Oggi grazie alle nostre tecniche di ultimissima generazione rese possibili da decenni di studi presso l’università francese a Lyone su cadaveri quasi 2500 dissezioni resndono possibile oggi offrire ai nostri pazienti soluzioni impensabili, con tecniche come per esempio il cerchiaggio dei seni mascellari atrofici, evitando i grandi rialzi dei seni mascellari e gli innesti d’osso mascellare, con l’inserimento di impianti Pterigoidei, che baipassano i seni mascellari atrofici costituendo i pilastri di resistenza primaria per la masticazione nelle zone posteriori del mascellare. Frontalmente 4 impianti trasversali 2 nasali e 2 sub nasali, completano la riabilitazione con successo, senza ricorrere a grandi rialzi del seno mascellare, interventi chirurgici, lunghi, costosi, dolorosi e senza alcuna garanzia di successo nel medio lungo periodo.
Segue un caso clinico con utilizzo di questa tecnica che possiamo offrire a Padova nel nostro centro specializzato non trovabile altrove.
La nostra bellissima paziente Cristina si è informata in rete circa 8 mesi fà, ricercava un centro all’avanguardia, che potesse risolvere definitivamente, sia sul piano della stabilità primaria, con denti fissi, la propria atrofia mascellare e mandibolare e alcontempo, riuscire se ve ne fosse stata la possibilità di ottenere un risultato estetica soddisfacente.
Cristina è giunta presso la nostra sede Super Specializzata in soluzioni fisse per paziente altamente atrofici a Padova da Napoli. Il giorno della visita ci siamo immediatamente accorti della gravità della situazione, in giovanissima età Cristina e’ rimasta edentula e da circa 20 anni porta 2 protesi mobili, queste nel corso del tempo hanno contribuito al riassorbimento dell’osso crestale sia mascellare che mandibolare.
Oggi Cristina, per via di questa sua situazione maturata nell’arco di circa 20 anni risulta in una situazione ossea tra le piu’ gravi e complesse, s’inora trattate.
Il nostro Professore dopo la visita, informa Cristina, che prenderà a cuore il suo caso e riuscirà a donarle un nuovo sorriso stabile ed estremamente bello e soddisfacente dal punto di vista estetico, vista ancora la giovane età della paziente.
Durante l’intervento vengono eseguite le nostre tecniche di cerchiaggio di seno mascellare, per evitare innesti d’osso autologo e i grandi rialzi del seno mascellare.
Al termine dell’intervento il Prof, risulta estremamente soddisfatto dell’intervento eseguito e risulta estremamente fiducioso sia sulla stabilità primaria degli impianti dentali, vista la grave atrofia, sia sul piano estetico, preannuncia a Cristina, che rimarra piacevolmente sorpresa dell’estetica che al termine dell’osteointegrazione otterrà con i nostri circolari fissi realizzati a mano e su misura senza falsa gengiva dai nostri maestri protesisti.
Oggi siamo giunti al giorno dell’avvitamento delle protesi circolari fisse e definitive, giudicate voi stessi, riscordandovi della situazione di partenza assai grave e compromessa.
SE ANCHE TU’ SOFFRI DI GRAVI O GRAVISSIME ATROFIE, E DESIDERI I VERI ESPERTI IN QUESTO SETTORE, QUANDO PARLIAMO DI ASSENZA GRAVE D’OSSO MASCELLARE O MANDIBOLARE, CONTATTACI SENZA INDUGIO E POTRAI TORNARE A SORRIDERE, CON LO STESSO RISULTATO ESTETICO E FUNZIONALE DI CRISTINA. TEL 388 7527525
Spesso e volentieri il paziente con una grave atrofia mascellare, non sa bene, a chi rivolgersi e cosa meglio fare nelle sue condizioni.
Ci vorrebbe un consulente implantare Amico, che senza luco, potesse offrire al paziente di turno, indicazioni serie e veritiere, con cui il paziente possa comprendere meglio la sua situazione attuale, quale soluzione o tecnica, sia più idonea ed appropriata per lui, spendendo il giusto.
Bene cercando in autonomia, tutte queste informazioni in rete, sperando, che siano vere e genuine è una mera perdita di tempo, un’illusione.
Per questa ragione abbiamo realizzato questo piccolo portale, che con parole, contenuti, immagini e video, cercheranno di spiegare e far comprendere, soluzioni che al dilà del singolo caso, possano offrire informazioni importanti, per una scelta corretta.
Implantologia poco osso
Per prima cosa dobbiamo eseguire una tac cone beam personale, andare in un centro radiologico, con la ricetta del proprio medico curante, che prescrive una tac cone beam per le arcate dentali.
E’ sempre bene farsi una panorramica o meglio una tac dentale propria, che ognuno può portare con se’ ad ogni nuovo consulto, senza che la stessa rimanga “OSTAGGIO” del medico.
Una volta aottenuta una radiografia, dobbiamo verificare le nostre condizioni, nel senso, di capire in quale posizione il nostro osso è mancante.
IMPLANTOLOGIA POCO OSSO IMPIANTI ZIGOMATICI
Una volta che comprendiamo dove l’osso manca, abbiamo l’opportunità di capire e scegliere quale delle soluzioni, che oggi esistono nel mondo medico, possano fare al caso nostro.
Ora metteremo tutte le possibili diverse varianti poi ognuno, trarrà le proprie conclusioni.
Tenendo presente, che in queste soluzioni, noi a priori abbiamo scartato tutte quelle, con gli innesti d’osso autologhi, come mento, calvaria, anca, ecc.. Grandi rialzi del seno mascellare e rigenerazione ossea.
Implantologia poco osso
LE NOSTRE PROTESI DENTALI FISSE PER IMPLANTOLOGIA ZIGOMATICA – CIRCOLARI REALIZZATI A MANO E SU MISURA PER INTERVENTI CHIRURGICI CON IMPIANTI ZIGOMATICI.
DIMENTICATI LA DENTIERA CON TANTA FALSA GENGIVA, PRESSO IL NOSTRO CENTRO ANCHE SEN HAI OSSO LA PROTESI SARA’ REALIZZATA CON UNA MINIMA FINTA GENGIVA ALTAMENTE ESTETICA E NATURALE CHIEDI ULTERIORI INFORMAZIONI AL 388 7527525
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l’implantologia a carico immediato consente di inserire gli impianti dentali e, nella stessa seduta, fissare la protesi, in molti casi si tratta di una protesi provvisoria.
