Si verifica recessione gengivale quando

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La cura della recessione gengivale o gengive ritirate può essere non-chirurgica (ablazione del tartaro, igiene orale professionale e levigatura radicolare) oppure indotta da un mini intervento di chirurgia orale (levigatura radicolare a cielo aperto).

Si verifica recessione gengivale quando il margine della gengiva che normalmente circonda il colletto del dente, tende ad allontanarsi da esso in direzione della radice (margine apicale) lasciando scoperto parte del cemento radicolare. Quando le gengive si ritirano la persona che ne soffre tende ad accusare ipersensibilità dentale specie quando mangia cibi caldi o particolarmente freddi.

Il cemento scoperto può essere più facilmente attaccato dalla placca e dal tartaro, si verifica quindi una maggiore incidenza di carie. L’aspetto più evidente causato dalla recessione gengivale è la compromissione dell’estetica, i denti sembrano più lunghi e più diradati in virtù della perdita di tessuto tra un dente e l’altro (gengiva papillare o papilla interdentale).

Prima di procedere con la cura della recessione gengivale è necessario tentare di stabilirne la causa in modo da abbassare il più possibile le probabilità di recidive:
La recessione gengivale può essere:

Di origine traumatica a causa di:

  • Malocclusione
  • Protesi od otturazioni inadatte;
  • Bruxismo;
  • Spazzolamento troppo energico ed orizzontale.

Dipendente dalla cattiva igiene orale

  • Gengivite
  • Parodontite

Diagnosi

Individuare la cura della recessione gengivale vuol dire effettuare una diagnosi approfondita che tenga conto di tutti i fattori in gioco. Il dentista dovrà valutare in particolare:

  • La classe di Miller con cui è possibile catalogare la recessione in esame;
  • La porzione di gengiva colpita (ovvero l’estensione del tessuto gengivale ritirato che può essere la porzione a ridosso di un solo dente o più denti adiacenti). Ricordiamo che alcune cure per la recessione gengivale si avvalgono di tecniche chirurgiche con cui è possibile porre rimedio a più recessioni con un solo intervento;
  • Lo spessore delle gengive;
  • In caso di gengive ritirate molto sottili è necessario l’intervento con innesto di tessuto;
  • Caratteristiche anatomiche del fornice vestibolare (detto anche solco, localizzato tra la gengiva aderente e la guancia, in cui è situato il frenulo);
  • Lo stato di salute del palato.
  • Il palato è la zona preferita da cui attingere tessuto in caso di innesto.

In base alla diagnosi, il dentista procede all’individuazione della cura migliore per la regressione gengivale che ha davanti. Le terapie praticabili

Cura non chirurgica

Infiammazione parodontale

Se il grado di recesso gengivale non è avanzato e la causa è individuabile in una infiammazione batterica (gengivite o parodontite), uno o più sedute di pulizia dentale professionale per la completa e profonda eliminazione della placca batterica ed ablazione del tartaro unitamente alla levigatura delle radici per eliminare il materiale purulento dalle tasche gengivali, possono essere sufficienti per eliminare il focolaio che alimenta l’infiammazione che, a sua volta, ha provocato il ritiro delle gengive.

Bruxismo

La cura della recessione gengivale passa attraverso la costruzione di un apposito presidio odontoiatrico detto bite da portare di notte in modo che il paziente eviti di digrignare o serrare i denti a tal punto da auto-provocare la causa dell’arretramento delle gengive.

Protesi od otturazioni inadatte

In questi casi è inutile concentrarsi sulla cura della recessione gengivale poiché il trauma che lo ha provocato è ancora in essere. Bisogna quindi individuare l’errore nella costruzione del manufatto protesico od il suo mal posizionamento e porvi rimedio. Eliminata la causa esterna, la gengiva si sfiamma e tende a tornare nella sua posizione naturale.

Intervento chirurgico per la cura della recessione gengivale

Il dentista consiglia di intervenire chirurgicamente per la cura della recessione gengivale quando quest’ultima si trova ad uno stadio talmente avanzato che le terapie summenzionate non darebbero nessun risultato tangibile.

Esistono 3 distinti tipi di procedure di chirurgia odontoiatrica come cura della recessione gengivale:

Intervento di riposizionamento del tessuto

come suggerisce il termine stesso, si tratta di riposizionare il tessuto gengivale e suturarlo in modo tale da ricoprire la parte di radice naturale del dente lasciata scoperta. Il medico decide per questo tipo di intervento poco invasivo, detto anche “ad un solo accesso” quando la gengiva è abbastanza spessa e l’altezza della banda cheratinizzata lo permette.

