Pace e speranza

pace e speranza

 

16 DICEMBRE 2023

SABATO DELLA II SETTIMANA DI AVVENTO

“Il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».

Parole tristi quelle del Vangelo di oggi, non hanno apparentemente il sapore del Natale, poiché pensare al Natale ci fa venire in mente la gioia, la festa e qui si parla di sofferenza.

Come leggere questo brano a due passi dal Natale?

Ci troviamo alla soglia del Natale, ma siamo coscienti di molte situazioni difficili, di fatica, non tutti sono felici, molte persone sono sole, ammalate, in guerra, nella fame, e la lista purtroppo dovrebbe continuare. Eppure oggi, il Signore guarda con amore a tali situazioni; nasce per tutti, non dimentica nessuno, e guarda in modo particolare a tutti coloro che si trovano in difficoltà, per riportare nel cuore la speranza, per cardiovertire i cuori, per donare pace anche lì dove non ce n’è.

Spesso vi sono situazioni che non diciamo neanche a Dio, troppo difficili, lontane, pesanti, eppure, Egli che è nostro Padre é venuto a mettere pace proprio lì. E perché tu non ti senta in soggezione dinanzi a Lui si fa bambino, semplice, il cui volto esprime fiducia. Quel bambino però è il Figlio di Dio, non un infante qualunque, ha un cuore generoso, sorride, piange, ma soprattutto ha dentro di se tutto il grido dell’umanità.

 Dio suo Padre e nostro l’ha fatto così, portatore di tutto il grido di tutta l’umanità, e in quel grido ci siamo anche noi; sentiamoci accolti abbracciati a due passi dal natale, perché le braccia di Dio ci avvolgono e soprattutto il Suo cuore è con il nostro.

“Signore,

al Tuo cuore affido il mio.

Tu dolce bambino

uomo e Dio, ti affido la mia storia,

la conosci già, è Tua.

La metto nelle Tue mani,

affinché Tu possa farne un segno per il mondo

del Tuo passaggio,

della Tua mano.

Fa che nel mio camminare ti riconosca

e stia con Te per sempre

e il mio cuore senta rinascere pace e speranza”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

“A chi posso paragonare questa generazione?”

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15 DICEMBRE 2023

VENERDÌ DELLA II SETTIMANA DI AVVENTO

“A chi posso paragonare questa generazione?”

Anche noi oggi non siamo molto diversi da quella generazione, facciamo fatica a leggere i segni della presenza Dio. Sembra che nulla possa smuovere le nostre coscienze, possa dare vita alla nostra fede. Ma Dio non vuole abbandonare l’uomo a se stesso, fa di tutto per incontrarlo e donargli una pienezza di vita.

La Sapienza di Dio non si ferma al rifiuto dell’uomo, alla non conoscenza, alla mancata coerenza, Egli desidera mostrare la sua grandezza mandando ciò che ha di più caro, donando se stesso, mandandoci suo Figlio, e in Lui un amore infinito. Solo l’amore può sciogliere la durezza dei cuori di pietra, sgretolarne la materia, colmarli del suo Spirito e trasformarli in cuori di carne, così che nessuno possa resistere davanti alla tenerezza di un piccolo bambino ed aprirsi a tanto amore. Un fanciullo avvolto in fasce in una mangiatoia, cambierà le sorti della storia, guarirà l’uomo dalle sue paure.

Andiamogli incontro, questo è tempo di grazia, non temiamo nulla, sarà Lui a guidarci sulla via della giustizia, della pace, della benevolenza, di quell’amore che lascia stupiti, che fa la grandezza del nostro cuore. Lasciamoci abitare da tanto amore così che non siamo più una generazione che rifiuta il dono di Dio, ma che annuncia le sue meraviglie. Una generazione capace di narrare all’altra le sue opere, di proclamare il ricordo di una bontà immensa (cfr. Sl. 144).

