Lasciate che i bambini vengano a me

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25 MAGGIO 2024

SABATO DELLA VII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Il Vangelo di oggi ci presenta Gesù indignato, perché i discepoli non capiscono, ciascuno, persino un bambino può accostarsi a Lui. L’indignazione di Gesù, sta nel dire che Lui è per tutti non per pochi. Ognuno di noi può accostarsi dinanzi al Suo cuore e parlargli, chiedergli pietà, stargli vicino.

L’amore di Dio è proprio un abbraccio intenso in cui ci si sente amati. Nessuno deve mai sentirsi fuori luogo, lontano dal cuore di Dio.

L’indignazione di Gesù, ci testimonia che siamo eredi di uno spazio grande nel Suo cuore, così che quando siamo piccoli, poveri, lontani, Lui non vuole prendere una distanza, anzi l’invito è a stare nel Suo amore.

“Signore,

nonostante il mio peccato,

il mio errore,

Tu mi inviti a restare

nell’unico posto in cui nessuno

mi manderà mai via.

Aiutami sentirmi parte di quello spazio,

per non scappare lontano,

ma in fondo so,

che ovunque io fugga

Tu ci sarai sempre,

e mi riporterai a casa,

perché Tu sei parte di me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Piccoli

 

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21 MAGGIO 2024

MARTEDÌ DELLA VII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Il Vangelo di oggi ci consegna una verità: vuoi essere grande? Fatti piccolo!

Una piccolezza che non vuol dire sminuirsi, ridursi a poca cosa, no! Essere piccoli è sapere che abbiamo bisogno di Dio, riconoscere che su di Lui possiamo contare. Essere piccoli, vuol dire non anteporre la nostra diffidenza umana sull’efficacia di Dio, perché il suo amore è vero ed Egli ci ama, perché Lui è così.

Essere piccoli è fare un cammino di decrescita del nostro io, a volte così imponente, che tende di scaraventare a terra chi ci è accanto. Essere piccoli è diventare servi di Dio, non schiavi, riconoscendo che tutto viene dalla sua mano.

Essere piccoli è riconoscere il nostro peccato, la nostra fragilità, per affidarlo a Lui così che lo risani, ma non è magia. Dio per farci guarire ha bisogno di noi, di ciascuno che nel segreto del proprio cuore dica: “Signore, io sono anche così, aiutami”.

Allora oggi facciamo un elogio alla piccolezza e proviamo a vivere una o più di queste cose, in modo tale che piano piano, scendano nel nostro cuore e diventino un cammino.

Buon cammino a tutti, nella certezza che siamo già amati da un Dio che desidera sempre il meglio per noi ed in questo momento ci sta abbracciando.

“Signore,

aiutami a sentirmi piccolo,

così da sentire il Tuo abbraccio.

Mi basterebbe solo quello:

un abbraccio,

capace di confortare il mio cuore

e togliere tutto il dolore

della mia storia.

Perdona Signore la mia debolezza,

il mio peccato e la mia fatica!

Scendo in me,

alla ricerca del Tuo abbraccio,

alla ricerca di Te,

così da prendere quella forma

che Tu da sempre hai pensato.

Una forma piccola

per un grande amore:

il Tuo per me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

In disparte

in disparte

 

03 FEBBRAIO 2024

SABATO DELLA IV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Gesù chiama i suoi discepoli in disparte per stare un po’ con lui e riposarsi. In quell’essere in disparte a riposarsi, Egli svela parte di quello che è il suo mistero di vita, il suo mistero di salvezza, per questo molta folla lo sta cercando, perché ha compreso che quell’uomo ha qualcosa di straordinario per il loro cuore.

Gesù, è il buon pastore, mandato a riunire tutti i figli di Dio dispersi, e alla radice della sua missione c’è la compassione, che prova per l’umanità intera.

Per i discepoli imparare a stare in disparte con il loro Signore, è sperimentare la profondità di quella compassione che si fa dono di vita e annuncio di salvezza; solo da tale intimità troveranno la forza di testimoniare la potenza del regno di Dio, di parlare al cuore di ogni uomo proclamando la novità del vangelo, impareranno ad essere pastori secondo il cuore di Dio.

Gli apostoli staranno a fianco a fianco del loro Maestro, per ascoltare la parola che feconda il cuore, Lui è il vero pastore.

