Hai problemi di Parodontite? Mancanza di denti?
Problemi di mancanza d’osso mascellare?
Niente paura oggi puoi tornare a sorridere, con medici d’eccellenza spendendo il giusto.
INTERVENTO DI IMPLANTOLOGIA DENTALE A CARICO IMMEDIATO DI ENTRAMBE LE ARCATE CON DENTI FISSI IMMEDIATI, CON CIRCOLARI SENZA FINTA GENGIVA – REALIZZATA A MANO E SU MISURA DA NOSTRI ESPERTI ODONTOTECNICI
l’implantologia a carico immediato consente di inserire gli impianti dentali e, nella stessa seduta, fissare la protesi, in molti casi si tratta di una protesi provvisoria.
Con questa tecnica implantare il paziente può lasciare lo studio dentistico con i nuovi denti in bocca o, al massimo, attendere le 24 ore successive per finire il lavoro.
Il carico immediato permette differenti tipi di riabilitazione, può essere utilizzato per un singolo dente, per un ponte dentale oppure per un’intera arcata od entrambe quando la persona richiedente è completamente senza denti, edentulia completa.
Abbiamo pensato di descrivere nei minimi dettagli tutti i singoli passaggi che caratterizzano l’intervento di implantologia per ottenere i denti nella stessa seduta in cui si inseriscono i perni in titanio.
Consigliamo di approfondire l’argomento con i dentisti a cui chiederete il preventivo dei costi.
La condizione necessaria e sufficiente per poter eseguire il posizionamento della protesi sugli impianti nella stessa seduta è la giusta quantità di osso a disposizione dell’implantologo.
Se tale quantità manca è necessario ricrearla con interventi come il rialzo del seno mascellare oppure innesti di materiale osteoinduttivo (che favorisce la formazione di nuovo osso).
Per verificare lo stato dei mascellari, il dentista sottopone il candidato ad un esame volumetrico tridimensionale chiamato Tomografia Computerizzata 3D od anche Dentalscan Cone Beam 3D
Dopo aver somministrato l’anestesia locale, l’intervento inizia subito con l’estrazione degli ultimi elementi dentali presenti nel cavo orale seguita dalla bonifica di tutta la bocca.
E’ necessario eliminare i residui di materiale infetto ad esempio se i denti naturali sono molto cariati oppure affetti da parodontite.
In quest’ultimo caso, il dentista provvede ad asportare anche parti di tessuto molle, gengiva, che potrebbe veicolare nuova infezione alle viti.
Una volta risanata tutta la bocca, è il momento della presa delle impronte dentali con particolare riferimento alle altezze per il calcolo della quantità di gengiva finta e della misura dei denti protesici.
Se i mascellari e le gengive sono in buone condizioni, la flangia finta rosa non è necessaria.
Con le impronte, l’odontotecnico può cominciare subito la costruzione della protesi fissa in modo che sia pronta una volta terminata la fase implantologica vera e propria.
Questo è il momento più importante di tutta la procedura implantologica poiché l’odontoiatra comincia a perforare l’osso con frese via via di misura maggiore fino ad arrivare a quella propria della vite che si deve utilizzare.
Finita la preparazione dell’osso ricevente, inizia l’avvitamento dell’impianto che può essere fatto attraverso un avvitatore motorizzato e collegato ad un misuratore elettronico della forza oppure con uno strumento manuale con tacche chiamato cricchetto o torque.
Indipendentemente dalla modalità di inserimento scelta, il successo del carico immediato si realizza solo se il dentista può avvitare l’impianto con una forza pari o superiore a 35 Nm (Newton metri) a volte si utilizza la sigla Ncm (Newton per centimetro).
Sotto tale misura gli impianti non avrebbero la stabilità necessaria per supportare la protesi durante la masticazione e tutta la riabilitazione implanto-protesica fallirebbe.
L’alternativa è quella di adottare fin da subito il carico differito.
Una volta che gli impianti sono in sede, il medico e l’odontotecnico prendono nuovamente le impronte per trasferire sulla protesi la posizione degli impianti e creare i fori in cui andranno inserite le viti di fissaggio della protesi.
Tutto è pronto, il paziente può finalmente ricevere i nuovi denti che saranno avvitata agli impianti immediatamente.
L’ultimo step è quello di controllare il bilanciamento dell’occlusione.
Con una strisciolina di carta colorata tra le due arcate, il medico chiede di aprire e chiudere la bocca.
Se ci sono punti di precontatto, essi si colorano ed il dentista può smussarli con il trapano a turbina.
I tempi di realizzazione dei lavori sono estremamente ridotti. Si ottengono i denti subito od entro, al massimo 24, 48 ore;
riduzione dello stress operatorio e post operatorio per la persona che affronta l’intervento che esce dallo studio del dentista con i nuovi denti già in bocca e perfettamente funzionanti;
Il paziente non è costretto a lunghi periodi di disagio sociale e funzionale a causa della mancanza degli elementi dentali;
inserire gli impianti e posizionare la protesi in un’unica volta, permette la riduzione dei costi poiché si concentra tutto il lavoro in una sola seduta oltre a quelle successive di controllo.
Questo implica meno appuntamenti, meno anestesia, meno assistenza da parte dell’odontoiatra (assistenti), meno esami radiologici per verificare il grado di osteointegrazione ed il tutto determina una diminuzione del prezzo per il paziente.
Nessuna attesa per i tempi di osteointegrazione in cui è necessario portare una protesi mobile totale (dentiera) per poter mangiare e parlare correttamente sentendosi a disagio.
Nei primi 20 giorni l’implantologo prescrive l’utilizzo di un collutorio alla clorexidina allo 0,2% da utilizzare almeno una volta al giorno per risciacqui dopo aver pulito i denti.
Lo scopo della clorexidina è quello di disinfettare le ferite delle gengive e di abbattere la percentuale di batteri che potrebbero dar luogo ad infezione.
Spazzolare la protesi caricata immediatamente come si faceva con i denti naturali quindi con uno spazzolino a setole medie o morbide e dentifricio.
L’acquisto di un idropulsore è vivamente consigliato specialmente poiché gli ultimi modelli hanno un’ottima pressione e capacità di rimuovere i resti di cibo rimasti tra la le gengive e il manufatto protesico.
Per le prime 3 settimane è consigliato non far uso di filo interdentale e scovolino poiché si corre il rischio di strappare i punti di sutura
Subito dopo l’intervento è bene scegliere un’alimentazione che prediliga cibi morbidi;
Ogni 3 mesi è necessario recarsi presso la clinica odontoiatrica per effettuare il controllo e, se necessaria, anche la pulizia della protesi fissa. Successivamente, la frequenza delle visite può essere portata a 2 volte all’anno.
Il ponte circolare su impianti o full arch è una protesi dentale fissa costituita da 12 o 14 denti protesici per arcata uniti insieme (solidarizzati) e connessi ad impianti dentali oppure ai denti naturali ridotti a monconi
Quando una persona, per differenti ragioni, è affetto da edentulia completa (circa il 12,5% della popolazione oltre i 65 anni di età) oppure ha in bocca qualche dente residuo mal ridotto che deve essere estratto, la soluzione per ripristinare la funzione masticatoria, fonetica ed estetica è quella di costruire un ponte che sostituisca tutti gli elementi dentali.
L’odontoiatria protesica moderna offre un ampio ventaglio di scelta per quanto attiene ai materiali per la costruzione di un ponte circolare completo. I limiti sono dati solo dalle possibilità economiche del paziente (i costi).
Fino a pochi anni fa, le corone del ponte circolare su impianti erano costituite da ceramica per la parte esterna, visibile e da una struttura interna in metallo che conferiva solidità e robustezza.
Con l’andare del tempo, alcuni studi avrebbero messo in luce il fatto che tale metallo fosse nocivo per la salute dei pazienti; altri studi, invece, avrebbero smentito i primi e comunque tale diatriba non è stata ancora risolta totalmente.
Se dal punto di vista economico il ponte circolare in metallo ceramica risulta a portata delle tasche di più persone, dal punto di vista estetico esso non ha quella resa che ci si aspetterebbe dalla ceramica proprio per la presenza del metallo sottostante che ne impedisce la translucenza.
I nuovi ponti circolari sono proposti con materiali di prim’ordine come ossido di zirconio (zirconia) e ceramica o addirittura, interamente in ossido di zirconio completamente realizzati adottando la tecnica computerizzata CAD/CAM dentale.
La zirconia è un metallo bianco in grado di conferire al ponte circolare su impianti incredibile resistenza biomeccanica, maggiore biocompatibilità ed impareggiabile estetica. Purtroppo i prezzi del ponte circolare in zirconia su impianti dentali non è proprio alla portata di tutti anche se è doveroso ammettere le relative caratteristiche e la complessità di lavorazione ne giustificano ampiamente i costi.
Meno costoso della porcellana integrale ma altrettanto resistente. La sua particolarità è che ha una singolare reazione alla luce artificiale come riflettori e luci utilizzate durante gli spettacoli quindi è molto gettonato dagli artisti del piccolo e grande schermo.
Finora abbiamo parlato della parte visibile del ponte circolare su impianti, è giunta l’ora di vedere insieme come esso viene stabilizzato in bocca al paziente.
Partendo dal presupposto che il paziente arrivi in studio dal dentista completamente senza denti o con qualche elemento dentale da estrarre, la base su cui la protesi sarò fissata è costituita da impianti dentali in titanio osteointegrati.
Il ponte circolare su impianti potrà essere cementato oppure avvitato agli impianti che lo sorreggono e supportano.
