I territori “occupati” sono tali solo se l’occupazione è attuata dal Paese più legittimato al mondo ad occuparli 

Soldato Israeliano in Cisgiordania
Soldato Israeliano in Cisgiordania

Come pare amasse ripetere Lenin: “una bugia ripetuta più volte diventa una verità“.
Forse ispirandosi alle parole dell’illustre personaggio, la menzogna dell’occupazione illegittima da parte di Israele di Gerusalemme Est, della Giudea e della Samaria, delle alture del Golan e della striscia di Gaza è stata ripetuta così tante volte dagli arabi e dai mass-media da essersi trasformata in una verità dogmatica scontata, utilizzata come premessa inevitabile a qualsiasi analisi del conflitto israelo-palestinese.
Eppure Israele controlla Gerusalemme Est e le altre aree geografiche citate, con l’eccezione della Striscia di Gaza, ceduta ai palestinesi nel 2005, nel pieno rispetto del diritto internazionale e delle risoluzioni dell’Onu.

La questione dell’occupazione viene posta dai palestinesi per la prima volta, e raggiunge istantaneamente i vertici della classifica delle cause più nobili sposate dai paladini dei diritti umani, nel 1967 in seguito alla Guerra dei Sei Giorni.

Consiglio di Sicurezza dell'ONU approva la risoluzione 242
Consiglio di Sicurezza dell’ONU approva la risoluzione 242

Il 22 novembre del 1967 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite approvò la risoluzione 242 per favorire una soluzione pacifica e definitiva del conflitto. Tra le altre cose, la risoluzione 242 auspicava una pace giusta e durevole, stabiliva una soluzione negoziale basata su confini sicuri e riconosciuti, richiedeva ad Israele di ritirarsi da territori occupati nel corso della Guerra dei Sei Giorni, e parlava di una giusta soluzione al problema dei profughi. La risoluzione 242 era ben formulata e conteneva le premesse per la creazione della pace giusta e durevole auspicata, come provarono i trattati di pace con l’Egitto nel 1979, a cui Israele restituì la Penisola del Sinai nell’occasione, e con la Giordania nel 1994, entrambi fondati sulla risoluzione 242.

Gli arabi ed i loro sostenitori in Occidente hanno cercato di interpretare in modo difforme dalla realtà la risoluzione 242 fin dalla sua promulgazione per tentare di confermare il mito della “occupazione sionista” ai danni dei palestinesi, e creare così ulteriori presupposti per la negazione della legittimità dello Stato di Israele. Ancora oggi essi fanno riferimento a bozze non ufficiali della risoluzione redatte in francese e russo, o alle traduzioni in tali lingue, che rispecchiano le preferenze di Francia e Russia e le loro posizioni di supporto agli arabi, ma non la decisione della maggioranza dei rappresentanti delle Nazioni Unite. In queste versioni apocrife, si richiede il ritiro di Israele dai territori occupati o da tutti i territori occupati, nel tentativo di spostare il messaggio della risoluzione verso una potenziale illegittimità, dal punto di vista della legalità internazionale, del controllo di Israele delle alture del Golan, sottratte al controllo siriano, di Giudea e Samaria, sottratte all’occupazione giordana, e, fino al 2005, della Striscia di Gaza, sottratta all’occupazione egiziana.

Una volta creato il mito dell’occupazione israeliana di questi territori, si giustifica poi la resistenza dei palestinesi, anche quando assume le forme dell’attacco armato e del terrorismo suicida contro vittime civili, e spesso bambini, innocenti.

Famiglia Fogel massacrata a Itamar da terroristi palestinesi
Famiglia Fogel massacrata a Itamar da terroristi palestinesi

Una volta diffusa questa menzogna, si può mettere a tacere la coscienza di fronte al massacro di una famiglia di “coloni”, inclusi tre bambini rispettivamente di 11 anni, 4 anni e 3 mesi, sgozzati come animali nel sonno nei territori “occupati”, come accadde alla famiglia Fogel la notte del 12 marzo a Itamar in Samaria, a cui seguì, il giorno dopo, la distribuzione da parte di membri di Hamas di dolcetti alla popolazione per festeggiare l’evento, come è usanza tra i palestinesi all’indomani di attacchi terroristici andati a buon fine contro civili israeliani.

Shlomo Nativ ucciso con un'ascia da un terrorista palestinese in Bat Ayin
Shlomo Nativ ucciso con un’ascia da un terrorista palestinese in Bat Ayin

Una volta liquidata la violenza dei palestinesi come la comprensibile reazione alla colonizzazione israeliana, i palestinesi della Cisgiordania possono ballare e consumare dolci nelle strade per celebrare l’assassinio con un colpo d’ascia ben assestato sul cranio di un bambino ebreo di 13 anni nell’aprile del 2009, senza suscitare l’interesse delle agenzie di stampa, delle organizzazioni per i diritti umani e della leadership politica occidentali.

Ma la versione ufficiale in inglese, per la cui redazione furono necessari circa 6 mesi di intensi dibattiti, e che fu infine votata dalle Nazioni Unite, racconta una storia molto diversa, legittimando pienamente la presenza di Israele nei territori occupati durante la Guerra del 1967.