Con questa tecnica implantare il paziente può lasciare lo studio dentistico con i nuovi denti in bocca o, al massimo, attendere le 24 ore successive per finire il lavoro.
Il carico immediato permette differenti tipi di riabilitazione, può essere utilizzato per un singolo dente, per un ponte dentale oppure per un’intera arcata od entrambe quando la persona richiedente è completamente senza denti, edentulia completa.
Come si effettua il carico immediato ?
Abbiamo pensato di descrivere nei minimi dettagli tutti i singoli passaggi che caratterizzano l’intervento di implantologia per ottenere i denti nella stessa seduta in cui si inseriscono i perni in titanio.
Consigliamo di approfondire l’argomento con i dentisti a cui chiederete il preventivo dei costi.
Fase 1: Verifica della quantità ossea
La condizione necessaria e sufficiente per poter eseguire il posizionamento della protesi sugli impianti nella stessa seduta è la giusta quantità di osso a disposizione dell’implantologo.
Se tale quantità manca è necessario ricrearla con interventi come il rialzo del seno mascellare oppure innesti di materiale osteoinduttivo (che favorisce la formazione di nuovo osso).
Per verificare lo stato dei mascellari, il dentista sottopone il candidato ad un esame volumetrico tridimensionale chiamato Tomografia Computerizzata 3D od anche Dentalscan Cone Beam 3D
Fase 2: estrazione dei denti residui
Dopo aver somministrato l’anestesia locale, l’intervento inizia subito con l’estrazione degli ultimi elementi dentali presenti nel cavo orale seguita dalla bonifica di tutta la bocca.
E’ necessario eliminare i residui di materiale infetto ad esempio se i denti naturali sono molto cariati oppure affetti da parodontite.
In quest’ultimo caso, il dentista provvede ad asportare anche parti di tessuto molle, gengiva, che potrebbe veicolare nuova infezione alle viti.
Fase 3: presa delle impronte
Una volta risanata tutta la bocca, è il momento della presa delle impronte dentali con particolare riferimento alle altezze per il calcolo della quantità di gengiva finta e della misura dei denti protesici.
Se i mascellari e le gengive sono in buone condizioni, la flangia finta rosa non è necessaria.
Con le impronte, l’odontotecnico può cominciare subito la costruzione della protesi fissa in modo che sia pronta una volta terminata la fase implantologica vera e propria.
Fase 4: inserimento degli impianti per il carico immediato
Questo è il momento più importante di tutta la procedura implantologica poiché l’odontoiatra comincia a perforare l’osso con frese via via di misura maggiore fino ad arrivare a quella propria della vite che si deve utilizzare.
Finita la preparazione dell’osso ricevente, inizia l’avvitamento dell’impianto che può essere fatto attraverso un avvitatore motorizzato e collegato ad un misuratore elettronico della forza oppure con uno strumento manuale con tacche chiamato cricchetto o torque.
Indipendentemente dalla modalità di inserimento scelta, il successo del carico immediato si realizza solo se il dentista può avvitare l’impianto con una forza pari o superiore a 35 Nm (Newton metri) a volte si utilizza la sigla Ncm (Newton per centimetro).
Sotto tale misura gli impianti non avrebbero la stabilità necessaria per supportare la protesi durante la masticazione e tutta la riabilitazione implanto-protesica fallirebbe.
L’alternativa è quella di adottare fin da subito il carico differito.
Una volta che gli impianti sono in sede, il medico e l’odontotecnico prendono nuovamente le impronte per trasferire sulla protesi la posizione degli impianti e creare i fori in cui andranno inserite le viti di fissaggio della protesi.
Fase 5: posizionamento della protesi
Tutto è pronto, il paziente può finalmente ricevere i nuovi denti che saranno avvitata agli impianti immediatamente.
L’ultimo step è quello di controllare il bilanciamento dell’occlusione.
Con una strisciolina di carta colorata tra le due arcate, il medico chiede di aprire e chiudere la bocca.
Se ci sono punti di precontatto, essi si colorano ed il dentista può smussarli con il trapano a turbina.
Quali sono i problemi più comuni dovuti all’inserimento di impianti dentali ?
Le malattie sistemiche come diabete, cardiopatie e osteoporosi sono un limite per l’implantologia ?
Come ogni intervento, anche quelli di chirurgia orale non sono esenti da possibili complicanze o rischi.
Vediamo insieme quali sono le situazioni in cui il paziente sottoposto ad implantologia può andare incontro a problemi e come si risolvono.
Con il termine protesi fissa si intende la protesi che non può essere rimossa dal paziente poiché cementata o avvitata ad elementi pilastro, si tratta dei denti naturali del paziente quando ancora in buono stato oppure impianti dentali osteointegrati.
La protesi fissa è chiamata di “ricostruzione” quando ha il compito di ricostruire la parte del dente asportato dal dentista durante le cure ed allo stesso tempo di proteggere la parte restante.
E’ detta di sostituzione, invece, quella protesi fissa che va a sostituire parte o tutti i denti mancanti che sono caduti naturalmente oppure sono stati estratti poiché ridotti in pessime condizioni e non più utilizzabili.
Tipi di protesi fissa:
Intarsio dentale
L’intarsio dentale è la protesi fissa più piccola che esiste poiché è destinato alla ricostruzione di una parte della corona del dente che è stata danneggiata dalla carie che ne ha corroso buona parte dello smalto oppure da una frattura a causa di un trauma (incidente stradale o sportivo).
In altre parole, quando il dentista decide che un’otturazione dentale non garantisce l’estetica, la tenuta e la giusta resistenza ma non si vuole arrivare alla capsula, allora l’intarsio è la protesi fissa ideale.
I materiali di costruzione prevedono sia la ceramica che lo zirconio (in alcuni casi anche il disilicato di litio). L’intarsio, a differenza dell’otturazione che è realizzata direttamente nella bocca del paziente, è costruito in laboratorio sulla base di un’impronta dentale ad alta precisione e cementato sul dente.
In alternativa è possibile procedere alla presa delle impronte con una lampada intraorale pere poi passare alla fabbricazione dell’intarsio attraverso la tecnologia CAD/CAM computerizzata.
