La mia striscia di cielo rosa

Durante i lunghi viaggi in ferrovia le albe formano una sorta di accompagnamento, come le uova sode, i giornali illustrati, le carte da gioco, i fiumi dove le barche s’affaticano senza avanzare. Mentre facevo il censimento dei pensieri che m’avevano occupato la mente negli ultimi minuti (…), vidi delle nubi concave la cui dolce lanugine era d’un rosa fisso, morto, immutabile, come quello che tinge le piume dell’ala che se n’è imbevuta o il pastello dove l’ha collocato la fantasia del pittore. Ma io sentivo che, invece, quel colore non era né inerzia né capriccio, ma necessità e vita. Dietro, non tardarono ad accumularsi riserve di luce. Il rosa si ravvivò, il cielo divenne d’un incarnato che mi sforzavo, non staccando gli occhi dal vetro, di vedere meglio, perché lo sentivo in rapporto con l’esistenza profonda della natura, ma a una svolta della linea ferroviaria il treno girò, alla scena mattutina subentrò nella cornice del finestrino un villaggio notturno dai tetti azzurri di luce lunare, con un lavatoio incrostato della madreperla opalescente della notte, sotto un cielo ancora trapunto di stelle, e io stavo disperandomi d’aver perduto la mia striscia di cielo rosa quando la scorsi di nuovo, ma rossa questa volta, nel finestrino di fronte, che poi abbandonò a una seconda svolta della strada ferrata; e così passavo il tempo a correre da un finestrino all’altro per ricomporre, per “rintelare” i frammenti opposti e intermittenti del mio bel mattino scarlatto e versatile e averne una visione totale, un quadro ininterrotto”.

M. Proust, Nomi di paesi: il paese

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

La mia striscia di cielo rosaultima modifica: 2021-08-26T12:14:31+02:00da ellen_blue

10 pensieri riguardo “La mia striscia di cielo rosa”

  1. Da proporre in una di quelle scuole di scrittura che non servono a niente, affinché i futuri scrittori (la cui s resterà sempre minuscola) lo serbino come esempio per eventuali descrizioni del cielo, delle nuvole, delle luci…

  2. “Vabbuò, sei troppo di parte perché mi spari qua questo acquerello di parole che definire un incanto è mortificarlo, ma non hai tenuto conto però che lui era avvantaggiato rispetto a noi comuni mortali.”
    “Perché?”
    “Perché lui stesso ha iniziato dicendo “Durante i ‘lungi’ viaggi in ferrovia…”, quindi è ovvio che ha avuto modo di vedere al di là del vetro qualcosa che nessun altro essere riuscirà a vedere durante i propri “lunghi” viaggi in ferrovia. E’ come lottare ad armi impari, Ellen.”
    Per un momento, come dispiaciuta abbassò quel suo caldo tramonto sul mare e la sua gonna scura assunse quel colore che ha la luna quando è al massimo della sua pienezza. Quel colore in calore d’un tenue arancio allo stesso tempo lucido e opaco. Lucido che brilli, opaco che non abbagli.
    Poi sollevò gli occhi incrociando i miei. Il mio vicino di posto, girandosi verso di me, sorridendo mi disse:
    “Il suo stomaco sta brontolando. E’ la fame che protesta.”
    “Sì”, gli risposi sorridendo. Ma non gli dissi che quel rumore era uno sbatter d’ali di farfalle.

  3. (Fremo di disappunto per quel refuso) comunque, tu
    non necessiti di scuole di scrittura; “quel colore in calore” è di una musicalità soave, per tacere della tua capacità di improvvisazione che è quasi il tuo marchio di fabbrica:)

