Implantologia dentale a carico immediato solidarizzata

L’implantologia elettrosaldata è la tecnica odontoiatrica attraverso la quale gli impianti dentali endossei in titanio inseriti nella bocca del paziente vengono collegati tra loro (solidarizzati) attraverso un filo anch’esso in titanio elettrosaldato alla parte emergente di ogni impianto (chiamata appunto emergenza).

Attraverso la loro unione, la stabilità di ogni impianti aumentare ed è possibile procedere con il carico immediato ovvero il dentista può collocare immediatamente la protesi (generalmente provvisoria) nella bocca del paziente il quale potrà lasciare lo studio con i nuovi denti perfettamente funzionanti.

Il filo in titanio utilizzato nell’implantologia elettrosaldata ha lo scopo di unire tra loro gli impianti dentali in modo tale da assicurare un’adeguata resistenza al carico masticatorio di ogni singolo elemento grazie “all’aiuto” ricevuto dagli altri elementi attraverso appunto il filo di titanio.

Come ci ricorda l’illustre Prof. Tramonte, la difficoltà di realizzare l’implantologia a carico immediato, cioè garantire un’immediata soluzione estetica e funzionale al problema di endentulia (parziale o totale) è individuabile nelle ottimali condizioni ossee del paziente richieste.

Ma come bisogna procedere se dette condizioni ottimali non sussistono ovvero il dentista si trova di fronte ad un’insufficiente quantità d’osso o se esso non è della giusta qualità (pensiamo alle persone affette da osteoporosi) ?

La risposta potrebbe essere quella che è conveniente cambiare tecnica ed utilizzare l’implantologia a carico differito congiuntamente ad un’integrazione ossea.

Quest’ultima tecnica odontoiatrica però, costringe il paziente ad intraprendere un iter molto più lungo poiché nella prima fase l’odontoiatra inserisce gli impianti dentali e, solo dopo aver atteso alcuni mesi per l’adeguata osteointegrazione, potrà essere montata la protesi dentaria.

Con l’unione di tutti gli impianti dentali attraverso il filo di titanio, invece, è possibile porre in essere il carico immediato facendo risparmiare al paziente tempo, dolore e soldi.

In definitiva, l’implantologia elettrosaldata appare come una delle soluzioni all’apparente possibilità di effettuare il carico immediato ma non tutta la comunità odontoiatrica la pensa alla stessa maniera.

Per dovere di completezza dobbiamo aggiungere alla presente trattazione anche l’opinione di chi non è favorevole all’adozione di questa tecnica implantologica e spiegarne le motivazioni.

Alcuni odontoiatri ritengono (come è possibile leggere sui loro rispettivi siti Internet) che con l’implantologia elettrosaldata:

  • si possano utilizzare impianti non recentissimi quindi privi di quelle caratteristiche che permettono la loro immediata stabilizzazione che, a sua volta, consente il carico immediato;
  • il paziente è esposto ai fumi della saldatura effettuata all’interno del cavo orale;
  • il dentista è costretto ad attuare il carico immediato quando invece sarebbe molto più indicato procedere con l’implantologia a carico differito.

Lo scopo di questo articolo non è quello di stabilire se l’implantologia elettrosaldata sia o meno valida od addirittura migliore di altre procedure implantologiche bensì ci limitiamo a portare il lettore a conoscenza dell’esistenza di questa tecnica ed ad invitare tutti gli interessati ad approfondire l’argomento con il dentista di fiducia e, soprattutto, in base alle reali problematiche da risolvere.

Nei casi di perimplantite, il laser a cosa serve?

Cosa può fare il laser per la cura della perimplantite ?

Innanzitutto partiamo da un presupposto, la perimplantite, così come la parodontite, ha origine batterica da cui si ha l’infiammazione.

La progressiva necrosi dei tessuti molli colpiti e il riassorbimento dell’osso alveolare che, a sua volta, provoca instabilità sia della radice naturale del dente sia dell’impianto dentale che è quindi destinato al fallimento così come il dente naturale è destinato a cadere anche se perfettamente sano.