Innesto chirurgico di tessuto gengivale

In presenza di gengiva molto sottile (si parla di spessore inferiore ai 2 mm), la cura della recessione gengivale passa attraverso il prelievo dal palato di un frammento di tessuto adatto a chiudere il gap formatosi per poi ri-suturarlo immediatamente durante il corso dello stesso intervento.

Intervento chirurgico di innesto e riposizionamento

L’innesto ed il riposizionamento è la tecnica chirurgica indicata prevalentemente per la cura della recessione gengivale in cui i tessuti molli sono particolarmente sottili .

Detta tecnica si pone in essere in due momenti operatori distinti a distanza di tempo. Nel primo intervento si effettua l’innesto che ha lo scopo di inspessire la gengiva la quale, durante la seconda operazione, viene riposizionata. La commistione delle prime due tecniche elencate ha lo scopo di scongiurare la recessione recidiva.

Regime post operatorio

Nell’immediato post operatorio è consigliata l’applicazione di impacchi con buste di ghiaccio avvolte in un piccolo asciugamano morbido, il tutto allo scopo di minimizzare eventuale ematoma e gonfiore.

Dolore

L’eventuale dolore è facilmente controllabile con i comuni analgesici mentre sarà premura del dentista prescrivere antibiotici solo se si riscontra un principio di infezione (per dovere di completezza aggiungiamo che alcuni dentisti preferiscono operare il paziente che è già sotto copertura antibiotica da un paio di giorni).

Emorragia

In caso di emorragia, basterà comprimere delicatamente la parte interessata con una garza sterile inumidita. Se l’emorragia non si dovesse arrestare dopo qualche minuto è opportuno contattare immediatamente il medico e non effettuare nessun tipo di risciacquo.

Rimozione delle suture

Le suture saranno rimosse dopo circa 1 o 2 settimane dall’intervento chirurgico per la cura della recessione gengivale ed in base al tipo di tecnica utilizzata. Fino a questo momento il paziente dovrà astenersi dal praticare le consuete manovre di igiene orale quotidiana. Medicamenti topici come il collutorio alla clorexidina aiuteranno nella disinfezione della zona interessata.

Igiene orale dopo l’intervento

Dopo la rimozione delle suture bisogna prestare la massima diligenza nel ricominciare ad utilizzare lo spazzolino da denti che dovrà essere il più morbido possibile per non causare traumi.
I risultati, anche estetici, posso essere apprezzati già a partire dal secondo mese dopo l’operazione chirurgica anche se è necessario più tempo per quelli definitivi.

La cura della recessione gengivale minimizza le possibilità di perdita dei denti !!!

In parole più semplici si riscontra recessione gengivale quando

IMPLANTOLOGIA
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IMPLANTOLOGIALa parodontologia definisce la recessione gengivale, detta anche ed impropriamente “gengive ritirate” come lo spostamento verso il margine apicale del tessuto gengivale che normalmente circonda il colletto del dente.

In parole più semplici si riscontra recessione gengivale quando: nell’arcata inferiore le gengive si spostano verso il basso mentre nell’arcata superiore si spostano verso l’alto.

Le gengive ritirate scoprono il cemento radicolare del dente naturale ed espongono quest’ultimo a maggiore sensibilità dentinale oltre che permettere ai batteri della placca di poter attaccare una zona del dente meno resistente dello smalto rendendo più frequenti i casi di carie, e pulpite.

Per coloro che hanno corone in metallo ceramica, montate o meno su impianti dentali, la recessione gengivale lascia scoperta la parte del manufatto in cui non vi è la copertura della ceramica quindi diventa visibile la struttura in metallo, di solito scura, creando non pochi problemi estetici.

Cause recessione gengivale

Individuare con esattezza le cause della recessione gengivale può rivelarsi un compito molto arduo poiché, in alcuni casi, il problema delle gengive può essere dato da più fattori sinergici e, allo stesso tempo, ciò che si pensa esserne la causa potrebbe, invece, essere l’effetto.

Prendiamo ad esempio la parodontite ovvero la malattia che colpisce gli apparati di sostegno del dente (legamento parodontale, osso alveolare e gengiva): essa potrebbe senz’altro essere la causa della recessione gengivale ma potrebbe essersi sviluppata a ridosso di un determinato dente o più denti poiché le gengive di questi ultimi erano già compromesse quindi non perfettamente aderenti al colletto degli elementi dentali lasciando quindi spazio alla placca e permettendole così di infiltrarsi nel solco gengivale e creare le tasche gengivali da cui la parodontite profonda.

