L’arrivo al Grand-Hôtel di Balbec

Ma come s’aggravò la mia sofferenza quando, sbarcati nella hall del Grand-Hôtel di Balbec, ci ritrovammo di fronte alla scala monumentale di finto marmo, mentre la nonna, incurante dell’accrescersi di ostilità e disprezzo da parte degli estranei in mezzo ai quali avremmo dovuto vivere, discuteva le “condizioni” col direttore, una specie di misirizzi con la faccia e la voce piene di cicatrici (…), lo smoking da mondano e uno sguardo da psicologo che generalmente, all’arrivo dell’omnibus, scambiava i gran signori per piantagrane e i topi d’albergo per gran signori! Dimentico, forse, del fatto che lui stesso non arrivava a cinquecento franchi al mese di stipendio, disprezzava profondamente le persone per le quali cinquecento franchi o meglio, come diceva lui, “venticinque luigi” sono “una somma”, e le considerava come appartenenti a una razza di paria cui il Grand-Hôtel non era destinato. È vero che, in quello stesso albergo, c’era gente che, pur non spendendo molto, godeva della stima del direttore, sempreché gli risultasse con certezza che stavano attenti al denaro non per povertà, ma per avarizia. Questa, in effetti, non può intaccare il prestigio, perché è un vizio e come tale la si riscontra in tutte le condizioni sociali. La condizione sociale era l’unica cosa alla quale il direttore prestasse attenzione – la condizione sociale, o piuttosto i segni che gli parevano implicarne l’elevatezza, come non togliersi il cappello entrando nella hall, indossare knickerbockers o soprabiti stretti in vita, estrarre un sigaro cinto di porpora e d’oro da un astuccio di marocchino molto piatto (tutte prerogative, ahimè!, di cui io non godevo). I suoi discorsi commerciali erano infiorati di espressioni forbite, ma usate a sproposito.

M. Proust, Nomi di paesi: il paese

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

G come Grand Hotel de Balbec – Museo Tascabile

Balbec, la località balneare immaginaria in Normandia, è stata ispirata in gran parte da Cabourg, città nel nord della Francia, e dal suo Grand-Hôtel sul lungomare.

L’arrivo al Grand-Hôtel di Balbecultima modifica: 2021-08-26T16:09:48+02:00da ellen_blue

3 pensieri riguardo “L’arrivo al Grand-Hôtel di Balbec”

  1. Qui, tralasciando che in poche parole riesce a dare la perfetta percezione del luogo e delle persone, andando al seguito della nonna non mi è chiaro se sia già abbastanza adulto. Dalle riflessioni che fa sugli altri e sull’avarizia mi pare che sia adulto. In ogni caso non so se, da adulto, abbia cambiato opinione sull’avarizia perché, parlando di povertà, dire che l’avarizia “è un vizio e come tale la si riscontra in tutte le condizioni sociali”, mi pare un po’ superficiale. Oppure, se proprio vogliamo, considerato che l’avarizia sicuramente non è una virtù, sarebbe meglio dire che è un vizio che la povertà non può permettersi 🙂

  2. Il Narratore non dice mai la sua età mentre narra, ma ovviamente lo lascia intuire; qui penso sia adolescente/giovane ragazzo ma, poiché di salute cagionevole, non lo lasciano viaggiare da solo. Quanto all’avarizia dei poveri, ovviamente è una contraddizione in termini, eppure ho conosciuto poveri “generosi”. Anche questa t’appare una contraddizione? 🙂

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