari indicizzati all’inflazione italiana. Questi titoli di Stato prevedono un Premio fedeltà annuo del 4‰ sul valore nominale dell’investimento – il premio è lordo, non netto.

Tassazione dei Titoli di Stato

I titoli di Stato vengono tassati sia in base al tipo di reddito prodotto che in base al soggetto che li ha comprati – ovvero se si tratta di persona fisica o di impresa.
Per quel che riguarda le imprese commerciali, gli interessi percepiti vengono considerati all’interno della base imponibile ed è su di essa che si calcolano le tasse; per le persone fisiche, invece, gli interessi cedolari vengono tassati del 12,5% mediante ritenuta alla fonte con titolo definitivo. L’aliquota viene applicata direttamente dalla banca o dall’intermediario finanziario a cui ci si è rivolti per acquistare i titoli di Stato proprio mediante il sistema della ritenuta alla fonte: quindi al risparmiatore non è richiesto nient’altro, nemmeno di indicare questi prodotti nella propria dichiarazione dei redditi perché le tasse su di essi le ha già pagate.”