Capsula dentale
La capsula dentale è una protesi fissa che serve per ricreare completamente la corona del dente ovvero la parte visibile, quella che vediamo durante il sorriso e che utilizziamo per masticare.
La capsula è posizionata sul dente naturale dopo che questo è stato curato a causa di carie profonda o pulpite e, all’occorrenza, è stata praticata anche la relativa devitalizzazione.
Per fare spazio alla capsula dentale, il dentista è costretto a monconizzare il dente o la parte che ne rimane ovvero a rendere la parte superiore del dente più piccola. In questo caso si dice che il dente è stato incapsulato.
In base alle cure apportate e quindi ai tempi di guarigione, l’odontoiatra potrebbe optare per una protesi fissa provvisoria o capsula provvisoria in attesa di quella definitiva.
Questo tipo di protesi fisso mono-dente (per un solo dente) è realizzata utilizzando differenti tipi di materiali. La scelta dell’uno o dell’altro è dettata dai risultati che si desiderano ottenere e dai costi che il paziente è in grado di affrontare.
L’odontoiatria protesica oggi offre i seguenti tipi di protesi fissa per un solo dente:
Corona in resina o composito
La corona in resina acrilica o composito è la protesi fissa che normalmente viene utilizzata come presidio provvisorio, in attesa della guarigione dei tessuti ed è anche la più economica.
Corona metallo ceramica
Il metallo o, meglio, la lega di metallo costituisce la struttura interna della capsula, quella a contatto con il dente ridotto a moncone o con il perno-moncone. La ceramica, invece, è utilizzata per la parte esterna ed estetica della protesi fissa.
Una delle caratteristiche che contraddistingue la corona in metallo ceramica è la particolare resistenza durante la masticazione. Nel panorama delle protesi fisse per un solo dente è quella che fino ad oggi è stata più largamente utilizzata dai dentisti di tutto il mondo.
Corona ceramica integrale
La corona in ceramica integrale è la protesi fissa singola che vanta l’estetica migliore poiché, data la mancanza del metallo sottostante, si lascia attraversare dalla luce proprio come i denti naturali.
E’ particolarmente adatta a sostituire o ricoprire i denti anteriori mentre per quelli posteriori è preferibile un materiale più resistente che possa resistere alle forze espresse durante la masticazione.
Corona zirconio ceramica
La zirconia o ossido di zirconio, negli ultimi tempi, è diventato il materiale di riferimento per restauri protesici molto resistenti e con un’estetica inarrivabile utilizzando altri materiali.
In combinazione con la tecnologia CAD/CAM, è possibile ricavare la protesi fissa attraverso la fresatura computerizzata di un blocchetto di ossido di zirconio ottenendo un dispositivo odontoiatrico di estrema precisione, leggerezza e biocompatibilità.
La corona in zirconia e ceramica unisce in se la resistenza dell’ossido di zirconio sintetizzato e la resa estetica della ceramica.
Faccette
L’odontoiatria estetica ricomprende le faccette dentali o veneers nella categoria delle protesi fisse poiché anch’esse, una volta cementate non possono essere rimosse dal paziente.
Le faccette dentali sono dei sottilissimi gusci di ceramica o zirconio che vengono applicate sopra ai denti naturali che, in alcuni casi devono essere limati per far posto allo spazio occupato dalle faccette ed in altri casi no.
Con questo tipo di protesi fissa è possibile risolvere differenti problemi estetici del paziente: eccessivo spazio tra i denti incisivi (diastema), cambiare colore agli elementi dentali, allungare i denti, coprire una pigmentazione indelebile etc.
Ponte dentale parziale
Il ponte dentale parziale è la protesi fissa che serve per sostituire uno o più denti adiacenti (solitamente fino a 4 o 5).
Il numero di capsule dentarie necessarie ed unite tra loro dipende dal numero di denti naturali che si desidera rimpiazzare.
Il ponte parziale può essere agganciato:
Su denti naturali
In questo caso le corone dei denti naturali del paziente che serviranno da pilastro devono essere ridotte a moncone ed incapsulate quindi, se gli elementi dentali sono sani, procedere alla monconizzazione risulta un vero delitto mentre, se non lo sono, è l’occasione buona per curarli e renderli utili al supporto del ponte.
Su impianti dentali
Se non si vogliono toccare i denti naturali e sani, l’unica alternativa è l’inserimento di impianti dentali in titanio che, una volta osteointegrati, saranno connessi al ponte e lo manterranno in posizione.
Protesi fissa Maryland Bridge
Quando è necessario porre rimedio alla mancanza di un singolo dente o più denti adiacenti, una delle soluzioni proposte dall’odontoiatria è la protesi fissa detta ponte Maryland Bridge.
Essa consiste in una protesi fissa parziale il cui numero di capsule è uguale al numero di elementi dentali da sostituire e l’ancoraggio in bocca è assicurato da alette laterali in metallo, ceramica o composito che aderiscono, attraverso uno speciale adesivo, allo smalto dei denti naturali che fanno da pilastri.
In alcuni casi la superficie linguale dei denti naturali che supportano il ponte Maryland Bridge, deve essere preventivamente limata per far spazio alle alette mentre in altri casi basta l’adesivo.
Protesi fissa su impianti dentali
Utilizzata per sostituire tutti i denti, spesso sia dell’arcata superiore che quella inferiore, è costituita da una parte in resina acrilica rosa che simula la gengiva e rappresenta la base su cui vengono montati i denti protesici.
La gengiva finta è utilizzata per colmare lo spazio lasciato libero dal riassorbimento osseo e da eventuale recessione gengivale altrimenti il dentista sarebbe costretto ad utilizzare denti molto lunghi ed antiestetici.
La ritenzione è garantita da impianti dentali in titanio (od anche in ceramica o in zirconio) osteointegrati.
Le tecniche per utilizzate per arrivare a realizzare una protesi fissa su impianti dentali sono molteplici: si va dal classico intervento di chirurgia orale a due fasi, all’implantologia a carico immediato ove l’implantologo, attraverso le opportune indagini radiografiche (panoramica o TC 3D DENTALSCAN), sia certo della presenza delle condizioni necessarie e sufficienti per il successo degli impianti.
Per coloro che si presentano già completamente edentuli (senza denti) è anche possibile porre in essere la tecnica transmucosa.
