ECCO LA VERITA’ NASCOSTA SU RIACE DA PARTE DELLA PREFETTURA DI REGGIO CALABRIA

 

Su Lucano un piano preparato da tempo per distruggere la sua esperienza

Mimmo scriveIl rapporto tenuto nascosto, che scagiona l’attività fatta dal sindaco Lucano a Riace.

Il destino di Riace era segnato. Bisognava distruggere quell’esperienza positiva che indicava, non solo all’Italia, ma  all’Europa intera quale fosse la via da seguire per fare accoglienza, integrazione, solidarietà. Una via umana, pulita, fatta di segnali positivi, senza ladrocini, né sfruttamento. La visita ispettiva fatta da 4 ispettori inviati dalla Prefettura di Reggio Calabria, il 26 gennaio del 2017 , lo rivela ampiamente e senza infingimenti. Un rapporto che evidentemente non piacque né alla Prefettura, né all’allora  Ministro  Minniti, e venne tenuto chiuso in un cassetto, in attesa che lo aprisse Salvini per richiuderlo nuovamente. Per ottenere questo rapporto, il sindaco di Riace, il 15 settembre del 2017, dopo diversi solleciti, ha dovuto chiederlo con specifica istanza, tramite gli avvocati, rifiutata dalla Prefettura. Il 28 novembre una nuova istanza da parte del sindaco venne nuovamente rifiutata. Solo il 16 febbraio di questo anno, quindi quasi con un anno di ritardo la Prefettura provvedeva a inviare il rapporto al sindaco di Riace . Eccolo pubblicato per la prima volta in ampi stralci.

RELAZIONE  ISPETTIVA – RIACE C.A.S. 26 GENNAIO 2017

“ La presente relazione viene redatta a seguito di attività ispettiva svolta in data 26 gennaio 2017 in Riace e fa seguito anche ad alcune manifestazioni di protesta che sono state poste in essere sia da parte dei migranti ospitati nella detta località, sia da parte di alcuni Rappresentanti delle Cooperative/Associazioni attive in Riace nel settore dell’accoglienza. Questi ultimi, in particolare, in occasione di una visita in Prefettura compiuta lo scorso 25 gennaio, hanno lamentato la mancata corresponsione da parte di questo Ufficio di alcuna forma di sostentamento economico a far data, in alcuni casi, dal mese di gennaio 2016. Questa relazione, per scelta degli estensori della stessa, non viene redatta secondo criteri e formule di stretto criterio burocratico/amministrativo, se non per alcune parti, in quanto, con la presente, vuole evidenziarsi e fornire uno strumento di comprensione del fenomeno “Riace” differente da quello finora acquisito, e tentare cosi di spiegare non solo quello che viene fatto (o non fatto) a Riace ma, soprattutto, come viene fatto direttamente dalle persone (di ogni colore e nazionalità) che ne sono le principali e dirette protagoniste.”

Segue la descrizione del paese come se fosse una descrizione di Zanotti Bianco. Una descrizione molto poetica tracciata in modo brillante che dimostra come la realtà , vista con occhi diversi e mentalità diversa possa essere travisata. E’ il motivo per cui questo rapporto è stato tenuto nascosto.

E così prosegue: “ La riunione con il Sindaco Lucano e i Rappresentanti delle Associazioni permette dl stilare un rapido crono-programma della visita ispettiva.

