Dimora

dimora

 

14 GENNAIO 2024

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

In ogni età della vita ogni persona umana, seppur in maniera differente, è sempre alla ricerca di un significato, di qualcosa che dia senso al suo vivere in questa storia.

“Che cosa cercate? “. Chiede Gesù. Il loro è il desiderio di trovare un luogo dove posare il cuore, di colmare un anelito di vita, di vivere un incontro, una relazione con Lui, che non sanno ancora dove li porterà, ma si fidano, perché Giovanni lo ha indicato con uno sguardo particolare, con la metafora dell’agnello di Dio che allude alla Pasqua.

Gesù si volta, ovvero si rivolge a tutti quelli che lo cercano, li guarda e li invita a vedere. Quello sguardo diventa il luogo dell’incontro e dell’esperienza di vita con Dio, infatti non c’è nessun altro luogo dove andare e vedere per dimorare, se non Lui stesso.

Gesù non dà istruzioni, risponde dando se stesso, il suo esempio, la sua vita che si fa esperienza viva di amore che si dona a ciascuno. Lui è il maestro del cuore, insegna a non spegnere mai quelle domande che vengono dal cuore, perchè dicono amore da condividere, vita da vivere.

“Signore,

dimora in me,

in questo mio cuore

che ha bisogno di ristoro.

Ti cerco,

perché desidero essere cercato,

e rimango in attesa di Te,

di quello sguardo che ferma il tempo,

in cui rimaniamo solo io e Te.

Dio che conosci il mio cuore,

abitalo, vivimi,

così che io possa vivere in Te”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Buon 2024

Buon 2024 da Shekinaheart Eremo del cuore

“Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”.

A Maria vogliamo affidare l’anno appena iniziato, Lei che è custode del nostro cuore, possa darci la forza nelle difficoltà, possa esserci di sostegno a non smettere di sperare anche quando è dura. Trovare qualcuno che custodisce il cuore è un dono grande, è il dono più prezioso che Dio possa darci. Ecco chi è Maria, custode del nuovo anno, custode del nostro cuore.

Buon anno a te che leggi, buon anno ai tuoi cari, a chi non ce più; possa tu sentire il sostegno di Dio, possa tu vivere nella pace e nella serenità e possa sentire per te le parole della prima lettura:

“Ti benedica il Signore

e ti custodisca.

Il Signore faccia risplendere per te il suo volto

e ti faccia grazia.

Il Signore rivolga a te il suo volto

e ti conceda pace”.( Nm 6, 22-27)

 

Nascita

nascita

 

SABATO FERIA PROPRIA DEL 23 DICEMBRE

Ogni nascita di un bimbo è sempre qualcosa di straordinario, e la nascita di Giovanni Battista lo è ancora di più. Chiamato alla vita, chiamato per nome: un figlio donato quando tutto sembrava impossibile, un bambino che parla già dell’opera di Dio. “Si chiamerà Giovanni”. Anche il nome che solitamente veniva dato dal padre qui viene dato da Dio. La nascita di Giovanni compie un progetto di Dio che porterà ad accogliere un’altra nascita, quella di suo figlio Gesù.

Ogni bambino che nasce ha bisogno di essere amato, accolto, curato, accudito. Nessuno esiste da sé, tutti siamo parte di un progetto d’amore che Dio ha pensato dai secoli; tutto è per l’uomo e in funzione di questo, perciò amare e accogliere la vita, diventa fare esperienza dell’amore e della cura di Dio verso ciascuno di noi.

Dio ci chiama alla vita e ci chiama per nome, dandoci così una nostra particolare unicità che ci contraddistingue, non siamo esseri gettati nel mondo per caso, ma ciascuno per la sua parte può cooperare al progetto di salvezza di Dio, certi di essere sempre guidati e sorretti da Lui.

“La Tua mano Signore mi guidi,

la Tua forza sia con me.

Il Natale è l’abbraccio di Dio

per l’umanità,

è la certezza che Tu, mio Dio,

non mi lascerai,

ma sarai con me,

ad ogni mio passo e progetto;

la Tua mano sarà tesa.

Come in quella grotta fredda che il Tuo amore ha scaldato

nasci in me,

scaldami il cuore.”(Shekinaheart eremo del cuore)

“A chi posso paragonare questa generazione?”

%22A chi posso paragonare questa generazione?%22%0A

 

15 DICEMBRE 2023

VENERDÌ DELLA II SETTIMANA DI AVVENTO

“A chi posso paragonare questa generazione?”

Anche noi oggi non siamo molto diversi da quella generazione, facciamo fatica a leggere i segni della presenza Dio. Sembra che nulla possa smuovere le nostre coscienze, possa dare vita alla nostra fede. Ma Dio non vuole abbandonare l’uomo a se stesso, fa di tutto per incontrarlo e donargli una pienezza di vita.