La caratteristica principale della protesi fissa su impianti dentali sta nel fatto che la protesi è estremamente fissa in bocca quindi non ha spostamenti o basculamenti durante la masticazione o la fonazione come invece accade con la protesi mobile o dentiera.
Ponte circolare completo su impianti dentali
Il ponte circolare completo è una protesi fissa molto simile a quella descritta nel paragrafo precedente ma non ha la gengiva finta quindi il paziente ed i suoi interlocutori avranno la netta sensazione che i denti protesici fuoriescano dalle gengive naturali.
A differenza della protesi fissa con flangia, il ponte circolare completo su impianti è più facile da tenere pulito poiché presenta meno punti difficile da raggiungere durante l’igiene orale quotidiana.
Protesi fissa completa su denti naturali
Quando il paziente si presenta in studio con ancora qualche dente in bocca, il dentista, previa anamnesi, può decidere che gli elementi dentali residui siano sufficienti a svolgere il lavoro che, altrimenti, andrebbe fatto dagli impianti dentali.
In questo caso quindi si procede con la cura delle radici ancora in buono stato ed all’estrazione dei denti che non possono essere di alcun aiuto.
Il passo successivo è quello di ridurre a moncone i denti curati e prepararli, con eventuale utilizzo di perni moncone, a fare da pilastri per il sostegno e la ritenzione della protesi che in questo caso si chiama appunto protesi fissa su denti naturali.
Protesi fissa temporanea o provvisoria
La protesi fissa temporanea è un dispositivo odontoiatrico molto importante sia per il paziente che per il dentista poiché permette all’uno di non rimanere senza denti durante il periodo di cura ed all’altro di rispettare i dovuti tempi biologici necessari ai tessuti molli e duri per guarire.
La protesi fissa temporanea può essere parziale quando supplisce temporaneamente alla mancanza di uno o più denti adiacenti (capsula dentale o ponte parziale), oppure totale quando a mancare sono tutti i denti di un’intera arcata (ponte circolare completo oppure protesi fissa su impianti Toronto Bridge).
Caratteristiche comuni
Ogni protesi fissa, pur essendo progettata e realizzata sulla base delle personali caratteristiche del paziente, deve essere costruita, dall’odontotecnico, con caratteristiche ben precise che accomuna tutte le protesi e che riassumiamo di seguito:
Modellazione anatomica:
se la protesi fissa è costituita da un intarsio o da una capsula, queste devono adattarsi, per forma e colore, ai denti già presenti nella bocca del paziente.
E’ molto importante che la protesi sia perfettamente adattata poiché, in caso contrario, può diventare la causa di infiammazione gengivale, gengivite e ristagno di particelle di cibo favorendo l’accumulo della placca batterica, carie e tartaro.
Corretto punto di contatto
Deve essere ricercato e raggiunto per distribuire uniformemente le forze espresse durante la masticazione
Occlusione ottimale
L’allineamento verticale della protesi fissa con gli omologhi naturali oppure tra le due arcate protesizzate, elimina il problema del “precontatto occlusale” che concentra lo stress masticatorio in punti ben precisi nei quali si formano vesciche e decubiti.
Rispetto delle proporzioni interdentali
Tra un dente e l’altro deve esserci il giusto spazio, ne di più ne di meno, altrimenti la papilla interdentale non avrebbe la giusta collocazione e si rischierebbero anche pericolosi ristagni di cibo.
Bombatura dei denti protesici (curvatura assiale)
Se la curvatura (assiale) della singola capsula o dei denti di una protesi fissa su impianti è poco accentuata il cibo urterà frequentemente la gengiva, provocando arrossamenti ed infiammazioni. Se invece la curvatura assiale è molto accentuata avremo ristagni di cibo, accumulo di placca e formazione di carie e tartaro.
Manutenzione ed igiene della protesi fissa
L’igiene orale e la pulizia dei denti deve essere sempre eseguita anche quando una persona non ha più in bocca i propri denti che sono stati sostituiti da una protesi dentale fissa anzi, soprattutto quando si ha in bocca una protesi.
Se il dispositivo protesico è parziale (supplisce alla mancanza di uno o più denti vicini), si consiglia la pulizia con uno spazzolino come normalmente si fa con i denti naturali per rimuovere residui di cibo che possono rimanere incastrati a livello interdentale (tra il dente vero e quello finto); oltre a ciò, è doveroso dotarsi ed utilizzare lo scovolino per andare a ripulire anche quei punti che sono difficilmente raggiungibili con lo spazzolino da denti.
Le la protesi dentale fissa è totale, come un ponte circolare completo od una protesi fissa su impianti dentali, l’igiene diventa ancora più importante poiché trascurandolo è possibile causare problemi agli impianti dentali.
Se non si rimuovono i batteri a mezzo scovolino o filo interdentale, questi possono provocare la perimplantite che è una delle cause del fallimento degli impianti.
Controllo periodici dal dentista
I controlli periodici dal dentista servono per la corretta manutenzione della protesi fissa poiché essa deve essere costantemente monitorata a scopo preventivo.
Per la protesi fissa Toronto Bridge, i controlli periodici, ogni 3 mesi, sono anche l’occasione per svitare la protesi e procedere alla sua pulizia poiché, come sappiamo, la flangia rosa che simula la gengiva limita enormemente le manovre atte all’eliminazione di tutti i detriti di cibo.
Durante i controlli, il dentista è in grado di accertare se è ora di effettuare la ribasatura della protesi oppure se questa risulta ancora idonea a svolgere in maniera ottimale il suo lavoro.
Conclusioni
La scelta della protesi fissa è un momento molto importante nella al vita di una persona poiché tale scelta va ad influenzare notevolmente la quotidianità del paziente, sia dal punto di vista estetico che da quello funzionale.
La comunicazione a due sensi tra il dentista ed il paziente deve essere la più esplicativa e semplice possibile in modo tale che l’uno possa rendersi conto a cosa sta andando in contro in termini di disagio, vantaggi e spesa economica mentre il medico può comprendere quali siano le effettive esigenze del paziente.
CIRCOLARI FISSI SENZA GENGIVA REALIZZATI A MANO E SU MISURA:
Il ponte circolare su impianti o full arch è una protesi dentale fissa costituita da 12 o 14 denti protesici per arcata uniti insieme (solidarizzati) e connessi ad impianti dentali oppure ai denti naturali ridotti a monconi
Quando una persona, per differenti ragioni, è affetto da edentulia completa (circa il 12,5% della popolazione oltre i 65 anni di età) oppure ha in bocca qualche dente residuo mal ridotto che deve essere estratto, la soluzione per ripristinare la funzione masticatoria, fonetica ed estetica è quella di costruire un ponte che sostituisca tutti gli elementi dentali.
