Scrivere pensando alla posterità

Per “La Revue Lilas”

Con riserva di successiva distruzione

Al mio caro amico Jacques Bizet

Quindici anni. Le sette di sera. Ottobre.

Il cielo è di un viola cupo punteggiato di macchie luminose. Ogni cosa è nera. Oh! Mio diletto, perché non sono sulle tue ginocchia, la testa sulla spalla, perché non mi ami? Ecco le lampade, l’orrore delle cose usuali. Mi opprimono. La notte che cade come un coperchio nero chiude la grande speranza, di giorno spalancata, di sfuggire ad esse. Ecco l’orrore delle cose usuali e l’insonnia delle prime ore della sera, mentre sopra suonano valzer e odo il rumore irritante di stoviglie in una stanza accanto… – Oh! Mio diletto…

Diciassette anni. Le undici di sera. Ottobre.

La lampada illumina debolmente gli angoli scuri della camera e crea un gran cerchio di luce viva ove entrano la mia mano, di colpo ambrata, il mio libro, lo scrittoio. Sui muri si azzurrano esili fili di luna penetrati dalla fessura impercettibile delle tende rosse. Sono tutti coricati nel grande appartamento silenzioso… Socchiudo la finestra per guardare un’ultima volta il dolce volto fulvo, tutto rotondo, della luna amica. Sento quasi l’alito freschissimo, freddo delle cose che dormono, l’albero da cui stilla luce azzurra – una bella luce azzurra che trasfigura in lontananza da uno scorcio di strade, quale un paesaggio polare illuminato elettricamente, il selciato azzurro e pallido. Al di sopra si distendono gli infiniti campi azzurri ove fioriscono fragili stelle… Ho richiuso la finestra. Mi sono coricato. La lampada su un tavolino accanto al letto, tra bicchieri, brocche di bevande fresche, libricini dalle rilegature preziose, lettere di amicizia o di amore, illumina vagamente, sullo sfondo, la libreria. L’ora divina! Le cose usuali, come la natura, le ho rese sacre, giacché non potevo vincerle. Le ho rivestite della mia anima e di immagini intime o splendide. Vivo in un santuario, in mezzo a uno spettacolo. Sono il centro delle cose, ciascuna mi procura sensazioni e sentimenti magnifici o malinconici, da cui traggo piacere… Ho davanti agli occhi visioni splendide. È dolce stare in questo letto. – Mi addormento.

Bongiovanni Bertini in M. Proust, Scritti mondani e letterari

Scrivere pensando alla posteritàultima modifica: 2021-06-02T08:32:48+02:00da ellen_blue

Lascia un commento

Se possiedi già una registrazione clicca su entra, oppure lascia un commento come anonimo (Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato ma sarà visibile all'autore del blog).