La cura della perimplantite non si realizza attraverso un’unica terapia bensì coinvolge più procedure che, realizzate insieme, permettono la completa guarigione e di salvare l’impianto.

Il laser, ormai, è uno strumento molto diffuso in ambito odontoiatrico ed anche l’implantologia ne fa largo uso.

Nei casi di perimplantite, il laser serve per migliorare od approfondire la bonifica dei tessuti molli colpiti dalla patologia così come la superficie degli impianti che, essendo sempre più rugosa, permette ai batteri di insediarsi e di sottrarsi alla decontaminazione manuale oppure a mezzo di strumenti meccanici come i-Brush, una sorta di spazzola a setole in acciaio inossidabile molto piccole, capace di ripulire la superficie dell’impianto dentale senza graffiarla e senza la necessità di ricorrere alla chirurgia per scoprire l’impianto sommerso.

Desideriamo ribadire che il laser per la cura della perimplantite non è una terapia alternativa bensì complementare a quelle finora utilizzate; esso infatti permette di approfondire la decontaminazione batterica iniziata con gli strumenti manuali (scalers e curettes) e meccanici, i-Brush, non di sostituirsi a queste ultime.

Avendo una patogenesi pressoché identica, anche la cura della parodontite (o piorrea) si avvale del laser per vaporizzare i batteri responsabili dell’infiammazione e bonificare, così, le tasche parodontali ed evitare di ricorrere alla levigatura radicolare a cielo aperto.

Perimplantite quali metodiche e procedure per debellarla?

Sebbene la cura della perimplantite adotti metodiche e procedure simili a quelle per debellare la parodontite, è necessario fare alcune distinzioni poiché c’è una sostanziale differenza tra la superficie dei denti naturali (parliamo della radice del dente quindi del cemento radicolare) e quella degli impianti dentali in titanio osteointegrati.

Pur svolgendo la stessa funzoine, la superficie del dente naturale si comporta in maniera diversa da quella di un impianto inserito nell’osso mascellare.

Sembra un controsenso ma l’impianto è molto più sensibile all’igiene orale rispetto al cemento radicolare.

Radice di un dente naturale

La parte del dente naturale al di sotto delle gengive ed immersa nell’osso mascellare è chiamata radice e la sua superficie è detta cemento radicolare.

I denti sono mantenuti in sede (all’interno dell’osso) dal legamento parodontale che parte dall’osso e finisce nel cemento della radice del dente.

La parodontite attacca prima la gengiva, poi i tessuti parodontali (legamento e mucosa) ed infine l’osso provocando la caduta spontanea del dente stesso.

Superficie impianto dentale

L’impianto dentale è mantenuto stabile ed in posizione grazie alla sua stretta relazione con l’osso con il quale, dopo il periodo di osteointegrazione, tende a diventare un tutt’uno.

Non esiste nessun legamento parodontale, ne naturale ne artificiale. Inoltre, la superficie dell’impianto è molto più delicata di quanto non sia quella dei denti.

A complicare le cose ci pensa la morfologia della superficie implantare che non è liscia come si potrebbe essere portati a pensare bensì porosa.

Se da una parte tale porosità facilita e fortifica l’osteointegrazione, dall’altra offre “riparo” ai batteri che causano l’infezione e la cura della perimplantite diventa più problematica.

Cura della perimplantite superficiale o mucosite

Prima che la patologia degeneri in perimplantite, i tessuti coinvolti, infetti ed infiammati, sono quelli molli ovvero gengive e mucosa.

A questo stadio, la cura della perimplantite prevede manovre non chirurgiche di igiene orale professionale allo scopo di eliminare la placca che si è accumulata (anche sulla sovrastruttura anche detta protesi) ed i tessuti molli e duri dalla superficie dell’impianto dentale con l’utilizzo di scalers e lavaggi a base di clorexidina. Per debellare l’infezione può essere utile un supporto antibiotico che deve essere valutato e prescritto dal medico.

Per contenere e eliminare progressivamente l’infiammazione, si sono rivelati utili anche i seguenti metodi:

  • Sciacqui con acqua tiepida e sale;
  • Acido citrico;
  • Perossido di idrogeno.