Se il paziente possiede i seguenti requisiti minimi:
allora il dentista può pensare anche alla tecnica che consente il carico immediato.
In caso contrario, in assenza di osso sufficiente, le soluzioni prospettabili riguardano l’innesto di osso, il rialzo del seno mascellare oppure passare direttamente all’implantologia a carico differito, in cui gli impianti vengono inseriti e lasciati sommersi sotto la gengiva per il tempo necessario alla loro completa osteointegrazione. Solo in un momento successivo, l’implantologo procederà a scoprire gli impianti già saldi ed a caricarli collocando il ponte circolare fisso.
Prima di scrivere i prezzi medi che abbiamo trovato su Internet e chiedendo preventivi a differenti dentisti, alcune premesse sono d’obbligo:
detto ciò passiamo ai prezzi:
I prezzi medi del ponte circolare su impianti vanno da 8000 fino a 18000 Euro per ogni arcata e la differenza è ben giustificabile se pensiamo al numero degli impianti che in alcuni casi è di 12 (due arcate) in altri 20 sempre per entrambe le arcate.
Il ponte circolare su impianti rappresenta la scelta principale per tutti coloro che desiderano ottenere dalla protesizzazione un elevato risultato estetico senza che l’ingombro della flangia finta modifichi la sensazione di avere ancora i denti naturali. Infatti, la prima differenza tra protesi fissa su impianti e ponte circolare completo sta proprio nel tipo di presidio, molti pazienti, vedendo per la prima volta, una protesi fissa, l’hanno subito paragonata ad una dentiera.
Con il termine protesi fissa si intende la protesi che non può essere rimossa dal paziente poiché cementata o avvitata ad elementi pilastro, si tratta dei denti naturali del paziente quando ancora in buono stato oppure impianti dentali osteointegrati.
La protesi fissa è chiamata di “ricostruzione” quando ha il compito di ricostruire la parte del dente asportato dal dentista durante le cure ed allo stesso tempo di proteggere la parte restante.
E’ detta di sostituzione, invece, quella protesi fissa che va a sostituire parte o tutti i denti mancanti che sono caduti naturalmente oppure sono stati estratti poiché ridotti in pessime condizioni e non più utilizzabili.
L’intarsio dentale è la protesi fissa più piccola che esiste poiché è destinato alla ricostruzione di una parte della corona del dente che è stata danneggiata dalla carie che ne ha corroso buona parte dello smalto oppure da una frattura a causa di un trauma (incidente stradale o sportivo).
In altre parole, quando il dentista decide che un’otturazione dentale non garantisce l’estetica, la tenuta e la giusta resistenza ma non si vuole arrivare alla capsula, allora l’intarsio è la protesi fissa ideale.
I materiali di costruzione prevedono sia la ceramica che lo zirconio (in alcuni casi anche il disilicato di litio). L’intarsio, a differenza dell’otturazione che è realizzata direttamente nella bocca del paziente, è costruito in laboratorio sulla base di un’impronta dentale ad alta precisione e cementato sul dente.
In alternativa è possibile procedere alla presa delle impronte con una lampada intraorale pere poi passare alla fabbricazione dell’intarsio attraverso la tecnologia CAD/CAM computerizzata.
La capsula dentale è una protesi fissa che serve per ricreare completamente la corona del dente ovvero la parte visibile, quella che vediamo durante il sorriso e che utilizziamo per masticare.
La capsula è posizionata sul dente naturale dopo che questo è stato curato a causa di carie profonda o pulpite e, all’occorrenza, è stata praticata anche la relativa devitalizzazione.
Per fare spazio alla capsula dentale, il dentista è costretto a monconizzare il dente o la parte che ne rimane ovvero a rendere la parte superiore del dente più piccola. In questo caso si dice che il dente è stato incapsulato.
In base alle cure apportate e quindi ai tempi di guarigione, l’odontoiatra potrebbe optare per una protesi fissa provvisoria o capsula provvisoria in attesa di quella definitiva.
Questo tipo di protesi fisso mono-dente (per un solo dente) è realizzata utilizzando differenti tipi di materiali. La scelta dell’uno o dell’altro è dettata dai risultati che si desiderano ottenere e dai costi che il paziente è in grado di affrontare.
L’odontoiatria protesica oggi offre i seguenti tipi di protesi fissa per un solo dente:
La corona in resina acrilica o composito è la protesi fissa che normalmente viene utilizzata come presidio provvisorio, in attesa della guarigione dei tessuti ed è anche la più economica.
Il metallo o, meglio, la lega di metallo costituisce la struttura interna della capsula, quella a contatto con il dente ridotto a moncone o con il perno-moncone. La ceramica, invece, è utilizzata per la parte esterna ed estetica della protesi fissa.
Una delle caratteristiche che contraddistingue la corona in metallo ceramica è la particolare resistenza durante la masticazione. Nel panorama delle protesi fisse per un solo dente è quella che fino ad oggi è stata più largamente utilizzata dai dentisti di tutto il mondo.
La corona in ceramica integrale è la protesi fissa singola che vanta l’estetica migliore poiché, data la mancanza del metallo sottostante, si lascia attraversare dalla luce proprio come i denti naturali.
E’ particolarmente adatta a sostituire o ricoprire i denti anteriori mentre per quelli posteriori è preferibile un materiale più resistente che possa resistere alle forze espresse durante la masticazione.
La zirconia o ossido di zirconio, negli ultimi tempi, è diventato il materiale di riferimento per restauri protesici molto resistenti e con un’estetica inarrivabile utilizzando altri materiali.
In combinazione con la tecnologia CAD/CAM, è possibile ricavare la protesi fissa attraverso la fresatura computerizzata di un blocchetto di ossido di zirconio ottenendo un dispositivo odontoiatrico di estrema precisione, leggerezza e biocompatibilità.
La corona in zirconia e ceramica unisce in se la resistenza dell’ossido di zirconio sintetizzato e la resa estetica della ceramica.
L’odontoiatria estetica ricomprende le faccette dentali o veneers nella categoria delle protesi fisse poiché anch’esse, una volta cementate non possono essere rimosse dal paziente.
Le faccette dentali sono dei sottilissimi gusci di ceramica o zirconio che vengono applicate sopra ai denti naturali che, in alcuni casi devono essere limati per far posto allo spazio occupato dalle faccette ed in altri casi no.
Con questo tipo di protesi fissa è possibile risolvere differenti problemi estetici del paziente: eccessivo spazio tra i denti incisivi (diastema), cambiare colore agli elementi dentali, allungare i denti, coprire una pigmentazione indelebile etc.
Il ponte dentale parziale è la protesi fissa che serve per sostituire uno o più denti adiacenti (solitamente fino a 4 o 5).
Il numero di capsule dentarie necessarie ed unite tra loro dipende dal numero di denti naturali che si desidera rimpiazzare.
Il ponte parziale può essere agganciato:
In questo caso le corone dei denti naturali del paziente che serviranno da pilastro devono essere ridotte a moncone ed incapsulate quindi, se gli elementi dentali sono sani, procedere alla monconizzazione risulta un vero delitto mentre, se non lo sono, è l’occasione buona per curarli e renderli utili al supporto del ponte.
Se non si vogliono toccare i denti naturali e sani, l’unica alternativa è l’inserimento di impianti dentali in titanio che, una volta osteointegrati, saranno connessi al ponte e lo manterranno in posizione.
Quando è necessario porre rimedio alla mancanza di un singolo dente o più denti adiacenti, una delle soluzioni proposte dall’odontoiatria è la protesi fissa detta ponte Maryland Bridge.
Essa consiste in una protesi fissa parziale il cui numero di capsule è uguale al numero di elementi dentali da sostituire e l’ancoraggio in bocca è assicurato da alette laterali in metallo, ceramica o composito che aderiscono, attraverso uno speciale adesivo, allo smalto dei denti naturali che fanno da pilastri.
In alcuni casi la superficie linguale dei denti naturali che supportano il ponte Maryland Bridge, deve essere preventivamente limata per far spazio alle alette mentre in altri casi basta l’adesivo.
Utilizzata per sostituire tutti i denti, spesso sia dell’arcata superiore che quella inferiore, è costituita da una parte in resina acrilica rosa che simula la gengiva e rappresenta la base su cui vengono montati i denti protesici.
La gengiva finta è utilizzata per colmare lo spazio lasciato libero dal riassorbimento osseo e da eventuale recessione gengivale altrimenti il dentista sarebbe costretto ad utilizzare denti molto lunghi ed antiestetici.
La ritenzione è garantita da impianti dentali in titanio (od anche in ceramica o in zirconio) osteointegrati.
Le tecniche per utilizzate per arrivare a realizzare una protesi fissa su impianti dentali sono molteplici: si va dal classico intervento di chirurgia orale a due fasi, all’implantologia a carico immediato ove l’implantologo, attraverso le opportune indagini radiografiche (panoramica o TC 3D DENTALSCAN), sia certo della presenza delle condizioni necessarie e sufficienti per il successo degli impianti.
Per coloro che si presentano già completamente edentuli (senza denti) è anche possibile porre in essere la tecnica transmucosa.
La caratteristica principale della protesi fissa su impianti dentali sta nel fatto che la protesi è estremamente fissa in bocca quindi non ha spostamenti o basculamenti durante la masticazione o la fonazione come invece accade con la protesi mobile o dentiera.