IMG_20180807_104223La scuola.  Si comincia dalla scuola, un edificio che ospita un numero cospicuo di ospiti stranieri, grandi e piccoli, in classi composite, variegate e multilingue, in un miscuglio di razze, dialetti, diademi e treccine.  In una stanza più grande giocano quattro bambini africani, piccoli, che guardano i visitatori con occhi sgranati. La stanza, spiega il Sindaco, che serve oggi da asilo nido, sarà presto sostituita da una struttura completamente nuova, ormai in fase di avanzata realizzazione, nella vicina frazione Marina. La giovane, anch’essa di origine africana, che accompagna amorevolmente i piccoli e li segue nei loro spostamenti, al tempo del suo arrivo in Italia, ci spiegano, si prostituiva per sopravvivere. Nelle classi, ai cui muri sono attaccati i manifesti elementari che spiegano i rudimenti della lingua italiana, troviamo persone del Gambia, del Mali, della Siria (una coppia di sposi non più giovanissimi e che portano ancora sul volto i segni della paura), del Pakistan, dell’Africa sub-sahariana. Giovani e meno giovani, adolescenti con il loro smart phone e bambini minuscoli attaccati alle loro madri, impegnate nello studio. La pluriclasse, infine, é un tripudio di razze dietro i banchi della scuola. Due ragazzini di Riace scherzano e scambiano commenti ironici con i loro coetanei, dell’Africa o del vicino Oriente, fino a radunarsi su invito della maestra in una foto di gruppo. Sono li tutti insieme, in arrivo da tante parti del mondo, lontane fra loro. Di fianco alla scuola, fanno bella mostra due campi di pallavolo e calcetto, di cui uno sufficientemente grande da permettere partite all’ultimo respiro; sono occupati dalle facce degli alunni  più grandi, pronti a sfidarsi nella lingua internazionale della palla al centro. La scuola, ci dice il Sindaco, era chiusa, per carenza di alunni. Adesso é di nuovo aperta e funziona. Le insegnanti lavorano e percepiscono il loro onorano. Una scuola senza bambini é la conclusione ingloriosa di un mondo, un universo senza futuro. Riace ha una scuola, degli insegnanti, dei ragazzi che apprendono.