Avendo già trattato le cause della recessione gengivale legate alla carente igiene orale quali la gengivite e la parodontite, vediamo insieme quali altre situazione sono in grado influire o determinare la recessione gengivale:

Spazzolamento troppo energico

L’uso scorretto dello spazzolino da denti, invece che essere lo strumento con il quale mantenere la pulizia e la salute dei nostri denti, se usato malamente, può diventare l’arma che rovina le nostre gengive.

Le gengive maggiormente soggette al danno derivante dallo spazzolamento troppo energico sono quelle che ricoprono le superfici vestibolari dei canini e dei premolari a causa della loro posizione facilmente raggiungibile.

La situazione peggiora se, oltre all’eccessiva pressione e sfregamento esercitati, le gengive risultano particolarmente sottili per natura.

Protesi o otturazioni inadeguate

Può capitare che, allo scopo di ricostruire la corona del dente distrutta da una carie molto vasta o incapsulando un dente, la protesi o manufatto che si utilizza sia leggermente imperfetta o poiché preme sui tessuti irritando le gengive o perché favorisce il deposito di placca anch’esso causa di infiammazione gengivale.

I restauri protesici inadeguati rientrano trai i fattori iatrogeni ovvero complicanze dovute a trattamenti medici, conseguenti ad una terapia medica o, in questo caso, odontoiatrica.

Piercing ed oggetti tenuti in bocca

Con il diffondersi della moda del piercing alle labbra della bocca, aumentano anche i casi di gengive ritirate a causa del continuo sfregamento tra il piercing e le gengive stesse.

Anche l’abitudine di tenere penne o matite in bocca, oltre ad essere poco igienico, può causare problemi alle nostre gengive

Età

Con l’avanzare dell’età i problemi di salute aumentano ed anche quelli legati alle gengive non sono da meno. In particolare, in soggetti che hanno superato i settanta, le gengive non sono più così aderenti al colletto del dente come lo erano in passato quindi è necessaria una maggiore attenzione ed una pulizia più approfondita per evitare che micro frammenti di cibo possano infiltrarsi nel solco gengivale, infiammare le gengive e causarne la recessione.

Sintomi

I sintomi della recessione gengivale passano spesso “sottogamba” poiché non sono tali da provocare dolore o particolari fastidi ai soggetti che ne soffrono ma non per questo le gengive ritirate devo essere considerate come un problema di poco conto poiché, ricordiamo, che la loro compromissione può portare alla mobilità dentale ed alla perdita dei denti.

Denti allungati

A causa della recessione gengivale i denti di chi ne soffre sembrano essere diventati più lunghi “sindrome dei denti allungati”.

In realtà i denti sono sempre della stessa lunghezza ma, la porzione di gengiva che si è spostata verso la radice del dente ha lasciato scoperto il colletto e parte del cemento radicolare a seconda della gravità della recessione stessa quindi la parte dell’elemento dentale visibile è aumentata.

Anche lo spazio interdentale sembra essere aumentato a causa della recessione gengivale poiché è venuta meno la parte di tessuto detta papilla che si trova proprio fra un dente e l’altro.

Colore dei denti

Come conseguenza delle gengive ritirare, si registra anche l’apparente cambiamento del colore dei denti.

In realtà, quando le gengive si ritirano lasciano scoperta una porzione di radice che, notoriamente, è caratterizzata da un colore più tendente al giallo rispetto al naturale colore bianco dello smalto della corona.

Il cambiamento del colore della base della corona potrebbe essere dovuto anche dall’eccessiva presenza di tartaro stratificato.

Sanguinamento delle gengive

L’infiammazione dei tessuti molli può portare al sanguinamento delle gengive specialmente durante le manovre di igiene orale quotidiana.

Ipersensibilità dentale

Quando le gengive si ritirano, una parte del cemento radicolare rimane scoperto quindi soggetto stimoli termici come il caldo od il freddo dovuto a cibi o bevande.

Alitosi

Se la recessione gengivale è causata da parodontite, la quale a sua volta presenta tasche gengivali piene di materiale in decomposizione e purulento, il soggetto colpito denuncia una più o meno marcata alitosi e l’alterazione del senso del gusto.

Classificazione di Miller

Esiste una vera e propria classificazione della recessione gengivale approntata dal Dr Preston D. Miller nel 1985 ed a cui la maggior parte degli odontoiatri si rifà per determinare il grado di recesso durante la diagnosi e studiare la corretta terapia.