Il ponte circolare completo è una protesi fissa molto simile a quella descritta nel paragrafo precedente ma non ha la gengiva finta quindi il paziente ed i suoi interlocutori avranno la netta sensazione che i denti protesici fuoriescano dalle gengive naturali.
A differenza della protesi fissa con flangia, il ponte circolare completo su impianti è più facile da tenere pulito poiché presenta meno punti difficile da raggiungere durante l’igiene orale quotidiana.
Quando il paziente si presenta in studio con ancora qualche dente in bocca, il dentista, previa anamnesi, può decidere che gli elementi dentali residui siano sufficienti a svolgere il lavoro che, altrimenti, andrebbe fatto dagli impianti dentali.
In questo caso quindi si procede con la cura delle radici ancora in buono stato ed all’estrazione dei denti che non possono essere di alcun aiuto.
Il passo successivo è quello di ridurre a moncone i denti curati e prepararli, con eventuale utilizzo di perni moncone, a fare da pilastri per il sostegno e la ritenzione della protesi che in questo caso si chiama appunto protesi fissa su denti naturali.
La protesi fissa temporanea è un dispositivo odontoiatrico molto importante sia per il paziente che per il dentista poiché permette all’uno di non rimanere senza denti durante il periodo di cura ed all’altro di rispettare i dovuti tempi biologici necessari ai tessuti molli e duri per guarire.
La protesi fissa temporanea può essere parziale quando supplisce temporaneamente alla mancanza di uno o più denti adiacenti (capsula dentale o ponte parziale), oppure totale quando a mancare sono tutti i denti di un’intera arcata (ponte circolare completo oppure protesi fissa su impianti Toronto Bridge).
Ogni protesi fissa, pur essendo progettata e realizzata sulla base delle personali caratteristiche del paziente, deve essere costruita, dall’odontotecnico, con caratteristiche ben precise che accomuna tutte le protesi e che riassumiamo di seguito:
se la protesi fissa è costituita da un intarsio o da una capsula, queste devono adattarsi, per forma e colore, ai denti già presenti nella bocca del paziente.
E’ molto importante che la protesi sia perfettamente adattata poiché, in caso contrario, può diventare la causa di infiammazione gengivale, gengivite e ristagno di particelle di cibo favorendo l’accumulo della placca batterica, carie e tartaro.
Deve essere ricercato e raggiunto per distribuire uniformemente le forze espresse durante la masticazione
L’allineamento verticale della protesi fissa con gli omologhi naturali oppure tra le due arcate protesizzate, elimina il problema del “precontatto occlusale” che concentra lo stress masticatorio in punti ben precisi nei quali si formano vesciche e decubiti.
Tra un dente e l’altro deve esserci il giusto spazio, ne di più ne di meno, altrimenti la papilla interdentale non avrebbe la giusta collocazione e si rischierebbero anche pericolosi ristagni di cibo.
Se la curvatura (assiale) della singola capsula o dei denti di una protesi fissa su impianti è poco accentuata il cibo urterà frequentemente la gengiva, provocando arrossamenti ed infiammazioni. Se invece la curvatura assiale è molto accentuata avremo ristagni di cibo, accumulo di placca e formazione di carie e tartaro.
L’igiene orale e la pulizia dei denti deve essere sempre eseguita anche quando una persona non ha più in bocca i propri denti che sono stati sostituiti da una protesi dentale fissa anzi, soprattutto quando si ha in bocca una protesi.
Se il dispositivo protesico è parziale (supplisce alla mancanza di uno o più denti vicini), si consiglia la pulizia con uno spazzolino come normalmente si fa con i denti naturali per rimuovere residui di cibo che possono rimanere incastrati a livello interdentale (tra il dente vero e quello finto); oltre a ciò, è doveroso dotarsi ed utilizzare lo scovolino per andare a ripulire anche quei punti che sono difficilmente raggiungibili con lo spazzolino da denti.
Le la protesi dentale fissa è totale, come un ponte circolare completo od una protesi fissa su impianti dentali, l’igiene diventa ancora più importante poiché trascurandolo è possibile causare problemi agli impianti dentali.
Se non si rimuovono i batteri a mezzo scovolino o filo interdentale, questi possono provocare la perimplantite che è una delle cause del fallimento degli impianti.
I controlli periodici dal dentista servono per la corretta manutenzione della protesi fissa poiché essa deve essere costantemente monitorata a scopo preventivo.
Per la protesi fissa Toronto Bridge, i controlli periodici, ogni 3 mesi, sono anche l’occasione per svitare la protesi e procedere alla sua pulizia poiché, come sappiamo, la flangia rosa che simula la gengiva limita enormemente le manovre atte all’eliminazione di tutti i detriti di cibo.
Durante i controlli, il dentista è in grado di accertare se è ora di effettuare la ribasatura della protesi oppure se questa risulta ancora idonea a svolgere in maniera ottimale il suo lavoro.
La scelta della protesi fissa è un momento molto importante nella al vita di una persona poiché tale scelta va ad influenzare notevolmente la quotidianità del paziente, sia dal punto di vista estetico che da quello funzionale.
Gli impianti dentali sono delle viti in titanio utilizzate per sostituire le radici dei denti mancanti.
Le viti hanno una forma conica o cilindrica con lunghezza e diametro variabili in base alle necessità.
Il dentista può inserire gli impianti sia nella mascella sia nella mandibola.
Lo scopo del loro utilizzo è quello di sostenere una singola capsula, un ponte di 3 o 4 elementi oppure un’intera arcata quando mancano tutti i denti (edentulia completa).
Altro beneficio attribuibile alle riabilitazioni implanto-protesiche è che, rallentando il riassorbimento del tessuto osseo, prevengono l’invecchiamento prematuro e contribuiscono a mantenere i tratti del viso.
Riabilitando la corretta masticazione, i muscoli facciali tornano tonici a tutto vantaggio della pelle che risulta più tesa, fresca e giovane.
Dal punto di vista pratico è bene affidarsi ad un implantologo specializzato cioè un laureato in odontoiatria che abbia anche frequentato con profitto la scuola di specializzazione in implantologia
La risposta a questa domanda è strettamente legata al caso specifico che il dentista si trova ad affrontare.
Solo dopo un’attenta diagnosi il medico può prospettare al paziente diverse soluzioni implantologiche per la sostituzione dei denti mancanti.
Di seguito riportiamo i casi più frequenti in cui è possibile utilizzare impianti dentali in titanio in sostituzione dei denti persi prematuramente:
DETTAGLI: UN IMPIANTO PER UN DENTE >>
In mancanza di un solo dente le soluzioni sono principalmente due: un ponte dentale in cui gli elementi dentali contigui sorreggono quello mancante
I denti sani che fanno da pilastro devono essere preparati (limati e ridotti a monconi) ed è un vero peccato.
La seconda soluzione prevede l’inserimento di un solo impianto dentale sormontato da un moncone o abutment a cui il dentista fissa la capsula o corona protesica personalizzata.
DETTAGLI: PONTE DENTALE SU IMPIANTI >>
Per sostituire 3 o 4 denti adiacenti si usa il ponte sorretto da impianti dentali che svolgono il compito di pilastri di sostegno.
E’ possibile aggiungere uno o più impianti nel mezzo per irrobustire la struttura che deve resistere alle forze esercitate durante la masticazione.
DETTAGLI: PONTE CIRCOLARE COMPLETO SU IMPIANTI >>
In presenza di pochi denti mal ridotti oppure in totale assenza di elementi dentali, l’implantologia prevede la riabilitazione di tutta la bocca.
La soluzione più comune è il ponte circolare completo su 4, 6 o 8 viti (raramente si arriva a 10).
Il numero di impianti dentali necessari non è quasi mai in rapporto di 1:1, un dente un impianto.
Una sola vite ha la capacità di supportare più di un elemento dentale finto.
Se le gengive del ricevente sono ancora in buono stato, il ponte completo non ha la classica gengiva rosa (detta flangia).
I nuovi denti protesici escono direttamente dalle gengive del paziente senza la necessità di ricoprirle.
DETTAGLI: PROTESI FISSA SU IMPIANTI >>
In caso di edentulia totale (mancanza di tutti i denti) ed in presenza di importante recessione gengivale ed ossea, la soluzione è la protesi fissa con flangia Toronto Bridge.
Bastano 4 o 6 impianti dentali per ogni arcata.
La flangia ha lo scopo di nascondere gli impianti e permette di utilizzare denti della giusta misura.
Mancando tessuto osseo, lo spazio vuoto risultante viene colmato dalla gengiva finta.
Se così non fosse, il dentista sarebbe costretto ad utilizzare denti più lunghi con grave compromissione estetica.
DETTAGLI: PROTESI OVERDENTURE SU MINI IMPIANTI >>
La vecchia dentiera, quella che i nostri nonni mettevano nel bicchiere sul comodino prima di andare a dormire, è ormai in disuso.
La protesi mobile, infatti, comporta notevoli problemi di masticazione ma anche di fonetica.
La mancanza di denti è la causa principale del riassorbimento dei mascellari che, assottigliandosi, provocano la profonda modificazione dei tratti del viso.
Una persona senza denti appare più vecchia di quella che è in realtà.
Oggi si preferisce fissare la dentiera con impianti dentali creati appositamente che lasciano al portatore la possibilità di rimuoverla per l’igiene quotidiana.
In questo caso si parla di overdenture su mini impianti dentali con barra o con testa sferica e di protesi totale removibile o semifissa.
Com’è fatto un singolo impianto dentale ?
