La folla cerca Gesù perché hanno mangiato un pane che ha saziato, ma Gesù vuole dare loro un altro cibo e li invita a credere in Lui quale inviato dal Padre.
Credere a Dio significa accogliere l’amore per l’uomo manifestato nel Figlio, al punto da non poter vivere senza quell’amore che dà senso a tutte le opere, così le opere non sono l’aspetto principale, ma lo è l’amore di cui esse si nutrono.
L’agire che Dio ci indica è quello di partecipare alla salvezza che viene da Lui: non faccio il bene così sarò ricompensato, ma partecipo a tutto quel bene che Dio mi dà nel suo Figlio inviato per saziare la vera fame dell’uomo, inviato quale pane dal cielo. Quando Gesù dichiara che il pane che Lui dà soddisferà la fame dei cuori, intende dire che tutti i cuori non avranno più fame di altro e non si illuderanno più di trovare sazietà altrove.
Gesù si presenta come il vero pane disceso dal cielo, mandato dal Padre, un pane che contiene tutta l’eternità, così allude a quella relazione che ci viene partecipata, perché solo Lui fa conoscere il Padre nel suo amore per noi, è Lui a introdurci nella sua stessa intimità di amore sconfinato con il Padre.
All’uomo che nasce affamato, Dio dona se stesso, il pane del cielo che alimenta la vita, sazia quel desiderio d’infinito, che ognuno ha in sé, perché contiene e dona un pezzetto di Dio in noi.
“Pane del cielo,
Dio in ogni frammento,
entra in me,
entra nel mio cuore.
Nutri la fame di vita
che esso attende.
Sazia l’urgenza di cibo che non smette,
così che dal tramonto all’alba
ci sia Tu con me,
cuore a cuore.
Ed io Ti rendo lode per quel pezzo di Te che hai dato a me.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
C’è un solo pane del cielo, quel pane quotidiano che noi chiediamo in preghiera, oppure a Messa, nel Padre nostro. Un pane per nutrire non solo il nostro corpo ma il nostro cuore. Un pane, cibo che in qualsiasi luogo o continente, ciascuno si trovi, il significato è sempre lo stesso.
Che cos’è il pane? Un alimento semplice, di base, il pane è casa, il pane del cielo è Dio. E cibarsi di questo, è fare casa con Dio. Un Dio che dal cielo viene a darci se stesso: in quel pane c’è tutto. A noi resta solo prenderlo, lasciare che sia il Suo pane in grado di sanare il nostro cuore e nutrire in profondità quelle ferite, che senza quel pane condurrebbero ad una fame sproporzionata, tanto da sfamarci con ciò che cibo non è. Ed in fondo lo sappiamo, perché il nostro cuore sta bene con Lui, siamo fatti per il cielo e per quel pane.
Cibarsi di quel pane in fondo non è così strano, è vita per la nostra vita. Allora andiamo incontro a quel pane, unendo le mani accogliamolo con amore e devozione e in quel “Amen” riconosciamo Lui, il Signore della vita entrare in noi.
Non c’è amore più grande, non c’è dono più immenso di quello che è Dio per noi, perché mentre ogni speranza effimera promette un futuro che soddisfa una fame parziale, Egli invece è già qui presenza, e nutre ora una fame più profonda.