Divisione?

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LUNEDÌ 15 LUGLIO 2024

SAN BONAVENTURA, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

Le parole di Gesù oggi ci sembrano molto dure: parla di spada, di conflitti, ma la sua spada non è un arma da guerra è una Parola, la sua. Questa Parola crea divisione perché implica la fedeltà a Dio. Qui pero non si tratta di distinguere chi crede da chi non crede, buoni o cattivi, si tratta di riconoscere in noi quella conflittualità che fa parte della nostra vita e delle nostre relazioni.

Scoprire che in noi è presente il male quando vorremmo fare azioni di bene, ci fa provare sconforto, pensiamo di non valere abbastanza, di non riuscire a combinare nulla di buono.

Il male è dentro di noi, i conflitti li troviamo all’interno dei nostri affetti,

delle nostre situazioni normali. Non dobbiamo spaventarci, perché questa difficoltà è proprio la croce che ogni uomo porta in se. Portare la nostra croce significa impegnarci quotidianamente a vincere il male per diventare persone più umane e più libere. Solo con Gesù la nostra croce diventa portabile. Egli infatti, non porta la sua croce, ma quella che gli abbiamo dato noi, fino alla morte, ed è li che si distrugge ogni forma di male e tutto viene riconciliato, perdonato.

La vita vive secondo l’amore donato, non la puoi trattenere, e quando la vivi come il luogo dove puoi amare e perdonare, allora guadagni quel bene più grande che è la vera vita da figlio e fratello, cioè guadagni la vita eterna: vita che ha vinto il male. Vita che non teme più di perdere qualcosa, ma che sa accogliere e donare, dove anche solo un semplice bicchiere d’acqua non va perso, perché in quell’ospite c’era Dio.

“Signore,

ho bisogno del tuo coraggio,

per scoprire il mio errore

e consegnartelo.

Tu l’hai già preso,

una croce ti ho consegnato.

Mio Dio perdona il mio cuore

che si siede mendicante sull’asfalto.

Il tuo amore mi rialza,

perché ti siedi accanto a me

a darmi il coraggio

di consegnarti tutto.

“Siediti qui accanto a me, parliamone”:

ecco dove incomincia la mia storia d’amore con Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Amore che unisce

amore che unisce

 

22 GENNAIO 2024

LUNEDÌ DELLA III SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Nel Vangelo di oggi gli scribi non riconoscono la potenza di Gesù che libera dal male, scaccia i demoni, e arrivano ad affermare che Lui stesso è posseduto da Beelzebùl. Gesù non si lascia provocare da un simile giudizio e chiamatili a sé, spiega loro con parabole che il male non si vince mai con il male, solo l’unità può cambiare il destino degli uomini, solo l’amore può portare un anelito di vita.

Gesù è venuto a perdonare, per unire ciò che il peccato ha diviso, perché tutto sia salvato, redento, torni a vivere. Ci dice infatti, che quanto è “diviso in se stesso” non può stare in piedi. La divisione parte da dentro, ma lo Spirito unifica il nostro cuore, lo rende capace di verità e di accogliere tutta la misericordia che il Signore vi riversa, per rialzarlo alla dignità di figlio della luce, che guarda a tutto il bene possibile.

Quando rifiutiamo di riconoscere il nostro essere peccatori e di credere alla misericordia, ci escludiamo da soli dal perdono, perché Dio ha bisogno che crediamo in Lui, che la nostra fede sia viva, che il nostro cuore batta di desiderio di Lui.

“Signore,

sei Tu la mia casa,

aiutami a non crollare,

a non vivere diviso.

Abita con me, rimani nel mio cuore,

T’invoco: resta! Così non crollerò!

E sarò capace di rispondere con il bene

ad ogni provocazione o dolore

e sarò capace di portare amore,

dove le crepe sono il segno di un vuoto,

che a Te ora ho affidato.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Buona giornata a tutti!

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Un fuoco che non si spegne

 

un fuoco che non si spegne

 

DOMENICA 14 AGOSTO 2022

XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

LITURGIA DELLA PAROLA      (clicca qui)

Prima lettura: Ger 38,4-6.8-10

Salmo: Sal 39 (40)

Seconda lettura: Eb 12,1-4

Vangelo: Lc 12,49-53

 

La prima parte del Vangelo di oggi è comprensibile: il fuoco di cui il Signore ci parla, è il fuoco dell’amore. Egli esprime il Suo desiderio: “che fosse acceso!”. A noi è dato il compito di mantenere vivo quel fuoco dono dello Spirito ricevuto.