In base all’immagine pubblicata sopra, distinguiamo 4 parti fondamentali:
L’impianto dentale vero e proprio, detto anche fixture o vite, è la parte che il dentista inserisce all’interno dei mascellari ed ha forma cilindrica o conica del tutto simile alla radice di un dente naturale.
La superficie della vite non è liscia bensì caratterizzata da elementi che migliorano la ritenzione della fixture stessa.
Tali elementi variano da produttore a produttore ma, in generale, possiamo trovare caratteristiche comuni.
La filettatura e le scanalature offrono maggiore superficie di contatto al nuovo tessuto osseo che va ad imprigionare l’impianto rendendolo ben saldo nell’alveolo.
Alcuni trattamenti come: anodizzazione, mordenzatura con acidi e sabbiatura, rendono rugosa o porosa la superficie implantare.
L’irregolarità della superficie implantare è osteoinduttiva poiché favorisce e velocizza il processo di osteointegrazione a tutto vantaggio del paziente che vede diminuire i tempi di guarigione.
L’abutment o moncone è chiamato componente trasmucoso poiché attraversa le gengive ed ha lo scopo di permettere la connessione con la corona singola, con il ponte oppure con la protesi completa.
Esistono abutment angolati a 45°, dritti, in ceramica, in zirconio ma i più utilizzati sono costruiti con il titanio.
Solitamente l’abutment è un componente a se, ma in alcuni casi può essere parte integrante dell’impianto e forma, con questo, un corpo unico.
La piccola vite di giuntura tra impianto ed abutment serve solo nel caso in cui quest’ultimo non faccia parte integrante dell’impianto.
Notiamo la mancanza della vite di connessione nei presidi in ceramica ed anche nei mini-impianti.
La protesi dentale non fa parte dell’impianto ma abbiamo voluto ugualmente inserirla in questa breve descrizione poiché completa il lavoro del dentista.
In base alla riabilitazione da eseguire, l’implantologo può connettere all’abutment, fissato sull’impianto dentale:
Tecnicamente l’impianto dentale dura tutta la vita nel senso che è difficilissimo che si verifichi un cedimento od una rottura.
In virtù della bassissima percentuale di rotture molte case produttrici possono permettersi di dare la garanzia a vita dei loro prodotti.
Bisogna, però, fare attenzione e capire bene cosa si intende per garanzia.
Alcuni produttori garantiscono l’integrità dell’impianto e non il fatto che esso rimanga saldamente ancorato al vostro osso per tutta la vita (dall’inserimento in avanti).
Esistono troppi fattori che influiscono sulla durata degli impianti dentali affinché si possa avere una garanzia a vita circa la buona riuscita dell’operazione nel lungo periodo (oltre 10 anni).
Statisticamente, un impianto dentale può durare anche 20 anni a patto di mantenere l’igiene dentale quotidiana, presentarsi alle visite di controllo ed effettuare la pulizia semestrale.
In base ai listini pubblicati in rete da molti dentisti, abbiamo cercato di fare una media plausibile andando a ricercare anche le motivazioni di tali prezzi.
Diciamo subito che le nostre ricerche evidenziano una spesa minima di 450 Euro fino ad arrivare a 1350 Euro per ogni vite in titanio.
I prezzi indicati comprendono, di norma, il costo del solo impianto e non il lavoro finito compreso di materiali accessori ed indispensabili.
Alla prima domanda rispondiamo che non sempre (quasi mai) nei listini è compreso il costo del moncone dell’impianto dentale e la corona o protesi in caso di arcata completa o parziale.
La differenza di prezzo sta nel fatto che alcune case produttrici investono molto denaro nella ricerca e nei test, soprattutto quelli commissionati a ditte terze che ne certificano i risultati.
Anche il marketing per promuovere un nuovo prodotto fa aumentare il costo degli impianti dentali su cui è spalmato il ricarico per rientrare dalle spese effettuate.
Quali sono i principali materiali utilizzati oggi in implantologia ?
Il materiale in assoluto più utilizzato dai produttori di tutto il mondo è il titanio nella forma (CP4).
L’introduzione di questo metallo si deve alla scuola italiana di implantologia (Prof. Tramonte).
Il titanio è altamente biocompatibile con i tessuti con cui entra in contatto quindi non provoca allergie.
Un’altra caratteristica di questo metallo è la resistenza alle sollecitazioni bio-meccaniche (masticazione).
Da ultimo, ma non per importanza, il titanio favorisce l’osteointegrazione che è il processo di formazione di nuovo tessuto osseo, creato da cellule chiamate osteoblasti.
Il nuovo tessuto duro si posiziona attorno alla superficie dell’impianto per renderlo ben saldo, stabile e formare un tutt’uno con la mascella o la mandibola.
Dopo circa un mese dall’inserimento, è quasi impossibile estrarre la vite; questo a dimostrazione del fatto che le cellule che creanol nuovo tessuto lavorano correttamente.
Per velocizzare l’osteointegrazione e per aumentare il grado di ritenzione, la superficie delle viti non è più liscia come una volta bensì porosa (si parla di microporosità).
Lo zirconio sembra essere una valida alternativa per la costruzione degli impianti dentali ma è ancora in fase di sperimentazione.
Finora non esiste una casistica di studio sufficientemente ampia ed approfondita da far ritenere lo zirconio migliore del titanio.
Le caratteristiche dello zirconio sono la maggiore biocompatibilità e la capacità di ritenere meno placca batterica.
Alcuni dentisti lo trovano più estetico poiché è un metallo bianco.
Bisogna però precisare che il colore dell’impianto non è una limitazione all’estetica poiché la vite deve essere inserita all’interno dell’osso e quindi risulta invisibile dall’esterno.
Da qualche anno sono apparsi sul mercato anche gli impianti in ceramica compresi di abutment (monconi).
Le caratteristiche della ceramica sono simili a quelle dello zirconio ma, a differenza di quest’ultimo, il grado di resistenza alle sollecitazioni meccaniche è minore.
Il rischio di rotture, quindi, è elevato soprattutto quando il dentista deve lavorare il moncone in ceramica per adattarlo alle esigenze del paziente in cura.
Prima del 1989, l’inserimento delle viti implantari era consentito, per legge, a tutti coloro che avevano conseguito la laurea in medicina e l’abilitazione alla professione medica.
Da quella data in poi, solo gli odontoiatri possono svolgere la professione di dentisti ovvero professionisti che hanno conseguito la laureati in odontoiatria e protesi dentaria.
La comunicazione a due sensi tra il dentista ed il paziente deve essere la più esplicativa e semplice possibile in modo tale che l’uno possa rendersi conto a cosa sta andando in contro in termini di disagio, vantaggi e spesa economica mentre il medico può comprendere quali siano le effettive esigenze del paziente. – Implantologia Bologna
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Con questa tecnica implantare il paziente può lasciare lo studio dentistico con i nuovi denti in bocca o, al massimo, attendere le 24 ore successive per finire il lavoro.
Il carico immediato permette differenti tipi di riabilitazione, può essere utilizzato per un singolo dente, per un ponte dentale oppure per un’intera arcata od entrambe quando la persona richiedente è completamente senza denti, edentulia completa.
Abbiamo pensato di descrivere nei minimi dettagli tutti i singoli passaggi che caratterizzano l’intervento di implantologia per ottenere i denti nella stessa seduta in cui si inseriscono i perni in titanio.
Consigliamo di approfondire l’argomento con i dentisti a cui chiederete il preventivo dei costi.
La condizione necessaria e sufficiente per poter eseguire il posizionamento della protesi sugli impianti nella stessa seduta è la giusta quantità di osso a disposizione dell’implantologo.
Se tale quantità manca è necessario ricrearla con interventi come il rialzo del seno mascellare oppure innesti di materiale osteoinduttivo (che favorisce la formazione di nuovo osso).
Per verificare lo stato dei mascellari, il dentista sottopone il candidato ad un esame volumetrico tridimensionale chiamato Tomografia Computerizzata 3D od anche Dentalscan Cone Beam 3D
Dopo aver somministrato l’anestesia locale, l’intervento inizia subito con l’estrazione degli ultimi elementi dentali presenti nel cavo orale seguita dalla bonifica di tutta la bocca.
E’ necessario eliminare i residui di materiale infetto ad esempio se i denti naturali sono molto cariati oppure affetti da parodontite.
In quest’ultimo caso, il dentista provvede ad asportare anche parti di tessuto molle, gengiva, che potrebbe veicolare nuova infezione alle viti.
Una volta risanata tutta la bocca, è il momento della presa delle impronte dentali con particolare riferimento alle altezze per il calcolo della quantità di gengiva finta e della misura dei denti protesici.
Se i mascellari e le gengive sono in buone condizioni, la flangia finta rosa non è necessaria.
Con le impronte, l’odontotecnico può cominciare subito la costruzione della protesi fissa in modo che sia pronta una volta terminata la fase implantologica vera e propria.
Questo è il momento più importante di tutta la procedura implantologica poiché l’odontoiatra comincia a perforare l’osso con frese via via di misura maggiore fino ad arrivare a quella propria della vite che si deve utilizzare.
Finita la preparazione dell’osso ricevente, inizia l’avvitamento dell’impianto che può essere fatto attraverso un avvitatore motorizzato e collegato ad un misuratore elettronico della forza oppure con uno strumento manuale con tacche chiamato cricchetto o torque.
Indipendentemente dalla modalità di inserimento scelta, il successo del carico immediato si realizza solo se il dentista può avvitare l’impianto con una forza pari o superiore a 35 Nm (Newton metri) a volte si utilizza la sigla Ncm (Newton per centimetro).
