La legge e i profeti

very-large-beautiful-chunk-ice-sunrise-winter_335224-473

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Dt 4,1.5-9

Salmo: Sal 147

Vangelo: Mt 5,17-19

 

Gesù rappresenta la continuazione nel tempo della Legge e i profeti, Egli è l’unione tra passato e futuro, è la concretezza che si perpetua nella storia. Tutto ciò che abbiamo precedentemente ascoltato, diviene un Volto dove confrontarsi, affinché quella Legge non sia un obbligo o qualcosa da fare, ma ciò per cui è stata formata: una questione di cuore. Non si tratta di sentimentalismo, è riconoscere semplicemente, il perché essa è stata creata: per dare ai suoi figli una strada su cui camminare, gli stiamo a cuore!

Gesù è la via fatta carne, diviene il compimento della legge e i profeti, perché l’offerta della Sua vita è la massima espressione dell’amore. È come se il Signore ci dicesse: io ti amo di più! Amare di più non è essere “romantici”, amare di più comporta sacrificio, fatica, richiede impegno, desiderio, volontà. Il Suo Amore è visibile alzando gli occhi alla croce, dove non c’è bisogno di parole, ma basta contemplare quell’offerta che abbraccia il mondo intero.

Egli ci chiede di cominciare dal piccolo, da quei minimi precetti per arrivare alla grandezza della Legge, c’è una gradualità e una totalità, poiché quei minimi precetti fanno parte di essa, c’è tutto. La grandezza dell’amore di Dio diventa, grazie a Gesù, un’esperienza personale, affinché possiamo essere partecipi di quel tutto, che cambia la vita, la trasforma, tanto da donarci la forza di fare altrettanto.

 

 

Sarà Lui a darci la forza

 

CamminoDiGuarigioneInterioreA_1680x1050V-960x360

 

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Dn 3,25.34-43

Salmo: Sal 24 (25)

Vangelo: Mt 18,21-35

 

Nel Vangelo della liturgia odierna, il Signore ci presenta com’ è il Regno dei cieli: “è simile a un re che voleva regolare i conti con i suoi servi”. Fin qui molto chiaro ed è umanamente comprensibile, ma continuando a leggere il testo, troviamo ciò che realmente ci stupisce: “il padrone ebbe compassione del suo servo e gli condonò il debito”. Questa è la meraviglia! Il divino che si fa concretezza: si parla di condonare ovvero estinguere! Mettiamoci nei panni di quel servo, che prostrato a terra chiedeva solo ancora un po’ di tempo, e in un istante, si sente liberato da un peso enorme.

Nel brano letto, il Signore desidera far comprendere cosa significa perdonare ed essere perdonati: ci libera dal peso dell’errore, e non solo, Dio ha perdonato per primo, sia che ce ne rendiamo conto oppure no, ci ha già tolto da questo peso e ci ha fatto il dono di poter fare altrettanto!

Pietro arriva a chiedere, quante volte dovrà perdonare il suo fratello ed è un dialogo molto bello, quasi confidenziale, in questa domanda non c’è solo da capire un’insegnamento, ma c’è tutta la sua fatica di perdonare. A volte umanamente è difficile, e Pietro ha avuto bisogno di confrontarsi con il Signore. Seguiamo l’esempio di Pietro, confidiamo a Lui anche il nostro non farcela a perdonare, e mettiamoci nelle Sue mani, affidiamo a Dio questa fatica e sarà Lui a darci la forza.

 

 

In cammino

 

Screenshot_2022-03-21-02-25-08-379~3

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 2Re 5,1-15a

Salmo: Sal 41; 42

Vangelo: Lc 4, 24-30

 

Gesù si mette in cammino dopo aver annunciato, che nessun profeta è ben accetto in patria. Comincia il cammino da un rifiuto.

L’invito che oggi il Signore ci fa, è di sentirlo accanto tutte quelle volte in cui il rifiuto di noi stessi e di altri, dato dall’errore o dalla fragilità, ci ha bloccato, non ci ha permesso di camminare; percepiamolo vicino, così da poter sentire la forza nel proseguire la nostra strada.