  • Classe 1:
    La recessione gengivale non si estende oltre la linea di giunzione mucogengivale, non si registra perdita di osso alveolare ne di tessuto interprossimale;
  • Classe 2:
    La recessione si estende oltre la linea di giunzione mucogengivale ma non vi è perdita di tessuto molle ne di osso;
  • Classe 3:
    Recessione che si estende oltre la linea di giunzione mucogengivale e si registra anche la perdita di tessuto molle e/o osso;
  • Classe 4:
    La recessione gengivale supera abbondantemente la linea di giunzione mucogengivale ed il tessuto interdentale è fortemente mancante.

In base a quanto stabilito dal Dr. Preston Miller e dalla letteratura odontoiatrica, solo nei casi di gengive ritirate appartenenti alla prima e seconda classe è possibile ottenere la completa ricopertura del cemento radicolare esposto.

Terapie

Individuare la più corretta cura della recessione gengivale dipende, fondamentalmente, dal grado di recessione a cui il dentista si trova davanti e dal tipo di gengiva.

In altre parole il medico deve valutare di quanto le gengive si sono ritirate, lo spessore di queste ultime ed anche il grado di cheratinizzazione che le contraddistingue.

Fondamentalmente il rimedio principale per la recessione gengivale consiste nell’intervento chirurgico che può essere ad un lembo, a due oppure una sorta di commistione delle due tecniche di chirurgia parodontale.

Parodontite Si manifesta a causa della placca batterica sedimentata che infiamma le gengive

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IMPLANTOLOGIALa parodontite è una grave infiammazione del parodonto ovvero degli elementi che sostengono il dente quali la gengiva, il legamento parodontale e l’osso alveolare. Si manifesta a causa della placca batterica sedimentata che infiamma le gengive senza comportare dolore e con sintomi come sanguinamento, gonfiore gengivale, alitosi e, nei casi più gravi anche mobilità dentale.

Curare la parodontite è possibile e può essere fatto tramite la rimozione del tartaro fonte di infezione sia sopra che sotto le gengive. In caso di recessione gengivale importante e notevole riassorbimento osseo la terapia da adottare prevede l’utilizzo della chirurgia orale per la cura completa della parodontite.

Che cos’è il parodonto ?

Dall’articolo “anatomia di un dente” sappiamo che, esternamente, un elemento dentale è suddiviso in tre differenti parti: la corona, ovvero la parte visibile del dente; la radice, che è quella parte che non vediamo poiché scompare all’interno della gengiva ed il colletto cioè quella zona in cui la corona lascia il posto alla radice e lo smalto al cemento radicolare.

Il dente è alloggiato all’interno della cavità ossea mascellare chiamata alveolo.
Allo scopo di mantenere il dente saldo nell’alveolo e permettergli di sopportare i carichi masticatori, esiste tutta una serie di fibre cha partono dal cemento radicolare e concludono nel tessuto che circonda il dente, esse costituiscono il legamento parodontale.

A livello del colletto, le fibre del legamento parodontale collegano la parte non visibile del dente alla gengiva formando il solco gengivale che impedisce alle sostanze esterne di penetrare lungo la radice.

Adesso diventa facile rispondere alla domanda iniziale; il parodonto è formato da: gengiva, osso alveolare e legamento parodontale. La parodontite, a vari gradi, colpisce tutti questi tessuti provocando l’instabilità del dente favorendone la caduta.

Cause della parodontite

La causa principale della formazione della parodontite è la scarsa igiene orale domiciliare che permette la formazione della placca batterica da cui le tasche gengivali, il tartaro e l’infiammazione dei tessuti parodontali.

Dopo ogni pasto il Ph della bocca si altera soprattutto se consumiamo zuccheri e può capitare che qualche residuo di cibo rimanga tra i denti. In queste condizioni si sviluppa la placca batterica che aderisce alla superficie dei denti (soprattutto sulle superfici interdentali ed occlusali) e si insinua all’interno del solco gengivale. I batteri iniziano così a produrre sostanze chimiche (in maggioranza acidi) altamente irritanti per le gengive che si infiammano e danno vita alla gengivite.

Se la placca batterica non viene rimossa attraverso l’igiene orale quotidiana, l’infiammazione gengivale viene continuamente alimentata e le fibre del legamento parodontale tendono ad essere gravemente compromesse tanto da permettere ai batteri di “scavare” all’interno del solco gengivale formando delle vere e proprie tasche gengivali (o tasche parodontali) all’interno delle quali non è possibile arrivare con il semplice spazzolino o il filo interdentale per rimuovere la placca.