La Sapienza di Dio non si ferma al rifiuto dell’uomo, alla non conoscenza, alla mancata coerenza, Egli desidera mostrare la sua grandezza mandando ciò che ha di più caro, donando se stesso, mandandoci suo Figlio, e in Lui un amore infinito. Solo l’amore può sciogliere la durezza dei cuori di pietra, sgretolarne la materia, colmarli del suo Spirito e trasformarli in cuori di carne, così che nessuno possa resistere davanti alla tenerezza di un piccolo bambino ed aprirsi a tanto amore. Un fanciullo avvolto in fasce in una mangiatoia, cambierà le sorti della storia, guarirà l’uomo dalle sue paure.

Andiamogli incontro, questo è tempo di grazia, non temiamo nulla, sarà Lui a guidarci sulla via della giustizia, della pace, della benevolenza, di quell’amore che lascia stupiti, che fa la grandezza del nostro cuore. Lasciamoci abitare da tanto amore così che non siamo più una generazione che rifiuta il dono di Dio, ma che annuncia le sue meraviglie. Una generazione capace di narrare all’altra le sue opere, di proclamare il ricordo di una bontà immensa (cfr. Sl. 144).

“Signore,

il Tuo volto

sciolga la durezza del mio cuore.

Fa che guardandoti

la mia vita cambi, si trasformi.

Dio, guarisci il mio cuore,

togli da me l’asprezza, la lamentela

ed ogni altra forma lontana da te.

Guidami ad essere come sei Tu,

così che nella bontà e misericordia,

permetta di far vivere chi incontro

e sarò più vivo anch’io,

perché da ogni peso mi avrai guarito

e in quella debolezza

ho sentito la Tua forza. “

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Vigilare il cuore

Screenshot_2023-12-02-13-03-35-545~2

 

02 DICEMBRE 2023

SABATO DELLA XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

La giornata che ci si apre dinanzi invita a vigilare. Vigilare sul nostro cuore affinché non si appesantisca. Gesù nel Vangelo fa degli esempi su che cosa può appesantire il nostro cuore, è un invito a dare un nome a cosa ci fa peso proprio per imparare a vigilare. Posso vigilare solo su ciò che conosco, quello che non so, si presenta come un ladro, dove io faccio appena in tempo a girarmi.

Cosa rende pesante il mio cuore ? É un riflettore puntato su me stesso. Non ci sono altri, siamo noi e Dio. A volte è più semplice sentire il cuore pesante che chiederci il perché. Oggi nel preparare il cuore all’avvento, nel fare spazio alla sua Parola, doniamo a Lui ció che nel nostro cuore pesa: una delusione, una preoccupazione, una difficoltà; tutto oggi prende le ali per volare.

Oggi il Signore prende questo tuo peso perché tu possa tornare a respirare. Affidalo a Lui, nelle sue mani ne avrà cura e rispetto, e saprà rendere il tuo cuore consolato, persino quando dopo quel dolore rimarrà il vuoto e la tentazione sarà riempirlo, proprio lì in quel momento, scoprirai il dono della vigilanza, scoprirai che c’è Dio a vegliare su di te, sulla soglia del tuo cuore notte e giorno.

Nessuno ci ruberà più nulla, tutto sarà nostro, perché il nostro cuore è di Cristo. E allora, solo allora, in quella libertà ora consapevole scopriremo la bellezza, il profondo mistero dell’amore che attende, pazienta e dona tempo, affinché l’amato tornato dal suo viaggio, possa ritrovarlo attendere alla sua porta del cuore per dirgli: quando tu non c’eri ho vigilato per te, ora che ci sei bentornato a casa!

“Signore,

veglia come me sul mio cuore,

sii Tu il custode.

Prenditi cura di me,

di tutto cio che per ora è un peso,

affinché senta il Tuo sollievo.

Guidami, perché spesso non so dove andare,

istruiscimi, per comprendere chi far entrare

e liberami, per sentire il tuo amore

bussare alla mia porta.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Vita quotidiana

Screenshot_2023-11-17-03-38-40-153~2

 

VENERDÌ 17 NOVEMBRE 2023

SANTA ELISABETTA DI UNGHERIA, RELIGIOSA – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Il testo del Vangelo di oggi sembra alquanto strano in realtà ci narra vita quotidiana e su cosa “accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà”, non è per scoprire un futuro, ma per comprendere come vivere oggi il presente.

Noè ha fatto le cose che fanno tutti gli esseri umani: mangiava beveva si è sposato. La differenza sta nel come si fanno le cose. Noè ha costruito un arca per la salvezza, ovvero ha lavorato ogni giorno con amore a quel progetto che Dio aveva pensato per lui e a beneficio degli altri. Quando un uomo lascia entrare Dio nella sua vita quell’attimo diventa il punto di inserimento di un amore sconfinato e attraverso di lui passa nella vita del mondo. Lì si costruisce la salvezza.