“Signore,

il Tuo volto

sciolga la durezza del mio cuore.

Fa che guardandoti

la mia vita cambi, si trasformi.

Dio, guarisci il mio cuore,

togli da me l’asprezza, la lamentela

ed ogni altra forma lontana da te.

Guidami ad essere come sei Tu,

così che nella bontà e misericordia,

permetta di far vivere chi incontro

e sarò più vivo anch’io,

perché da ogni peso mi avrai guarito

e in quella debolezza

ho sentito la Tua forza. “

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Fili intrecciati

fili intrecciati

 

GIOVEDÌ 14 DICEMBRE 2023

SAN GIOVANNI DELLA CROCE, PRESBITERO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

“Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni”.

Giovanni segna un po’ una fine ed un nuovo inizio. Non c’è più bisogno di una profezia o di una nuova legge, perché quella legge e quella promessa è diventa carne, è diventata vera. Oggi possiamo dire che la promessa attesa da tanti ha un volto, oggi possiamo confermare che la Sua legge è una legge di amore, in cui ciascuno può trovare la strada per vivere. A questo punto, dobbiamo però farci delle domande: sappiamo in che tempo stiamo vivendo? Cerchiamo ancora una certezza verso Dio, oppure comprendiamo che la sua promessa è per sempre, e che Lui è amore e verità ? A che punto è la mia fede? É un tessuto intrecciato dai fili del tempo o sono solo matasse in attesa di essere utilizzate?

È necessario comprendere dove siamo per andare avanti. Non c’è giusto o sbagliato, perché il tempo di ciascuno è tempo prezioso e quello che lo rende prezioso, è l’attesa di Dio per l’umanità, affinché non si perda e torni a confidare.

Giovanni ci apre ad una nuova generazione: la nostra, quella dei credenti che pur non avendo visto, sanno di Gesù, lo possono ascoltare, pregare, posso accostarsi all’eucarestia. Quale dono prezioso passa nelle nostre mani, quante luci può trovare il nostro cammino! Intrecciamo le luci questa volta non per fare l’albero di Natale, ma per unire i passi del nostro cammino e tornare a credere o credere ancora di più in quell’unica luce che è Cristo, e dove ciascuno di noi ne trae forza per andare avanti, ora e per sempre.

“Signore,

illumina la mia vita,

come fili intrecciati rileggo la mia storia,

Tu sei la luce e il filo che li unisce,

sei l’amore che fa vivere,

la verità che risana.

Aiutami, vieni presto a nascere in me,

fa che tutto il mio cuore sappia contemplarti

ed essere luce accesa per altri,

così che possano arrivare a Te

e sentirsi al sicuro per sempre”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Venite a me

venite a me

 

MERCOLEDÌ 13 DICEMBRE 2023

SANTA LUCIA, VERGINE E MARTIRE – MEMORIA

“Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi” .

Il Signore conosce bene qual è la nostra condizione e ci invita a fare ciò che fa Lui stesso: andare incontro.

“Venite”, un Dio che chiede alla sua creatura di venire per vivere. Un Dio chinato sull’uomo poiché è la sua creatura più bella, e non la vuole lasciare stanca ed oppressa.

“Venite”, sì perché è più facile muoversi nella gioia che nel pianto. È più facile cadere che rialzarsi e in tutto questo, il Signore ci offre un aiuto. Quel “venite” non è solo una spalla su cui piangere… È molto di più… È un Dio diventato bambino, per cominciare dal principio come noi la sua umanità. È un bambino dal cuore divino, capace già di mettere pace nei cuori, e diventare l’unico “uomo” capace di guarirli.