Con il tempo la placca sedimenta e mineralizza formando il tartaro il quale può essere rimosso soltanto attraverso manovre di pulizia professionale dei denti mentre, se non rimosso, l’azione dei batteri patogeni in esso contenuti continua indisturbata fino a dar vita alla parodontite grave ovvero l’infezione si propaga a tutti i tessuti parodontali minando la stabilità dell’elemento dentale che è condannato a cadere o costringe il dentista ad un’inevitabile estrazione del dente colpito ancorchè sano (non compromesso dalla carie).

Cause complementari

Dal paragrafo precedente possiamo asserire che la placca batterica è la principale responsabile dell’infiammazione gengivale che, aggravandosi, sfocia in gengivite e poi in parodontite. L’accumulo di placca è indice inequivocabile di scarsa igiene orale.
Esistono, tuttavia, cause complementari o concause che contribuiscono a vario grado alla comparsa di questa fastidiosa malattia delle gengive. Vediamone alcune insieme:

sbalzi ormonali

in alcuni periodi della vita di un individuo può capitare che si verifichino delle fluttuazioni anche importanti dei livelli ormonali e questo capita sicuramente durante la pubertà quando I caratteri sessuali secondari iniziano a comparire in seguito appunto della stimolazione ormonale.

In gravidanza molte donne accusano maggior secchezza delle fauci (xerostomia) o una sostanziale modificazione della saliva che diventa meno liquida e, quindi, perde il suo naturale potere di contribuire a rimuovere micro particelle di cibo residuate tra i denti risultato, magari, di spuntini notturni che non prevedono lo spazzolamento dei denti nell’immediato.

Anche la menopausa per le donne e l’andropausa per gli uomini sono momenti di riassetto ormonale e, come tali, periodi in cui, indirettamente, anche la bocca e le gengive ne risentono.

Predisposizione genetica

Si stima che il 30% della popolazione erediti geneticamente la predisposizione ad ammalarsi di parodontite quindi, anche in persone estremamente accorte nel mantenere puliti i denti si possono registrare casi infiammazioni gengivali serie.

Abuso di alcolici e fumo di sigaretta

il fumo di sigaretta tende a favorire in modo determinante l’insorgenza della parodontite nonché del recesso gengivale;

Patologie sistemiche

la parodontologia ha ormai verificato che persone affette da diabete hanno molta più probabilità di altre di soffrire di parodontite (soprattutto diabete scompensato);

Difese immunitarie deboli

Ogni giorno le nostre difese immunitarie ci proteggono da una quantità spaventosa di batteri potenzialmente pericolosi che il nostro corpo riesce a combattere proprio in virtù delle difese sviluppate durante l’evoluzione dell’uomo ed all’adattamento all’ambiente circostante.

Tuttavia, in periodi di forte stress le nostre difese si abbassano, i batteri hanno la meglio ed iniziano la loro azione patogena. Anche l’immuno-deficienza-acquisita o HIV od anche AIDS contribuisce alla comparsa e proliferazione della parodontite poiché rende il nostro corpo più debole ed incapace di respingere gli attacchi quotidiani.

Sintomi della parodontite

La parodontite è una malattia ambigua poiché non è caratterizzata dal dolore proprio del mal di denti come ad esempio nel caso della pulpite e quindi il paziente posticipa il più possibile la visita dal dentista.

Esistono, comunque, alcuni campanelli d’allarme che devono essere tenuti in considerazione come ad esempio il sanguinamento delle gengive specie se spontaneo.

Abbiamo deciso di suddividere i sintomi in base alla gravità della parodontite ma bisogna tenere a mente che detta malattia può portare alla caduta dei denti anche senza mostrare alcun sintomo.

Stadio iniziale

  • Modesto sanguinamento delle gengive a seguito dell’uso dello spazzolino da denti;
  • Cambiamento del colore delle gengive che da rosa diventano rosse (arrossamento gengivale);
  • Leggero gonfiore delle gengive;
  • Alitosi di modesta entità;
  • Cambiamento del gusto dei cibi.

Stadio avanzato

  • Il sanguinamento si fa più frequente ed anche spontaneo ovvero senza una causa scatenante;
  • Si assiste alla recessione gengivale, le gengive si accorciano lasciando scoperto il cemento radicolare a cui si salda più placca batterica che, in breve, diventa tartaro;
  • Riassorbimento dell’osso alveolare con conseguente notevole mobilità degli elementi dentali colpiti;
  • Sporadicamente si assiste al cambiamento di posizione da parte di alcuni denti che pregiudica la corretta occlusione e masticazione (la cui correzione chiama in causa le procedure di ortodonzia);
  • L’alito cattivo si fa più marcato e persistente.

