Germoglio

germoglio

06 MARZO 2024

MERCOLEDÌ DELLA III SETTIMANA DI QUARESIMA

Gesù parlando ai suoi discepoli, spiega che, chi insegnerà e osserverà i precetti, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Questa è una grandezza che tutti dobbiamo desiderare, perché parte all’accoglienza della sua Parola che salva.

Siamo eredi di una promessa e di una fedeltà che si tramanda dall’inizio del mondo. E se tutte le cose del mondo passano, la sua Parola è sempre presente per dare vita, e portare a compimento quel piano di salvezza che i profeti avevano annunciato.

Apriamo il cuore per conservare la sua legge, lasciamola calare in quegli spazzi piu reconditi, dove a volte neppure noi riusciamo ad arrivare, perché faccia germogliare l’unico desiderio che fa la nostra grandezza: vivere l’amore. Questo è il compimento: che la nostra vita viva a partire anche solo da una Parola; non serve sapere a memoria il Vangelo, serve credere che in quell’unica Parola accolta con fede, si compie la pienezza del suo amore misericordioso.

Ogni precetto, ogni Parola, rivela il suo pieno significato come esigenza d’amore, e tutto trova il suo compimento in quell’altissimo dono d’Amore di Gesù in Croce.

Ciò che è avvolto dall’amore compie la legge, e dalla memoria del nostro cuore che ne ricorda tale grandezza, possano uscire sempre gesti e parole di vita nuova, segno di salvezza e gioia del regno, che si vive già qui in terra.

“Signore,

la Tua Parola germogli in me,

cresca, porti frutto.

Il cuore come un ventre che accoglie il suono della Tua voce.

Sarò capace?

Rendimi Tu, madre, padre.

Rendici Tu vivi,

nati da quella Parola e fecondi di essa,

così che germogli

e consoli i cuori estirpati da terra,

che la Tua mano raccoglierà

e porterà in vita”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

Il seminatore

 

il seminatore

 

17 SETTEMBRE 2022

SABATO DELLA XXIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Cor 15,35-37.42-49

Salmo: Sal 55 (56)

Vangelo: Lc 8,4-15

 

Il seminatore esce a seminare, non rimane a casa sua aspettando che qualcuno gli coltivi il terreno, ma si assume la responsabilità di esso, al punto che diviene parte di sé: è il seminatore!

Il Signore viene incontro a noi e fa della nostra vita un terreno in cui può nascere il germoglio buono della Parola. Non c’è una parte di noi dove non semina, tutto è terreno e per quanto in alcuni punti non attecchisce, Egli non smette mai di riprovarci. È un seminatore particolare a cui sta a cuore più del frutto, il terreno stesso.

Seminare è un atto di grande fiducia e pazienza, senza poter conoscere prima l’esito del raccolto, eppure il Signore getta il seme della sua Parola nel nostro terreno, su di noi che in quanto uomini siamo fatti di terra, infatti ADAMAH significa sia terra sia ADAM, ovvero: tutta l’umanità. Non è un caso che la Genesi cominci con Adamo, inizi dalla terra, quasi a sottolineare la fragilità, ma anche la cura che Dio dona a tale terreno.

Sebbene abbiamo delle difficoltà, limiti e fragilità, quel seme germoglia grazie alla cura dell’amore di Dio, e a noi affida il compito di collaborare con Lui, perché quel germoglio porti frutti in quantità impensata!

“Signore,

nonostante la mia fragilità,

mi fai credere che il mio seme germoglia,

non grazie ai miei soli sforzi,

ma alla forza del Tuo amore,

alla Tua costanza e alla Tua fiducia.

Io non posso che ringraziarti,

perché hai sempre pensato a me.

Nel crearmi hai reso possibile incontrarti

e riconoscerti in tanti volti, in tanti cuori.

