XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 25.1-13) 12 NOVEMBRE 2023

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 25.1-13) 12 NOVEMBRE 2023

 

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 25.1-13) 12 NOVEMBRE 2023

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 25.1-13) 12 NOVEMBRE 2023

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 25,1-13)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Ai tempi di Gesù la sposa aspettava nella casa dei genitori l’arrivo dello sposo. Dopo il tramonto del sole, lo sposo arrivava con un corteo nuziale per portarla nella sua casa. Alcune damigelle seguivano la sposa. Diverse ragioni potevano causare il ritardo dello sposo come, per esempio, lunghi discorsi con i genitori della sposa sui doni e sulla dote. Il tirare in lungo le trattative era di buon auspicio. Ma non è lo stesso per le spose di cui si parla nel Vangelo di oggi. Qui si tratta infatti del ritorno di Cristo e tutto è riassunto nelle ultime parole: “Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”, cioè: “Siate pronte per l’arrivo di Cristo”. Così la parabola delle vergini poteva cominciare con questa frase: “Per il regno dei cieli accadrà come per le dieci vergini che uscirono, con le loro lampade, incontro allo sposo”. Agli occhi di Gesù, è saggio chi veglia, cioè chi pensa sempre, nel suo animo, al giorno del ritorno del Signore e all’ora della propria morte, chi vive ogni giorno nell’amicizia di Dio, nella grazia santificante, e chi si rialza subito se, per debolezza, cade. Allora “Vegliate”, perché nessuno, all’infuori di Dio, conosce il giorno e l’ora.

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 25.1-13) 12 NOVEMBRE 2023

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 23.1-12) 5 NOVEMBRE 2023

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 23.1-12) 5 NOVEMBRE 2023

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 23,1-12)

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Che cosa significa essere cristiano?
Andare a Messa, battezzare i propri figli, fare la comunione a Pasqua, rispettare i comandamenti?
Nel Vangelo di oggi, Cristo svela la falsità della religiosità dei farisei servendosi dell’esempio dei sacerdoti dell’Antico Testamento: “Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo; ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno”.
Viene da pensare ai genitori e agli educatori: non basta parlare o insegnare, bisogna dare il buon esempio. Quante volte un padre alcolizzato, una madre negligente o degli educatori poco adatti avviano i bambini alla menzogna?
Quello che dovrebbe essere il comportamento del vero cristiano appare nell’insegnamento di san Paolo ai Tessalonicesi. Chiamato da Cristo sulla via di Damasco, san Paolo scoprì, per un’improvvisa folgorazione, tutto il mistero di Cristo e capì che l’essere cristiano consiste nello spirito di apostolato. Egli stesso, pieno dello Spirito di Cristo risorto, lo trasmise agli altri.
Essere cristiani vuol dire questo: non tanto rispettare ciecamente delle formule o dei precetti, ma donare Cristo agli altri, mediante una vita cristiana onesta, perché, grazie all’apostolato della preghiera, della sofferenza e delle opere, il cristiano possa divenire una forza vivente del Vangelo di Cristo.
Questo è l’insegnamento di Gesù ed è così che deve vivere chi vuole essere cristiano. 

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A. (Mt 22.34-40) 29 OTTOBRE 2023

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

 

 XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A. (Mt 22.34-40) 29 OTTOBRE 2023
 «”Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 22,34-40)
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «”Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

I farisei vivevano per meditare la legge, per capirla, per interpretarla. Alcuni sono riusciti a capire Gesù Cristo che ha detto a uno di loro che non era lontano dal regno dei cieli (Mc 12,34). E un altro fariseo, Paolo di Tarso, riuscì ad essere l’apostolo dei gentili. Ma tanti tra di loro, al contrario, rifiutavano il giovane Rabbi di Nazaret, e lo hanno messo a morte sulla croce… Interpretando la legge, i farisei ottenevano una casistica minuziosa che rendeva il giogo della legge insopportabile. Ed è per questo che non potevano capire Gesù che, secondo loro, infrangeva il riposo del sabato guarendo i malati il sabato, e anche dicendo che il Figlio dell’uomo era padrone del sabato e che questo giorno, così importante, era stato fatto per l’uomo, e non il contrario… (Mt 12,8; Mc 2,27). Gesù disfa il repertorio molto complicato dei precetti, e lo riassume nell’amore di Dio e del prossimo sopra tutto. Egli considera che questo è il primo comandamento, da cui tutti gli altri derivano… Di fronte a queste parole non possiamo fare altro che rivedere la nostra condotta, riconoscere i nostri errori e proporci in modo concreto di vivere per amore, di morire per amore.

