“Ma voi, chi dite che io sia?”

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GIOVEDÌ 29 GIUGNO 2023

SANTI PIETRO E PAOLO, APOSTOLI – MESSA DEL GIORNO – SOLENNITÀ

Prima lettura: At 12,1-11

Salmo: Dal Sal 33 (34)

Seconda lettura: 2Tm 4,6-8.17-18

Vangelo: Mt 16,13-19

“Ma voi, chi dite che io sia?”. Una domanda che suscita l’inquietudine del cuore, che ci porta alla radice della fede in Gesù Cristo. Come Pietro possiamo rispondere: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Tu Signore sei il Dio della mia vita, perché nonostante tutte le mie fragilità ho fatto e posso continuare a fare l’esperienza del tuo amore fondante e della tua misericordia.

Grazie a Pietro e a tanti testimoni della fede, posso dare ragione della speranza che è in me. Anch’io sono chiamato ad essere roccia, un piccolo pezzetto, parte di quella chiesa che è il corpo di Cristo in condivisione con i fratelli.

Tutti siamo invitati da figli ad entrare nella casa del Padre, nel suo Regno, e come a Pietro, Egli stesso non solo ci aprirà la porta, ma ci consegnerà le chiavi, perché si fida di noi e ci chiamerà: “beati”.

“Signore,

mi domandi chi sei per me,

ed io desidero risponderti:

sei la chiave della porta del mio cuore,

sei l’unico capace di entrarvi.

Sei l’amore vero, in grado di consolare ogni cuore

per riportare la pace.

Sei tre volte il Tu che mi corrisponde

e che da quando abita la mia vita

l’ha resa nuova.

Stai con me, insieme, per dirci chi siamo e

aiutare coloro che ancora non lo sanno

a scoprire nel Tuo cuore il proprio posto”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Domanda e risposta

Domanda e risposta

 

12 DICEMBRE 2022

LUNEDÌ DELLA III SETTIMANA DI AVVENTO

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Nm 24,2-7.15-17b

Salmo: Sal 24 (25)

Vangelo: Mt 21,23-27

La domanda di Gesù rimanda all’origine, affinché sia i capi dei sacerdoti, sia gli anziani del popolo potessero rispondersi da soli con quale autorità Gesù compie determinate azioni, la medesima con la quale fa tale domanda: Egli è Figlio di Dio.

Essi presi dai loro sotterfugi rispondono di non sapere, e Gesù risponde in un modo che colpisce: “Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose”. Come mai? Si mette sullo stesso piano? No! Non risponde perché la fede non è un sotterfugio, un dire o non dire, ma è uno slancio di libertà: un si a Dio, pertanto Egli dimostra quanto è libero, scegliendo di non rispondere ad una domanda fatta per provocare e non accogliere.

Gesù si pone su un altro piano e la sua domanda non è una provocazione, ma un invitare a chiarire nel profondo cosa è avvenuto.

Nella nostra vita anche noi andiamo incontro a domande simili, quando dobbiamo pubblicamente annunciare tra i nostri la presenza alla Messa, in parrocchia, l’aver letto una meditazione al Vangelo tra amici, piuttosto si tace, perché chissà l’altro come può interpretarlo. E così ci sentiamo sempre meno forti, in un mondo dove conta l’immagine o l’apparenza, i figli di Dio spariscono.

La Chiesa siamo noi, popolo di Dio in cammino con la responsabilità di testimoniare a chi incontriamo un Volto che ci ha cambiato la vita, perché forse, proprio colui che è dietro l’angolo sta aspettando un segno, un sostegno. Non si tratta di fare delle prediche, ma di non aver timore di essere dalla parte di Cristo, di sentirci a casa in Chiesa o per strada e imparare a guardare l’altro con accoglienza, chissà che magari un giorno verrà a dirci: “tu sei diverso”! e potremmo rispondere: “io sono di Dio e non ho più paura”.

“Signore,

donami il coraggio di testimoniarti,

di poter parlare di Te con la vita.

Rendimi forte, affinché io possa raccontare quanto Tu sei speciale.

Desidero che tanti come me trovino in Te il loro rifugio

per un mondo migliore,

dove l’amore sia una scelta costante e non un’alternativa,

dove la carità sia sinonimo di qualità nelle nostre azioni

e dove ciascuno possa prendere la mano ad un altro fratello, per non farlo cadere.