IMG_20180825_185553Le case . L’attività ispettiva ci porta in numerose case del paese superiore, nelle quali entriamo per verificare la presenza degli ospiti, la nazionalità, il riferimento dell’effettiva appartenenza al CAS, le condizioni di vita, l’abitabilità delle strutture, le condizioni di sussistenza. In tutte le abitazioni (cornprese quelle di Riace Marina, controllate nel corso del pomeriggio} incontriamo solo gente del CAS (e non dello SPRAR),  senza alcuna commistione se non in un solo caso e per puro caso, per una giovane coppia. D’altra parte, i migranti ospitati a Riace non sono detenuti, hanno la libertà di muoversi all’interno del paese e, per ragioni banali (problemi di abitabilità contingente, visita a parenti, emergenze occasionali), sono liberi di spostarsi. Pertanto non ci sorprende, in quell’unico caso, di trovare lì quelle persone che, comunque, dicono di essere in procinto di trasferirsi nuovamente. Le case di Riace superiore sono come Riace, piccole, a volte contorte, arrampicate su se stesse, avvoltolate come chiocciole su una spirale interna. Riace é cosi: é un paese dell’entroterra della provincia reggina con tutti i suoi limiti (ed i suoi pregi). Non vi troviamo (non ce ne sono) ville con piscina, né sfarzose dimore nobiliari. Vi sono case vecchie ed umili, di origini umili, ma pulite, ordinate, venate della mescolanza di uomini e donne di provenienza disparate e che portano in quelle case un piccolo tocco della terra natia. L’ora di pranzo ci spinge a curiosare anche nelle cucine, dove scopriamo pentole con vari preparati, fra cui spicca il rise, il pollo cucinato in tanti modi, le zuppe. Gli ospiti delle case comprano gli alimenti con i loro “bonus”, utilizzabili in Riace e che, come tutti sanno, non hanno corso legale fuori da Riace. Ma Riace é cosi, é un microcosmo strano e composito, che ha inventato un modo per accogliere e investire sul proprio futuro. In un’altra casa una giovane ragazza ci riceve seduta sul divano. E’ triste: il marito spiega al mediatore (che ci accompagna) che la propria moglie era incinta ed ha perso il bambino, da circa un mese. Da allora, non si è ripresa e non ha voglia neanche più di uscire. Anche se cerchiamo di farle forza, comprendiamo il dramma di una madre che ha perso la possibilità di diventarlo e che usa i bonus per mangiare, perché non ha altro da spendere. Sul tavolino di fronte, un crocefisso ed un presepe ci richiamano il Natale appena passato. Riace é anche questo. E’ un paese che ha ricominciato a fare tante cose. Risalendo, nei pressi della scuola, un bellissimo parco giochi invade la nostra visuale. Non se ne vedono molti così, nei paesi spogli e disadorni della provincia reggina. Non c’erano bambini in quel momento ma non era difficile immaginarlo arricchito da decine di facce nere, gialle, bianche e rosse per il freddo, ma felici per Ie arrampicate, le cadute, le ginocchia sbucciate e la voglia, infine di tornare a casa. ll Sindaco dice che la sua casa é decisamente peggio di molte di quelle che ospitano i migranti. Non abbiamo modo di confutare questa osservazione. Le botteghe.  Seguendo i nostri accompagnatori per le visite a tutte le abitazioni del CAS, passiamo davanti ad alcuni esercizi commerciali. Sono le famose botteghe artigiane di Riace dove si lavora il legno, il vetro, la lana, i tessuti e molte altre cose. In ognuna di queste troviamo un ragazzo (o una ragazza) di Riace ed almeno un o una migrante, tutti nelle rispettive uniformi di lavoro, intenti nelle loro attività quotidiane, frutto di un apprendimento paziente di mestieri antichi, di una bellezza mai spenta. Dentro un bugigattolo lungo e stretto, ingombro di giocattoli di legno di ogni forma e dimensione, troviamo un uomo di rnezz’età (ha 50 anni, dice), che viene dal Kurdistan e, racconta, é arrivato a Riace nel 1998. Ci spiegano che é uno dei primi stranieri ad essere arrivato a Riace e, da allora, non se ne é mai andato. Lavora il legno mentre parla, dipinge a mano una bambolina. Il tocco é preciso, solo un momento si ferma ed alza gli occhi, quando gli chiediamo del suo Paese. “Non va bene”, dice   “Non va bene” e ricomincia a dipingere, quasi a voler mantenere il distacco dalle idee e dai ricordi di un tempo. I telai di un’altra bottega e le costruzioni di filato che vi si intrecciano dentro sono splendidi e si scorge chiaro in essi il volto dell’Africa. Dentro un’altra stanza, ribassata rispetto al piano stradale, una signora lavora senza alzare la testa. Chiediamo notizie e ci dicono che la signora è in accoglienza da un po’ di tempo (parecchio tempo) ma la figlia è ammalata di tumore ed é in ospedale. Lei viene mantenuta a Riace ed accompagnata regolarmente in Ospedale, quando possibile, per visitare la figlia. Il Sindaco ci segue adesso durante il giro e si avvicina spingendoci verso un’ala estrema dell’abitato, che si affaccia d’improvviso su una bellissima insenatura verde, scavata nella collina di fianco, quasi un anfiteatro naturale in mezzo a costoni ripidi. Più in basso, per una estensione di svariate decine di metri, sono stati realizzati alcuni terrazzamenti ordinati, in cime ai quali si palesa una specie di aia, con degli asini al pascolo. Servono per la differenziata, ci spiegano, che viene fatta con il metodo della raccolta porta a porta (a dorso di mulo), nelle stradine strette di Riace, dove le automobili non passano. Su quelle terrazze, che digradano sotto gli zoccoli dei muli, sorgono ad intervalli differenziati delle piccole costruzioni vuote, con un ampio spazio di terra intorno ll lungo giro ispettivo si conclude pertanto con la visita di altre due case, dove si accerta la presenza dei legittimi occupanti e si, verifica la funzionalità  dell ‘abitazione ed il grado di soddisfazione degli stessi fruitori. L’ispezione si conclude nel tardo pomeriggio. Considerazioni finali. Le ragioni che hanno spinto ad abbandonare il tono strettamente burocratico e trasmettere uno spaccato della vita quotidiana in Riace, risiedono nella avvertita necessità di raccontare la storia dell’immigrazione del borgo divenuto famoso prima per i Bronzi e poi per l’impegno del Sindaco Lucano. Questi é un uomo che ha dedicato all’accoglienza buona parte della propria vita, combattendo battaglie personali e raccogliendo riconoscimenti  internazionali di assoluto prestigio. Vive in una realtà ricostruita, che non appartiene alla storia del paese ma che ha realizzato mattone su mattone, con fatica ed impegno. L’evolversi dell’esperienza ha comportato difficoltà ulteriori, probabilmente non previste ed ha reso impossibile, presumibilmente, un controllo ferreo di tutte le attività svolte. Ciò ha evidenziato le pecche del sistema, individuate in precedenti relazioni, che denotano la necessità  imprescindibile di attuare degli opportuni ed immediati mezzi correttivi. Auspicabilmente con una azione sinergica di supporto che possa permettere di mantenere e migliorare gli standard di efficienza, sicurezza, e legalità che la normative di settore richiede. Si ritiene, per concludere, che l’esperienza di Riace sia importante per la Calabria e segno distintivo di quelle buone pratiche che possono far parlare bene di questa Regione. Si precisa, peraltro, che il Sindaco Lucano ha sempre fornito una importante collaborazione a questa Prefettura in occasione degli sbarchi degli ultimi tempi, assicurando l’ospitalità che molti altri Centri della provincia avevano prima denegato ed intervenendo spesso con propri mediatori linguistico/culturali in situazioni critiche, al medesimo. La circostanza che i pagamenti per il sistema Riace siano stati bloccati da circa un anno ha comportato difficoltà considerevoli per chi ancora oggi permette che lo stesso sistema possa proseguire. Si ritiene, pertanto, che debba essere corrisposto immediatamente un acconto sul complessivo, nelle more delle verifiche e degli adeguamenti strutturali e gestionali che sono stati e/o verranno segnalati al Sindaco, anche da parte degli Uffici ministeriali competenti. Ciò permetterà, quantomeno fino alla decadenza naturale dall’incarico del Sindaco Lucano, che avverrà fra circa due anni, la prosecuzione di una esperienza che rappresenta un modello di accoglienza, studiato (come fenomeno) in molte parti del mondo.