Fragile terra sono io, ma irrigata dalla Tua Parola,

rendo lode al Te, mio Dio”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Germoglio dell’umanità

 

germoglio dell'umanità

 

MERCOLEDÌ 10 AGOSTO 2022

SAN LORENZO, DIACONO E MARTIRE – FESTA

 

LITURGIA DELLA PAROLA  (clicca qui)

Prima lettura: 2Cor 9,6-10

Salmo: Sal 111 (112)

Vangelo: Gv 12,24-26

 

Il chicco di grano per portare frutto, dev’essere messo nella terra e morire. Questo sembra paradossale, eppure se ciò non accadesse non avremmo più spighe. La natura attorno a noi ci aiuta a cogliere uno dei più grandi insegnamenti di Gesù: perdere la vita non è morire, è trasformarla!

Come il chicco di grano che nel suo decorso diventa un germoglio, ovvero il meglio di sé, l’invito di Gesù non è rinunciare alla nostra vita corporale, ma viverla al meglio, pur nelle fatiche e con delle correzioni, che possono renderci in grado di comprendere più da vicino Lui.

Perdere la vita solitamente è associato alla morte, qui può essere intesa come un percorso attraverso il quale seguendo Gesù, lasciamo andare determinate azioni sbagliate, pensieri negativi, vari tipi di atteggiamenti che fanno parte della nostra vita, quindi “vitali”, per un bene più grande.

Solo così, capiremo che siamo chiamati e destinati a una vita per la Vita, dove il frutto è già nelle nostre mani, ed è la relazione con Lui, l’unica che può renderci davvero vivi.

Il Signore non ha dato solo una parte di sé, ha dato tutto se stesso, è Lui quel chicco che morto nella terra, ha potuto generare il germoglio dell’umanità, e a noi è chiesto di vivere da germogli, riconoscendo che la nostra vita, proviene da quel chicco caduto in terra una volta per tutti.

“Signore,

Tu sei il dono che aspettavo.

Nel difficile cammino della mia storia

ho compreso quanto ti ho cercato,

a volte senza saperlo

e come nell’errore non hai mai smesso di amarmi.

Mi commuovo a pensare

che hai dato la Tua vita per me,

ed hai reso possibile un dialogo

tra la mia storia e la Tua,

per scoprire che non mi avevi mai perso.

Tu mi eri sempre accanto,

affinché un giorno

potessi sentirmi anch’io

parte di quel germoglio dell’umanità

reso vivo da Te”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Germoglio di vita

 

germoglio-asfalto-jenkins

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Gen 37, 3-4.12-13a.17b-28

Salmo: Sal 104 (105)

Vangelo: Mt 21, 33-43.45-46

 

Il Vangelo di oggi è un testo alquanto cruento, si parla di uccisioni, lapidazioni, per il possesso di una vigna. Gesù racconta questa parabola allo scopo di spiegare che il Regno di Dio, sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.

Il Signore ci invita a divenire il popolo capace di dare frutti buoni. Egli desidera essere nelle nostre lotte e fatiche, quella pietra angolare che sostiene tutto l’edificio. La vera meraviglia, è questa: riconoscerci il popolo di cui Dio ha fiducia, perché possiede in sé quel fondamento capace di dare frutti per un Regno, le cui radici sono profonde e impossibili da sdradicare.

Dio manda suo Figlio e la risposta sarà la Risurrezione, non la morte, ma la vita. Dinanzi a tanta crudeltà, la risposta sarà il risorgere da quella situazione di morte, dove non c’era più speranza, così ora tutto ciò che pare finito, spacciato, morto, grazie a Lui diventa un germoglio.

Dalla Vita rinasce la vita, d’ora in poi la disperazione cede il posto alla speranza. Siamo il Suo popolo, che ha questa grande eredità, una promessa di vita capace di dare frutto, a noi e a chi verrà dopo di noi. Quello che dobbiamo fare, è vivere di questa promessa già da oggi, per portare avanti nel nostro quotidiano, a volte difficile, semi di Risurrezione, semi di vita.