    1. Non passare da lui a me per darmi il contentino, so che con lui non ho gioco e non solo perché come colora lui i colori, non li colora nemmeno un colorificio. Perfino Monet ha pianto di dolore dopo aver scoperto che c’era più gente a leggere il quadro che aveva dipinto Marcel usando colori di parole, che gente a guardare il quadro che aveva dipinto lui usando colori ad olio.
      In ogni caso, quando partendo da “il rosa si ravvivò…” e concludendo con “un quadro ininterrotto”, lo fai scrivendo un periodo di 144 parole senza neanche un punto, senza far diventare il periodo asmatico e senza far diventare cianotico chi legge, seminandoci dentro solo 12 virgole ed un punto e virgola, non c’è gara. Se poi con nonchalance, c’infili dentro un “rintelare”, allora capisci che, anche se solo per culo, avresti avuto anche una sola chance, lui pure quella ti ha fottuto. Quindi alzare bandiera bianca e perdere con dignità e nel rispetto delle regole. Prendo due sacchetti, uno per la carta, l’altro per il secco e buttarci dentro, in uno, tutti i miei fogli passati e futuri. Passati, quelli scritti; futuri, quelli da scrivere onde non incorrere in tentazioni; nell’altro sacchetto buttarci dentro le mie penne con inchiostro denso, ma scorrevole. E poiché ho detto che bisogna perdere con dignità, assieme alla carta, buttarci dentro anche i kleenex, chiudere i sacchetti, lavarmi il viso e scendere giù per buttare nel cassonetto bianco come il bianco la carta, in quello verde come il verde le biro con inchiostro denso ma scorrevole ed in quello azzurro come l’azzurro tutti i miei sogni. Tornare sopra, versarmi due dita di Strega. Non sarà bello come l’altro, ma è buono. Buttarmi sul letto, sfogliare qualche pagina e provare a risolvere quel cruciverba facilitato per principianti che da oltre un mese non riesco a risolvere per quell’unica definizione: “il grande atrio del Pascoli” (9 lettere) U••R•T••E.

  4. Non passo da lui a te, sarebbe sciocco, e lo sai, come sai anche che dai “grandi” si impara a diventare grande, ma questo è un altro discorso. Ora, muoviamoci in ambito contemporaneo, [Marcel è un po’ seccato da tutte le attenzioni che gli stiamo riservando (che snob sarebbe, sennò)] e ti faccio due esempi semplici: Paolo Di Paolo [però non incartiamoci di nuovo su questo nome ;)] ed Emanuele Trevi. Del secondo hai letto già qualcosa, e quindi ti chiedo: quanto dista da Proust? tantissimo, e per questo non è bravo? Paolo Di Paolo: prova a cercare qualcosa di suo: stile quasi minimale, niente aggettivi ricercati, né effetti speciali. Un ignorante direbbe: ma una cosa così saprei scriverla anch’io. E invece, io che ho letto due suoi libri e vari articoli, dico: ma questo è proprio bravo. Hai capito dove voglio andare a parare?

    1. Hai ragione tu, devo essere più serio. In effetti, su questa pagina di Proust, bastava dire, come ho fatto, che è un incanto perché lo è, ed aggiungere come ho fatto che quel periodo così scorrevole ed intenso, si legge d’un fiato malgrado non ci sia un punto. Inoltre sarei stato anche più sintetico :))
      Su Trevi o Di Paolo, certo che mi è chiaro. In assoluto una scala valori esiste ed esisterà, ciò non toglie che di bravi, bravissimi o bravissimissimi ce n’è 🙂

      Non so cosa sia successo al mio blog. Io non vedo stranezze. Uso Firefox.Mozilla. Provo a guardare con Google e ti saprò dire.

  5. Che succede al tuo blog? è tutto deformato! i post si leggono, ma non i commenti…perché non provi a farne un altro sempre con lo stesso nick, giusto per cercare di capire cos’è che non va…

  6. “Hai ragione tu, devo essere più serio”. Non ho capito l’ironia del tuo discorrere, pardon, ero preoccupata dal fatto che potessi lasciarti prendere dall’ansia da prestazione. Non essere più o meno serio, sii te stesso. A me vai bene così. 🙂

    1. No, non ero ironico, intendevo che insistendo io col giochino della rivalità da un lato diventavo stucchevole e dall’altro davo adito a che davvero fossi così idiota da crederci :))

      Sul blog ho controllato anche con Google, ma a me funziona perfettamente. Con google addirittura meglio, per certe funzioni che su firefox non mi dà più, ma è roba da nulla. Preferisco firefox. Non so quindi da cosa dipenda il problema sul tuo pc.

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