Credere

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15 APRILE 2024

LUNEDÌ DELLA III SETTIMANA DI PASQUA

Cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio? Credete! Credete in quel Figlio in cui Dio ha posto il suo sigillo. Credere in Gesù è l’inizio, la chiave per sentirci dei veri discepoli di Dio. Un cammino di sequela che ci porterà a sentirci figli amati e a vedere che anche su di noi, Dio ha posto un sigillo.

Ma ogni meta comincia con un passo: credere. Credere non è semplice; non è solo andare a messa, fare buone azioni, credere è sapere che dentro tutta la nostra storia, Dio è con noi. Dio non è uno spettatore di ciò che ci capita, Dio è dentro la nostra storia ed proprio il sigillo di Gesù a testimoniarlo, perché in quel Figlio in cui Lui ha posto il suo compiacimento, ci siamo anche noi.

Avevamo bisogno di Gesù per sentire Dio vicino. Abbiamo bisogno di Lui per credere. Quale è il primo passo per credere? Scoprire che anzitutto Lui crede in noi. Meraviglioso! Io, con la mia storia, il mio peccato sono riconosciuto da Dio come degno di stima, e crede in me forse come mai nessuno a saputo fare.

Il Signore di ogni storia sappia farvi crescere nella fiducia, possiate sentirlo sempre accanto, persino nei passi incerti. E quando il cuore è spezzato, sia capace di tenerlo  in ogni parte nella sua mano.

Credere è il passo giusto, non è avventato, credere è rispondere ad un amore di Dio che sempre è qui per dirti: non temere io credo in te!

“Signore,

aiutami a credere in Te,

libera il mio cuore

affinché sappia saltare,

correre, osare

in nome dell’amore.

Nel Tuo amore, pongo il mio cuore

debole, fragile,

ma che desidera essere segno

che Tu per primo hai creduto in me,

che Tu hai un sigillo anche per me,

per il Tuo amore soltanto,

ed è per questo

che credo in Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Opere

opere

27 FEBBRAIO 2024

MARTEDÌ DELLA II SETTIMANA DI QUARESIMA

Il Signore nel Vangelo di oggi, ci invita a compiere delle opere, che non vengono fatte per essere guardate dalla gente. Egli desidera per noi un cuore semplice, capace di accogliere una richiesta di aiuto, di dire una parola di conforto, ma senza che diventi un mezzo per metterci in mostra.

Uno solo è il maestro e noi siamo tutti fratelli, c’è quindi un legame che attraverso Cristo ci unisce, facciamo parte di quella generazione che non ha vissuto al tempo del Signore, ma sa di Lui, conosce le sue opere; non perché Egli si sia messo in mostra, ma perché aveva qualcosa di diverso, diceva cose diverse, non per autopubblicità, anzi, più volte leggiamo nei Vangeli di Gesù che si ritira in disparte, mentre la folla lo cerca.

Noi che non l’abbiamo visto, lo conosciamo persino in quella caratteristica di nascondimento, che a volte spaventa, in quanto uno potrebbe dire: Dio dove sei? Questo ci sia di conforto, perché in quel nascondimento, c’è un luogo dove Dio è ben presente: nel cuore.

Cosa farà la differenza nelle nostre azioni? Sapere che valiamo per Lui tanto da dimorare in noi.

Allora non dobbiamo cercare tornaconti umani, riflettori, perché le luci della sala si spengono, i fiori appassiscono, dopo il giorno subentra la notte, ma Dio è sempre lì, presente, costante in quel cuore che ora può crescere diversamente, non contando più sulle sue sole forze, ma su di Lui.

“Signore,

donami la forza di credere in Te, sempre,

così da sentire

che almeno valgo per Te.

Dirigi il mio cuore affinché non si perda,

non cerchi il plauso,

ma aiuti chi è nel pianto;

non si affanni al traguardo

ma sappia stare con chi ha lento il passo,

e dopo aver fatto questo,

tutti non vedano che Te, mio unico Signore,

e Ti riconoscano come unico loro Dio.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

La volontà di Dio

la volontà di Dio

LUNEDÌ 21 NOVEMBRE 2022

PRESENTAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Zc 2,14-17

Salmo: Lc 1,46-55

Vangelo: Mt 12,46-50

 

Nella volontà del Padre diventiamo familiari con Gesù. È questa la prima volontà del Padre, da cui scaturiscono tutte le altre: la familiarità!

C’è un principio di bene che invade l’universo e tocca ciascuno di noi. Vuoi fare la volontà di Dio? La prima cosa fare, è ricordarsi di essere imparentato con Lui! Non siamo estranei, Egli è dentro le nostre storie che nonostante le scelte sbagliate, gli errori commessi, hanno all’interno un filo rosso: il Suo amore.

