Il palazzo di Erode

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Novena di Natale 6° giorno

“Il palazzo di Erode è sullo sfondo, chiuso, sordo all’annuncio di gioia. Nascendo nel presepe, Dio stesso inizia l’unica vera rivoluzione che dà speranza e dignità ai diseredati, agli emarginati: la rivoluzione dell’amore, la rivoluzione della tenerezza”. (Papa Francesco, Lettera Apostolica: Admirabile signum)

Nella vita è presente il bene e il male, la sofferenza, l’invidia e la paura di perdere i “nostri troni”, il natale non toglie questa situazione ma da al cuore un segno: un bambino, affinché in Lui tutto abbia un nuovo senso. L’Amore prende su di sé il dolore e ogni fatica, nasce con un castello sullo sfondo, segno che la regalità non è più lì sul trono, ma in una stalla, dove l’umiltà della Madre e di un falegname hanno detto si. D’ora in poi tutti avranno un luogo dove poter andare: Gesù e di fare del proprio cuore un rifugio per il Re dei re.

 

Una benedizione

una benedizione

 

MERCOLEDÌ FERIA PROPRIA DEL 21 DICEMBRE

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ct 2,8-14

Salmo: Sal 32 (33)

Vangelo: Lc 1,39-45

 

Maria fa visita ad Elisabetta, leggiamo nel testo: “entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta”. Maria sembra essere diventata come l’angelo annunciatrice di Dio. Il figlio di Dio già nel grembo l’ha cambiata, dal di dentro Egli ci trasforma, plasma la nostra vita, affinché sia segno di Dio stesso. A tal proposito, Elisabetta proclama una benedizione: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo”. Ella ha riconosciuto la presenza di Dio in Maria, quelle due donne unite nel dono si sono ritrovate, non c’è bisogno di parole, perché Dio ha già detto tutto.

Entrambe ci sono di esempio, poiché anzitutto hanno ascoltato non solo con le orecchie, ma anche con il cuore, hanno fatto spazio a Dio nella loro vita.

È meraviglioso che il Signore nasce da un ascolto, da un “si” detto con tutto il cuore. Non dobbiamo fare tante cose, ma semplicemente esserci con tutto noi stessi ed esprimere il nostro “si”. Diventeremo anche noi annunciatori come Maria senza dire nulla. Sarebbe bello se fossimo strumento attraverso il quale Egli sia riconosciuto e chissà magari, ci potrà capitare di sentirci salutare cosi: Dio ti benedica.

“Signore,

entra nella mia casa,

fatti spazio nel mio cuore,

affinché in esso vi sia una rinascita.

Il dolore e le ferite rimangono

non si cancellano facilmente,

ma fa che con Te, non facciano più tanto male.

Nasci nel mio cuore così che abitato da te,

torni a battere più forte

e sia capace di amare, benedire e ringraziare

oltre ogni limite,

come il Tuo amore per me.”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)