Egli con determinazione continua a camminare, la vita non è senza ostacoli e purtroppo lo sappiamo bene, e il Signore ci conferma che ne ha la consapevolezza. Lui desidera comunicarci e donarci la Sua forza, non è un Dio distante, astratto, lontano da noi, ma condivide i nostri pesi e le nostre sofferenze. È presente ed il nostro invocare è un entrare in relazione con Lui, tanto da renderci conto che è già qui con noi, è dentro di noi, persino in tutte quelle parti che sanno di rifiuto, che vorremmo evitare.

Come Gesù passò in mezzo, così anche noi possiamo attraversare le paure e fragilità, e farle essere paradossalmente delle nuove vie, dove poter costruire un cammino nuovo, più e bello e consapevole. Quanto sarà lunga la strada e le fatiche che dovremmo affrontare non lo sappiamo, ma certamente non siamo soli.

Il cammino che il Signore con determinazione ha intrapreso giunge fino a noi, attraversa le pieghe delle nostra storia, per donarci tutta quella forza, tutta la saggezza di cui abbiamo bisogno.

 

 

Nel silenzio la Tua forza

Carissimi, continua il nostro cammino verso la Pasqua. Oggi vi proponiamo una preghiera da meditare in questa terza settimana di Quaresima

 

depositphotos_25747995-stock-photo-crucifix-in-church-on-the

 

“Sto qui davanti a te in silenzio,

perché a volte solo nel silenzio, posso dire quello che sento.

Nel buio del mio dolore, Tu sei la luce.

Quanto vorrei dire: basta sono stanco.

E poi ti guardo,

dalla croce non vedo solo luce, ma forza.

Tu sei la mia forza.

Sei Tu che hai detto basta al mio dolore

e l’hai preso con Te.

L’hai fatto tuo affinché io 

potessi sentire la tua mano forte sostenermi.

Nel silenzio, penso tutte queste cose,

e mi rispondi: non temere sono con te, 

per sempre!”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

In questo “ancora”

In questo %22ancora%22~2

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Es 3,1-8a.13-15

Salmo: Sal 102 (103)

Seconda lettura: 1Cor 10,1-6.10-12

Vangelo: Lc 13,1-9

 

Nel Vangelo di oggi, leggiamo un invito carico di forza, uno spronarci alla conversione. Il Signore sembra proprio indicarci che la strada è questa: convertirsi, ovvero reindirizzare tutto ciò che nella nostra vita è peccato, al principio, quando ancora non era errore, per recuperarlo.

È straordinaria la risposta del vignaiolo: “Padrone, lascialo ancora”. Si, perché Dio è il Dio delle possibilità e per quanto ci sembra che sbagliare voglia dire fallire, e bisogna tagliare ed eliminare per ripartire, Egli desidera stupirci, lasciandoci ancora tempo.

Si parte da qui, dall’errore, dal non aver dato frutti, dal fallimento, per ritornare ad essere quello per cui siamo creati. Tutto quanto nella nostra vita consideriamo “eliminabile”, con Dio è un nuovo punto di partenza per ritornare all’origine. Convertirsi, innanzitutto vuol dire credere in questo.

Siamo in questo “ancora”, dove viviamo nella possibilità, non solo grazie alle nostre forze, ma grazie a Colui che ha voluto per noi, una vita in cui potessimo farcela. Le nostre fatiche, le battute d’arresto, con Lui possono diventare il luogo della memoria, dove percepire che proprio quando non credevamo in noi stessi, Egli era lì per sollevarci da terra, attirarci a sé con tutto il Suo amore e farci contemplare un Volto che crede in noi.

Coraggio, camminiamo lungo questa strada, perché credere in Lui, convertirsi, far memoria, fanno parte di un percorso, la cui meta è un Volto pieno di Amore e Misericordia, e da qui, poter tornare a vivere e scoprire una possibilità, ancora!