Si allega documentazione fotografica.

Dr. Francesco Campolo, Dr. Pasquale Crupi, Dr.ssa Alessandra Barbabro,Drssa Maria Carmela Marazzita

ECCO LA VERITA’ NASCOSTA SU RIACE DA PARTE DELLA PREFETTURA DI REGGIO CALABRIAultima modifica: 2018-11-14T06:22:33+01:00da sciroccorosso

5 commenti


  1. //

    Quante verità nascoste!
    La bellezza esemplare
    della RIACE SOLIDALE
    descritta con il linguaggio semplice ed efficace della verità e
    con la bellezza esemplare
    della lingua italiana!
    Complimenti vivissimi e sentiti agli eccellenti Autori, che hanno saputo vedere la realtà davanti ai loro occhi, senza risultare affetti da cecità.


  2. //

    Ciao, Francesco. Sono appena rientrato a casa dopo una fitta iniziativa svoltasi all’ ex Asilo Filangieri, a Napoli, in cui veniva proiettato il docufilm #riacenonsiarresta (insu-tv, Angrisano) e presentato il libro “Mimì Capatosta”, presente l’autrice Tiziana Brillà. Quest’ultima ha parlato della verità che ci racconti e che molti ignoravano,stasera, me compreso. C’è stata una discussione con interventi dal pubblico, lo spessore è emerso in semplice franchezza. E’ mancata la narrazione dei luoghi di vita, che qui vengono descritti in modo esemplare. Per chi non conosce quella realtà, è senz’altro un elemento aggiuntivo che andrebbe veicolato con più “forza”.


  3. //

    Cosa accade adesso a Riace? Non sappiamo più niente, i media televisivi tacciono…
    Grazie di avere diffuso questo documento, io posso solo diffonderlo, provando un disgusto infinito per chi ha voluto impedire che Riace si erigesse a modello universale di inclusione, integrazione e accoglienza.
    Spero che i giusti continuino a percorrere le strade dell’umanità.
    Grazie a Mimmo Lucano per la tua testimonianza di vita e di opera.


  4. //

    È semplicemente vergognoso per la politica italiana che nasconde sotto l’egida della legalità nasconde il progetto arrivistico di stampo machiavellico di qualche ormai triste noto personaggio sostenito dal seme della egoistica cattiveria ampiamente germogliata.


  5. //

    Quali altri dubbi si potrà ancora instillare nella coscienza civile? Mimmo è un monumento vivente di onestà e umanità. È necessario sostenere il suo progetto con tutta la forza di cui siamo ancora capaci.

Comments are closed.