Ora noi possiamo vivere nell’indifferenza, oppure nella solidarietà, nella condivisione, nella fraternità, in tutti quei gesti che dicono amore, in modo da costruire la salvezza già in questo mondo, non in un altro, perché la tentazione è sempre di pensare che avverrà tutto in un futuro.

La salvezza si compie a partire da ogni istante che vivo, dal presente che è presenza di Dio. L’uomo si perde quando è mosso dall’egoismo, quando trattiene l’amore per paura di perderlo. Ma Dio moltiplica tutto e lo rende vita per tutti.

“Signore, insegnami a vivere.

Se il presente è l’unica cosa che dispongo,

aiutami a ricordare il passato e le sue saggezze

per vivere oggi quel presente, futuro di ogni domani.

Aiutami a non perdermi per incontrarti,

Tu vita unica e vera

ti prego scendi nel mio cuore,

liberalo dal torpore dell’egoismo,

dall’inciampo invadente del mio orgoglio,

così che nel mio presente

non possa che scorgere Te,

tessitore del tempo,

mio unico passato, presente e futuro,”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Servi o schiavi?

Screenshot_2023-11-14-11-25-25-310~2

 

14 NOVEMBRE 2023

MARTEDÌ DELLA XXXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Sap 2,23-3,9

Salmo: Dal Sal 33 (34)

Vangelo: Lc 17,7-10

Siamo servi non schiavi. Vi è una netta distinzione tra queste due parole, e per chiarire il Signore ci manda suo Figlio venuto a servire e non a farsi servire.

Essere servo fa crescere il cuore nella libertà, nella certezza che ogni gesto o azione è fatta per amore, è fatta per Dio. Ecco cosa ci insegna Gesù! Essere schiavo, invece, è rimanere legato, imbrigiliato e il cuore non è libero. Il servo non ha il peso perché il suo giogo è dolce, lo schiavo porta il peso persino di sé stesso. Ora, dovremmo chiederci quando siamo stati schiavi? Quando siamo stati servi?

Vi sono molte forme di servizio e purtroppo anche di schiavitù. La risposta la troviamo nella misura in cui il cuore sperimenta la libertà. Una libertà tale da dire: “siamo servi inutili, abbiamo fatto quanto dovevamo fare”. Quasi un distacco da ciò che facciamo e siamo. Sii! Perché la vera libertà che Gesù è venuto a donarci è proprio questa: non siamo quello che facciamo, ma siamo anzitutto tutto noi stessi, umanità liberata in grado di fare tutto ciò che dobbiamo fare.

Allora oggi, portando a Lui tutte le nostre schiavitù chiediamo di liberarci da quel dolore che imprigiona, così che il cuore sappia trovare la strada della libertà, la strada del Suo amore.

“Signore,

libera il mio cuore.

Liberalo da quel dolore che mi rende schiavo,

da quella fatica il cui peso mi schiaccia.

Chi non fa fatica?

Chi non ha nulla da chiederti?Nessuno.

Ecco perché sono qui:

per dare voce al mio dolore,

per incontrare l’amore,

per diventare servo e non più schiavo,

per liberare il mio cuore,

e non soffrire più.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

“Come mai questo tempo non sapete valutarlo?”

Screenshot_2023-10-27-07-55-32-459

 

27 OTTOBRE 2023

VENERDÌ DELLA XXIX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Rm 7,18-25a

Salmo: Dal Sal 118 (119)

Vangelo: Lc 12,54-59

“Come mai questo tempo non sapete valutarlo?” Un tempo invalutabile, poiché non corrisponde alle categorie umane. Un tempo eterno, dove la Misericordia di Dio è entrata per non andarsene più, per rimanere ed essere casa per tutti. Un tempo in cui la difesa non è più nostra, ma è diventato Dio nostra difesa. E se per ciascun uomo e donna della storia, i segni del cielo sono diventati chiari per comprendere lo scirocco o la pioggia, i segni di Dio un po’ meno.

Perché questo? Perché in noi viviamo la stessa condizione di San Paolo  esposta nella prima lettura: nel cuore il bene, la consapevolezza di ciò che è bene, ma anche il male che purtroppo non volendo si fa. Impegnati nella propria difesa, spesso il bene si confonde con il male, ed ogni più bella intenzione cade.

Come leggere? Con gli occhi dell’amore, ma non il nostro, quello che Dio ci ha insegnato.

Il Signore oggi ci aiuta a far nostra questa consapevolezza: che il vero segno di questo tempo è rendersi conto di ciò che facciamo, bene e male, per metterlo nel Suo cuore così che sia accolto nella Sua misericordia.