 

 

Custode

 

Screenshot_2022-03-19-06-14-14-345~2

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 2Sam 7, 4-5a.12-14a.16

Salmo: Sal 88 (89)

Seconda lettura: Rm 4,13.16-18.22

Vangelo: Mt 1, 16.18-21.24a oppure Lc 2,41-51a

 

Giuseppe si fa custode, è colui che mette in pratica l’ascolto, è lo strumento del Signore. Guardando a Giuseppe, il Signore ci invita non solo a divenire ascoltatori, ma il proseguo di un annuncio che cambierà la storia.

Giuseppe partecipa alla potenza di Dio e come custode, si prende cura di Gesù e Maria. È una relazione sacra, forgiata dal fuoco dell’amore di Dio, impastata di un’umanità che supera la titubanza e si fida del suo Creatore.

Il desiderio di Dio, è che ci riconosciamo in questa storia di salvezza come un principio, a cui ci viene chiesto di farne parte. Giuseppe custodisce, grande è il compito che gli è affidato, e di quella custodia facciamo parte anche noi.

Giuseppe ci aiuti a destarci dal sonno, affinché possiamo fare del nostro quotidiano, il luogo della promessa e presenza di Dio, che non esclude la nostra fragilità, ma la supera, così da divenire custodi, portatori e testimoni di un Volto, le cui origini conducono sino a noi. Così sia.

 

 

Sentire

 

Screenshot_2022-03-18-14-59-42-179~2

 

“Chi può non provare dolore                      

davanti alla Madre                                      

che porta la morte del Figlio?”       

(Dallo: Stabat Mater liturgico)    

 

SENTIRE.

Maria so cosa senti.

Il mio cuore rimane fermo come un fiato sospeso e sente il tuo battere nel mio.

Non abbiamo bisogno di parole, neanche di scambiarci uno sguardo, perché nelle profondità di me stesso, conosco quello che senti, e a volte è difficile esprimerlo.

Quella morte ferma il tempo e raggela tutto intorno, non c’è spazio per le parole, e nel silenzio si sente solo un battito accelerato. È il tuo Maria e io ti sento. Il mio dolore mi permette di ascoltarti e capirti.

Si posso capirti! Vorrei dirtelo con tutte le mie forze, ma proprio in quel momento in cui vorrei parlare, sento che, tu senti il mio.

Tu, o madre, immersa nel tuo dolore, ai piedi del Figlio, ascolti il mio e mi sei accanto e mi dici: figlio so cosa senti.

 

Per visualizzare il POST IT di Quaresima precedente: clicca qui

 

Screenshot_2022-03-18-15-42-09-527~2

Germoglio di vita

 

germoglio-asfalto-jenkins

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Gen 37, 3-4.12-13a.17b-28

Salmo: Sal 104 (105)

Vangelo: Mt 21, 33-43.45-46

 

Il Vangelo di oggi è un testo alquanto cruento, si parla di uccisioni, lapidazioni, per il possesso di una vigna. Gesù racconta questa parabola allo scopo di spiegare che il Regno di Dio, sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.

Il Signore ci invita a divenire il popolo capace di dare frutti buoni. Egli desidera essere nelle nostre lotte e fatiche, quella pietra angolare che sostiene tutto l’edificio. La vera meraviglia, è questa: riconoscerci il popolo di cui Dio ha fiducia, perché possiede in sé quel fondamento capace di dare frutti per un Regno, le cui radici sono profonde e impossibili da sdradicare.

Dio manda suo Figlio e la risposta sarà la Risurrezione, non la morte, ma la vita. Dinanzi a tanta crudeltà, la risposta sarà il risorgere da quella situazione di morte, dove non c’era più speranza, così ora tutto ciò che pare finito, spacciato, morto, grazie a Lui diventa un germoglio.

Dalla Vita rinasce la vita, d’ora in poi la disperazione cede il posto alla speranza. Siamo il Suo popolo, che ha questa grande eredità, una promessa di vita capace di dare frutto, a noi e a chi verrà dopo di noi. Quello che dobbiamo fare, è vivere di questa promessa già da oggi, per portare avanti nel nostro quotidiano, a volte difficile, semi di Risurrezione, semi di vita.

