Fallimento FTX, l’exchange deve oltre 3 miliardi ai suoi creditori

Sono numeri da brivido quelli che emergono dai documenti dell’istanza di fallimento presentati da FTX, exchange di criptovalute che ha fatto crack un paio di settimane fa. La società è debitrice per oltre 3 miliardi di dollari verso i suoi maggiori creditori.

I dati del fallimento

Esaminando le carte presentate presso il Tribunale del Delaware lo scorso 11 novembre, si scopre l’esistenza di un milione tra clienti e investitori che vantano denaro nei confronti della società.
Il creditore maggiore dovrebbe avere l’astronomica cifra di 226 milioni di dollari.
Ma ci sono almeno una decina di altri soggetti che hanno crediti verso FTX pari ad almeno 100 milioni di dollari.

Nel nutritissimo gruppo di creditori ci sono anche società e fondi di primissimo piano, come Blackrock, Sequoia Capital, Tiger Global e il fondo pensionistico Ontario Teacher’s pension Plan.

Il crollo delle Exchange

Sembra incredibile che una società, che al suo apice era arrivata ad una valutazione di 32 miliardi di dollari, possa essersi sgretolata così rapidamente e rovinosamente. Adesso quella stessa società non vale nulla, se non una montagna di debiti.
John Ray, il liquidatore dell’azienda, ha parlato di situazione “senza precedenti”, sostenendo di non aver mai visto un fallimento di queste dimensioni, con una “totale assenza di informazioni finanziarie affidabili“.

Sembra che il fondatore e Ceo Bankman-Fried abbia utilizzato un miliardo di dollari dei clienti di FTX per finanziarie la controversa società commerciale Alameda Research, che che è attualmente oggetto di un’indagine penale.

Nota bene: se ti interessa il trading sulle valute digitali, impara a padroneggiare bene gli strumenti come il Sell Buy stop significato.

Le ripercussioni sul mondo crypto

È chiaro che tutto questo ho avuto delle ripercussioni pesanti sul settore delle criptovalute. C’è stato un crollo delle quotazioni immediatamente dopo i fatti, dal quale il settore non si è riuscito a riprendere.
Il prezzo di Bitcoin ad esempio – dopo aver disegnato un lap gap down – è crollato sui 16000 dollari, ed è praticamente congelato in quella posizione da due settimane.

Ma anche le altre criptovalute sono rimaste ferme nel punto in cui erano atterrate rovinosamente due settimane fa.
Il settore sta attraversando una crisi di sfiducia che probabilmente non ha precedenti e dalla quale sarà comunque difficile è faticoso riprendersi.