Un amore anarchico con radici calabre

SEVERINO DI GIOVANNI E JOSEFINA SCARFO’ TRA PASSIONE E ANARCHIA

Severino e Fina
Severino e Fina

Portigliola, piccolo comune della Locride in Calabria, con 1191 abitanti è passato agli onori della cronaca per il solito scioglimento per mafia del consiglio comunale. Parleranno nei prossimi mesi di questo paesino per questa presunta presenza mafiosa all’interno del comune e non di altro. Girovagando nel paesino infatti non c’è traccia del proprio passato e della propria memoria. Non c’è traccia soprattutto della famiglia Scarfò. Non c’è traccia di Josefina, rivoluzionaria anarchica e del suo amore segreto con il grande Severino Di Giovanni.

Fu Osvaldo Bayer giornalista e scrittore argentino a scoprire nel Museo della centrale di Polizia di Buones Aires l’esistenza delle lettere che Severino Di Giovanni scrisse, quando aveva ventisei anni alla sua amante calabrese , JOSEFINA America Scarfò detta Fina allora quattordicenne. Osvaldo Bayer è l’unico scrittore che ha fatto intense ricerche sulla vita di Severino Di Giovanni, fino a pubblicarne un celebre saggio, uscito in Italia nel 1973 .Ed è stato lo stesso Bayer a segnalare a Josefina, ancora oggi vivente a Buenos Aires, la presenza di quelle lettere.  Josefina iniziò quindi una lunga trattativa con le autorità governative per cercare di riottenerle. Cosa che, a sorpresa, la Polizia argentina fece, consegnando a Josefina Scarfò che di anni ne aveva 86, una scatola blu con dentro effetti personali di Severino e quelle lettere d’amore. Entrando nella centrale di Polizia Josefina si commosse fino a piangere.  “Sono le stesse scale ,gli stessi corridoi che mia madre ha attraversato, quasi in ginocchio per chiedere la grazia di mio fratello Paulino fucilato il giorno dopo di Severino” ha dichiarato ai giornalisti argentini.

MA CHI ERA SEVERINO DI GIOVANNI?

severino-di-giovanni-3Severino Di Giovanni nasce in Abbruzzo, a Chieti il 17 marzo del 1901.  Fin da piccolo Severino dimostra la sua indole ribelle non accettando le imposizioni tipiche delle famiglie meridionali. Il suo impulso libertario ed il contatto con l’emigrazione anarchica, lo porta fin da piccolo a leggere Proudhon, Bakunin, Reclus, Malatesta , Nettlau, tutti padri idealisti e rivoluzionari del pensiero anarchico e libertario. Nel 1922 Severino mal sopportando le prime violenze fasciste, e premonendo tempi bui per la democrazia e le libertà abbandona l’Italia. A Chieti ha già sposato Teresa Masculli dalla quale ha quattro figli, due li ha in Italia Laura ed Aurora, e due in Argentina ,Ilvo e Maria.  Appena Severino mette piede in Argentina, comincia la sua attività di buon tipografico e militante anarchico, mettendosi subito in contatto con la comunità internazionale anarchica molto forte in tutti i paesi sud americani. Nei circoli anarchici Severino diventa subito una figura scomoda. Non accetta compromessi con nessun tipo di potere e qualsiasi mezzo per scatenare la rivoluzione anarchica per lui va bene. Secondo Di Giovanni il movimento rivoluzionario va finanziato con le rapine nelle banche e le centrali di polizia dove si arrestano e torturano gli anarchici vanno fatte saltare in aria.  La tensione in tutta l’America è molto alta per la condanna di Sacco e Vanzetti,  che vennero giustiziati innocenti nel carcere di Charlestown il 10 agosto del 1927. Ovunque si susseguono manifestazioni di protesta con scontri continui con la polizia . Comincia così una lunga serie di attentati e rapine clamorose per quei tempi.  Ed è proprio su Di Giovanni, che pubblica i suoi proclami sul suo stesso giornale “II Culmine “, che si pone subito all’attenzione della polizia. Più volte la polizia gli perquisisce la propria casa e gli sequestra ripetutamente libri e documenti sul pensiero libertario.  Ma Di Giovanni non si sente braccato riesce a vivere tranquillamente in questa situazione che trova appassionante in ogni caso.  Continua così, tranquillamente la sua attività lavorativa, riuscendo a conciliare il suo impegno politico pubblico, quello clandestino fatto di attentati e rapine, il vivere in famiglia con la moglie Teresina ed i suoi quattro figli, ed il suo nuovo amore, Josefina . Nel cercare una nuova abitazione sconosciuta alla polizia, Severino conosce i fratelli Scarfò; Alejandrò e Paulino che gli offrono una stanza nella propria abitazione.  E’ in questa occasione che conosce Josefina Scarfò.

