Sacro cuore di Gesù

Sacro cuore di Gesù

 

VENERDÌ 16 GIUGNO 2023

SACRATISSIMO CUORE DI GESU’, SOLENNITÀ – ANNO A

Prima lettura: Dt 7,6-11

Salmo: Sal 102 (103)

Seconda lettura: 1Gv 4,7-16

Vangelo: Mt 11,25-30

Oggi solennità del Sacro Cuore di Gesù, guardiamo al suo cuore per imparare a contemplare quanto amore ci ha donato. In una rivelazione Gesù dice a Santa Margherita Maria Alacoque: “Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini da non risparmiare nulla fino al sacrificio supremo senza limiti e senza riserve, per dimostrare il suo amore”.

“Imparate da me, che sono mite e umile di cuore”, leggiamo nel Vangelo di oggi. Si, impariamo dal suo modo di amare: umile, non arrogante, mite e senza violenza.

In Lui troviamo ristoro per l’esistenza della nostra vita. Poniamo il nostro cuore vicino al Suo, umile e mite, e respiriamo la sua pace, cosi che la nostra vita si rinfranchi accanto alla sua. Cristo lo si impara cuore a cuore. Il cuore diventa il maestro della vita. Dio non è un concetto, non è una regola o una disciplina, è il cuore dolce e forte della vita.

Asseriva Gandhi che: “un uomo vale non sulla misura della sua intelligenza, ma quanto vale il suo cuore”. Allora, andiamo nel cuore di Gesù, lì ritroveremo il nostro valore e la forza di cambiare ciò che ancora non é simile a Lui.

“Signore,

nel Tuo cuore pongo il mio,

nel Tuo amore rimetto me stesso,

confido in Te Gesù,

nel Tuo cuore cosi grande da poterci stare tutti.

Aiutami a rendermi conto che anch’Io ho un posto,

cosi che ogni fatica quotidiana non sia dispersa,

ma raccolta da un cuore più grande di ogni ferita,

e che è qui per consolarmi. ‘

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

La vera ricchezza

 

la vera ricchezza

 

 

DOMENICA 18 SETTEMBRE 2022

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

 

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Am 8,4-7

Salmo: Sal 112 (113)

Seconda lettura: 1 Tm 2,1-8

Vangelo: Lc 16,1-13

 

Il Signore ci invita a riflettere che non è possibile servire Dio e la ricchezza. Di quale ricchezza sta parlando? Di quella che rende pieno il cuore del bisogno di avere, e ci si dimentica degli altri e a volte persino di noi stessi. L’illusione della ricchezza è credersi pieni quando invece si è vuoti, è la tendenza ad affidarsi alle proprie forze e non confidare più in Dio, tranne quando ci è necessario e lo si prega non perché sono in relazione con Lui, ma per un bisogno.

Dobbiamo chiederci: quale ricchezza è necessaria? Abbiamo l’esempio di un Dio che si fa uomo, si “impoverisce”, cosa vuole insegnarci? Che la nostra vera ricchezza è in Dio, e tutto quello che facciamo è all’interno di una relazione di figliolanza, la quale ci eleva ad una condizione in cui è possibile fidarsi e affidarsi, aprire il cuore all’altro e aiutarlo nel bisogno, scegliere il bene ed evitare il male, essere semplicemente noi stessi.

Ai nostri vuoti la risposta è nella ricchezza di Dio, che non ci toglie nulla, anzi ci ricolma di amore affinché quella fatica, quel dolore, trovi uno spazio custodito da un Padre che ama. Solo così possiamo camminare nel mondo, relazionarci con gli altri non come una risposta ai nostri bisogni, ma come persone in cammino capaci di dono, di generosità e con il cuore rivolto verso Dio.

“Signore,

custodisci il mio cuore sempre,

anche quando mi sento solo e non so come fare.

A tutto quello che mi circonda,

vorrei dare un risposta che abbia il Tuo volto.