Stare con il Signore non è in funzione di un privilegio, ma di una intimità per farsi eco presso tutti, di un amore che esprima la compassione di Dio, la cura per ogni suo figlio.

“Signore,

abbi cura di me,

fai della Tua misericordia

il mio abbraccio.

Fammi sentire

che non sono solo,

che Tu sei il pastore del mio cuore,

che mi guidi, osservi, ami

e che non mi perderai mai.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Nascita

nascita

 

SABATO FERIA PROPRIA DEL 23 DICEMBRE

Ogni nascita di un bimbo è sempre qualcosa di straordinario, e la nascita di Giovanni Battista lo è ancora di più. Chiamato alla vita, chiamato per nome: un figlio donato quando tutto sembrava impossibile, un bambino che parla già dell’opera di Dio. “Si chiamerà Giovanni”. Anche il nome che solitamente veniva dato dal padre qui viene dato da Dio. La nascita di Giovanni compie un progetto di Dio che porterà ad accogliere un’altra nascita, quella di suo figlio Gesù.

Ogni bambino che nasce ha bisogno di essere amato, accolto, curato, accudito. Nessuno esiste da sé, tutti siamo parte di un progetto d’amore che Dio ha pensato dai secoli; tutto è per l’uomo e in funzione di questo, perciò amare e accogliere la vita, diventa fare esperienza dell’amore e della cura di Dio verso ciascuno di noi.

Dio ci chiama alla vita e ci chiama per nome, dandoci così una nostra particolare unicità che ci contraddistingue, non siamo esseri gettati nel mondo per caso, ma ciascuno per la sua parte può cooperare al progetto di salvezza di Dio, certi di essere sempre guidati e sorretti da Lui.

“La Tua mano Signore mi guidi,

la Tua forza sia con me.

Il Natale è l’abbraccio di Dio

per l’umanità,

è la certezza che Tu, mio Dio,

non mi lascerai,

ma sarai con me,

ad ogni mio passo e progetto;

la Tua mano sarà tesa.

Come in quella grotta fredda che il Tuo amore ha scaldato

nasci in me,

scaldami il cuore.”(Shekinaheart eremo del cuore)

Come il bambino

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21 FEBBRAIO 2023

MARTEDÌ DELLA VII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Sir 2,1-13

Salmo: Sal 36 (37)

Vangelo: Mc 9,30-37

Mentre i discepoli discutono su chi sia il più grande, Gesù si fa piccolo come un bambino. Nella vita c’è chi sale e vuole apparire e chi invece, vorrebbe solo contare qualcosa agli occhi di qualcuno.

Gesù è venuto per tutti, si pone in mezzo, affinché guardando a quel bambino non vedano solo un infante, ma un  grande uomo, Dio, venuto a liberare il nostro cuore da tutto ciò che blocca la nostra relazione con Lui. Quel bambino è il nostro equilibrio: semplicità e fiducia, abbandono e amore sono le caratteristiche che si intrecciano, affinché possiamo incontrare il volto del Padre.

Siamo invitati ad accogliere Gesù nella nostra vita ed abbracciarlo, come Lui ha fatto con il bambino nel Vangelo, Non è solo una dimostrazione di affetto, ma è contenere in noi, tra di noi, tanto amore, così che penetri in quella profondità che ha bisogno di essere sanata, amata ed accolta.

Gesù ci è accanto, ci stringe a sé per dare soliievo al nostro cuore, per assicurarci che con Lui la sofferenza passerà presto, non sarà l’ultima parola. Allora affidiamoci a Lui, accogliendo lui, accoglieremo il padre e ci sentiremo finalmente parte di una famigia divina, in grado di sanare quella terrena e di portare luce lì dove c’è ancora oscurità.

“Gesù, aiutami ad accoglierti,

come Tu hai accolto me da sempre,

prima ancora che me ne rendessi conto.

Fai del mio cuore tua dimora,

capace di ritrovarti

quando il buio si fa più fitto,

così che la mia speranza abbia un volto a cui guardare: Tu.

Tu nel mezzo, fai di me stesso

il luogo dove ti possa abbracciare,

specialmente quando è dura confidare

e ritrovi in Te la mia forza.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)