Si, Egli ci ama malgrado a volte non possa sembrarci vero, oppure quando ci sentiamo lontani, poiché oggi e sempre in ogni Sua parola, tu possa trovare in Lui la forza e compiere opere che partono da quel bene, da quella forza e vivere la Sua familiarità.

Maria donna dei nostri giorni, ci aiuti a camminare verso quella strada di bene che anche lei ha percorso: nell’ascolto quotidiano, nell’offerta delle piccole cose, affinché possiamo trovarci tutti a casa da Lei a Nazaret e poter dire:

“Signore,

concedimi di sentirmi

parte con Te,

di un disegno, di qualcosa di grande

e che nella fatica, come nell’errore,

io incontri la Tua misericordia,

così da poter ripartire

nella certezza della Tua volontà,

ovvero: che io faccia esperienza di Te

e che questa rimanga nel mio cuore, sempre”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

Una fede grande

 

una fede grande

 

 

12 SETTEMBRE 2022

LUNEDÌ DELLA XXIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

 

LITURGIA DELLA PAROLA     (clicca qui)

Prima lettura: 1Cor 11,17-26.33

Salmo: Sal 39 (40)

Vangelo: Lc 7,1-10

 

Leggendo il Vangelo di oggi viene da chiedersi: cos’ha quel centurione da addirittura suscitare l’ammirazione di Gesù?

Una fede grande!

Il Signore gli riconosce una fede grande, data dalle parole stesse del centurione: “di’ una parola e il mio servo sarà guarito”. Quell’uomo anzitutto aveva a cuore il suo servo, al punto che nell’occasione di incontrare Gesù non ha pensato a sé stesso, ma ha chiesto aiuto per qualcun’altro e credeva nel Signore. Cosa abbia portato alla fede il centurione non lo sappiamo, eppure si dice che amava il suo popolo e aveva costruito una sinagoga: questi sono gesti di fede!

Nel silenzio, nel nascondimento, il centurione ha dimostrato la sua fede e l’ha concretizzata come ha potuto. È bello vedere come le opere del Signore, col tempo si fanno più chiare e si presentano dinanzi attraverso volti, gesti di persone che ci parlano di Gesù e ci testimoniano una fede grande.

Anche la nostra vita ha udito del Signore e la via che ci ha portato a Lui è personale per ciascuno, ma quello che ci unisce è il credere in Dio.

Dobbiamo solo affidarci e confidare senza sosta, senza timore, perché la strada si vede solo andando avanti ed Egli sarà sempre con noi di svolta in svolta, con tutta la Sua forza.

“Signore,

ravviva la mia fede

che seppur tra alti e bassi,

mi ha portato qui da Te.

Di una cosa sono certo,

l’ho sperimentato negli anni,

la Tua Parola è fedeltà.

Rendimi fedele a ciò che ascolto

che il mio cuore,

nonostante la fatica non si allontani da Te

e sappia confidare nel quotidiano,

in un Padre sceso sulla terra

per farmi sedere accanto a Lui,

nel regno dei cieli”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Portato in alto

 

portato in alto

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Is 1,10.16-20

Salmo: Sal 49 (50)

Vangelo: Mt 23,1-12

 

Il Signore oggi ci insegna ad avere una giusta considerazione di sé, ognuno ha il suo valore che non è dato dall’essere ai primi posti o nel compiere azioni per essere guardati dalla gente, ma ciò che dà valore, è l’essere figli di un solo Padre, gente in cammino dietro a Cristo.

Gesù desidera che tutto ciò che facciamo abbia questo obiettivo, così da compiere non opere fini a se stesse, ma secondo il cuore di Dio. È come se il Signore implicitamente ci chiedesse: cos’è più importante, l’essere figli o i primi posti? Un primo posto è qualcosa di passeggero, instabile, va e viene e lascia in noi quella precarietà che lo contraddistingue. L’essere figli è eterno, per sempre, in qualsiasi condizione ci sentiamo, abbiamo una stabilità, un pilastro su cui appoggiarsi quando siamo stanchi e vogliamo fermarci a riposare.

Il nostro valore è dato dalla scelta del Padre di volerci suoi figli.

Lì dove le parole non bastano più e c’è bisogno di concretezza, abbiamo un esempio a cui guardare: Gesù. Egli si definisce in primo luogo sempre Figlio, ma si comporta con noi come il Padre, affinché a nostra volta, possiamo camminare nella consapevolezza di una figliolanza, tale da rendere le opere non solo frutto di un ascolto, ma di una certezza di un cammino da Figli.

Gesù desidera che il nostro agire parta da questo: non solo da un’osservare una legge, con il peso di dover fare delle cose, ma da compiere azioni di cuore.

Noi siamo nel cuore di Dio, gli stiamo a cuore, il gesto più grande è la croce; da essa è possibile vedere come il nostro cammino è preso, custodito e portato in alto, non su un “podio”, ma sulla croce, dove l’Amore regna e da lì, ci guarisce, risana e ridona vita.