Sotto tale misura gli impianti non avrebbero la stabilità necessaria per supportare la protesi durante la masticazione e tutta la riabilitazione implanto-protesica fallirebbe.
L’alternativa è quella di adottare fin da subito il carico differito.
Una volta che gli impianti sono in sede, il medico e l’odontotecnico prendono nuovamente le impronte per trasferire sulla protesi la posizione degli impianti e creare i fori in cui andranno inserite le viti di fissaggio della protesi.
Tutto è pronto, il paziente può finalmente ricevere i nuovi denti che saranno avvitata agli impianti immediatamente.
L’ultimo step è quello di controllare il bilanciamento dell’occlusione.
Con una strisciolina di carta colorata tra le due arcate, il medico chiede di aprire e chiudere la bocca.
Se ci sono punti di precontatto, essi si colorano ed il dentista può smussarli con il trapano a turbina.
I tempi di realizzazione dei lavori sono estremamente ridotti. Si ottengono i denti subito od entro, al massimo 24, 48 ore;
riduzione dello stress operatorio e post operatorio per la persona che affronta l’intervento che esce dallo studio del dentista con i nuovi denti già in bocca e perfettamente funzionanti;
Il paziente non è costretto a lunghi periodi di disagio sociale e funzionale a causa della mancanza degli elementi dentali;
inserire gli impianti e posizionare la protesi in un’unica volta, permette la riduzione dei costi poiché si concentra tutto il lavoro in una sola seduta oltre a quelle successive di controllo.
Questo implica meno appuntamenti, meno anestesia, meno assistenza da parte dell’odontoiatra (assistenti), meno esami radiologici per verificare il grado di osteointegrazione ed il tutto determina una diminuzione del prezzo per il paziente.
Nessuna attesa per i tempi di osteointegrazione in cui è necessario portare una protesi mobile totale (dentiera) per poter mangiare e parlare correttamente sentendosi a disagio.
Nei primi 20 giorni l’implantologo prescrive l’utilizzo di un collutorio alla clorexidina allo 0,2% da utilizzare almeno una volta al giorno per risciacqui dopo aver pulito i denti.
Lo scopo della clorexidina è quello di disinfettare le ferite delle gengive e di abbattere la percentuale di batteri che potrebbero dar luogo ad infezione.
Spazzolare la protesi caricata immediatamente come si faceva con i denti naturali quindi con uno spazzolino a setole medie o morbide e dentifricio.
L’acquisto di un idropulsore è vivamente consigliato specialmente poiché gli ultimi modelli hanno un’ottima pressione e capacità di rimuovere i resti di cibo rimasti tra la le gengive e il manufatto protesico.
Per le prime 3 settimane è consigliato non far uso di filo interdentale e scovolino poiché si corre il rischio di strappare i punti di sutura
Subito dopo l’intervento è bene scegliere un’alimentazione che prediliga cibi morbidi;
Ogni 3 mesi è necessario recarsi presso la clinica odontoiatrica per effettuare il controllo e, se necessaria, anche la pulizia della protesi fissa. Successivamente, la frequenza delle visite può essere portata a 2 volte all’anno.
Le viti in titanio possono essere inserite immediatamente dopo l’estrazione dei denti naturali o parti di essi.
Si tratta di impianti post-estrazione progettati appositamente per essere inseriti subito dopo l’estrazione del dente. La superficie porosa di tali perni favorisce l’integrazione con l’osso.
Gli impianti post-estrazione garantiscono, da subito, la stabilità necessaria per contrastare i carichi masticatori.
Fino a qualche anno fa, alcune malattie sistemiche come il diabete e l’osteoporosi erano viste come delle serie controindicazioni all’implantologia soprattutto a causa dei medicinali assunti per tenerle sotto controllo. Pensiamo, ad esempio, a chi è in cura con corticoidi e bifosfonati.
Oggi anche chi soffre di tali patologie ha la possibilità di ottenere i nuovi denti subito, è necessario affrontare l’argomento con il dentista scelto per trovare la giusta strada ed arrivare all’esito desiderato.
Il candidato ideale è la persona in buona salute, con un quantità di osso mandibolare o mascellare sufficiente a garantire la stabilità immediata dell’impianto (si parla di 35 o 40 Nm – Newton Metri), non fumatore, non affetto da patologie che abbassano le difese del nostro corpo (HIV), non in cura con radiofrequenza.
Fondamentalmente ci sono poche caratteristiche che il clinico deve confermare per poter procedere ovvero:
Gli impianti dentali sottoperiostei (Sub-Periostal) entrano di diritto in un ipotetico libro sulla storia dell’implantologia, insieme alle varie tecniche implantologiche ed i differenti tipi di impianti dentali utilizzati finora allo scopo di ripristinare la corretta masticazione, occlusione ed estetica di quei pazienti che hanno perso tutti i denti oppure solo alcuni di essi..
Ogni riabilitazione implanto-protesica che si rispetti è preceduta dalla valutazione obiettiva della situazione della bocca del paziente completata dalla documentazione fornita dagli esami radiologi.
Dall’accurata anamnesi, il dentista può studiare la situazione migliore per il caso in esame e prospettarla al paziente.
Quando la valutazione dei denti, delle gengive e, soprattutto delle ossa mascellari (mandibola e mascella) indica una scarsissima quantità e qualità di osso presente ovvero non c’è più cresta ossea sufficiente per procedere all’inserimento degli impianti dentali in titanio osteointegrati, una delle vie percorribili è quella di adottare impianti sottoperiostei, che hanno come principale caratteristica quella di non dover essere inseriti nell’osso bensì vengono appoggiati ad esso appena sotto il periostio (quella speciale membrana che circonda le ossa).
Prima del posizionamento degli impianti dentali sottoperiostei, è necessario sottoporre il paziente ad un accurato esame radiologico (Tomografia Computerizzata tridimensionale) per rilevare la conformazione dei mascellari.
La scansione viene poi inviata al computer che pilota una speciale fresatrice che funziona con tecnologia CAD/CAM dentale la quale realizza fattivamente l’impianto sottoperiosteo (ma sarebbe meglio chiamarlo griglia) con precisione micro-millimetrica.
Allo steso tempo, si realizza anche la protesi fissa che dovrà essere posizionata nella stessa seduta in cui si effettua l’implantazione.
A questo punto, tutto il materiale è pronto ed il dentista o l’implantologo può chiamare il paziente in studio e cominciare la seduta con la somministrazione dell’anestesia locale.
Il clinico utilizza il bisturi per incidere le gengive e scollarle dall’osso.
Con l’osso perfettamente separato dai tessuti molli, il dentista può fissare gli impianti dentali sottoperiostei all’osso mascellare, riunire i lembi creati e suturare.
Dagli impianti già posizionati sotto la gengiva spuntano dei monconi ai quali va fissata la protesi preventivamente realizzata. In altre parole, il paziente lascia lo studio del dentista con i nuovi denti in bocca.
La connessione immediata della protesi fissa agli impianti sottoperiostei (potremmo azzardare il termine “a carico immediato” anche se, in verità, si riferisce a tutt’altra tecnica) ed il suo normale utilizzo da parte del paziente, stimolare l’organismo alla formazione di quella speciale fibrosi che incorporerà definitivamente la struttura adagiata all’osso rendendola definitivamente stabile.
Per dovere di completezza, dobbiamo aggiungere che sia gli impianti dentali sottoperiostei che l’implantologia iuxtaossea che li utilizza sono caduti in desuetudine dopo il miglioramento degli impianti osteointegrati, delle tecniche implantologiche per il loro inserimento (vedi ad esempio l’implantologia computer guidata e quella a carico immediato) nonché tutte le procedure per sopperire alla scarsa quantità di osso utilizzabile (innesti ossei e rialzo del seno).
Oggi gli impianti sottoperiostei non sono (quasi) più utilizzati da nessun dentista e se provate a chiedere informazioni a riguardo nei molti forum presenti in rete, vi renderete conto che l’unanime consiglio sarà quello di rivolgervi all’implantologia osteointegrata per ottenere risultati più predicibili e duraturi nel tempo.
Gli impianti dentali in ceramica apparsi ultimamente sul mercato sono stati portati all’attenzione degli addetti all’implantologia e del pubblico come alternativi agli impianti dentali in titanio, sarebbero caratterizzati da una maggiore biocompatibilità rispetto a questi ultimi poiché realizzati in biossido di zirconio e sono di colore bianco quindi più simili al colore naturale dei denti.
Premesso che non esiste ancora una documentazione scientifica degli impianti dentali in ceramica paragonabile a quella degli omologhi in titanio, ci sentiamo ugualmente di evidenziarne alcuni pregi e difetti sulla base dei riscontri fatti dai dentisti che li hanno utilizzati e che hanno pubblicato le loro opinioni in merito.
I maggiori produttori di impianti dentali, tuttavia, continuano ad investire ingenti quantità di denaro per arrivare ad eliminare gli inconvenienti che oggi caratterizzano gli impianti in ceramica poiché il biossido di zirconio sta riscuotendo il meritato successo in altri ambiti della medicina e questo lascia presupporre che la domanda di questo tipo di impianti dentali, in futuro, crescerà.
Vista la piccola nicchia di mercato che oggi occupano gli impianti dentali in ceramica, non vorremmo che il lettore fosse portato a paragonarne l’evoluzione e la sparizione a quanto successo agli impianti a lama o pterigoidei/iuxtaossei.