Nella versione ufficiale si dice infatti:“Withdrawal of Israel armed forces from territories occupied in the recent conflict”.

http://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=S/RES/242(1967)

Ad Israele non viene dunque richiesto di ritirarsi dai territori occupati (from the territories occupied) o da tutti i territori occupati (from all the territories occupied) nel corso della Guerra dei Sei Giorni, bensì da territori occupati (from territories occupied). La scelta di omettere l’articolo the = i e l’aggettivo all = tutti, non fu casuale, ma in linea con le intenzioni dei redattori della risoluzione stessa, i quali riconobbero che Israele aveva occupato questi territori come parte di una guerra difensiva contro la controparte araba, la quale era determinata ad annientare Israele, come del resto aveva dichiarato apertamente prima del conflitto, e non solo a controllare i territori stessi.

In altre parole, le Nazioni Unite riconobbero il diritto di Israele a vivere entro confini sicuri e riconosciuti, offrendo ad Israele la possibilità di difendersi e negoziare una pace duratura con i vicini attraverso il controllo e l’eventuale restituzione a sua discrezione di parte dei territori occupati durante la guerra del 1967.

Se, per esempio, le alture del Golan, usate strategicamente dai siriani per bombardare Israele prima del 1967, fossero restituite alla Siria prima e al di fuori di un riconoscimento formale da parte siriana del diritto di Israele ad esistere, e quindi di un trattato di pace, ciò comprometterebbe gravemente la sicurezza di Israele.

Soldati Israeliani sgomberano ebrei residenti nella Striscia di Gaza
Soldati Israeliani sgomberano ebrei residenti nella Striscia di Gaza

Nonostante Israele sia pienamente legittimata dalla risoluzione 242 a controllare i territori occupati dopo il 1967 per ragioni di sicurezza, nell’agosto del 2005, a riprova della volontà di pace da parte israeliana, il primo ministro Sharon prese l’iniziativa e decise il ritiro unilaterale dalla Striscia di Gaza auspicando la pace in cambio di terra, ed agendo così in sintonia con lo spirito della risoluzione 242.

Mappa dei potenziali bersagli raggiungibili dai razzi e missili di Hamas
Mappa dei potenziali bersagli raggiungibili dai razzi e missili di Hamas

La risposta palestinese al gesto di riconciliazione di Sharon fu l’ascesa al potere dei fondamentalisti di Hamas e la rapida trasformazione del territorio in una base terroristica da cui lanciare rinnovati e più pericolosi attacchi contro Israele, culminati nell’estate del 2009 con l’operazione militare difensiva “Cast Lead”, e, nel Novembre del 2012 , con quella denominata “Pillar of Defense”.

Ma la prova più eclatante della malafede dei palestinesi e dei loro simpatizzanti occidentali era già stata fornita precedentemente, in occasione del primo conflitto sostenuto da Israele contro gli arabi e delle sue conseguenze geopolitiche.

Lo Stato d’Israele fu proclamato il 14 maggio 1948, nel rispetto del piano di spartizione delle Nazioni Unite contenuto nella risoluzione 181 del 29 Novembre 1947. Appena 24 ore dopo la nascita dello Stato Ebraico, gli eserciti regolari della Lega Araba (Egitto, Giordania, Siria, Libano e Iraq) invasero Israele, costringendo gli ebrei israeliani a difendere la propria esistenza. In quella che divenne nota come Guerra d’Indipendenza di Israele, le Forze di Difesa Israeliane (IDF), respinsero gli invasori in durissimi combattimenti a più riprese che si protrassero per circa 15 mesi.

Controllo dei territori "occupati" prima e dopo la Guerra dei 6 Giorni
Controllo dei territori “occupati” prima e dopo la Guerra dei 6 Giorni

I territori destinati dalla risoluzione 181 agli arabi palestinesi, Giudea e Samaria, la Striscia di Gaza e la parte orientale di Gerusalemme, invece, finirono sotto occupazione giordana ed egiziana e vi rimasero per ben 19 anni, in violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite, senza che alcun movimento di liberazione, di identità nazionale Palestinese, organizzazione per i diritti umani o di supporto alla causa dei palestinesi, ne rivendicasse l’appartenenza ai palestinesi e si sognasse di definirli come territori “occupati”. Soltanto quando, nel 1967, ancora una volta come risultato di un conflitto armato voluto dagli arabi, e combattuto da Israele per legittima difesa, lo Stato Ebraico assunse il controllo di queste aree territoriali nel rispetto della legalità internazionale e della risoluzione 242, i palestinesi e i detrattori di Israele loro alleati si ricordarono improvvisamente del concetto di occupazione illegittima e continuarono fino ad oggi a perpetuarne il mito.

A quanto pare, i territori “occupati” sono tali solo se controllati dal Paese più legittimato al mondo ad occuparli.

I territori “occupati” sono tali solo se l’occupazione è attuata dal Paese più legittimato al mondo ad occuparli ultima modifica: 2017-05-21T16:18:17+02:00da StyliosSpartan

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