Mimmo Lucano confinato nella sua terra come nel fascismo

Mimmo scriveNel periodo fascista la Calabria è stata terra di confinati politici. La Calabria era considerata terra lontana, senza strade, con mulattiere e con una popolazione al 90% analfabeta. Il terreno ideale per mandarvi confinati di ogni genere e tenerli così fuori dal mondo. Fu così che centinaia di antifascisti, intellettuali, ribelli vennero mandati in sperduti paesi di montagna, da dove riuscirono a uscire solo alla fine della dittatura. Basta leggere “Il Carcere” di Cesare Pavese, racconto breve sul suo confino a Brancaleone, a pochi chilometri da Riace per rendersi conto della brutalità di questa misura, che oggi viene riproposta dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria. Anche Lemlem, la profuga etiope, mediatrice culturale ritorna libera e potrà ritornare a Riace, con l’obbligo di firma giornaliero. Una sentenza a metà, poco coraggiosa, sicuramente meno coraggiosa del Gip che ribaltò completamente le richieste avanzate dal procuratore Luigi d’Alessio.

pavese a brancaleone nel 1935 I giudici hanno avuto paura della reazione del Ministro Salvini e non hanno avuto il coraggio di scarcerare completamente Mimmo Lucano. Difatti che senso ha questa misura se non quella della paura. Paura di Mimmo, paura delle idee di Mimmo, paura degli immigrati. Perché sanno, lo hanno capito tutti, anche quei giornalisti “embedded” filogovernativi, che lo avrebbero voluto in galera ed ancora insistono a descriverlo con articoli ambigui,sottili, con storie alle quali neanche i magistrati più credono, che Mimmo Lucano non si fermerà. Lo ha detto prima del Tribunale del Riesame, in un’intervista, che farà a meno dello Sprar e che continuerà in autogestione a gestire Riace. Per chi è stato vicino a Mimmo Lucano questa estate durante il suo sciopero della fame, sa che già era nell’aria questa idea, che divenne una possibilità concreta dopo la visita della comunità francese di Longo Mai della regione della Provence. Gli attivisti della comunità si occupano di immigrazione da anni, danno ospitalità ai profughi, coltivano la terra e si autogestiscono tramite donazioni e la vendita dei loro prodotti biologici. La comunità stette una settimana a Riace e partecipò anche allo sciopero della fame a staffetta in solidarietà a Mimmo. Si parlò a lungo con loro e piano piano venne fuori l’idea di autogestione. E’ questa molto probabilmente la strada da intraprendere e Mimmo sa che potrà contare su una fitta rete di solidarietà ormai consolidata attorno alla sua idea. In attesa della sentenza del Tribunale a Reggio Calabria, ieri, quasi mille persone si sono radunate davanti la prefettura, segnale evidente dell’attenzione sul caso. E’ di questa mobilitazione che va estendendosi in tutta Italia che si ha paura. Una mobilitazione che crescerà ancora di più nelle prossime settimane e della quale tutti nei palazzi di governo dovranno tenere conto. Intanto la ‘ndrangheta gongola. Se avessero applicato questa stessa sentenza di confino, su tutti i ‘nadreghitisti condannati o sospettati di essere tali in tutta la Calabria ci sarebbe stato uno spostamento da un paese all’altro di migliaia di affiliati o presunti tali. Ma Mimmo Lucano non fa parte di nessuna ‘ndrina.boss saluta

Mimmo Lucano confinato nella sua terra come nel fascismoultima modifica: 2018-10-18T08:23:40+02:00da sciroccorosso