Drag Race Italia, il talent delle drag queen

Drag Race Italia arriva ufficialmente su Discovery+

Drag Race, il programma in cui i concorrenti si sfidano per conquistare la corona di “supermodel drag”, debutterà su Discovery+ il 19 novembre prossimo. L’Italia è l’ottavo paese a proporre lo spettacolo made in USA che vanta 24 Grammy ed è stato creato dodici anni fa da RuPaul, la più famosa drag queen al mondo. Mariano Gallo, in arte Priscilla, che condurrà la versione nostrana insieme a Chiara Francini e Tommaso Zorzi, spiega: “Drag Race non è un programma tv, è un fenomeno di rivoluzione sociale. Nel momento in cui la drag mette una parrucca, il rossetto e sale sui tacchi sta andando contro tutti gli stereotipi imposti dalla società“.

Le drag queen non sono un fenomeno contemporaneo ma risalente, secondo alcuni, al XVI secolo e al teatro di Shakespeare, quando solo agli uomini era permesso di calcare il palcoscenico, ed era normale che interpretassero anche ruoli femminili. Domanda: era necessario un programma del genere? Probabilmente sì, perché al di là dei lustrini, delle parrucche e del trucco esagerato – artifici attraverso cui le drag si propongono a noi –  per le anime belle è giunto il momento di capire che “nasciamo nudi, tutto il resto è drag, travestimento”, come ama dire RuPaul.

Emmy 2021, RuPaul vince per Drag Race e diventa l'artista di colore più premiato nella storia

RuPaul

Manuel Bortuzzo: se vincesse, darebbe un senso al Gf Vip

Manuel Bortuzzo al Grande Fratello Vip 2021: il grande colpo di Alfonso Signorini

Del Grande Fratello Vip di quest’anno, a meno che non intercorra un colpo di scena ancora più edificante, salverò solo la partecipazione di Manuel Bortuzzo, l’ex nuotatore costretto su una sedia a rotelle per un colpo di pistola di cui non era neppure destinatario. Probabilmente inserito nel cast come esempio di forza e coraggio, spesso Manuel ci viene restituito con il bel volto immalinconito da pensieri dei quali non è difficile presupporre la natura. A tutti coloro che sono stati in passato immotivatamente fiduciosi circa il suo completo recupero, ha risposto senza volerlo, mentre conversava con alcuni inquilini, che potrà riavere solo quello che “si è salvato”. Vent’anni, e una consapevolezza non lacrimosa che lascia senza fiato, forse osservata con lieve disappunto da parte della produzione di Grande Fratello che di certo ha sperato in un supereroe dagli accenti patetici, e invece si è ritrovata al cospetto di un ragazzo che con grande dignità lotta contro un presente sin troppo duro. Se fossi io a pilotare quella grande farsa condominiale, in virtù della presenza di Manuel avrei abolito le feste danzanti, perché averlo visto osservare gli altri che saltellavano come idioti invasati, e poi allontanarsi da solo, è stato davvero uno spettacolo straziante, ma con tutta probabilità l’unico momento di autentico pathos.

Midnight Mass, quanto ti spaventa l’idea della morte?

 

Midnight Mass: recensione della serie horror di Mike Flanagan • Universal Movies

Molto più della solita operazione commerciale in salsa horror: Midnight Mass, miniserie tv firmata da Mike Flanagan, disponibile su Netflix, mette in discussione certezze granitiche da catechismo cattolico, puntando su miracoli ed eventi inspiegabili che la chiusa comunità di Crockett Island, 127 anime raccolte intorno alla chiesa, non riuscirà a gestire. Quando Riley Flinn torna sull’isola natale dopo quattro anni di carcere per aver investito e ucciso una ragazzina mentre guidava in stato di ebbrezza, e conosce Padre Paul che sulle prime fa di tutto per celare la sua vera identità, e durante i sermoni mette in discussione il rapporto con la religione, tutto prenderà una piega da cui quasi nessuno tornerà indietro. Ottimo per credenti e no, e più in generale per chi non ha paura di scavare nel senso di colpa. Meno per coloro che non credono nell’espediente esorcizzante dell’orrore, perché da sette episodi parecchio disturbanti, di circa un’ora l’uno, non si esce indenni.