“Venite”, andiamo da Lui, e poiché siamo nel periodo di avvento, andiamo da Lui bambino, facciamo della sua nascita la nostra. A quel dolce fanciullo possiamo dire le nostre oppressioni, fatiche, rimpianti, possiamo affidare i nostri affetti, le delusioni: nel suo cuore mettiamo tutto. Egli porterà la pace, Egli risanerà il tuo cuore, poiché andare da Lui significa fargli spazio: una culla, un po’ di paglia per farlo stare al caldo, così il mio cuore ridiventa caldo; quel bambino mi scalda, quel Dio sceso per me vi abiterà per sempre e non sarà più il dolore a parlare, ma ci sarà un inno di lode da raccontare.

“Signore,

vengo a Te con tutto il mio cuore,

un cuore pieno di speranza e bisognoso di respiro.

Vengo da Te per vivere.

Chiudo gli occhi dinanzi a Te,

forse perché ho imbarazzo,

perché anche questa volta qualcosa mi ha oppresso.

Vengo a Te, sei Tu il mio avvento,

vengo a Te, perché Tu sei la pace:

la sento, la respiro,

stai lì nel mio cuore,

così in un attimo sono da Te. “

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

II domenica di Avvento

II domenica di avvento

 

10 DICEMBRE 2023

II DOMENICA DI AVVENTO B

Credere è vivere nella luce. Giovanni, di cui oggi ci parla il Vangelo, aveva il ruolo della testimonianza, di “testimoniare la luce”. Gran bel compito, un dono. Quanto sarà stata dura per Giovanni, perché il testimone anzitutto deve credere anche per gli altri e può farlo perché la sua forza viene da Dio.

Siamo chiamati oggi a guardare con attenzione alla figura di Giovanni. Un uomo determinato, desideroso che i cuori si convertano, e che come lui attendano Gesù. Anche Giovanni aspettava Gesù, sapeva di quel messia, bramava di vederlo, era voce in quel deserto anzitutto di se stesso, ma sapeva era certo di Gesù.

Imitiamo da lui questa certezza, facciamola nostra. Rendiamo la nostra vita gravida di Dio, portatori di una luce che messa al mondo non la si può più spegnere. Portiamo il nostro cuore a Dio. Immergiamoci in questa fede quasi storica, ma attuale, piena di difficoltà, ma profondamente sorretta da Dio che ci ama.

Facciamoci a nostra volta testimoni di luce, e possiamo esserlo! É Giovanni dircelo, possiamo testimoniare lui pur senza averlo visto, pur nel deserto. Noi abbiamo un vantaggio in più: i testimoni ne abbiamo tanti, i santi e i beati sono piccoli mosaici di luci alimentati da una luce più grande.

Da dove deriva questa luce? Dove prenderla? Non devi aspettare di essere “a posto”, devi solo scendere nell’oscurità del tuo cuore e trovare Dio, che lo sta già illuminando, che bussa alla porta del cuore e attende. L’avvento è l’attesa di Dio sull’umanità, è l’attesa di un Dio che aspetta l’uomo, il quale non deve salire in alto ma in basso, in sé stesso e trovarlo lì, per poi alzare insieme lo sguardo. Le stelle possiamo vederle solo se dal basso alziamo lo sguardo, e noi abbiamo accanto la Stella più bella che è scesa per guardarle con te.

“Signore,

conto le stelle,

ma qual è la mia?

Alzo la testa alla ricerca di una luce.

La notte è buia quando tu non ci sei.

Abbasso la testa per via della stanchezza, la fatica mi fa scendere,

ma in quella discesa ritrovo il cielo.

Nel buio della mia notte: una luce è lì. Tu!

Dio mio non mi lasciare,

tienimi accanto e guarderò dove devo guardare,

farò ciò che devo fare

ed avrà un senso se Tu sei con me.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Sento compassione

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MERCOLEDÌ 06 DICEMBRE 2023

SAN NICOLA, VESCOVO – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

“Sento compassione per la folla”. In questi primi giorni di avvento, ci raggiunge un Vangelo a parlarci di cosa sente Gesù per noi. Quando ci sentiamo parte di una folla, indefiniti, ecco arrivare la risposta: compassione, essere partecipe a quella fatica. Gesù prova compassione, perché quella folla non è indifferente al suo cuore, noi non siamo indifferenti a Dio, gli stiamo a cuore.