Gli impianti con barra e chiavistello sono impianti dentali in titanio, integrati nell’osso, uniti insieme da una barra che può essere di titanio o di lega nobile (oro) e servono per bloccare la dentiera in maniera stabile e sicura al pari, o quasi, di una protesi fissa su impianti.
Il chiavistello a sblocco manuale posto sul lato linguale o palatale, serve appunto per impedire qualsiasi movimento alla protesi overdenture. Il portatore può decidere autonomamente quando sbloccare il manufatto protesico ed estrarlo dal cavo orale.
Alla struttura implantare composta dagli impianti e dalla barra, è aggiunto un vero e proprio chiavistello (come quello utilizzato per l’uscio di casa) che permette al paziente, utilizzando le dita, di bloccare e sbloccare la dentiera.
Quando il chiavistello è aperto (non attivo) il paziente può tranquillamente rimuovere la protesi dalla bocca, magari per le normali procedure di igiene orale quotidiana. Quando il chiavistello è chiuso (attivo), non c’è modo di rimuoverla dal cavo orale.
La caratteristica principale di una protesi ancorata ad impianti con barra e chiavistello attivo è quella di dare al paziente la sensazione di notevole stabilità e sicurezza.
L’ancoraggio della barra con chiavistello è tale da permettere all’odontotecnico di rimuovere dall’arcata superiore della protesi il famoso e tanto odiato palato in resina realizzando una dentiera o protesi mobile senza palato (overdenture).
I casi che necessitano degli impianti con barra e chiavistello per la ritrazione della protesi dentale sono riconducibili ad un’unica esigenza ovvero quella di stabilizzare la dentiera.
Per inserire le viti di titanio, il dentista utilizza quelle zone dei mascellari in cui c’è ancora abbastanza osso e tra un impianto e l’altro interpone una barra.
Alle barre corrispondono delle clip a sella all’interno della protesi: queste ultime due strutture vengono bloccate dal chiavistello che, sua volta, è controllato dal paziente.
Le tecniche con il dentista inserisce gli impianti dentali con barra e chiavistello sono differenti a seconda del caso in esame. Riassumendo quelle più utilizzate, abbiamo:
L’implantologia a carico immediato carico immediato si pone in essere quando esistono i presupposti ovvero quando la stabilità degli impianti appena inseriti e collegati gli uni agli altri a mezzo della barra è tale da consentire il collocamento immediato della protesi senza che le forze espresse durante la masticazione possano in qualche modo creare problemi agli impianti o, decretare il loro fallimento.
Con il carico differito, l’implantologo inserisce gli impianti nell’osso ma, prima di poterli collegare alla protesi deve passare il classico periodo di tempo chiamato osteointegrazione ovvero il tempo necessario affinché gli impianti si integrino completamente con l’osso circostante.
Solo dopo tale periodo di tempo, è possibile collocare la barra a chiavistello agli impianti dentali e posizionare la protesi. Per i mesi in cui il paziente attende il processo di integrazione, il dentista gli fornirà una protesi mobile provvisoria.
In alternativa alla soluzione descritta nel presente articolo, esistono altri due modi di realizzare una protesi overdenture su impianti dentali ovvero utilizzando:
La scelta della tecnica per stabilizzare la protesi nel cavo orale del paziente spetta al dentista che la esegue tenendo presente il reale caso in esame e con l’obiettivo di realizzare il miglior lavoro possibile per quel particolare caso e non in senso generico.
E’ possibile sostituire un solo dente mancante con un solo impianto dentale, abutment e corona (che può essere costruita utilizzando differenti materiali).
Nel corso della vita, ad una persona può capitare di perdere un dente per differenti ragioni: carie dentale, trauma o incidente, per malattie irreversibili che colpiscono i tessuti di sostegno dell’elemento dentale, la parodontite od anche ascesso.
Indipendentemente dalla causa che ha determinato la caduta od alla estrazione del dente, sostituirlo non è solo la soluzione ad un problema estetico bensì anche dal punto di vista funzionale.
Un dente mancante impone un sovraccarico masticatorio sugli altri denti vicini e, a lungo andare, può anche determinare lo spostamento di questi ultimi dalla loro sede naturale procurando non pochi problemi di occlusione (o malocclusione).
Prima di inserire il singolo impianto dentale, il dentista o implantologo deve stabilire la corretta procedura da utilizzare.
In questo caso al paziente manca un solo dente, tale mancanza, però, perdura da tempo e la gengiva si è chiusa.
A seguito di un trauma profondo che ha determinato anche la frattura profonda della radice naturale del dente oppure di una carie divenuta pulpite che ha distrutto sia lo smalto che buona parte della radice del dente, il dentista non può fare altro che estrarre il dente o la parte di esso ancora in sede.
In entrambe i casi si procede con esami radiologici, solitamente una ortopantomografia (OPT), o più comunemente, panoramica dentale meglio ancora se 3D come la DENTALSCAN, in grado di fornire immagini tridimensionali digitali ad altissima risoluzione dei denti, delle arcate dentarie e delle ossa mascellari e mandibolari.
Prima di inserire l’impianto dentale nell’osso mascellare il dentista somministra l’anestesia locale al paziente il quale, se particolarmente ansioso o fobico, potrebbe apprezzare l’utilizzo della sedazione cosciente.
Sulla base dello studio del caso in esame, delle condizioni di salute del paziente e quelle delle ossa mascellari, l’implantologo può decidere di inserire l’impianto dentale utilizzando tecniche differenti:
La procedura implantologica che prevede una sola operazione per l’inserimento dell’impianto dentale è detta “one stage” ovvero in una sola volta.
Il dentista può decidere se collocare l’impianto incidendo la gengiva ed il periostio avendo quindi la visione del campo operatorio oppure adottare la implantologia transmucosa la quale prevede la perforazione delle gengive e dell’osso in un’unica volta senza la necessità di bisturi e suture.
L’intervento di conclude con il fissaggio di un moncone provvisorio sulla testa dell’impianto dentale.
Nel corso del primo intervento il dentista incide la gengiva, inserisce fisicamente l’impianto all’interno dell’osso mascellare, posiziona la vite di guarigione per preservare la parte interna dell’impianto e sutura il lembo creato riposizionando la gengiva.
Trascorso il necessario periodo di osteointegrazione, si effettua il secondo intervento che prevede una nuova incisione della gengiva per scoprire l’impianto, asportare la vite di guarigione ed ancorare il moncone o abutment.
Se sussistono le condizioni necessarie e sufficienti , si potrà caricare l’impianto sin da subito utilizzando l’implantologia a carico immediato.
Quando il moncone è ancorato all’impianto, si effettua la presa delle impronte dentali utilizzando la classica pasta rosa che indurisce rapidamente oppure con la lampada intraorale che realizza le impronte dentali digitali.
A questo punto la palla passa al laboratorio odontotecnico che, sulla base delle impronte classiche o sulla scansione 3D, realizza il modello reale che monterà su uno strumento chiamato articolatore il quale ha lo scopo di riprodurre i movimenti della bocca durante l’occlusione.
La nuova corona dovrà essere costruita in modo tale da non andare ad alterare l’occlusione. in altre parole, l’odontotecnico deve assicurarsi che il nuovo dente non sia ne più basso ma, soprattutto non più alto degli altri adiacenti. In quest’ultimo caso si parla di difetto da precontatto.
All’odontotecnico è affidato anche il compito di soddisfare le esigenze estetiche del paziente, quindi di realizzare un manufatto che rispetti il colore dei denti adiacenti in modo da nascondere il più possibile il ricorso all’implantologia
La corona protesica, una volta ultimata e testata sull’articolatore, sarà fissata alla sovrastruttura/moncone.
Terminato il lavoro di inserimento del singolo impianto dentale per un solo dente, al paziente saranno fissati successivi appuntamenti per verificare che tutto funzioni perfettamente.
E’, altresì, molto importante che il paziente osservi la corretta igiene orale (link a Pulizia impianto singolo) in modo da evitare problemi o fallimento dell’impianto.
L’implantologia a due fasi (detta anche “con lembo”) è utilizzata per inserire gli impianti dentali (od anche uno solo di essi) all’interno dell’osso mascellare o mandibolare del paziente e lasciarli integrare senza caricarli con la protesi. Solo in un secondo momento (seconda fase), a distanza di almeno 3 mesi dal primo intervento implantologico, le viti vengono scoperte ed il manufatto protesico agganciato ad esse.
Per realizzare ciò, il dentista utilizza il bisturi per incidere la gengiva, appunto creando il lembo da cui il nome della tecnica, procedere con lo scollamento di quest’ultima per esporre l’osso (ecco perché la procedura implantare qui in esame è detta anche “a cielo aperto” poiché il clinico può vedere direttamente il campo operatorio).
Solo a questo punto è possibile continuare, con le particolari frese di diametro sempre crescente, per realizzare il sito di alloggiamento dell’impianto dentale in titanio.
Prima che l’odontoiatra metta le mani in bocca al paziente e prima ancora che questi si sieda sulla poltrona del dentista è necessario che si sottoponga ad adeguata copertura farmacologica (antibiotici) per evitare infezioni nel periodo post operatorio.
Nel momento in cui si inizia con l’incisione a mezzo bisturi, lo stress per i tessuti è immediatamente immaginabile ed esso cresce durante la creazione dei fori all’interno dell’osso per culminare quando l’odontoiatra chiude il lembo creato e lo unisce al resto dei tessuti a mezzo della sutura.
Durante il primo intervento che caratterizza l’implantologia a due fasi, a causa proprio del tipo di tecnica, il sanguinamento sarà inevitabile poiché tessuti vivi e quindi irrorati da vasi sanguigni sono stati inevitabilmente recisi.
