Le sue labbra parvero spogliarmi

E venne anche un giorno in cui mi disse: “Sapete, potete chiamarmi Gilberte, io, comunque, vi chiamerò col nome di battesimo. Così è troppo imbarazzante”. Ancora per un poco, tuttavia, continuò a dirmi semplicemente “voi” e, come glielo feci notare, sorrise, e componendo, costruendo una frase simile a quelle che, nelle grammatiche straniere, hanno l’unico scopo di farci usare un nuovo vocabolo, la terminò col mio nome di battesimo. Ricordando, più tardi, quel che provai allora, vi ho isolato l’impressione di essere stato tenuto, io stesso, per un istante, nella sua bocca, nudo, senza più nessuna delle connotazioni sociali che appartenevano, anche, sia agli altri suoi compagni sia, quando pronunciava il mio cognome, ai miei genitori, e delle quali le sue labbra – nello sforzo che faceva, un po’ come suo padre, per articolare le parole che voleva mettere in risalto – parvero spogliarmi, svestirmi, come della buccia un frutto di cui non si mangia che la polpa, mentre il suo sguardo, allineandosi al nuovo livello d’intimità assunto dall’eloquio, mi raggiungeva a sua volta più direttamente, non senza testimoniare, la consapevolezza, il piacere e persino la gratitudine che ne traeva.

M. Proust, Nomi di paesi: il nome

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Le sue labbra parvero spogliarmiultima modifica: 2021-07-14T16:06:40+02:00da ellen_blue

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