Chi può dire di non aver mai avuto bisogno di attenzione? Di essere guardato, amato, considerato? Ecco chi davvero ci considera ed ama, persino quando nel dolore o nella rabbia, osiamo pensare che Dio non c’è. Ecco l’avvento: comprendere Chi ci ama, riconoscere in Dio quel Qualcuno in grado di cambiare persino la considerazione di noi stessi.

Quando pensiamo di non contare e non valere nulla, diciamoci: Dio mi ama. Mi ama non perché ho fatto qualcosa, ma proprio per come sono, con quel vuoto e quella fame da tre giorni. Noi siamo quella folla che rimane con Lui, che lo cerca e fa le sue fatiche, e Lui le apprezza, le ama e fa di più, ci nutre quella fame più profonda del cuore, quel dolore che non si colma e non ha pace, quella fatica che vorrei lasciare eppure è sempre con me.

Tu uomo non sei una folla, sei una creatura amata da Colui che patisce con te. Chi rimane nelle difficoltà? Dio. Anzi le assume, sono sue perché tu viva, e viva di Lui. Facciamo entrare nel nostro mondo, dove il male ci attraversa, Lui. Lasciamo che il Suo amore, quella compassione, sciolga il cuore e ci doni ciò che è il vero senso del Natale: una casa e un focolare, poiché tu non sei solo, Dio è con te.

“Signore,

in questo avvento donaci il senso.

Il senso di comprendere il Tuo amore per ognuno di noi,

Il senso che al di là della fatiche c’è un cielo per cui alzare lo sguardo.

Tu, Dio che ti fai bambino,

cresciamo insieme;

ripartiamo da questo Natale

per scoprire l’amore e la sua offerta,

per comprendere che tu provi compassione per noi,

perché il tuo cuore è nostro e il mio è con Te”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

«Verrò e lo guarirò».

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04 DICEMBRE 2023

LUNEDÌ DELLA I SETTIMANA DI AVVENTO

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

«Verrò e lo guarirò».

L’avvento cominciato ieri, ci apre le porte a questo Vangelo in cui sentiamo molto forte la compassione di Gesù per tutta l’umanità, così da rispondere alla supplica del centurione: «Verrò e lo guarirò». Egli viene, ecco cos’è l’avvento: contemplare il viaggio del Signore per guarirci, per dirci che ci vuole bene e che non vuole la nostra sofferenza.

Spesso dinanzi alle fatiche ci rifugiamo altrove, diamo poco spazio a Dio, spesso diventa per alcuni motivo di accusa, ma il Signore è di più di quelle attribuzioni umane, è un Dio che viene. É un Dio che fa della sua vita un viaggio così che ciascuno di noi lo possa incontrare; viene Lui, si muove perché l’amore non può stare fermo, è disposto a tutto per incontrare l’amato.

Una domanda sorge spontanea: ma tu, sai che sei colui per il quale Dio si muove per venirti incontro? Sai che gli stai a cuore veramente? Lo sai che dentro le pieghe della tua storia, Dio è il primo ad averti formato e l’ultimo che ti vedrà?

Dall’inizio alla fine, in questo tempo vi è il dono della consapevolezza, perché la tua vita divenga un avvento: ovvero il luogo dove cogliere ed annunciare un Dio bambino venuto sulla terra. Egli divenuto uomo, fa di questa terra una realtà di amore, in cui ciascuno possa ritrovare se stesso, e possa riconoscere un amore forte come risposta alla fatiche e alle attribuzioni per cui restare sorpresi, e deporre in Lui ogni ferita e stanchezza.

“Signore, vieni!

Visita il mio cuore

e abbine cura.