 

 

Nella nostra terra un pezzo di cielo

 

Screenshot_2022-03-17-06-28-20-766~2

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Ger 17,5-10

Salmo: Sal 1

Vangelo: Lc 16,19-31

 

Il Vangelo della liturgia del giorno, comincia con delle dualità: ricco e povero, beni e mali, consolazione e tormenti, per terminare con un’univocità capace di unire tutto questo: la legge e i profeti.

Sono la legge dell’amore e la Parola, capaci di unire queste disparità e rendere tutti consapevoli di ciò che realmente siamo: il popolo di Dio.

Abramo risponde al ricco che: “se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”. Come mai questa risposta? Essa è un po’ la chiave di lettura di questo brano, ovvero: se non si fa un cammino di consapevolezza, dove la legge dell’amore e la Parola sono i mezzi che ci permettono di unirci a Dio e tra di noi, sarà difficile comprendere che la Risurrezione, passata attraverso il dolore della croce, il rifiuto di molti e le sofferenze, è capace di unire terra e cielo.

Tutto ciò che viviamo letto alla luce della legge dell’amore e della Parola, ha in sé forza e speranza nella Risurrezione, tale da donarci coraggio nelle nostre quotidiane fatiche in vista di questa promessa: risorgere!

Il Signore ci dona gli effetti della Sua Risurrezione, possiamo rivivere, sentirci uniti a Lui e ricominciare non più dal peccato, ma dalla grazia del Suo perdono, che passa dalla croce e non si ferma lì, entra in noi.

L’invito è quello di far entrare nella nostra vita, nelle nostre contraddittorietà, nella nostra terra, un pezzo di cielo. Siamo fatti di terra, la nostra umanità nella Risurrezione trova il suo spazio, il suo riscatto, così da poter riflettere un pezzo di cielo, divenire cielo e ridonarlo agli altri.

 

 

Connessi alla speranza

 

connessi alla speranza

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Ger 18,18-20

Salmo: Sal 30 (31)

Vangelo: Mt 20,17-28

 

Nel Vangelo di oggi, Gesù narra ai suoi discepoli ciò che dovrà accadergli non nascondendo nulla, né il dolore che dovrà subire e nemmeno che alla fine, dopo tutto risorgerà. Siamo di fronte all’annuncio della Passione e Risurrezione.

Proseguendo nel testo, troviamo una richiesta da parte della madre dei figli di Zebedeo, di far sedere i suoi figli accanto a Lui nel Suo regno. Sembra che il discorso di Gesù non sia stato capito e diventi una “lotta per i primi posti”, siamo usciti fuori tema.

Gesù sta raccontando cosa dovrà soffrire, quanto è grande la Sua offerta e la risposta è un’altra. Questo brano è significativo anche per noi, perché può capitare di leggere la realtà o la Sua Parola, solo sotto i nostri punti di vista. L’invito di Gesù è di leggere ciò che viviamo alla luce della Sua Pasqua. Egli desidera che la Sua vita non sia slegata dalla nostra, ma che la Sua Parola entri nel quotidiano, tanto da farne parte per comprendere a quale speranza siamo connessi. Come la vita di Gesù è possibile comprenderla alla luce della Pasqua, così la nostra vita, acquista un senso nuovo alla luce di Cristo. E come Lui ha dovuto affrontare quelle sofferenze fidandosi della promessa del Padre, ma consapevole della Risurrezione, così noi siamo chiamati ad andare incontro a cio che ci accade, con la fiducia di Cristo che ha dato la vita per noi.

Così termina il Vangelo di oggi: “Il Figlio dell’uomo, non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. Dopo la parte centrale legata al tema dei primi posti, riprende da com’è iniziato. Si ricomincia, affinché noi possiamo riiniziare da quell’offerta che si fa annuncio, promessa, ora più consapevole, diventata un senso nuovo alla vita.