Materiali di costruzione
L’odontoiatria protesica moderna offre un ampio ventaglio di scelta per quanto attiene ai materiali per la costruzione di un ponte circolare completo. I limiti sono dati solo dalle possibilità economiche del paziente (i costi).
Ponte circolare in metallo e ceramica
Fino a pochi anni fa, le corone del ponte circolare su impianti erano costituite da ceramica per la parte esterna, visibile e da una struttura interna in metallo che conferiva solidità e robustezza.
Con l’andare del tempo, alcuni studi avrebbero messo in luce il fatto che tale metallo fosse nocivo per la salute dei pazienti; altri studi, invece, avrebbero smentito i primi e comunque tale diatriba non è stata ancora risolta totalmente.
Se dal punto di vista economico il ponte circolare in metallo ceramica risulta a portata delle tasche di più persone, dal punto di vista estetico esso non ha quella resa che ci si aspetterebbe dalla ceramica proprio per la presenza del metallo sottostante che ne impedisce la translucenza.
Ponte circolare in ceramica e ossido di zirconio (zirconia)
I nuovi ponti circolari sono proposti con materiali di prim’ordine come ossido di zirconio (zirconia) e ceramica o addirittura, interamente in ossido di zirconio completamente realizzati adottando la tecnica computerizzata CAD/CAM dentale.
La zirconia è un metallo bianco in grado di conferire al ponte circolare su impianti incredibile resistenza biomeccanica, maggiore biocompatibilità ed impareggiabile estetica. Purtroppo i prezzi del ponte circolare in zirconia su impianti dentali non è proprio alla portata di tutti anche se è doveroso ammettere le relative caratteristiche e la complessità di lavorazione ne giustificano ampiamente i costi.
Ponte circolare in disilicato di litio
Meno costoso della porcellana integrale ma altrettanto resistente. La sua particolarità è che ha una singolare reazione alla luce artificiale come riflettori e luci utilizzate durante gli spettacoli quindi è molto gettonato dagli artisti del piccolo e grande schermo.
Inserimento impianti dentali per il ponte circolare
Finora abbiamo parlato della parte visibile del ponte circolare su impianti, è giunta l’ora di vedere insieme come esso viene stabilizzato in bocca al paziente.
Partendo dal presupposto che il paziente arrivi in studio dal dentista completamente senza denti o con qualche elemento dentale da estrarre, la base su cui la protesi sarò fissata è costituita da impianti dentali in titanio osteointegrati.
Il ponte circolare su impianti potrà essere cementato oppure avvitato agli impianti che lo sorreggono e supportano.
Se il paziente possiede i seguenti requisiti minimi:
Buona qualità e quantità di osso valutata oggettivamente attraverso l’utilizzo di indagini radiografiche (ortopantomografia o DENTALSCAN) e che garantisca la necessaria stabilità primaria degli impianti appena inseriti (ovvero essere immediatamente ben saldi nei mascellari da consentire il carico immediato);
Assenza di bruxismo (digrignamento dei denti) o grave malocclusione;
Assenza di malattie sistemiche non tenute debitamente sotto controllo (diabete);
Assenza di malattie parodontali particolarmente invalidante (parodontite);
allora il dentista può pensare anche alla tecnica che consente il carico immediato.
In caso contrario, in assenza di osso sufficiente, le soluzioni prospettabili riguardano l’innesto di osso, il rialzo del seno mascellare oppure passare direttamente all’implantologia a carico differito, in cui gli impianti vengono inseriti e lasciati sommersi sotto la gengiva per il tempo necessario alla loro completa osteointegrazione. Solo in un momento successivo, l’implantologo procederà a scoprire gli impianti già saldi ed a caricarli collocando il ponte circolare fisso.
Costo del ponte circolare su impianti
Prima di scrivere i prezzi medi che abbiamo trovato su Internet e chiedendo preventivi a differenti dentisti, alcune premesse sono d’obbligo:
stiamo parlando di un presidio protesico ad alto impatto estetico e che richiede una comprovata capacità del dentista e dell’odontotecnico;
il numero degli impianti da inserire è maggiore, (6, 8 o 10) quindi i costi aumentano;
i materiali di costruzione del ponte circolare sono più costosi rispetto a quelli della protesi fissa;
detto ciò passiamo ai prezzi:
I prezzi medi del ponte circolare su impianti vanno da 9000 fino a 18000 Euro per ogni arcata e la differenza è ben giustificabile se pensiamo al numero degli impianti che in alcuni casi è di 12 (due arcate) in altri 20 sempre per entrambe le arcate.
Conclusioni
Il ponte circolare su impianti rappresenta la scelta principale per tutti coloro che desiderano ottenere dalla protesizzazione un elevato risultato estetico senza che l’ingombro della flangia finta modifichi la sensazione di avere ancora i denti naturali. Infatti, la prima differenza tra protesi fissa su impianti e ponte circolare completo sta proprio nel tipo di presidio, molti pazienti, vedendo per la prima volta, una protesi fissa, l’hanno subito paragonata ad una dentiera.
Insensibilità del labbro o del mento (parestesia)
Uno dei problemi riscontrabili dopo l’intervento è l’insensibilità (parestesia) del labbro od anche del mento che può essere temporanea oppure permanente.
Volendo essere più precisi, l’insensibilità può essere dovuta a cause differenti e non tutte legate direttamente all’inserimento di un impianto dentale.
Vediamo alcune:
L’impianto comprime il nervo
Non c’è dubbio che l’errore sia totalmente ascrivibile al dentista che non ha valutato correttamente il posizionamento della vite in titanio all’interno dell’osso.
Il paziente avverte immediatamente un forte dolore che cessa nel momento in cui l’impianto viene rimosso.
Non sempre, però, l’insensibilità del labbro o del mento che ne consegue, si risolve con la stessa velocità.
Insensibilità da coagulo (grumo di sangue)
La parestesia può essere causata dal coagulo di sangue che si forma a causa del trauma subito dei tessuti e che comprime il nervo.
