Se cercare di livellare l’umanità sarebbe un atto sacrilego e dagli esiti discutibili giacché è la varietà che rende il mondo perlomeno interessante, è altresì vero che gli atteggiamenti borghesi sono ormai invisi pure a coloro che da quei milieu hanno avuto i natali, per cui al bando l’ortodossia moraleggiante e che ognuno faccia come gli pare. Ma che dire di una donna che assume certe pose, cosa vuole comunicare a osservatori e osservatrici? Ora, il guaio non è tanto Diletta Leotta che sta costruendo una carriera sul corpo e quindi lo considera una fonte di investimento da cui trarre profitto fin nei più reconditi anfratti; il problema sono le femmine comuni che con compiacimento sfrontato assumono quelle stesse pose senza peraltro averne un tornaconto se non a livello di occhiate allupate. In pratica si propongono come emblemi di un pozzo di cui non si tocca mai il fondo e che a volergli dare un nome non ci sarebbe l’imbarazzo della scelta.
P.S. Stesso discorso per Myrta Merlino: come può proporsi deontologicamente rigorosa, e pretendere d’essere credibile, se al mare appare discinta? Talvolta la serietà passa attraverso la rinuncia al topless, c’è poco da fare.
“Il guaio non è tanto Diletta Leotta…”
Infatti. Magari fossero tutti così i guai. Di Diletta, fra l’altro, apprezzo molto la sua umiltà, quella nella quale, anche stavolta, col cappello cerca di non esibire l’intelligenza che c’è sotto. Inutile dire che non ci riesce perché l’occhio casca subito proprio sotto al cappello ed è un gran bel vedere per chi apprezza quel lato mentale che prevale sempre, malgrado venga retrocesso sempre al lato B di una donna.
Della serie valuto una donna in base al culo e non in base al cervello?