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A. (Mt 22.34-40) 29 OTTOBRE 2023

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 22.15-21) 22 OTTOBRE 2023

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 22.15-21) 22 OTTOBRE 2023

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 22.15-21) 22 OTTOBRE 2023

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 22,15-21)

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

L’ipocrisia dei farisei e dei sadducei proclama la veridicità di Gesù, che essi cercano di cogliere nella rete di un dilemma sapientemente calcolato: o egli afferma che il tributo ad uno Stato straniero e idolatra è lecito, e perde la stima di coloro che non accettano il dominio romano; oppure dichiara che questo tributo è illecito, e apre la porta al suo processo con l’accusa di istigare la sedizione. “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare”. Gesù non è il capo di un movimento di rivolta: il suo discepolo deve compiere i suoi obblighi civici. È in questo modo che l’ha capito la prima Chiesa (Rm 13,1-7; 1Pt 2,13-17). Ma ciò che è importante e decisivo, e che non sembra preoccupare i farisei, è il seguito: “E a Dio quello che è di Dio”. Soltanto a Dio si devono l’adorazione e il culto, e né lo Stato né alcun’altra realtà di questo mondo possono pretendere ciò che è dovuto esclusivamente a Dio. Il martirio è l’espressione suprema della resistenza cristiana di fronte al tentativo assolutistico del potere temporale di usurpare il posto di Dio (Ap 20,4).
A Dio ciò che è di Dio! Ma tutto appartiene a Dio, che è il creatore. Ed è per questo che non si può astrarre Dio durante la costruzione della città terrena, “quasi che Dio non meriti alcun interesse nell’ambito del disegno operativo ed associativo dell’uomo” (Reconciliatio et paenitentia , 14). L’uomo può realizzare la pretesa blasfema di costruire un mondo senza Dio, ma “questo mondo finirà per ritorcersi contro l’uomo” (ivi , 18).

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 22.15-21) 22 OTTOBRE 2023

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 22,1-14) 15 OTTOBRE 2023

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr
XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 22,1-14) 15 OTTOBRE 2023

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 22,1-14) 15 OTTOBRE 2023XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 22,1-14) 15 OTTOBRE 2023

XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 21.33-43) 8 OTTOBRE 2023

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 21.33-43) 8 OTTOBRE 2023

XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 21.33-43) 8 OTTOBRE 2023

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 21,33-43.45)
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

La parabola dei vignaioli omicidi è di un realismo tale che potremmo considerarla come una teologia della storia.
L’omicidio è l’apogeo di una infedeltà continua, che nasconde naturalmente ingratitudine. È la storia dell’umanità e quella di ogni uomo, con i nostri limiti, le nostre ingiustizie, la nostra avarizia, le nostre ambizioni. Noi reagiamo spesso così davanti al bene che riceviamo dai nostri simili. Noi agiamo spesso così davanti alla bontà di Dio.
Siamo dei cattivi amministratori, che cominciano commettendo il grave errore di credersi padroni del regno e il minimo potere ci disturba, anche quello di Dio, assoluto ma non dominatore. Noi non ci troviamo al posto che dovremmo occupare, e ci piacerebbe vietare l’ingresso nel regno a coloro che vogliono entrarci. L’atteggiamento di Dio differisce completamente dal nostro. Ci ama allo stesso modo; ma non tollera che i suoi figli non mangino il pane che egli offre loro e che per di più si ostinino ad impedire agli altri di mangiarlo. Noi ci sbagliamo in tutto. E proprio quando ci sentiremo più sicuri, verremo privati dei nostri doni, perché non possediamo, anche se lo crediamo, alcuna esclusività.
È necessario che scopriamo Cristo come pietra angolare dell’edificio in pietre vive che è la Chiesa, alla quale siamo stati introdotti con il battesimo. Cerchiamo con coraggio di produrre frutti per raggiungere il regno dei cieli.

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 21.28-32) 1 OTTOBRE 2023

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr
XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 21.28-32) 1 OTTOBRE 2023

https://blog.libero.it/wp/ilvangelonelsecoloventunesimo/2023/10/01/xxvi-domenica-del-tempo-ordinario-anno-mt-21-28-32-1-ottobre-2023/https://blog.libero.it/wp/ilvangelonelsecoloventunesimo/2023/10/01/xxvi-domenica-del-tempo-ordinario-anno-mt-21-28-32-1-ottobre-2023/

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 21,28-32)

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Giovanni e i peccatori.
Il messaggio che Gesù porta agli uomini è un mistero; anche la sua persona venuta dal Cielo è un profondo mistero. Nel suo insegnamento però Gesù vuol farsi capire dalla gente e dai capi del popolo. Ricorre agli esempi che sono più efficaci. Per denunciare l’ostilità con cui i sacerdoti e degli anziani hanno accolto la predicazione di Giovanni ricorre alla parabola dei due fratelli. Uno tutto ossequioso verso suo padre, però non fa corrispondere alle parole l’azione: Va a lavorare nella vigna. – Sì, padre, ma non va. L’altro, più insubordinato e quasi ribelle, allo stesso invito, risponde apertamente: Non ne ho voglia – ma poi, si pente, e va. Gesù rivolge una domanda: Chi dei due ha compiuto la volontà del padre? Rispondono: l’ultimo. E Gesù esplicita l’insegnamento: E’ venuto Giovanni nella via della giustizia e voi non gli avete creduto a differenza dei pubblicani e delle prostitute. Come se dicesse: voi che vi reputate giusti, avete rifiutato la verità; i pubblicani invece e le prostitute, che voi condannate, si convertono e seguono la via della giustizia. Nel servizio di Dio non bastano le buone intenzioni; occorre fedeltà pratica perché l’amor di Dio non consiste nel dire: Signore, Signore, ma nel fare la sua volontà. Ci liberi il Signore da una religiosità di parole priva di fatti concreti.