Aiutami a scegliere il bene

e donami la forza di riconoscere la mia fragilità,

affinché nel vuoto più profondo, nella paura o nello sconforto,

abbia la forza di confidare in Te e

credere che in Te,

nel Tuo amore

è la vera ricchezza”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Una fede grande

 

una fede grande

 

 

12 SETTEMBRE 2022

LUNEDÌ DELLA XXIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

 

LITURGIA DELLA PAROLA     (clicca qui)

Prima lettura: 1Cor 11,17-26.33

Salmo: Sal 39 (40)

Vangelo: Lc 7,1-10

 

Leggendo il Vangelo di oggi viene da chiedersi: cos’ha quel centurione da addirittura suscitare l’ammirazione di Gesù?

Una fede grande!

Il Signore gli riconosce una fede grande, data dalle parole stesse del centurione: “di’ una parola e il mio servo sarà guarito”. Quell’uomo anzitutto aveva a cuore il suo servo, al punto che nell’occasione di incontrare Gesù non ha pensato a sé stesso, ma ha chiesto aiuto per qualcun’altro e credeva nel Signore. Cosa abbia portato alla fede il centurione non lo sappiamo, eppure si dice che amava il suo popolo e aveva costruito una sinagoga: questi sono gesti di fede!

Nel silenzio, nel nascondimento, il centurione ha dimostrato la sua fede e l’ha concretizzata come ha potuto. È bello vedere come le opere del Signore, col tempo si fanno più chiare e si presentano dinanzi attraverso volti, gesti di persone che ci parlano di Gesù e ci testimoniano una fede grande.

Anche la nostra vita ha udito del Signore e la via che ci ha portato a Lui è personale per ciascuno, ma quello che ci unisce è il credere in Dio.

Dobbiamo solo affidarci e confidare senza sosta, senza timore, perché la strada si vede solo andando avanti ed Egli sarà sempre con noi di svolta in svolta, con tutta la Sua forza.

“Signore,

ravviva la mia fede

che seppur tra alti e bassi,

mi ha portato qui da Te.

Di una cosa sono certo,

l’ho sperimentato negli anni,

la Tua Parola è fedeltà.

Rendimi fedele a ciò che ascolto

che il mio cuore,

nonostante la fatica non si allontani da Te

e sappia confidare nel quotidiano,

in un Padre sceso sulla terra

per farmi sedere accanto a Lui,

nel regno dei cieli”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Sarà Lui a darci la forza

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Dn 3,25.34-43

Salmo: Sal 24 (25)

Vangelo: Mt 18,21-35

 

Nel Vangelo della liturgia odierna, il Signore ci presenta com’ è il Regno dei cieli: “è simile a un re che voleva regolare i conti con i suoi servi”. Fin qui molto chiaro ed è umanamente comprensibile, ma continuando a leggere il testo, troviamo ciò che realmente ci stupisce: “il padrone ebbe compassione del suo servo e gli condonò il debito”. Questa è la meraviglia! Il divino che si fa concretezza: si parla di condonare ovvero estinguere! Mettiamoci nei panni di quel servo, che prostrato a terra chiedeva solo ancora un po’ di tempo, e in un istante, si sente liberato da un peso enorme.

Nel brano letto, il Signore desidera far comprendere cosa significa perdonare ed essere perdonati: ci libera dal peso dell’errore, e non solo, Dio ha perdonato per primo, sia che ce ne rendiamo conto oppure no, ci ha già tolto da questo peso e ci ha fatto il dono di poter fare altrettanto!

Pietro arriva a chiedere, quante volte dovrà perdonare il suo fratello ed è un dialogo molto bello, quasi confidenziale, in questa domanda non c’è solo da capire un’insegnamento, ma c’è tutta la sua fatica di perdonare. A volte umanamente è difficile, e Pietro ha avuto bisogno di confrontarsi con il Signore. Seguiamo l’esempio di Pietro, confidiamo a Lui anche il nostro non farcela a perdonare, e mettiamoci nelle Sue mani, affidiamo a Dio questa fatica e sarà Lui a darci la forza.