Diagnosi e terapie

Diagnosticare una parodontite è, oggi, un compito abbastanza facile per qualsiasi dentista che possa definirsi tale poiché in presenza di sanguinamento gengivale, modificazione del colore dei tessuti, recessione gengivale e quant’altro, la diagnosi preliminare è più che immediata tuttavia, per individuare la terapia corretta è necessaria una visita parodontale accurata che permetta al parodontologo di stabilire se intervenire con le consuete manovre di eliminazione del tartaro sopra e sottogengivale oppure, in caso di tasche gengivali molto profonde ed importante recesso gengivale nonché osseo, non sia preferibile adottare la chirurgia per curare la parodontite.

Spetta comunque sempre al paziente prendere in seria considerazione i campanelli di allarmi come l’arrossamento dei tessuti ed il loro sanguinamento e fissare l’appuntamento con il dentista allo scopo di intervenire subito per curare la parodontite sul nascere anziché dover affrontare lunghe e fastidiose cure con il rischio di non poter sanare completamente e definitivamente le proprie gengive.

Prevenire la parodontite

La parola d’ordine per la prevenzione della parodontite è “igiene orale quotidiana”.
Spazzolino da denti, filo interdentale e collutorio antiplacca sono le uniche armi che abbiamo per mantenere puliti i nostri denti e sane le gengive.

Con la pulizia professionale dei denti, l’igienista dentale od il dentista, riesce a capire se commettiamo degli errori nella pratica quotidiana ed eventualmente a rimuovere il tartaro stratificato che può essere asportato solo con gli strumenti professionali di cui è dotato lo studio dentistico.

Nel caso di sospetto di particolare predisposizione alla parodontite, è consigliabile effettuare un semplicissimo test genetico chiamato (ParoGen® Test), totalmente indolore, che prevede il prelievo di una modesta quantità di saliva.

Seguendo il semplice programma di visite di controllo e d’igiene proposto dal medico, è possibile azzerare o quasi le possibilità che una gengivite diventi parodontite o che un piccola carie possa diventare un cratere tale da implicare la devitalizzazione o, peggio, l’estrazione del dente.

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Confronto Prezzi All on 4 Totale

  • In Italia (€20.000-32.000)
  • In Croazia (€16.000-18.000)
  • Noi Implantologia Network (€14.000-16.000)

Confronto Prezzi Impianti Zigomatici

  • In Italia (€20.000-30.000)
  • In Croazia (€15.000-20.000)
  • Noi Implantologia Network (€14.900)

Confronto Prezzi Sedazione Cosciente

  • In Italia (€1.500-2.000)
  • In Croazia (€800-1.000)
  • Noi Implantologia Network (€400-500)

stefimariotti@live.it

Implantologia senza osso? Tecniche Alternative agli innesti, i rialzi

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L’impianto pterigoideo è un impianto dentale che viene inserito nell’area molare dell’arcata superiore e raggiunge il processo pterigoideo. L’osso in questa zona alle volte presenta delle caratteristiche atte a renderlo ideale per un inserimento di un impianto ed assicurarne la perfetta osteointegrazione. L’impianto pterigoideo è quindi la soluzione è ideale per evitare l’innalzamento del seno mascellare. E’ però questo un tipo di intervento estremamente specialistico che rientra nella casistica dell’Implantologia avanzata. Non pochi sono infatti i rischi di operare nelle vicinanze dell’emergenza di un’arteria molto importante quale è l’arteria palatina.

Gli impianti pterigo-mascellari rappresentano un’alternativa poco nota al rialzo di seno mascellare: una soluzione complessa dal punto di vista chirurgico ma che promette grandi vantaggi per il paziente. Sfruttando l’ancoraggio osseo nelle lamine pterigoidee e garantendo l’utilizzo del pilastro di resistenza omonimo, diventa un’arma di trattamento in più di cui un professionista può avvalersi. L’impianto pterigoideo ha una lunghezza media di 18 mm, inclinato di circa 45° sul piano sagittale e 15° su quello lateromediale, che a partenza dal tuber mascellare interseca le lamine ossee della fossa pterigoidea.