Dopo il trattamento, il paziente può tornare a casa ma sarà soggetto a disagi più o meno importanti quali ad esempio:
Trascorsi alcuni mesi necessari affinché l’osso possa integrare gli impianti in titanio inseriti o, più propriamente, affinché avvenga l’osteointegrazione senza che gli impianti stessi e la struttura ossea ad essi collegata debba supportare i carichi masticatori, il paziente si reca nuovamente presso la clinica odontoiatrica per sottoporsi all’ultima parte dell’implantologia a due fasi.
Durante la seconda fase l’odontoiatra procede ad una nuova incisione per scoprire gli impianti e collega ad essi i nuovi denti o la protesi fissa totale o parziale (per protesi fissa parziale si intende un ponte od un ponte circolare su impianti).
Tra le due fasi ce ne sono di intermedie come ad esempio la presa delle impronte dentali e la contestuale costruzione della protesi da parte del laboratorio odontotecnico ma abbiamo voluto saltare la parte puramente tecnica per non annoiare il lettore e per permettere a quest’ultimo di seguire meglio la sequenza veramente importante che è incentrata sulla tecnica dell’implantologia a due fasi).
In definitiva, l’implantologia a due fasi è valida tanto quanto lo è quella transmucosa e gli impianti in titanio inseriti sono della stessa qualità solo che la procedura a due fasi è più invasiva rispetto all’altra e costringe il paziente a lunghi periodi di disagio.
Nei casi in cui però il dentista ravvisi la necessità di integrazione ossea o di rialzo del seno mascellare, la tecnica a lembo è l’unica strada percorribile.
Il potenziale paziente, avendo letto la descrizione delle due differenti tecniche e pensando alla imprescindibile tecnologia che accompagna il dentista passo per passo durante la messa in opera della tecnica transmucosa unitamente al carico immediato, potrebbe essere erroneamente arrivato alla conclusione che la procedura qui descritta sia meno costosa.
Purtroppo non è così. L’implantologia a due fasi risulta non solo più invasiva ma anche più costosa poiché il dentista deve operare due volte quindi il paziente è costretto a pagare due volte il prezzo della prestazione del clinico e dei suoi collaboratori oltre ai presidi chirurgici utilizzati e due volte le cure post operatorie.
L’implantologia All on 4, messa a punto dal celebre odontoiatra portoghese Dr. Malò, prevede l’inserimento di soli 4 impianti dentali in titanio all’interno dell’osso nella cavità orale del paziente in punti ben precisi che permettono al clinico di agganciare la nuova protesi fissa totale immediatamente dopo l’inserimento degli impianti realizzando il carico immediato.
Il paziente possa uscire dallo studio dentistico con i nuovi denti in bocca e, quindi, con una situazione orale completamente risanata sia per quanto riguarda l’estetica sia per le funzionalità, pensiamo alla masticazione quindi alla digestione ma anche alla corretta fonazione e respirazione.
la mancanza totale di denti all’interno del cavo orale oppure in una parte di esso come ad esempio nel solo osso mascellare o mandibolare può essere dovuta a differenti ragioni tra cui è possibile individuare sicuramente un evento di origine traumatica come un incidente oppure come risultato di altre cause, vedi ad esempio carie ed infezioni non tempestivamente e/o adeguatamente curate od anche, semplicemente, una questione di vecchiaia che ha determinato la caduta degli elementi dentali.
Inutile dire che questi soggetti vivono la situazione peggiore poiché sia dal punto di vista funzionale che da quello estetico sono completamenti scoperti.
L’implantologia All on 4 su detti soggetti permette una soluzione più rapida poiché non ci sono estrazioni dentali da effettuare salvo i casi in cui il clinico debba intervenire per una bonifica che si concretizza nell’estrazione di radici di denti o parti di esse nonché nella preparazione dell’osso ricevente.
Detti pazienti si recano dal dentista poiché hanno ancora una parte della dentatura, in alcuni casi abbastanza compromessa (in alcuni soggetti, può dare adito a dolore derivante da infezione, ascesso etc.) che però riesce ancora a sorreggere una protesi scheletrata o scheletrato.
La motivazione che spinge questa seconda categoria di persone a rivolgersi all’odontoiatra sta nel fatto che i denti residui possono risultare estremamente mobili e prossimi a cadere conseguentemente tutta l’arcata ne sarebbe compromessa.
Prima di poter iniziare le procedure prevista dall’implantologia All on 4, il medico deve intervenire per bonificare la parte interessata procedendo con le debite estrazioni dei denti residui
E’ noto, soprattutto ai diretti interessati che la protesi mobile (la classica dentiera che si tolgono durante la notte) anche se costruita con la massima attenzione e precisione, con l’andare del tempo tende a muoversi (ad esempio poiché la struttura gengivale sottostante si retrae lasciando piccoli spazi vuoti all’interno del quale vanno ad annidarsi microscopiche parti di cibo che, a loro volta, provocano dolore durante la masticazione ed una situazione non ottimale per quanto riguarda l’igiene della bocca).
Quando la protesi dentale mobile si sposta anche la fonazione ne risente parecchio, specialmente alcune lettere non sono pronunciate correttamente (in alcuni casi, molto imbarazzanti, l’aria che si incanala crea un sibilo).
Indipendentemente dalla situazione di partenza, l’odontoiatra, prima di poter procedere con l’implantologia All on 4 quindi al posizionamento degli impianti dentali endossei deve riportare le condizioni generali del cavo orale alla normalità e, successivamente, richiede al paziente degli esami clinici (Ortopantomografia e TAC ) per preparare l’intervento.
Esistono sostanzialmente due approcci differenti che il clinico può utilizzare e sono:
Una volta estratti i denti residui o parti di essi si procede con la bonifica della parte. Il passo successivo è quello di posizionare la dima chirurgica di Malò sulla mandibola in modo tale che detta dima e le tacche su di essa possano guidare l’odontoiatra nel corretto inserimento degli impianti nonché nella loro inclinazione all’interno dell’osso.
A partire dai dati della TAC (oppure TAC DENTALSCAN Cone Beam 3D) il computer riproduce virtualmente la struttura ossea del paziente e decide in quali punti inserire gli impianti. Tutti i dati vengono inviati ad una struttura che realizza una dima chirurgica molto più complessa rispetto a quella del Dr. Malò e che assomiglia ad una miniprotesi con dei forellini situati in corrispondenza dei punti in cui il medico inserirà le frese per preparare la sede ossea che riceverà l’impianto in titanio.
Indipendentemente dalla tecnica utilizzata per l’alloggiamento degli impianti dentali (con guida del computer o meno), si procede alla sutura dei lembi che sono stati creati ed a posizionare i transfer per rilevare le impronte dentali.
A questo punto la palla passa al laboratorio odontoiatrico che inizia la preparazione dell’arcata provvisoria immediatamente dopo la determinazione dell’altezza di masticazione rilevata attraverso l’utilizzo di una struttura in cera realizzata sulle personali caratteristiche proprie del caso in esame.
Una volta pronta l’arcata, essa viene inserita nel cavo orale del paziente e fissata sulla testa agli impianti grazie alla parte sporgente di essi (detta emergenza). Si procede poi a controllare l’occlusione e ad apportare le necessarie modifiche nel caso in cui siano necessarie.
Dopo circa sette o dieci giorni il paziente viene chiamato per la prima visita post operatoria durante la quale si procede anche alla rimozione dei punti di sutura.
Durante i due mesi successivi non resta altro che attendere la completa guarigione delle ferite all’interno della bocca, attendere l’assestamento delle gengive (compresa la papilla nel caso di protesi senza gengiva finta) in base alla nuova arcata.
Trascorso tale periodo, detto di osteointegrazione, durante il quale il paziente ovviamente riferirà al dentista eventuali problematiche che saranno così tempestivamente risolte anche sul definitivo, arriva il momento di sostituire protesi provvisoria con quella definitiva costruita in base alle scelte precedentemente fatte dal cliente ed dei consigli dell’odontoiatra.
Riassumendo, l’implantologia All on 4, in pochissimo tempo e con un intervento mininvasivo, permettere di riabilitare completamente l’estetica e le funzionalità della bocca del paziente.
Grazie ai quattro punti di ancoraggio individuati dal Dr. Malò e all’estrema precisione raggiunta dai software che elaborano le informazioni sullo stato del paziente, è possibile intervenire anche in quei casi in cui in passato non si poteva a causa della ridotta dimensione dell’osso.
Gli impianti dentali sono delle viti in titanio utilizzate per sostituire le radici dei denti mancanti.
Le viti hanno una forma conica o cilindrica con lunghezza e diametro variabili in base alle necessità.
Il dentista può inserire gli impianti sia nella mascella sia nella mandibola.
Lo scopo del loro utilizzo è quello di sostenere una singola capsula, un ponte di 3 o 4 elementi oppure un’intera arcata quando mancano tutti i denti (edentulia completa).
Altro beneficio attribuibile alle riabilitazioni implanto-protesiche è che, rallentando il riassorbimento del tessuto osseo, prevengono l’invecchiamento prematuro e contribuiscono a mantenere i tratti del viso.
Riabilitando la corretta masticazione, i muscoli facciali tornano tonici a tutto vantaggio della pelle che risulta più tesa, fresca e giovane.
Dal punto di vista pratico è bene affidarsi ad un implantologo specializzato cioè un laureato in odontoiatria che abbia anche frequentato con profitto la scuola di specializzazione in implantologia
La risposta a questa domanda è strettamente legata al caso specifico che il dentista si trova ad affrontare.