Di solito, l’insensibilità al labbro o parestesia si manifesta nell’immediato post operatorio (dopo 24 ore) oppure dopo due o tre giorni dall’intervento poiché è in questo lasso di tempo che l’edema (gonfiore) raggiunge la sua massima espansione.
Il coagulo si riassorbe spontaneamente in breve tempo e senza necessità di intervento del dentista.
Lesione del nervo causata dall’iniezione tronculare
Tra tutti i problemi che possono occorrere, la lesione del nervo causata dall’ago della siringa per l’anestesia locale è la meno ricorrente in assoluto anche se possibile.
Rottura dell’impianto
L’impianto dentale, come ogni altro presidio, non è totalmente infallibile od indistruttibile bensì, anch’esso può rompersi o piegarsi.
Di norma, i maggiori produttori di impianti dentali sia internazionali che nazionali danno una garanzia sul prodotto che va da 5 anni alla garanzia a vita.
Altri produttori, oltre a fornire gratuitamente un nuovo impianto, provvedono anche alle spese per il suo inserimento.
Praticamente il paziente non deve pagare nulla.
Torniamo a ripetere che la rottura di un impianto dentale è un problema che può accadere ma si tratta di casi molto molto rari.
Problemi di fibrointegrazione
Dopo l’inserimento di un impianto, può capitare che il nostro organismo metta in atto un’eccessiva difesa, ovvero che individui il corpo estraneo come potenzialmente pericoloso e, per precauzione, lo avvolge con una capsula fibrosa (sono i fibroblasti che creano una specie di bozzolo).
L’implantologia definisce tale situazione con il termine di “fibrointegrazione” che non causa veri e propri problemi.
Tecnicamente l’inserimento della vite in titanio è fallito.
Alcuni dentisti, però, sono del parere che sia comunque possibile sfruttare l’impianto fibrointegrato per supportare una capsula dentale od una protesi fissa.
Diabete scompensato
Il diabete è una malattia cronica, caratterizzata da elevata concentrazione di glucosio nel sangue, a sua volta causata da una carenza di insulina nell’organismo.
Il soggetto che ne soffre deve provvedere (compensare) tale mancanza.
Il diabete rappresenta un limite all’implantologia solo nel caso in cui la malattia non sia tenuta debitamente sotto controllo (si parla di diabete scompensato).
Non possiamo annoverare tale patologia nella lista dei problemi con impianti dentali bensì in quella delle controindicazioni purché ne sussistano i presupposti.
I pazienti diabetici che tengono sotto contro la patologia possono sottoporsi a riabilitazioni implantologiche ed apprezzare la qualità della vita offerta dalle nuove tecniche per la sostituzione dei denti persi.
Problemi di osteoporosi
L’osteoporosi è la malattia sistemica che aggredisce le ossa dello scheletro causandone la riduzione della massa complessiva e provocando il deterioramento di quella rimante.
La predisposizione alle fratture aumenta considerevolmente nei soggetti colpiti rispetto a quelli sani.
Poiché una delle condizioni necessarie affinché impianti dentali abbiano successo è la giusta quantità e qualità di osso mascellare si potrebbe pensare che le persone che soffrono di osteoporosi non possano sottoporsi ad interventi implantari.
Per fortuna le cose non stanno così, ma vediamolo nel dettaglio.
L’osteoporosi aggredisce le ossa dello scheletro ma non tutte nella stessa misura.
Le zone maggiormente colpite sono l’anca, il femore (specie nelle persone anziane) ed il polso.
Le ossa mascellari e mandibolari non sono colpite in maniera tale da pregiudicare l’inserimento di viti in titanio per il sostegno di protesi.
Oggi le moderne tecniche di odontoiatria permettono anche a coloro che soffrono di osteoporosi di sottoporsi a sedute implantologiche senza troppe limitazioni.
Il tasso di successo si avvicina molto a quello mediamente raggiungibile da soggetti sani.
In altre parole, l’osteoporosi non rappresenta un problema per l’implantologia sempre che il dentista venga messo al corrente della malattia e dei farmaci utilizzati per contrastarla (specialmente se si tratta di terapie a base di bifosfonati ed aminobifosfonati).
L’età del paziente non è un limite
In linea di massima, l’età avanzata del paziente non costituisce un problema in implantologia.
Dopo l’attenta anamnesi ed i dovuti esami radiologici, l’implantologo valuta la possibilità di inserire subito le viti metalliche oppure se non sia il caso di procedere prima con l’aumento artificiale della quantità di osso a disposizione con innesti o rialzi.
Per quanto riguarda i giovanissimi, invece, è necessario attendere il completo sviluppo dello scheletro e della dentizione permanente (18/20 anni).
La scarsa igiene orale è un grosso problema
Quando la propensioni all’igiene orale di un individuo è scarsa oppure insufficiente, ciò, di per se, è la causa principale di patologie che portano alla perdita prematura dei denti.
Erroneamente si pensa che, una volta eliminati i denti naturali, la bocca non possa più essere attaccata da placca, tartaro, infiammazione gengivale e riassorbimento dell’osso.
Niente di più sbagliato.
I principali problemi si hanno proprio a causa della scarsa pulizia della protesi e dalla mancata rimozione dei resti di cibo vicino alla connessione impianto-protesi.
Il cibo in decomposizione favorisce la formazione della placca batterica che innesca l’infezione ed dei tessuti gengivali da cui la mucosite.
Se non fermata, l’infiammazione si propaga fino ad aggredire anche l’osso mascellare, in questo caso siamo difronte a perimplantite.
Il sostegno agli impianti viene a mancare e tutta la struttura implanto-protesica crolla come un castello di carte.
Conclusioni
E’ dovere etico di ogni dentista informare preventivamente i pazienti dei possibili problemi e di tenere in considerazione particolari stati di salute di coloro che desiderano sottoporsi ad implantologia al fine di procedere con il protocollo (metodo) più adeguato al caso in esame.
Se si seguono tutte le procedure odontoiatriche in maniera corretta, sono veramente pochissimi i soggetti che non possono trarre vantaggio dalle nuove tecniche implantari ed ancora meno coloro che avranno problemi a causa di impianti nel lungo periodo (dopo 10 o 15 anni dall’intervento).
