C’è un’ingegneria intorno che tradisce i nostri occhi, che alimenta il sorriso con un discorso che urla in silenzio.

Ci muoviamo come comandati da fili, come un burattino nelle mani della vita.

Il corpo va a sbattere in curve che deludono il cuore, una follia che trascina i nostri piedi per vie strette, contro la volontà di quel battito che colpisce i gesti, quei desideri così indipendenti da pareggiare la pelle con il calore dei sentimenti.

Ha una forza motrice che sostiene le palpebre, anche di fronte al dolore..