Il 1° gennaio dei vecchi

Tornai a casa. Avevo vissuto il 1° gennaio dei vecchi, che in quel giorno differiscono dai giovani non perché non ricevono più nessun regalo, ma perché non credono più all’anno nuovo. Io di regali ne avevo ricevuti, ma non quelli – i soli – che mi avrebbero fatto piacere: un messaggio di Gilberte. E, tuttavia, ero pur sempre giovane, se avevo potuto scrivergliene io uno con il quale speravo, esprimendole i sogni solitari della mia tenerezza, di suscitarne di simili nel suo cuore. La tristezza degli uomini che sono invecchiati è di non pensare nemmeno a scrivere lettere di questo tipo, avendone constatato l’inutilità.

M. Proust, Intorno a Madame Swann

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Un manoscritto di Marcel Proust

Il 1° gennaio dei vecchiultima modifica: 2021-08-10T12:21:40+02:00da ellen_blue

6 pensieri riguardo “Il 1° gennaio dei vecchi”

  1. “La tristezza degli uomini che sono invecchiati è di non pensare nemmeno a scrivere lettere di questo tipo, avendone constatato l’inutilità.”

    Sempre “trachant” Marcel, come se le sue esperienze fossero sempre universali ed oggettive. Certo la vecchiaia immagino possa essere una brutta bestia perché ti toglie quello che non toglie, invece, ad un’altra brutta bestia ovvero alla fanciullezza. In fondo, esasperando concetti, anche la fanciullezza è una brutta bestia perché ti fa convivere con tutti i “no” ed i divieti impedendoti di fare quello che cazzo vorresti. Quindi quello che la vecchiaia toglie rispetto alla fanciullezza è il tempo che ti rimane. Una differenza non da poco e decisiva a far preferire la fanciullezza alla vecchiaia.
    In aiuto alla vecchiaia però, c’è quella roba che augura ad ognuno di vivere sempre l’età che si ha, perché se si riesce a fare questo allora non ti farà nessuna tristezza anche il non poter scrivere lettere d’amore, magari solo un po’ di sana nostalgia. Così come quella di non poter correre o salire le scale senz’affanno. Nel suo materialismo sempre in conflitto con una sensibilità più costruita che reale, forse la vera tristezza di Marcel è il suo timore di una vecchiaia che vivrà male avendo per compagna sola una ricchezza “inutile” a trasformare una lettera d’amore “in utile”.

  2. Posto che non ho capito le tue conclusioni (urge una cura ricostituente per me), questa pagina la sento mia in ogni riga. Forse perché è particolarmente malinconica, o forse perché ho smesso di credere all’anno nuovo e all’amore da tempo.

    1. Visto? Continua pure a frequentare pessime amicizie come Marcel e la malinconia che è bella la trasformerai, senza che ne sia colpevole, in tristezza. Ti piaccia o no, l’anno nuovo e l’amore, che tu ci creda o meno, continueranno ad esistere quindi lasciali perdere, l’importante è che continui a credere in te stessa. In fondo, a modo tuo, l’hai sempre fatto.
      p.s.: Non ho medicine da prescriverti perché non ti serve nessuna cura ricostituente.

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