In implantologia il termine “osteointegrazione” indica il processo biologico attraverso il quale l’osso mascellare integra l’impianto dentale inserito in esso attraverso la produzione di nuovo tessuto osseo attorno ad esso in modo tale da imprigionarlo e formare un tutt’uno così come l’osso alveolare circonda i denti naturali.
Si dice che l’osteointegrazione è andata a buon fine quando tra la superficie dell’impianto e l’osso non è presente nessun tipo di tessuto connettivo e quando i movimenti “permessi” all’impianto dentale sono inferiori ai 100 micron (in pratica l’impianto è stabile e supportato dall’osso circostante).
Come avviene ?
Prima di poter inserire l’impianto dentale, il dentista deve provvedere a creare, nell’osso, lo spazio necessario e sufficiente ad ospitare la nuova radice artificiale.
Per tale procedura, il medico utilizza delle particolari frese dello stesso diametro dell’impianto in modo da asportare la minor quantità di osso possibile.
Creato lo spazio, si inserisce l’impianto ed inizia il processo di osteointegrazione.
La superficie dell’impianto viene immersa nel coagulo di sangue proveniente dai capillari dell’osso residuo.
Il sangue trasporta le piastrine che, a loro volta, trasportano delle proteine che hanno il compito di attirare gli osteoblasti ovvero cellule specializzate nella formazione di nuovo tessuto osseo.
Nelle prime fasi dell’osteointegrazione, si può assistere alla creazione di “fili” che vanno dall’osso mascellare alla superficie dell’impianto.
Mano a mano che il tempo passa e gli osteoblasti depositano materiale minerale (fosfato di calcio) sui fili descritti in precedenza, questi diventano sempre più spessi fino ad incontrarsi, intrecciarsi e fondersi insieme dando vita al nuovo tessuto osseo perfettamente vascolarizzato (ciò implica la presenza non solo di osteoblasti, per la creazione di nuovo tessuto osseo, ma anche di osteociti ovvero le cellule deputate alla sua disgregazione in base alle leggi biologiche che governano il ciclo di ricambio tissutale).
Terminata correttamente l’osteointegrazione, la superficie implantare è ricoperta da osso per l’80% e l’impianto è pronto per svolgere il suo lavoro di supporto di una capsula così come entrare a far parte di un struttura formata da più impianti ed una protesi fissa o mobile.
Quanto dura il processo di osteointegrazione ?
In base agli studi effettuati, la velocità di osteointegrazione dipende da diversi fattori ma, in linea generale è stato possibile verificare che l’osso dell’arcata inferiore impiega meno tempo per inglobare l’impianto dentale rispetto all’arcata superiore e ciò è dovuto alla qualità dell’osso stesso che è più denso.
Volendo esprimere il tempo medio di attesa, possiamo riportare i dati che solitamente si trovano sui testi di implantologia ovvero:
3 o 4 mesi per gli impianti mandibolari (arcata inferiore);
5 o 7 mesi per gli impianti mascellari (arcata superiore).
Come favorire l’osteointegrazione ?
La ricerca che è alla base della produzione di nuovi presidi implantologici ha fatto passi da gigante negli ultimi anni grazie anche alle nuove tecnologie applicate a questa branca dell’odontoiatria.
Gli sforzi più recenti hanno avuto come oggetto di ricerca la velocizzazione dell’osteointegrazione e tali sforzi hanno prodotto eccellenti risultati andando ad operare su diversi fronti:
Materiale di costruzione degli impianti
Quasi tutti i produttori di impianti dentali si sono uniformati nell’utilizzo del titanio per la costruzione degli impianti dentali poiché è altamente biocompatibile ed inerte (anche se non del tutto) e dette caratteristiche lo eleggono a materiale per eccellenza per favorire l’osteointegrazione.
Esistono comunque anche impianti dentali in ceramica ed in zirconio anche se, finora, sono stati meno utilizzati.
Forma della superficie dell’impianto
E’ stato dimostrato che rendendo “ruvida” o “spugnosa” la superficie dell’impianto, essa facilita e velocizza il lavoro delle cellule osteoblaste ma non solo, in tal modo il nuovo tessuto osseo trova sulla superficie implantare delle mini-insenature all’interno delle quali potersi insinuare e rendere, così, l’impianto più stabile e ritenuto (stiamo parlando comunque di anfratti dell’ordine di micron non di caverne !).
La “rugosità” della superficie implantare è ottenuta con differenti lavorazioni: mordenzatura (che prevede l’utilizzo di acidi) e la sabbiatura.
Se da un lato la nuova superficie di un impianto dentale avvantaggia l’osteointegrazione, dall’altra esiste anche il problema dato dal fatto che tali micro-insenatura offrono riparo alle colonie di batteri patogeni che portano alla perimplantite e, quindi, al riassorbimento dell’osso con conseguente fallimento dell’impianto.
Temperatura di perforazione dell’osso
Le frese utilizzate dall’implantologo per preparare l’osso e creare l’alloggiamento per l’impianto, una volta cominciato il loro lavoro di perforazione tendono a sviluppare calore e ad innalzare di molto la temperatura del sito operatorio.
La temperatura troppo alta dovuta alla fase di fresatura causa la morte (necrosi) delle cellule ossee. Per risolvere questo problema, durante la perforazione dei mascellari si usa un getto continuo di soluzione salina (o liquidi simili) per raffreddare il punto esatto in cui la fresa opera.
Ultimamente sono comparse sul mercato frese particolari che lavorano a pochi giri al minuto e che hanno la caratteristica di non sviluppare alte temperature durante la perforazione, rispettando la massimo i tessuti e velocizzando, così, il processo di guarigione e di osteointegrazione.
Quando un impianto dentale si considera pienamente osteointegrato ?
Dopo aver letto quanto scritto in questo articolo sul processo che vede l’osso mascellare inglobare l’impianto dentale, il lettore potrebbe essere portato a pensare che solo dopo la fine dell’osteointegrazione l’impianto dentale sia pronto e stabile a sufficienza per poter svolgere il suo lavoro senza il rischio di insuccesso.
Non è proprio così e la dimostrazione è data dalla tecnica di implantologia a carico immediato (quando la protesi viene fissata agli impianti molto prima che l’osteointegrazione abbia terminato il suo percorso).
L’implantologia definisce due tipi diversi di stabilità: quella immediata che un impianto dentale assume nel momento stesso in cui è inserito nell’osso mascellare (stabilità primaria) e quella, invece, che assume una volta completata l’osteointegrazione.