La seconda parte diventa quasi più “complicata”, perché si scontra giustamente con l’immagine che abbiamo di Dio. Come può parlarci di divisione, Colui il cui amore unisce i cuori?

Necessita di essere ben intensa, una possibile versione è pensare non tanto ad uno scontro verso gli altri, perché è questo che viene in mente quando parliamo di divisione, quanto piuttosto verso noi stessi. Dovremmo domandarci: attraverso i ruoli che abbiamo, cosa riflettiamo? Riflettiamo il fuoco dell’amore di Dio? Ovvero: siamo capaci di dividere in noi e in chi ci è accanto, l’odio dall’amore, la paura dalla forza, la disperazione dalla fede, oppure ci fermiamo alla superficie delle azioni?

È il Signore ad insegnarci il come, Egli è il primo che dinanzi al nostro peccato ne vede una ricerca di felicità che ha sbagliato il bersaglio, e lo fa a partire da quel fuoco ricevuto dal Padre, affinché il nostro cuore abbia sempre una speranza per ricominciare.

Il fuoco fonde, non divide e noi siamo uniti a Cristo da sempre, perché il Suo amore possa arrivare nei cuori di ciascuno. La vera divisione è non rispondere a questa chiamata antica e sempre nuova, di portare Cristo oltre i confini della terra.

Non ci sarà pace, si! Il Signore non si darà pace finché ognuno di noi non farà esperienza di quest’amore ricevuto, e viva nella verità di un Dio venuto sulla terra a portare amore, pace e speranza in un mondo che l’aveva persa.

“Signore,

un fuoco mi hai donato,

affinché il mio cuore senta il Tuo bruciare d’amore per me.

Abbi pietà di me, di tutti quei gesti spenti, vuoti, aridi,

fammi comprendere quanto è forte il Tuo amore,

così da riprendere da qui il mio viaggio,

alla ricerca del Tuo nome

nel mio cuore.

Fammi comprendere

che sei Tu il primo ad avermi cercato,

fin da quando sono nato

Tu sei già dentro di me,

Tu sei con me,

come un fuoco che non si spegne”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Una vita intera

 

una vita intera

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 2Sam 5,1-7.10

Salmo: Sal 88 (89

Vangelo: Mc 3,22-30

 

L’invito che oggi il Signore ci fa é di riconoscere cosa ci unisce e cosa ci divide dall’incontro con Lui. A volte possiamo sentirci divisi, combattuti, facciamo fatica a fidarci degli altri e spesso capita anche con Dio. Al Signore sta a cuore che noi ci rendiamo conto che Lui è venuto per fare unità.

Quando siamo divisi tra noi e in noi, siamo come legati, finiti, Lui invece vuole infinitarci, vuole renderci una continuazione di ciò che Lui è. Egli che non è diviso, ma è unito, desidera per noi una vita unita. Questo non nasconde la fatica, i problemi quotidiani che viviamo, il nostro passato, le ferite che ci portiamo dietro, perché Lui stesso le ha avute e prende su di sé la nostre, affinché queste non siano la fine.

Oggi il Signore ci chiama a prendere tutti i pezzi della nostra storia e metterli insieme come un puzzle, ci chiede di fare unità. Anche se ci sentiamo a pezzi, e ci sono delle parti di noi che non riescono ad unirsi e pare di non stare in piedi, Egli è colui che con la Sua presenza può unire.

Il Suo amore è talmente grande, che alla fine questo puzzle ha un’immagine: il nostro volto segnato dalla fatica della nostra storia, ma nel cui sfondo è presente il Volto del Padre.

La nostra vita non è fatta per essere a pezzi, divisa, ma è una vita intera. A volte abbiamo proprio bisogno di una vita intera per scoprire questa unità, non importa. L’importante è rendersi conto, presto o tardi, che Egli è qui da sempre a tenerci in mano così come siamo e non ci lascerà mai incompiuti, finiti, ma infiniti come è Lui e l’amore che ha per noi.