Quando accade una tragedia, niente ci impedisce di crollare, divorati come quei vecchi tetti di legno pieni di minuscoli buchi, frutto di un’invasione di termiti.

Quel piccolo esercito lavora in silenzio finché un giorno le nostre fondamenta falliscono e le nostre caviglie si spezzano, barcollando a terra, e tutto ciò che possiamo fare è piangere sul cuscino. Il modo migliore per fuggire è dimenticare la nostra perdita, cercando il piacere come un balsamo. Ci rifugiamo in tutte le mani e in tutti i corpi finché risate, alcol, droghe o applausi diventano inefficaci come antidolorifici per il dolore dell’anima.

Esausti, scopriamo che non c’è nascondiglio per deridere le nostre lacrime e speriamo di arrivare a capire che solo il dolore mitiga il dolore; È solo quando la ferita è cauterizzata che è completamente disinfettata. Che le termiti sono difficili da sradicare e che è meglio accettare la loro presenza e abituarsi a quei buchi che ci stanno lasciando dentro…