https://blog.libero.it/wp/ilvangelonelsecoloventunesimo/2023/10/01/xxvi-domenica-del-tempo-ordinario-anno-mt-21-28-32-1-ottobre-2023/

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 20.1-16) 24 SETTEMBRE 2023

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 20.1-16) 24 SETTEMBRE 2023
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 20.1-16) 24 SETTEMBRE 2023XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 20.1-16) 24 SETTEMBRE 2023

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 20,1-16)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Gesù ci svela quanto la sua logica sia diversa dalla nostra e la superi.
Nella sua vigna c’è spazio per tutti e ogni ora può essere quella giusta. Così come ogni nostra situazione di vita deve essere la vigna che ci è affidata per curarla e metterla in grado di portare molto frutto e questo non per rinchiuderci egoisticamente in un ambito ristretto ma per riconoscerci, a partire dal concreto dell’esistenza, “lanciati sulle frontiere della storia”, per essere cioè veri evangelizzatori e missionari.
Siamo tutti pronti a riconoscerci tra gli operai che hanno accettato l’invito della prima ora, ma quale potrà essere la chiamata che il Signore ci riserva per l’ultima ora, per la sera della nostra vita?
Riconoscersi tra i chiamati alla salvezza deve significare renderci disponibili ad accogliere ogni chiamata, anche la meno gratificante, la più difficile e dolorosa.

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 20.1-16) 24 SETTEMBRE 2023

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 18.21-35) 17 SETTEMBRE 2023

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 18.21-35) 17 SETTEMBRE 2023

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 18.21-35) 17 SETTEMBRE 2023

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 18.21-35) 17 SETTEMBRE 2023

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 18,21-35)

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Pietro immaginava di fare una gran bella figura proponendosi di perdonare fino a sette volte. Mettetevi nei suoi panni: immaginate che qualcuno sparli di voi e, pentito, venga a chiedervi scusa. Ovviamente lo perdonate… ma se subito dopo torna a sparlare di voi che fate? Appunto… Essere disposti a perdonare fino a sette volte è un grande gesto di generosità. Ma Gesù rilancia: occorre perdonare sempre. Come è possibile? La parabola ci aiuta a capire questa esigenza così estrema. Possiamo perdonare sempre perché a noi Dio perdona sempre. Come al servo malvagio della parabola, anche a noi il padrone condona un debito enorme. Perciò cambiati, convertiti, stupiti da tanta generosità, diventiamo capaci di perdonare qualunque torto. Come una fontana che viene riempita dall’acqua di sorgente e, quando è colma, lascia fluire l’acqua nel ruscello, anche noi possiamo perdonare e amare perché perdonati e amati. Se fatichiamo a perdonare qualcuno che ci ha fatto del male, possiamo riflettere di fronte a Dio, chiedendogli di aiutarci a capire la logica del perdono che cambia. Che cambia noi prima degli altri.

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 18.21-35) 17 SETTEMBRE 2023

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 18.15-20) 10 SETTEMBRE 2023

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 18.15-20) 10 SETTEMBRE 2023

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 18.15-20) 10 SETTEMBRE 2023

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 18.15-20) 10 SETTEMBRE 2023

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. 
(Mt 18,15-20)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». Parola del Signore

RIFLESSIONI

In questa pagina del Vangelo di Matteo vengono riferiti alcuni “loghia”, ossia alcune parole o sentenze, così come furono autenticamente pronunciate da Gesù. Esse sono poste all’interno del discorso elaborato da Matteo sul modo di comportarsi dei cristiani in seno alla comunità. Per comprenderlo, questo discorso deve essere collegato alla frase conclusiva della sezione precedente, in cui si afferma: “Dio non vuole che neppure uno di questi piccoli si perda”.
È un monito a chi dirige la comunità, di non escludere nessuno, senza prima aver tentato ogni mezzo per correggerlo dal suo errore o dal suo peccato. Niente, infatti, è più delicato della correzione fraterna. La regola data da Cristo per la vita e la conduzione della comunità è quella di tenere presente la gradualità del procedere. Ognuno deve lasciarsi guidare dalla preoccupazione di salvaguardare, con ogni cura, la dignità della persona del fratello.
Il primato è dato, perciò, alla comunione. Deve essere salvata ad ogni costo, perché la comunione è tale solo se mette in opera ogni tentativo atto a convertire il peccatore.
Se il fratello persiste nell’errore, non sarà il giudizio della comunità in quanto tale a condannarlo, bensì il fatto che lui stesso si autoesclude dall’assemblea dei credenti. Così avviene nella scomunica pronunciata dalla Chiesa; essa non fa altro che constatare una separazione già avvenuta nel cuore e nel comportamento di un cristiano.

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 18.15-20) 10 SETTEMBRE 2023