INTERVENTO DI INSERIMENTO IN PAZIENTE SENZA OSSO DUE IMPIANTI PTERIGOIDEI PRE CREARE I PILASTRI POSTERIORI, CHE SORREGGERANNO LA PROTESI FISSA IN QUESTO MODO BAIPASSARE GLI INNESTI E I RIALZI DEL SENO MASCELLARE, CHE SENZA GARANZIE TRA CIRCA 2 ANNI DAREBBERO LO STESSO RISULTATO

La tecnica consiste nello sfruttare un pilastro di resistenza dello scheletro facciale, in cui fisiologicamente si scaricano le forze durante i cicli di masticazione con i denti naturali. L’impianto, a partenza intraorale con corpo e apice nel pilastro, permette di trasferire i carichi direttamente al pilastro, saltando denti e osso alveolare. La tecnica quindi non è di tipo ricostruttivo, ma vicariante soltanto la funzione e non l’anatomia delle strutture perdute.

In anestesia locale, viene scheletrizzata la tuberosità del mascellare, una volta identificati i reperti anatomici orali ed extraorali si provvede al posizionamento dell’impianto, in un tempo medio di intervento di 20 minuti. L’indicazione è nelle ricostruzioni implanto-protesiche delle edentulie posteriori del mascellare atrofico, dovute sia a perdita ossea verticale del processo alveolare proprio, sia alla fisiologica pneumatizzazione del seno mascellare.

Presso le nostre sedi, se sei un paziente con grave atrofia mascellare e desideri tornare a sorridere, tramite la sicurezza di essere in buone mani, senza paura di sbagliare, contattaci oggi stesso ti dare l’opportunità di eseguire una visita gratuita, oppure potrai inviarci la tua tac cone beam, per una valutazione specialistica senza impegno, evitando in questo modo:

ALTERNATIVA ALL’INNESTO D’OSSO  – ALTERNATIVA AL RIALZO DEL SENO MASCELLARE EVITANDO DI RESTARE 2 ANNI SENZA DENTI

LE NOSTRE TECNICHE ALTERNATIVE PER PAZIENTI SENZA OSSO MASCELLARE

Implantologia dentale Varese Prezzi costi – All on 4 – Impianti denti – Denti Fissi senza osso – Zigomatici

implantologia prezzi
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Implantologia dentale Varese

Hai problemi di Parodontite? Mancanza di denti? Problemi di mancanza d’osso mascellare? Niente paura oggi a Varese – Brescia – Jesolo – Bologna puoi tornare a sorridere, con medici d’eccellenza spendendo il giusto. Chiama adesso il 388 7527525 per fissare appuntamento gratuito. Dentista Taranto Prezzi: €7.800 intera arcata dentale a carico immediato. Prezzi Impianti dentali €1.090 Prezzi Corona dentale €499 Prezzi Sedazione cosciente €500 Prezzi 3 Denti contigui €2.700 Prezzi Intera bocca a carico immediato superiore inferiore € 15.600 Prezzi Impianti Zigomatici € 14.900. Prezzi Impianti Pterigoidei €13.000 Prezzi All on 4 a carico immediato €7.800 Prezzi All on 6 – €7.800.

Prenota oggi stesso una visita gratuita al 388 7527525

IMPLANTOLOGIA A CARICO IMMEDIATO VARESE PREZZI 7.800 EURO

l’implantologia a carico immediato consente di inserire gli impianti dentali e, nella stessa seduta, fissare la protesi, in molti casi si tratta di una protesi provvisoria.

Con questa tecnica implantare il paziente può lasciare lo studio dentistico con i nuovi denti in bocca o, al massimo, attendere le 24 ore successive per finire il lavoro.

Il carico immediato permette differenti tipi di riabilitazione, può essere utilizzato per un singolo dente, per un ponte dentale oppure per un’intera arcata od entrambe quando la persona richiedente è completamente senza denti, edentulia completa.

Come si effettua il carico immediato ?

Abbiamo pensato di descrivere nei minimi dettagli tutti i singoli passaggi che caratterizzano l’intervento di implantologia per ottenere i denti nella stessa seduta in cui si inseriscono i perni in titanio.

Consigliamo di approfondire l’argomento con i dentisti a cui chiederete il preventivo dei costi.

Fase 1: Verifica della quantità ossea

La condizione necessaria e sufficiente per poter eseguire il posizionamento della protesi sugli impianti nella stessa seduta è la giusta quantità di osso a disposizione dell’implantologo.

Se tale quantità manca è necessario ricrearla con interventi come il rialzo del seno mascellare oppure innesti di materiale osteoinduttivo (che favorisce la formazione di nuovo osso).

Per verificare lo stato dei mascellari, il dentista sottopone il candidato ad un esame volumetrico tridimensionale chiamato Tomografia Computerizzata 3D od anche Dentalscan Cone Beam 3D

Fase 2: estrazione dei denti residui

Dopo aver somministrato l’anestesia locale, l’intervento inizia subito con l’estrazione degli ultimi elementi dentali presenti nel cavo orale seguita dalla bonifica di tutta la bocca.

