La memoria e il ricordo

Ornella Mutti - "Un amour de Swann" (1984) - Costume designer : Yvonne Sassinot de Nesle | Attrici, Celebrità, Donne

Perlopiù, d’altronde, non restavamo a casa, andavamo a passeggio. A volte, prima d’andare a vestirsi, Madame Swann si metteva al pianoforte. Le sue belle mani, sbucando dalle maniche rosa, o bianche, spesso dai colori vivacissimi, della vestaglia di crêpe de chine, stendevano sul piano le falangi con la stessa malinconia che era nei suoi occhi ma non nel suo cuore. Uno di quei giorni capitò che eseguisse per me la parte della Sonata di Vinteuil con la piccola frase che Swann aveva tanto amata. Ma spesso, quando si tratta d’una musica un po’ complicata che si ascolta per la prima volta, non si sente niente. E tuttavia, più tardi, dopo che la Sonata mi fu riproposta due o tre volte, mi sorpresi a conoscerla perfettamente. Non si sbaglia, dunque, quando si dice “sentire per la prima volta”. Se veramente, come ci è parso, al primo ascolto non avessimo afferrato nulla, la seconda, la terza, sarebbero ancora delle prime volte, e non ci sarebbe nessuna ragione per cui alla decima se ne debba capire qualcosa di più. Probabilmente, ciò che la prima volta fa difetto non è la comprensione, ma la memoria. Infatti, rispetto alla complessità delle impressioni cui deve far fronte mentre ascoltiamo, la nostra memoria è infima, corta come quella d’un uomo che, dormendo, pensa mille cose di cui si dimentica, o d’un uomo per metà regredito all’infanzia che dopo un minuto non ricorda quello che gli si è appena detto. Non è in grado, la memoria, di fornirci immediatamente il ricordo di queste impressioni multiple. Esso, piuttosto, si forma a poco a poco dentro di lei, e nei confronti di opere che abbiamo ascoltate due o tre volte noi ci troviamo nella situazione di uno studente che, ripassata diverse volte una lezione prima di addormentarsi, è convinto di non saperla, mentre la mattina dopo la recita a memoria. Semplicemente, fino a quel giorno non avevo ancora sentito una sola nota di quella Sonata, e là dove Swann e sua moglie scorgevano una frase distinta, questa era tanto lontana dalla chiarezza della mia percezione quanto un nome che ci si sforza di ricordare e al cui posto non si trova che un nulla, un nulla dal quale, un’ora più tardi, mentre non ci pensiamo, salteranno fuori da sole, in un unico balzo, le sillabe dapprima vanamente sollecitate.

M. Proust, Intorno a Madame Swann

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

La memoria e il ricordoultima modifica: 2021-08-15T16:06:55+02:00da ellen_blue

3 pensieri riguardo “La memoria e il ricordo”

  1. “Ma spesso, quando si tratta d’una musica un po’ complicata che si ascolta per la prima volta, non si sente niente.”
    Un po’ come succede a Sanremo, dove quasi mai la canzone che vince è quella che poi, dopo, diventa la più ascoltata.
    “Sanremo? Ma le pare che uno che parla di Sanremo, possa commentare anche solo una virgola della Recherche?”. Capii che stavolta si era incazzato davvero.
    “E tuttavia, più tardi, dopo che la Sonata mi fu riproposta due o tre volte, mi sorpresi a conoscerla perfettamente. Non si sbaglia, dunque, quando si dice “sentire per la prima volta”. Probabilmente, ciò che la prima volta fa difetto non è la comprensione, ma la memoria.”
    Io toglierei il “probabilmente” perché quello che accade per la prima volta, neanche la memoria può comprenderlo perché se lo comprendesse significherebbe che non è la prima volta. Ricordo che quando persi la mia illibatezza, ero in un prato, sentii una fitta che temetti fosse il morso di un serpente. E lo ricordo ancora proprio perché non ci fu una seconda o terza volta. E vogliamo parlare della prima volta dell’amore? Non gl’innamoramenti da ragazzino. Ma la prima volta di un amore vero vero. Quello che disorienta anche la memoria perché, anche per lei, è avere a che fare con una folla o follia di sentimenti ed emozioni per la prima volta così violente. La seconda volta non è che cambi molto, ma la memoria è già più preparata.
    Stavolta non mi degnò neanche di una parola. Mah, questi artisti.

  2. “Stavolta non mi degnò neanche di una parola”; è che tu sei irriverente, vai a fare le pulci proprio a lui che ha costruito la sua fortuna sulla memoria e il ricordo? non si fa, non si fa.

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