Il narratore innamorato e disperato

Dal momento che, dimenticato tutto, mi ero riconciliato con Gilberte, non volevo più vederla altro che da innamorato. Ogni giorno avrebbe ricevuto da me i più bei fiori del mondo. (…) Mi venne in mente un grande vaso di antica porcellana cinese che avevo ereditato da zia Léonie. (…) Pensavo che avrei potuto facilmente ricavarne mille franchi. (…) C’era l’emporio di un grosso mercante di cineserie che mio padre conosceva. Con mio enorme stupore, mi offrì per il vaso, seduta stante, non mille, ma diecimila franchi. Ritirai il denaro, estasiato; per un anno intero, ogni giorno, avrei potuto subissare Gilberte di rose e di lillà. Quando, fuori dall’emporio, risalii in carrozza, il cocchiere, poiché gli Swann abitavano nei pressi del Bois, invece di imboccare la solita strada si trovò, com’era naturale, a prendere giù per avenue des Champs-Élysées. Aveva già oltrepassato l’angolo di rue de Berri quando, nel crepuscolo, mi parve di riconoscere, vicinissima alla casa degli Swann, ma avviata in direzione opposta alla mia, Gilberte che si allontanava camminando lentamente, sebbene con passo deciso, a fianco d’un giovanotto con cui stava parlando e del quale non potei distinguere il volto. M’alzai nella carrozza, intenzionato a farla fermare, poi esitai. I due, passeggiando, si erano ormai portati a una certa distanza, e le linee dolci e parallele tracciate dal loro lento procedere andavano sfumando nell’ombra elisia.

[…]

Se non avessi fatto quella sosta, se la carrozza non avesse preso per avenue des Champs-Élysées, non avrei incontrato Gilberte con quel giovanotto. Così, da un unico fatto muovono ramificazioni opposte, e dall’infelicità che ne scaturisce viene travolta la felicità ch’esso aveva suscitata. Mi era successo il contrario di quel che si verifica con tanta frequenza. Si desidera una gioia, e manca il mezzo materiale per raggiungerla. “È triste, ha scritto La Bruyère, amare senza disporre di un grande patrimonio”. Non resta altro da fare che cercar di annullare a poco a poco il desiderio stesso della gioia. Nel mio caso, al contrario, il mezzo materiale era stato ottenuto, ma nello stesso momento – e, se non per un effetto logico, almeno per una conseguenza fortuita del successo originario – la gioia mi era stata sottratta.

M. Proust, Intorno a Madame Swann

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Il narratore innamorato e disperatoultima modifica: 2021-08-20T15:50:16+02:00da ellen_blue

2 pensieri riguardo “Il narratore innamorato e disperato”

  1. Quella che chiamerei la tempesta pefetta. L’istante fatto di due istanti opposti e coincidenti. Provare quasi nello stesso attimo la felicità e poi l’infelicità o viceversa. Quell’emozione nella quale il viceversa è sempre meglio.

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