Cura della perimplantite conclamata

La cura della perimplantite conclamata (ovvero quando l’infezione ha superato i tessuti molli e si appresta ad attaccare l’osso o lo ha già fatto) è di stretta pertinenza del dentista che non può fare altro che ricorrere alla chirurgia orale per raggiungere le parti colpite, asportare il materiale biologico infetto e decontaminare la superficie dell’impianto dentale.

La ricerca da parte dei produttori di strumentazione chirurgica ed odontoiatrica permette oggi ai dentisti di avvalersi di nuovi strumenti appositamente realizzati per aumentare l’efficacia del tarttamento contro la perimplantite.

In particolare vanno citati i seguenti:

Laser

Il laser per la cura della perimplantite è oggi assai utilizzato per decontaminare le superfici implantari con grande soddisfazione sia dei dentisti che dei pazienti

Rimozione meccanica

Detto in questo modo non significa un gran che per i non addetti ai lavori; in altre parole, esistono sul mercato degli strumenti come iBrush (nome commerciale) che, collegati alla al trapano a turbina del dentista, permettono la rimozione meccanica (non manuale come con lo scaler) di placca e tartaro dalla superficie dell’impianto dentale senza però danneggiarlo.

Conclusioni

Come abbiamo visto, la cura della perimplantite può rivelarsi molto invasiva e costosa; è quindi preferibile prestare molta attenzione all’igiene orale quotidiana e sottoporsi periodicamente alla pulizia denti dal dentista poiché solo in questo modo il medico o l’igienista sono in grado di diagnosticare piccoli problemi che, se non curati tempestivamente, possono trasformarsi in un vero calvario.

Quando la mucosite diventa perimplantite ossia attacca l’osso alveolare che sostiene gli impianti dentali

I-Brush, progettato dalla casa coreana NeoBiotech, è uno strumento molto semplice, simile ad uno spazzolino monociuffo ed efficace nel ripulire la superficie degli impianti dentali che sono stati attaccati dalla perimplantite la quale minaccia l’osso alveolare che li sostiene.

Quando la mucosite diventa perimplantite ossia attacca l’osso alveolare che sostiene gli impianti dentali a cui è connessa la protesi fissa, l’unica cura possibile fino a poco tempo fa era l’intervento chirurgico per esporre la superficie degli impianti stessi e decontaminarla, dai batteri responsabili della patologia.

Tecnicamente la procedura prende il nome di debridement implantare.

L’operazione, anche se di microchirurgia, è sempre un intervento chirurgico che presuppone un alto stress per i tessuti coinvolti e per il paziente che vi si sottopone.

Dopo vari studi, ricerche e test, sono apparsi sul mercato alcuni strumenti come la fresa Tigran Brush e lo stesso i-Brush che hanno lo scopo di asportare il tessuto contaminato dalla superficie dell’impianto dentale (sempre più rugosa o porosa al fine di indurre e migliorare il processo di osteointegrazione, quindi l’effetto ritentivo) e, allo stesso tempo, eliminare lo strato osseo necrotico e rammollito, il tutto senza rovinare la superficie implantare ne causare danni ai tessuti nelle immediate vicinanze.

Caratteristiche di i-Brush

  • Realizzato con setole in acciaio inossidabile (elimina così le possibili infiammazioni dovute a residui plastici o metallici lasciati nel sito operatorio dagli strumenti manuali);
  • Può essere impiegato in quei casi in cui non si ha sufficiente spazio per gli strumenti standard (in molti casi elimina la necessità del bisturi per aprire lembi);
  • Non graffia la superficie implantare facilitandone il mantenimento;
  • Ogni i-Brush è strettamente monouso;
  • Venduto in confezioni sterili da 10 i-Brush, deve essere utilizzato immediatamente dopo l’apertura del blister che lo contiene e, dopo , l’uso, gettato.

Oltre a questi nuovi strumenti, oggi, la decontaminazione della superficie implantare e dei tessuti limitrofi per la cura della perimplantite, oltre che meccanica, può essere realizzata anche grazie all’impiego del laser.

Per i lettori che desiderano approfondire l’argomento abbiamo preparato un articolo specifico “Laser per curare la perimplantite”