Lui – Ciao, bel nickname! Michele
Lei – Ciao, grazie.
Lui – Ho letto quello che scrivi, mi piace, sei diretta.
Lei – Scrivo quello che penso e che sento, mi piace scrivere.
Lui – Si capisce. Posso chiederti cosa fai nella vita?
Lei – Lavoro come assistente in un ufficio professionale. Tu?
Lui – Informatico.
Era stato l’inizio.
Si erano scritti per un po’, dalla chat erano passati alla mail, poi a WhatsApp e infine si erano parlati al telefono. E lì era scattato qualcosa… le loro voci… le loro voci si erano riconosciute, come se si fossero ritrovate. Calde e avvolgenti, vicine, si era scatenata una chimica inspiegabile… o almeno Lucia percepiva qualcosa che non riusciva a spiegare, una sorta di rimescolio… quella voce profonda non se l’aspettava, l’aveva colpita dentro e la scombussolava. Chissà cosa pensava lui…
Lui, Michele, aveva pensato che quella di Lucia era una voce sensuale, gli piaceva e gli piaceva ascoltarla, lo avvolgeva e lui si beava cercando di immaginarsela mentre stava accoccolata sul divano, un libro in mano, la tazza di tè accanto.
Chissà se prima o poi si sarebbero incontrati? Nessuno dei due lo sapeva, anzi, nessuno dei due se lo chiedeva. Da un anno vivevano semi-reclusi e isolati a causa di quella tremenda epidemia che aveva cambiato la vita di tutti, e le restrizioni imposte dal governo impedivano i trasferimenti tra comuni, figuriamoci poi tra regioni. E loro due avevano scoperto di abitare in regioni diverse e probabilmente una volta che tutto fosse finito, forse non avrebbero nemmeno avuto voglia di trovarsi faccia a faccia… sarebbero rimasti due che si erano incontrati per caso e si erano presi cura l’uno dell’altra per un periodo a tempo determinato che li aveva trasformati, nonostante loro…