Costo del denaro USA, possibile un altro ritocco solo nel 2018
Settimana scorsa la Federal Reserve ha proceduto al rialzo del costo del denaro, come era nelle previsioni. Si è trattato del secondo intervento di politica monetaria dell’istituto centrale americano. A dicembre scorso la Yellen ipotizzò che ce ne sarebbero stati 3 o anche 4 nel corso del 2017, ma questo scenario potrebbe non verificarsi.
La pensa così ad esempio il Presidente della Fed di Chicago, Charles Evans. Nel corso di un intervento alla New York University, il banchiere ha ricordato che le pressioni inflazionistiche sono ancora molto deboli, malgrado il tasso di disoccupazione sia verso il minimo in 16 anni. Per questo motivo secondo lui sarebbe meglio che la Federal Reserve aspettasse fino alla fine dell’anno per decidere quando alzare nuovamente il costo del denaro.
Le prospettive del costo del denaro
Il discorso ci interessa moltissimo, perché avrà ripercussioni dirette sulla quotazione futura del dollaro americano, che è uno degli asset fondamentali dei nostri etoro copy funds, ovvero i nuovi fondi di investimento innovativi proposti dal noto broker.
Secondo il membro della FED, l’attuale politica di aumento del costo del denaro dovrà muoversi lungo un sentiero necessariamente graduale, a prescindere che si decida o meno di fare un altro intervento dei prossimi mesi. Secondo lui infatti l’attuale contesto supporta strette monetarie molto graduali. Il pensiero di Evans ricalca quello espresso dal presidente Fed di New York, William Dudley.
Intanto questa mattina sul mercato dei cambi, il cross Euro-Dollaro è poco mosso a 1,1153 dollari (1,1169 ieri in chiusura). Occhio alla formazione di possibili doppio massimo (o minimo) forex. Il rapporto dollaro/yen invece è a quota 111,63 (111,30).
Concludiamo evidenziando i dati macro in uscita oggi negli Usa. Verrà diffuso l’indice Redbook relativo alle vendite al dettaglio nelle maggiori catene americana, insieme al saldo delle partite correnti che con riferimento al primo trimestre dovrebbe mostrare un rosso di 123,6 miliardi di euro, in peggioramento rispetto ai 112,4 miliardi della rilevazione precedente.