La Pamafi un altro sogno che ha succhiato soldi allo Stato

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Un altro mostro industriale a poche centinaia di metri in linea d’aria, dalla Marlane e dalla Lini e Lane , in località Castrocucco (PZ),  al confine fra la Calabria e la Basilicata, sta fermo in pieno abbandono, su terreni una volta fertili. Si tratta della Pamafi, acronimo della famiglia Rivetti. Venne costituita nel 1955, con sede legale a Trieste, avente per oggetto l’acquisto, la vendita, l’amministrazione di titoli industriali, di Stato, di obbligazioni da chiunque emesse; l’acquisto e la vendita di fabbricati e di terreni, la partecipazione in società di qualsiasi forma, il compimento di qualsiasi operazione finanziaria, immobiliare e mobiliare, commerciale e industriale in Italia a all’Estero. È questa in pratica una vera società di tipo finanziario che serve a coprire tutte le operazioni di tipo mobiliare e immobiliare del Conte in zona, almeno fino al 1958, quando all’oggetto viene aggiunto: la società potrà inoltre compiere opere di bonifica e di trasformazione agraria, la vendita di prodotti agrari e anche la loro trasformazione. La società, così, riesce ad ottenere i migliori terreni agricoli della zona, al confine calabro-lucano, ed in base alla legge del 26.11.55 n° 1177 oltre 15 milioni per opere di sistemazione, impianti di irrigazione eccetera, e 702 milioni per opere di miglioramento fondiario corrispondenti al 75% circa del costo dichiarato per tale realizzazione, ammesso che questo fosse veritiero. Per la parte lucana riesce ad ottenere il 38% di quanto dichiarato e, considerata esigua tale cifra, grazie all’intervento della Cassa per il Mezzogiorno, il Conte riesce ad ottenere un congruo contributo, come premio, dall’Ispettorato compartimentale agrario della Lucania, perché la Pamafi viene considerata azienda modello. Non passerà qualche anno e il vento forse strumentale, della crisi, investe l’azienda i cui suoli vorrebbero essere sfruttati non più a scopo produttivo ma turistico, e riesce a sopravvivere grazie al forte impegno delle forze sindacali e politiche, ma principalmente dalla determinante volontà di lotte degli operai, poi costituitisi in cooperativa, che più volte all’epoca occupano la sede comunale. Finiti i soldi dello stato, anche qui decine e decine di operai, contadini, allevatori, verranno licenziati e la struttura abbandonata, dopo essere stata messa in vendita dal Conte Rivetti e  acquistata dalla Regione Basilicata,  con i fondi della Cassa Contadina per salvaguardare il territorio di Castrocucco e l’attivita’ produttiva e occupazionale. Successivamente la Regione ha venduto alla Flomar srl l’intera proprietà. La Flomar si impegnò ad estinguere il mutuo presso la Cassa Contadina,impegno non mantenuto. Per effetto del contratto stipulato e del patto di riservato dominio, gli amministratori della Flomar, posta in liquidazione coatta nel 2007,dovevano restituire l’area e gli immobili alla Regione. Tutto questo non avvenne e nel 2011 liquidatori chiesero alla Regione,che non ha accettato ,la vendita di immobili per”saldare la debitoria della cooperativa” e nutrire la liquidazione.

La Pamafi un altro sogno che ha succhiato soldi allo Statoultima modifica: 2018-08-29T07:44:09+02:00da sciroccorosso