 

Portigliola La famiglia Scarfò viene dalla Calabria.Pietro Scarfò è un lavoratore che ha già oltre 60 anni, proviene da Portigliola nei pressi di LOCRI, la moglie è Romano Caterina e proviene da Tropea.  Il loro è un amore a prima vista e molto prolifico. Avranno otto figli. Uno solo, il primo, Antonio è nato in Calabria, gli altri sette, Josè, Alejandrò, Domingo, Paulino, Josefina America, Santa e Asunto, nasceranno tutti a Buenos Aires in Argentina. Pietro Scarfò fa parte di quelle migliaia di calabresi che tra la fine dell’800  e l’inizio del 900 lasciano la propria terra per emigrare in america. La fame in Calabria è terribile, chi non ha terra non trova lavoro, e chi trova lavoro è trattato peggio di un mulo . La decisione di emigrare è quasi obbligatoria e in ogni caso è una catena che trascina famiglie intere oltreoceano.  E difatti appena la famiglia Scarfò giunge in Argentina, Pietro trova lavoro ,trova casa, come si dice si sistema. E man mano che i figli crescono anch’essi trovano lavoro, e vivono dignitosamente pensando solo a metter da parte soldi e a mandare qualche cosa in Calabria per qualche parente bisognoso. Non pensano ad altro, ma Alejandrò e Paulino rompono questa mentalità e fanno scelte radicali, le stesse di Severino. Quando Severino mette piede in quella casa scoppia una rivoluzione vera e propria. Tutti si innamorano di questo personaggio diverso da tutti gli altri. Che passa il suo tempo libero dal lavoro, studiando sui libri e scrivendo proclami alla libertà ed all’uguaglianza, invece di pensare alla famiglia ed al futuro. La forza di Severino sta nel non rimanere isolato dal dibattito politico in corso in Argentina. Fonda una casa editrice, “il Culmine ” che dirige insieme ad altri suoi compagni.  Dalla piccola casa editrice escono libri sull’anarchismo ed una rivista nella quale riuscirà a far scrivere penne importanti del giornalismo anarchico oltre a pubblicare i suoi proclami dopo gli attentati che egli stesso organizzava. La temerarietà di questo personaggio era tanta e tale che non temeva ne la polizia ne di essere catturato durante i suoi espropri proletari. Le rapine in banche erano la sua specialità,(che aveva imparato da Buonaventura Durruti esule dalla Spagna in Argentina per un breve periodo), ma anche gli attentati dinamitardi a sedi della polizia, uffici di fabbriche, abitazioni di poliziotti. Una sequela incredibile di atti che lo portò dopo una serie di inseguimenti ed appostamenti alla sua cattura nel 1931 ed alla sua immediata fucilazione dopo un processo farsa, il 31 gennaio alle ore 10,30. La madre di Josefina così anni dopo descriveva l’ingresso di Di Giovanni sotto il loro stesso tetto:

” alcuni anni fa venne a casa mia un uomo che voleva una camera in affitto. Era Severino Di Giovanni. Il prezzo dell’affitto gli sembrò conveniente e così ci mettemmo d’accordo. Venne il giorno dopo con la moglie Teresina ed i loro tré figli. Era un uomo dall’apparenza buono e semplice, parlava bene dei poveri e trascorreva le ore libere leggendo. Di mestiere faceva il tipografo. I miei tré figli avevano allora meno di venti anni. Di Giovanni cominciò a prestare loro dei libri e si fece loro grande amico. Con l’enorme potere di attrazione che aveva, si avvicinò a loro e cominciò a influenzarli con le sue idee”.