E’ necessario eliminare i residui di materiale infetto ad esempio se i denti naturali sono molto cariati oppure affetti da parodontite.

In quest’ultimo caso, il dentista provvede ad asportare anche parti di tessuto molle, gengiva, che potrebbe veicolare nuova infezione alle viti.

Fase 3: presa delle impronte

Una volta risanata tutta la bocca, è il momento della presa delle impronte dentali con particolare riferimento alle altezze per il calcolo della quantità di gengiva finta e della misura dei denti protesici.

Se i mascellari e le gengive sono in buone condizioni, la flangia finta rosa non è necessaria.

Con le impronte, l’odontotecnico può cominciare subito la costruzione della protesi fissa in modo che sia pronta una volta terminata la fase implantologica vera e propria.

Fase 4: inserimento degli impianti per il carico immediato

Questo è il momento più importante di tutta la procedura implantologica poiché l’odontoiatra comincia a perforare l’osso con frese via via di misura maggiore fino ad arrivare a quella propria della vite che si deve utilizzare.

Finita la preparazione dell’osso ricevente, inizia l’avvitamento dell’impianto che può essere fatto attraverso un avvitatore motorizzato e collegato ad un misuratore elettronico della forza oppure con uno strumento manuale con tacche chiamato cricchetto o torque.

Indipendentemente dalla modalità di inserimento scelta, il successo del carico immediato si realizza solo se il dentista può avvitare l’impianto con una forza pari o superiore a 35 Nm (Newton metri) a volte si utilizza la sigla Ncm (Newton per centimetro).

Sotto tale misura gli impianti non avrebbero la stabilità necessaria per supportare la protesi durante la masticazione e tutta la riabilitazione implanto-protesica fallirebbe.

L’alternativa è quella di adottare fin da subito il carico differito.

Una volta che gli impianti sono in sede, il medico e l’odontotecnico prendono nuovamente le impronte per trasferire sulla protesi la posizione degli impianti e creare i fori in cui andranno inserite le viti di fissaggio della protesi.

Fase 5: posizionamento della protesi

Tutto è pronto, il paziente può finalmente ricevere i nuovi denti che saranno avvitata agli impianti immediatamente.

L’ultimo step è quello di controllare il bilanciamento dell’occlusione.

Con una strisciolina di carta colorata tra le due arcate, il medico chiede di aprire e chiudere la bocca.

Se ci sono punti di precontatto, essi si colorano ed il dentista può smussarli con il trapano a turbina.

Vantaggi dell’implantologia a carico immediato

I tempi di realizzazione dei lavori sono estremamente ridotti. Si ottengono i denti subito od entro, al massimo 24, 48 ore;

riduzione dello stress operatorio e post operatorio per la persona che affronta l’intervento che esce dallo studio del dentista con i nuovi denti già in bocca e perfettamente funzionanti;

Il paziente non è costretto a lunghi periodi di disagio sociale e funzionale a causa della mancanza degli elementi dentali;

inserire gli impianti e posizionare la protesi in un’unica volta, permette la riduzione dei costi poiché si concentra tutto il lavoro in una sola seduta oltre a quelle successive di controllo.

Questo implica meno appuntamenti, meno anestesia, meno assistenza da parte dell’odontoiatra (assistenti), meno esami radiologici per verificare il grado di osteointegrazione ed il tutto determina una diminuzione del prezzo per il paziente.

Nessuna attesa per i tempi di osteointegrazione in cui è necessario portare una protesi mobile totale (dentiera) per poter mangiare e parlare correttamente sentendosi a disagio.

Comportamenti da tenere dopo l’intervento

Nei primi 20 giorni l’implantologo prescrive l’utilizzo di un collutorio alla clorexidina allo 0,2% da utilizzare almeno una volta al giorno per risciacqui dopo aver pulito i denti.

Lo scopo della clorexidina è quello di disinfettare le ferite delle gengive e di abbattere la percentuale di batteri che potrebbero dar luogo ad infezione.

Spazzolare la protesi caricata immediatamente come si faceva con i denti naturali quindi con uno spazzolino a setole medie o morbide e dentifricio.

L’acquisto di un idropulsore è vivamente consigliato specialmente poiché gli ultimi modelli hanno un’ottima pressione e capacità di rimuovere i resti di cibo rimasti tra la le gengive e il manufatto protesico.

Per le prime 3 settimane è consigliato non far uso di filo interdentale e scovolino poiché si corre il rischio di strappare i punti di sutura

Subito dopo l