Dalla fatica fa che con Te tragga la forza,

da quel dolore, consolazione

così da non sentirmi più solo,

così da non dover più gridare il mio dolore

e sappia vedere oltre quella nube Te,

la luce del Tuo amore,

e torni alla luce anch’io come rinato dall’alto,

rinato da Te.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Avvento 2023

avvento 2023

03 DICEMBRE 2023

I DOMENICA DI AVVENTO B

Iniziamo la nostra prima domenica di avvento con l’invito a vegliare, a rimanere svegli, desti.

L’avvento è il tempo dell’attesa, ma per attendere bisogna non essere dei dormienti, così che ogni particolare non ci sfugga. Nelle parole del vangelo di oggi è forte questo invito alla vigilanza, affinché quel portiere si accorga che il padrone è tornato a casa.

L’avvento è il tempo in cui possiamo accorgerci di nuovo di Dio, della sua bontà e della sua Misericordia, è il tempo in cui il nostro cuore può rinfrancarsi e ritornare a credere. Siamo chiamati a custodire Dio nel nostro cuore, come in quello degli altri, come quel portiere del brano di oggi, che ha una grande responsabilità: prendersi cura non solo di se stesso.

L’avvento è quel tempo in cui il Signore ci vuole aiutare a vivere il presente con la novità della rinascita; l’avvento è mettere alla luce Gesù nei nostri cuori ed essere portatori di quella luce, che non pensavamo di avere o abbiamo scordato.

L’avvento come una stagione nuova, una stagione di luce, dove Dio è già presente, perché non se ne è mai andato, siamo noi che dobbiamo tornare a casa per respirare il calore della sua casa, per deporre le nostre borse piene di tanto e fermarci a quella mensa, a quel focolare di amore, dove poter finalmente riposare il cuore. Buon avvento! Buon ritorno a casa, Dio è gia in attesa di te.

“Signore, eccomi,

sono come un pellegrino,

a volte girovago,

a volte turista del mio stesso cuore,

con desideri di bene nello zaino e speranza nel futuro.

Ma tutto ciò non basta ai miei piedi stanchi,

ho bisogno di Te

conducimi sulla strada di casa,

Conducimi da Te,

per poter vivere di quella luce

che l’avvento mi porta

e che mi condurrà a Natale

per rinascere anch’io con Te.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Ha soccorso

ha soccorso

 

GIOVEDÌ FERIA PROPRIA DEL 22 DICEMBRE

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Sam 1,24-28

Salmo: 1Sam 2,1.4-8

Vangelo: Lc 1,46-55

 

Maria nel Magnificat, ci aiuta a fare memoria che Dio “ha soccorso Israele”. Dio ci ha soccorso “ricordandosi della Sua misericordia”. Essa è ben più del perdono, è un amore viscerale per il quale Dio desidera che tutti i suoi figli ne facciamo esperienza, e sentendosi amati dal profondo, comprendano che nel Suo perdono, alla base di tutto c’è il Suo amore precedente.

Egli ci ha soccorso quando a terra non sapevamo come proseguire, ci sostiene quando nelle difficoltà ci sentiamo soli e non abbiamo più la forza. La nostra vita è un eterno amore in cui Dio è il protagonista!

Maria la nostra mamma del cielo, desidera soccorrere i suoi figli dalle sofferenze presenti, passate e future. Con il cuore di madre ci indica il luogo dove poter andare per attingere la forza ed affrontare la fatica: da Gesù.

Andiamo incontro a Gesù che viene e a Maria sua madre, lasciamo siano loro a condurci, così da sentirci soccorsi e sorretti in ogni circostanza.

“Signore,

dal profondo mio cuore

invoco il tuo aiuto:

fammi sentire la tua forza

e dinanzi alla mia miseria,

fa che mi fermi a guardare alla tua misericordia.

Purifica il mio cuore

e fanne un posto speciale,

un posto in cui rifugiandomi,

sappia vedere te venirmi incontro,

pronto a soccorrermi.”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)