Tu sei più di tutto questo ed io da oggi voglio fare il mio pezzetto.”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Nell’ultimo banco

nell'ultimo banco

 

DOMENICA 23 OTTOBRE 2022

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

LITURGIA DELLA PAROLA      (clicca qui)

Prima lettura: Sir 35,15b-17.20-22a

Salmo: Sal 33 (34)

Seconda lettura: 2 Tm 4,6-8.16-18

Vangelo: Lc 18,9-14

 

Chissà quante volte ci siamo sentiti così, come il pubblicano a distanza, entrando in Chiesa nell’ultimo banco, in punta di piedi, con i pesi del nostro errore e non sentendoci a posto.

A tutti noi, il Signore dice: “vieni a casa”, perché è Lui il luogo dove poter finalmente fermarci e lasciargli il peso dei nostri peccati.

Fardelli pesanti trascinati sulle nostre spalle, paure, essi sono un blocco per noi ma non per Dio. Quel pubblicano ha sperato di poter trovare in Dio qualcosa che nessun altro aveva e fu così, tornò a casa giustificato, perché ha capito di aver sbagliato e aveva solo bisogno di una possibilità.

Il Signore ci dà sempre una possibilità, ci ama e vuole per noi il meglio, affinché da quella situazione possiamo uscirne rinnovati. Sentirsi sbagliati non aiuterà mai nessuno, sentirsi amati è la strada per cambiare, crescere e migliorare. È nell’amore che il cuore batte più forte e quello di Dio ha noi come suo palpito, tanto da essere Padre, amico, per alcuni sposo e per tutti un luogo dove poter rinascere.

“Ho voluto sperare almeno in Te,

mi sono recato al tempio,

era giorno, ma io vivevo il buio.

Non volevo entrare, però qualcosa era più forte,

eri Tu, che mi parlavi, non dal tempio, ma dal mio cuore,

come se avessi voglia di vedermi.

“O Dio abbi pietà di me peccatore”.

C’era tutto in quella frase, c’era me stesso

e sono tornato a casa

perdonato, amato,

non avrò la presunzione di essere giusto,

non occuperò mai i primi posti,

ma alzerò la testa,

così tutti sapranno che Ti ho incontrato”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Mi fido di te

 

mi fido di te

 

GIOVEDÌ 04 AGOSTO 2022

SAN GIOVANNI MARIA VIANNEY, PRESBITERO – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ger 31,31-34

Salmo: Sal 50 (51)

Vangelo: Mt 16,13-23

 

“E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”.

Gesù dice a Pietro chi è: pietra.

Le caratteristiche della pietra sono la rigidità, la durezza, ma il Signore si presenta come un artista capace di vedere l’opera al di là della materia grezza. La freddezza di quella pietra nel calore delle mani di Dio, fonderà la Sua casa. La vita di Pietro, sarà quella di una pietra modellata dalle mani del creatore, e ogni suo gesto, richiamerà sempre a quel loro incontro.

È come se Gesù gli stesse dicendo: mi fido di te. Si fida dell’opera che ha compiuto, sapendo già che Pietro l’avrebbe rinnegato durante la passione, per paura di essere identificato tra quelli che erano con Gesù, ma gli affida la cosa più preziosa: la Sua chiesa. La chiesa non intesa come istituzione, ma come tutte quelle persone che Gesù ha incontrato durante la sua vita terrena, e quelle che verranno dopo di Lui.

Nonostante i limiti e gli sbagli, il Signore si fida di noi, il Suo amore è così grande da superare la nostra fragilità. Ora desidera dirci: “mi fido di te”, perché siamo opera delle Sue mani e ci affida la chiesa, perché ciascuno nel suo piccolo possa testimoniare il dono della vita in Dio.

“Come un artista,

come un Padre,

Tu mi hai creato.

In tutti i giorni della mia vita

non ti sono mai rimasto indifferente.

Nonostante le mie pietre, il calore del tuo amore

ha saputo modellare in me qualcosa di nuovo: la fiducia.

Mi fido di te, Signore, del tuo amore,

anche se a volte sono fragile e ho paura.

Oggi voglio confidare in te

e dirti con tutto il cuore:

grazie per l’amore che hai per me”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)