Le donne da cui ho imparato a essere donna

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A essere donna ho imparato.
Lo sono nata certo ma poi è stato necessario guardare altre donne.
Non da tutte quelle che guardavo ho imparato.
Ma da alcune sì. Piccoli particolari, magari.
Da mia nonna un certo modo di chinare la testa che non voleva dire sottomissione ma “ora vi frego tutti io”. Non ho imparato a chinare la testa ma a dire “non mi farò fregare così facilmente”. E se sei donna questa è una cosa che devi imparare. Presto.

A scrivere ho imparato da Elsa Morante. Anche se – se avrò il coraggio di farvi leggere quello che scrivo – la mia strada è passata da lei solo tangenzialmente. Ma.

Ma questo inizio io lo porto nel cuore.

Uno dei miei primi vanti era stato il mio nome. Avevo presto imparato (fu lui, mi sembra, il primo a informarmene), che Arturo è una stella: la luce piú rapida e radiosa della figura di Boote, nel cielo boreale! E che inoltre questo nome fu portato pure da un re dell’antichità, comandante a una schiera di fedeli: i quali erano tutti eroi, come il loro re stesso, e dal loro re trattati alla pari, come fratelli.

Da qui è nato tutto? Non lo so. Ma un libro dovrebbe iniziare bene. E “L’isola di Arturo” inizia come deve iniziare un libro per me.