Solo dopo un’attenta diagnosi il medico può prospettare al paziente diverse soluzioni implantologiche per la sostituzione dei denti mancanti.
Di seguito riportiamo i casi più frequenti in cui è possibile utilizzare impianti dentali in titanio in sostituzione dei denti persi prematuramente:
In mancanza di un solo dente le soluzioni sono principalmente due: un ponte dentale in cui gli elementi dentali contigui sorreggono quello mancante
I denti sani che fanno da pilastro devono essere preparati (limati e ridotti a monconi) ed è un vero peccato.
La seconda soluzione prevede l’inserimento di un solo impianto dentale sormontato da un moncone o abutment a cui il dentista fissa la capsula o corona protesica personalizzata.
Per sostituire 3 o 4 denti adiacenti si usa il ponte sorretto da impianti dentali che svolgono il compito di pilastri di sostegno.
E’ possibile aggiungere uno o più impianti nel mezzo per irrobustire la struttura che deve resistere alle forze esercitate durante la masticazione.
In presenza di pochi denti mal ridotti oppure in totale assenza di elementi dentali, l’implantologia prevede la riabilitazione di tutta la bocca.
La soluzione più comune è il ponte circolare completo su 4, 6 o 8 viti (raramente si arriva a 10).
Il numero di impianti dentali necessari non è quasi mai in rapporto di 1:1, un dente un impianto.
Una sola vite ha la capacità di supportare più di un elemento dentale finto.
Se le gengive del ricevente sono ancora in buono stato, il ponte completo non ha la classica gengiva rosa (detta flangia).
I nuovi denti protesici escono direttamente dalle gengive del paziente senza la necessità di ricoprirle.
In caso di edentulia totale (mancanza di tutti i denti) ed in presenza di importante recessione gengivale ed ossea, la soluzione è la protesi fissa con flangia Toronto Bridge.
Bastano 4 o 6 impianti dentali per ogni arcata.
La flangia ha lo scopo di nascondere gli impianti e permette di utilizzare denti della giusta misura.
Mancando tessuto osseo, lo spazio vuoto risultante viene colmato dalla gengiva finta.
Se così non fosse, il dentista sarebbe costretto ad utilizzare denti più lunghi con grave compromissione estetica.
La vecchia dentiera, quella che i nostri nonni mettevano nel bicchiere sul comodino prima di andare a dormire, è ormai in disuso.
La protesi mobile, infatti, comporta notevoli problemi di masticazione ma anche di fonetica.
La mancanza di denti è la causa principale del riassorbimento dei mascellari che, assottigliandosi, provocano la profonda modificazione dei tratti del viso.
Una persona senza denti appare più vecchia di quella che è in realtà.
Oggi si preferisce fissare la dentiera con impianti dentali creati appositamente che lasciano al portatore la possibilità di rimuoverla per l’igiene quotidiana.
In questo caso si parla di overdenture su mini impianti dentali con barra o con testa sferica e di protesi totale removibile o semifissa.
Com’è fatto un singolo impianto dentale ?
In base all’immagine pubblicata sopra, distinguiamo 4 parti fondamentali:
L’impianto dentale vero e proprio, detto anche fixture o vite, è la parte che il dentista inserisce all’interno dei mascellari ed ha forma cilindrica o conica del tutto simile alla radice di un dente naturale.
La superficie della vite non è liscia bensì caratterizzata da elementi che migliorano la ritenzione della fixture stessa.
Tali elementi variano da produttore a produttore ma, in generale, possiamo trovare caratteristiche comuni.
La filettatura e le scanalature offrono maggiore superficie di contatto al nuovo tessuto osseo che va ad imprigionare l’impianto rendendolo ben saldo nell’alveolo.
Alcuni trattamenti come: anodizzazione, mordenzatura con acidi e sabbiatura, rendono rugosa o porosa la superficie implantare.
L’irregolarità della superficie implantare è osteoinduttiva poiché favorisce e velocizza il processo di osteointegrazione a tutto vantaggio del paziente che vede diminuire i tempi di guarigione.
L’abutment o moncone è chiamato componente trasmucoso poiché attraversa le gengive ed ha lo scopo di permettere la connessione con la corona singola, con il ponte oppure con la protesi completa.
Esistono abutment angolati a 45°, dritti, in ceramica, in zirconio ma i più utilizzati sono costruiti con il titanio.
Solitamente l’abutment è un componente a se, ma in alcuni casi può essere parte integrante dell’impianto e forma, con questo, un corpo unico.
La piccola vite di giuntura tra impianto ed abutment serve solo nel caso in cui quest’ultimo non faccia parte integrante dell’impianto.
Notiamo la mancanza della vite di connessione nei presidi in ceramica ed anche nei mini-impianti.
La protesi dentale non fa parte dell’impianto ma abbiamo voluto ugualmente inserirla in questa breve descrizione poiché completa il lavoro del dentista.
In base alla riabilitazione da eseguire, l’implantologo può connettere all’abutment, fissato sull’impianto dentale:
Tecnicamente l’impianto dentale dura tutta la vita nel senso che è difficilissimo che si verifichi un cedimento od una rottura.
In virtù della bassissima percentuale di rotture molte case produttrici possono permettersi di dare la garanzia a vita dei loro prodotti.
Bisogna, però, fare attenzione e capire bene cosa si intende per garanzia.
Alcuni produttori garantiscono l’integrità dell’impianto e non il fatto che esso rimanga saldamente ancorato al vostro osso per tutta la vita (dall’inserimento in avanti).
Esistono troppi fattori che influiscono sulla durata degli impianti dentali affinché si possa avere una garanzia a vita circa la buona riuscita dell’operazione nel lungo periodo (oltre 10 anni).
Statisticamente, un impianto dentale può durare anche 20 anni a patto di mantenere l’igiene dentale quotidiana, presentarsi alle visite di controllo ed effettuare la pulizia semestrale.
In base ai listini pubblicati in rete da molti dentisti, abbiamo cercato di fare una media plausibile andando a ricercare anche le motivazioni di tali prezzi.
Diciamo subito che le nostre ricerche evidenziano una spesa minima di 450 Euro fino ad arrivare a 1350 Euro per ogni vite in titanio.
I prezzi indicati comprendono, di norma, il costo del solo impianto e non il lavoro finito compreso di materiali accessori ed indispensabili.
Alla prima domanda rispondiamo che non sempre (quasi mai) nei listini è compreso il costo del moncone dell’impianto dentale e la corona o protesi in caso di arcata completa o parziale.
La differenza di prezzo sta nel fatto che alcune case produttrici investono molto denaro nella ricerca e nei test, soprattutto quelli commissionati a ditte terze che ne certificano i risultati.
Anche il marketing per promuovere un nuovo prodotto fa aumentare il costo degli impianti dentali su cui è spalmato il ricarico per rientrare dalle spese effettuate.
Quali sono i principali materiali utilizzati oggi in implantologia ?
Il materiale in assoluto più utilizzato dai produttori di tutto il mondo è il titanio nella forma (CP4).
L’introduzione di questo metallo si deve alla scuola italiana di implantologia (Prof. Tramonte).
Il titanio è altamente biocompatibile con i tessuti con cui entra in contatto quindi non provoca allergie.
Un’altra caratteristica di questo metallo è la resistenza alle sollecitazioni bio-meccaniche (masticazione).
Da ultimo, ma non per importanza, il titanio favorisce l’osteointegrazione che è il processo di formazione di nuovo tessuto osseo, creato da cellule chiamate osteoblasti.
Il nuovo tessuto duro si posiziona attorno alla superficie dell’impianto per renderlo ben saldo, stabile e formare un tutt’uno con la mascella o la mandibola.
Dopo circa un mese dall’inserimento, è quasi impossibile estrarre la vite; questo a dimostrazione del fatto che le cellule che creanol nuovo tessuto lavorano correttamente.
Per velocizzare l’osteointegrazione e per aumentare il grado di ritenzione, la superficie delle viti non è più liscia come una volta bensì porosa (si parla di microporosità).
Lo zirconio sembra essere una valida alternativa per la costruzione degli impianti dentali ma è ancora in fase di sperimentazione.
Finora non esiste una casistica di studio sufficientemente ampia ed approfondita da far ritenere lo zirconio migliore del titanio.
Le caratteristiche dello zirconio sono la maggiore biocompatibilità e la capacità di ritenere meno placca batterica.
Alcuni dentisti lo trovano più estetico poiché è un metallo bianco.
Bisogna però precisare che il colore dell’impianto non è una limitazione all’estetica poiché la vite deve essere inserita all’interno dell’osso e quindi risulta invisibile dall’esterno.
Da qualche anno sono apparsi sul mercato anche gli impianti in ceramica compresi di abutment (monconi).
Le caratteristiche della ceramica sono simili a quelle dello zirconio ma, a differenza di quest’ultimo, il grado di resistenza alle sollecitazioni meccaniche è minore.
Il rischio di rotture, quindi, è elevato soprattutto quando il dentista deve lavorare il moncone in ceramica per adattarlo alle esigenze del paziente in cura.
Prima del 1989, l’inserimento delle viti implantari era consentito, per legge, a tutti coloro che avevano conseguito la laurea in medicina e l’abilitazione alla professione medica.
Da quella data in poi, solo gli odontoiatri possono svolgere la professione di dentisti ovvero professionisti che hanno conseguito la laureati in odontoiatria e protesi dentaria.