Capaci di distinguere

 

capaci di distinguere

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 11,1-18

Salmo: Sal 41 (42) e 42 (43)

Vangelo: Gv 10,1-10

 

“Io sono venuto perché abbiano la vita a l’abbiano in abbondanza”.

Ci viene promesso una vita abbondante, siamo creati per una pienezza.

Pensando all’abbondanza, viene subito da associarla all’avere tante cose, ma qui oggi, ci viene offerta una nuova chiave di lettura: un’abbondanza di tentativi. Lungo il corso della nostra storia, abbiamo il dono di avere varie occasioni per poter conoscere il Signore; e come il dice il Vangelo della liturgia odierna, è possibili incontrare “ladri”, “briganti”, ma solo uno, in verità è la porta ed è Gesù.

Il nostro cammino, pur nella fatica, ha in sé quell’abbondanza di volte in cui il Signore era con noi e purtroppo non l’abbiamo identificato. Egli però rimane sempre presente, affinché un giorno possiamo riconoscerlo come Colui attraverso il quale comincia la vita.

Parafrasando Piergiorgio Frassati, siamo fatti per vivere e non vivacchiare.

L’esistenza è una chiamata a diventare capaci di distinguere la voce del Signore, a non farci distogliere da tutto ciò che “ruba” il nostro tempo e ci lascia un gran vuoto.

Chiediamoci in sincerità davanti a Lui, cosa ci porta via. Attraverso Gesù, possiamo riacquistare la vita e cominciare a sentire quell’abbondanza come una voce costante, che ci guida e ci conduce da sempre.

 

 

Venite in disparte

 

venite in disparte

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1 Re 3,4-13

Salmo: Sal 118 (119)

Vangelo: Mc 6,30-34

 

Il Signore invita i suoi discepoli in disparte a riposare, “infatti erano molti quelli che andavano e venivano”. Leggendo questo brano di Vangelo, sembra quasi di vedere le nostre giornate cariche di lavoro e nella frenesia del fare troviamo il suo invito: venite in disparte. È curioso che invece di trovarsi da soli in disparte, vengano raggiunti da molta folla.

Questo finale ha qualcosa da dire a noi: nel ritmo sostenuto dei nostri giorni, Egli è presente e ci invita a un disparte che non è isolarsi da tutti e prendersi un pausa, ma è un ricordarsi di Lui all’interno della nostra giornata, della nostra frenesia.

L’invito che il Signore ci fa è di sentirlo all’interno della nostra quotidianità, di non fermarsi a un “poi lo faccio”, Egli non è un impegno tra i tanti, ma una relazione attraverso cui far partire tutto il resto. In quella compassione di Dio c’è tutto il desiderio che ci accorgiamo di Lui nella nostra storia, di quanto ha a cuore le nostre stanchezze e fragilità, che sembrano renderci come pecore senza un pastore, una guida.

Egli vuole dirci quest’oggi che Lui c’è sempre, sa delle nostre fatiche, dei nostri sbagli, delle nostre sofferenze e vuole darcene sollievo. Sentire Lui all’interno del nostro quotidiano è il più bell’invito che può farci, vuol dire essere amati, voluti e non più soli; significa avere una luce capace di guidarci nelle notti più buie e aver ossigeno in una faticosa salita in montagna, è guardare alla nostra vita partendo da questa relazione e non dalle cose da fare.

Vieni in disparte lasciati insegnare le molte cose che ha da dirti, Colui che ti ha creato, ti ha donato un luogo dove in disparte con Lui puoi ripartire: il tuo cuore.