Se la stabilità immediata (primaria) è tale da consentire il carico immediato, allora il dentista può fissare la protesi agli impianti (caricare gli impianti) ed il paziente tornerà a casa con i suoi nuovi denti funzionanti anche se dovrà seguire alcune modifiche alla sua dieta evitando cibi duri almeno per il primo periodo.
Nel caso in cui, invece, il grado di stabilità primaria non consenta il carico degli impianti allora questi dovranno “riposare” per il tempo necessario all’osteointegrazione prima di poter servire come pilastri di sostegno della protesi.
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Nel complesso, il rialzo di seno mascellare è un intervento di tipo invasivo, da classificare come tutti gli altri tipi di interventi con i loro rischi generici, che possono sfociare in complicanze di tipo emorragiche, infettive o legate all’anestesia. Si tratta di impiantare per aumentare la massa ossea della mascella superiore un osso artificiale che può essere sintetico o naturale. L’intervento è di tipo ambulatoriale, senza bisogno di un ricovero.
Questo intervento si effettua quando bisogna inserire denti fissi dove mancano ed il volume e l’altezza dell’osso non bastano per effettuare l’operazione. Si devono riempire parzialmente le cavità ossee del cranio, per poter elevare la base che servirà da supporto agli impianti e alle protesi fisse.
Il seno mascellare è uno dei quattro seni paranasali. Questi sono cavità situate all’interno delle ossa del cranio e prendono il nome dalle ossa entro le quali sono scavate: sfenoidale, etmoidale, frontale e mascellare.
I seni paranasali sono rivestiti da mucosa e comunicano tramite orifizi detti osti con le due cavità nasali. Attraverso questi orifizi, avviene il passaggio verso l’esterno del muco prodotto al loro interno. I seni paranasali, assieme alle altre strutture delle vie aeree superiori, intervengono nei processi di umidificazione e riscaldamento dell’aria inalata durante l’inspirazione, in modo da permettere un ottimale scambio gassoso a livello polmonare.
Morfologia
Il seno mascellare è morfologicamente il più voluminoso dei seni paranasali. È di forma piramidale, con base triangolare rivolta medialmente, tre facce ed un apice, quest’ultimo rivolto lateralmente.
In corrispondenza della base sono presenti due orifizi: quello inferiore è completamente chiuso dalla mucosa, quello superiore comunica tramite un canale che termina con una doccia ossea (doccia semilunare) e si apre nel meato medio delle cavità nasali, tra il cornetto inferiore e quello medio.
Origine evolutiva
Il complesso dei seni paranasali si è formato e sviluppato probabilmente per processi di adattamento evolutivo mirati ad alleggerire il peso delle masse ossee del cranio.
Presso le nostre strutture la mancanza d’osso non e’ piu’ un problema
In quasi tutti i casi di edentualia parziale o totale, la dentiera è ormai solo un brutto ricordo. Anche per le atrofie gravi che rendono impossibile o troppo rischioso inserire gli impianti dentali nell’osso alveolare, l’odontoiatria dispone oggi di una serie di valide alternative che permettono non solo di riabilitare un’intera arcata da condizioni in passato incurabili, ma soprattutto di farlo rapidamente e senza trapianti o aumenti d’osso più invasivi.
Oggi, un impianto dentale può venire inserito nella parte posteriore della mascella in modo convenzionale quando l’osso al di sotto del seno mascellare misura almeno 8 mm. Per perdite d’osso più estese era finora necessario ricorrere a tecniche di trapianto o di rialzo del seno mascellare, o a entrambe. L’alternativa corrente è il ricorso a impianti sostenuti da siti ossei più lontani dall’osso alveolare, come la regione pterigomascellare o l’osso dello zigomo (impianti zigomatici). Il costante progresso delle tecniche operatorie, il miglioramento nel design degli impianti, e soprattutto l’arrivo della chirurgia guidata da computer, hanno reso possibile effettuare restauri ancorati all’osso di questa regione del mascellare in modo assai prevedibile.
L’impianto pterigoideo è un impianto dentale che viene inserito, posteriormente al primo molare dell’arcata superiore (mascellare), all’interno del piatto pterigoideo. Per lungo tempo in ambito odontoiatrico si è ritenuto che il distretto pterigomascellare fosse inadatto a ospitare gli impianti dentali a causa delle sue caratteristiche anatomiche. In tempi più recenti, un’abbondante evidenza clinica ha invece dimostrato che questa zona non solo è adatta all’osteointegrazione degli impianti dentali in titanio, ma che al contrario di quanto si pensava, la densità ossea di alcune strutture pterigomascellari offre una stabilità di ancoraggio degli impianti addirittura superiore a quella di qualsiasi altra parte della mascella.
Le strutture di questo distretto anatomico più adatte a sostenere gli impianti dentali sono la tuberosità dell’osso mascellare, il processo piramidale dell’osso palatale, e il processo pterigoideo dell’osso sfenoide. L’impianto può a volte essere inserito direttamente nella tuberosità del mascellare, in funzione della dimensione e della qualità dell’osso presente; in altri casi, quando altezza, lunghezza e/o spessore della tuberosità si rivelano inadeguati, l’impianto può essere inclinato in modo tale da venire inserito nel processo pterigoideo. Molti studi hanno dimostrato la vantaggiosità di questo posizionamento, che consente l’ancoraggio di varie soluzioni protesiche
CASO CLINICO TRATTACO CON PTERIGOIDEI EVITANDO INNESTI E RIALZI. IL PAZIENTE TORNA A SORRIDERE CON DENTI FISSI.
IMMAGINE CHE MOSTRA IL TERMINE DELL’INTERVENTO, PAZIENTE PRIVO DI OSSO MASCELLARE, SONO STATI INSERITI 4 IMPIANTI TRASVERSALI NELLA ZONA PREMAXILLA DA CANINO A CANINO PIU’ 2 IMPIANTI PTERIGOIDEI NELL’OSSO PALATINO. TORNA A SORRIDERE CON DENTI FISSI EVITANDO INNESTI E GRANDI RIALZI DEL SENO MASCELLARE, INTERVENTI LUNGHI 2 ANNI SENZA DENTI, DOLOROSI E COSTOSI. DESIDERI CONSULENZA GRATUITA? CHIAMACI ADESSO AL 388 7527525
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