L’uomo può fare molto male, come però è capace di fare del bene. L’uomo è capace di Dio; l’uomo generato nel Suo amore ha una bussola nel cuore: Dio stesso.

Oggi in questa giornata di preghiera per la pace, affidiamo le guerre, tutte quelle sofferenze e divisioni presenti nelle nostre case, affinché nel Suo cuore possano trovare purificazione e si possa ricominciare a vivere da veri esseri umani.

“Come mai questo tempo non sapete valutarlo?” Il Signore ci aiuti a non distogliere mai lo sguardo da Lui, ma a tenerlo ben fisso su quell’amore infinito che ci attraversa, affinché ogni nostro gesto cominci e conduca a Lui, solchi i confini dell’odio e della violenza ed edifichi una pace, anzitutto a partire da noi.

“Signore,

donami un cuore capace di amare.

Un cuore che sappia vederti

e vedendoti sappia camminare.

Quanta strada da compiere,

quanta fatica da superare.

Eppure nel mio cuore c’è un fuoco dentro,

che vuole rimanere acceso:

È il tuo amore che ha preso il mio cuore.

Sei Tu che sussurri al mio cuore.

Fa che le tue parole

conducano a gesti di bene

e nella Tua misericordia,

affido me stesso ed il mondo intero”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

Pace in questa casa

IMG_20231018_132011_389

 

MERCOLEDÌ 18 OTTOBRE 2023

SAN LUCA, EVANGELISTA – FESTA

Mai come in questi giorni tali parole risuonano piu accorate. Pace sia l’incipit che parte dal nostro cuore. La pace dono di Cristo e della sua salvezza, che noi siamo chiamati a trasmettere, a dare forma con gesti concreti, con parole buone, con perdoni chiesti e donati, con fiducia concessa di nuovo, con accoglienza e benevolenza, con pazienza e misericordia.

Pace in questa casa che é prima di tutto il nostro cuore, dove a volte facciamo fatica ad essere riconciliati con noi stessi, eppure è lì che Dio scende, nella profondità delle nostre debolezze, per riportarci alla consapevolezze di essere stati chiamati da sempre con il nome di figli suoi, figli della sua pace per tutti i nostri fratelli.

Il Signore invia i suoi discepoi a due a due perché la testimonianza sia credibile. Cosi come la pace dono e compito non si può vivere da soli, chiediamo e invochiamo pace per tutti i popoli, pace in tutti i cuori.

“Fammi entrare Signore nella Tua casa

per vivere in pace.

Insegnami a camminare accanto a Te,

per essere uno strumento di pace e non di guerra.

Donami un cuore generoso

che sappia dare spazioalla gente

e trovi in me, segni del Tuo passaggio.

Una cosa sola ti chiedo: insegnaci la pace,

insegnaci a parlare bene tra noi,

insegnaci gesti di bene

e perdonaci il dolore provocato al fratello

che abbiamo accanto,

poiché avremmo potuto fare diverso.

Sia il tuo perdono il primo segno di pace

per cui ricominciare tutti a camminare”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Familiarità con Dio

familiarità con Dio

 

26 SETTEMBRE 2023

MARTEDÌ DELLA XXV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Esd 6,7-8.12b.14-20

Salmo: Dal Sal 121 (122)

Vangelo: Lc 8,19-21

Il Vangelo di oggi ci aiuta a comprendere quanto sia grande la familiarità con Gesù. La Sua Parola è il mezzo con cui possiamo far parte della famiglia di Dio. E come in ogni famiglia vi sono difficoltà, fatiche, ma anche meraviglie e riuscite. La Parola è quello slancio capace di farci allargare lo sguardo, renderlo attento, non perché teme il Signore, ma perché è familiare con Lui.

Il Signore ci chiama a sentirci parte di una relazione importante, madre e fratelli sono legami di sangue, di DNA; la nostra origine è essere parte di Lui, ed è proprio per questo che il nostro cuore può trovare la pace.

La pace data dall’ascolto della sua Parola ci forma e ci trasforma secondo il cuore di Dio. Sant’Agostino diceva: “il mio cuore è inquieto finché non riposa in Te”. Questo perché nella profondità il nostro cuore sa a chi appartiene, c’è quella parte di noi pulsante, che tende ad incontrare il suo Dio. Allora fermiamoci ad ascoltare la sua Parola. Fermiamoci e facciamola entrare in noi, così che ci aiuti a crescere, per poter essere ciò che siamo chiamati a diventare: fratelli e madri nell’umanità.

“Signore,

donami la grazia di saperti ascoltare,

così da poter vivere ciò che ascolto.

Quante parole tra la Parola.

Quanti suoni nel silenzio!

Mio Dio, custodisci il mio cuore,

fallo camminare accanto a Te.

La Tua Parola mi illumini

e il Tuo amore mi trasformi.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)