Ho scattato una foto, volevo provare a me stesso se avesse impatto su quel bianco e nero che mostrava l’uomo e la donna vicini, anche nella mia immagine tanta gente di cui molti conosciuti.

Le figure della mia fotografia sono un misto di umanità differenti, sarà la zona ad attirare questa varietà, provo la comparazione rendendomi subito conto dell’omogeneità del bianco e nero. le persone intraviste alle spalle dei personaggi principali sono perfette nel loro ruolo e nella posizione assunta.

Mentre scattavo la mia foto, un misto di profumi ha solleticato il mio naso, gli occhi si son appagati con i colori variegati scelti dagli studenti e dalle casalinghe, si son placati nell’inserire altre tinte severe portate  con accessori a mano o a tracolla, borse portadocumenti e borsette.

Il clima mite permette ampi lembi di pelle scoperti, oltre ai colori degli abiti su alcuni vedo dei tatuaggi tribali, da una vetrina proviene un misto di aromi tradizionali e vivande importate, salsiccia e couscous.

Che bella vetrina la piazza, provo a trasportarci quei personaggi, se mi sarà possibile chiederò alla padrona di casa uno scatto, con lei che tiene in mano quel trofeo, da poter guardare seduto in una panchina.

Tenerla in mano sarà come tenerla per mano, osservando il passato ed il presente, sognando il futuro in una piazza diversa o uno spazio che può esser tutto e ovunque.

Sulle mie mani il contatto col freddo della panchina ha lasciato le strisce del metallo, come un marchio rosso a circondare il bianco delle dita, piccoli puntini di ruggine generata dall’incuria e dal tempo raccontano le storie vissute da quella seduta, chissà se quell’uomo e quella donna ci si son mai fermati.

S’illumina lo schermo del telefono, sento la suoneria associata a quel nome, lo prendo dalle tasche e vedo quella sua rassicurante immagine, aprire la conversazione sentendo un “ciao, come stai?” da quella voce è magia pura, si sta inserendo nel percorso immaginario delle immagini. e sembra dirmi “immagina”.