imagesE’ così che nasce l’amore di Josefina per Severino. Josefina, che sarà sempre chiamata Fina, è una ragazzina di quindici anni.  Frequenta l’Istituto Magistrale n° 4 sezione Liceo, di calle Estanislao Zeballos. Josefina è molto intelligente, focosa e desiderosa di nuove avventure.  L’ Odio per la polizia inizierà quando questa farà irruzione alle tre del mattino nella casa degli Scarfò.  Severino non viene trovato ma tutta la sua roba, i suoi libri, gli scritti, vengono sequestrati sotto gli occhi inferociti di Josefina che ancora di più sente crescere l’amore verso quest’uomo. Un amore che Severino, pur ricercato da tutta la polizia, da squadracce fasciste,  spie e servizi segreti americani, riusciva ad alimentare con incontri nascosti , lettere, bigliettini, regalini. E non solo. L’astuzia di Severino era così grande che spesso riusciva ad andare a prendere Fina all’uscita da scuola, come un normale fidanzatino, in pieno centro di Buones Aires ed a pochi passi dalla sede della polizia. Quando Severino non riesce a incontrarla, gli prende un raptus poetico e scrive fino a tre lettere al giorno. Queste lettere per arrivare a Josefina passano fino a tre mani diverse e in diversi punti della città e tutti pensavano che fossero direttive che Di Giovanni mandava a Paulino tramite la sorella . Il 1° febbraio del 1931 il sogno di Severino e Josefina finisce. In uno squallido cortile della prigione di Buenos Aires dopo un processo farsa durato poche ore Severino viene fucilato. Con lui il giorno dopo finisce anche il sogno di Paulino, che rifiuta di chiedere clemenze addossando tutte le responsabilità a Di Giovanni.  Moriranno al grido di “VIVA L’ANARCHIA”, dopo aver incontrato per l’ultima volta per pochi minuti nelle proprie celle, la moglie Teresina, i figli, Josefina e i genitori di Scarfò. In un giorno termina la stagione anarchica dell’Argentina, e con esso le passioni, le utopie i grandi ideali. Ma anche dopo la morte il mito di Di Giovanni continua a crescere.  La sua tomba ogni mattina è invasa da fiori rossi, e il governo per paura che potesse diventare un punto di riferimento, la fa traslare di notte in un luogo sconosciuto.  Ma un operaio del cimitero rivela il nuovo sito. Ed anche lì inizia il nuovo pellegrinaggio con fiori e lettere lasciate sulla tomba. Infine sarà l’esercito che di nuovo traslerà la bara e farà incenerire il corpo di Severino per gettarne la polvere in una fossa comune.  Josefina dopo le fucilazioni si chiude in se stessa. Ma non abbandona la lotta politica.  Realizza quello che Di Giovanni le aveva chiesto in carcere l’ultima volta che si erano visti. Continua l’attività anarchica fondando una nuova casa editrice. Si sposa con un compagno anarchico e si laurea, diventando docente di letteratura italiana all’università di Buenos Aires. Non ha mai voluto rilasciare interviste, nè ha mai ceduto alle lusinghe danarose di editori e registi che volevano l’autorizzazione per un film ed un libro sul suo amante e la loro storia. Solo nel 1951, Josefina venne in Calabria. Volle visitare i paesi dai quali partirono i suoi genitori, Portigliola e Tropea alla ricerca di parenti viventi. Andò anche a Chieti per incontrare i parenti di Di Giovanni ma ebbe, per vecchi pregiudizi ed incomprensioni, un netto diniego da loro nell’essere ricevuta.  Non tornerà mai più in Calabria nè in Italia. Solo a 86 anni, nel 1998, ricevette queste lettere, molte di queste sono inedite e non vedranno mai la pubblicazione e resteranno sempre nei lucidi ricordi della sua breve vita con Severino. Josefina morirà il 26 agosto del  2006 a Buenos Aires.

Francesco Cirillo

Approfondimenti:

OSVALDO BAYER: SEVERINO DI GIOVANNI -L’idealista della violenza

  1. COLLANA V.VALLERA PISTOIA 1973

LUISA MAGAGNOLI: UN CAFFÈ’ MOLTO DOLCE – ed. Boringhieri 1996

Ringrazio il prof.ORLANDO ANTONIO di Cittanova per le notizie inedite fornitemi sulla famiglia Scarfò. E’ in via di pubblicazione un suo saggio sull’anarchico Barbieri e gli anarchici calabresi, che sarà pubblicato tra breve dall’Istituto Antifascista dell’Università di Cosenza.

Un amore anarchico con radici calabreultima modifica: 2022-06-03T15:49:51+02:00da sciroccorosso