Partita Françoise e riparata la mantellina, per la nonna venne il momento di prepararsi. Rifiutò ostinatamente che la mamma rimanesse con lei e ci mise un’eternità a curare, da sola, la sua toilette; adesso che la sapevo in buona salute, con la strana indifferenza che i nostri parenti ci ispirano finché sono vivi e che ci induce a relegarli sempre all’ultimo posto, pensai quanto fosse egoista a impiegare tutto quel tempo, rischiando di farmi far tardi mentre sapeva che avevo appuntamento con degli amici e dovevo pranzare a Ville-d’Avray. Finii, per impazienza, col precederla sulle scale, dopo essermi sentito dire un paio di volte che era quasi pronta. Alla fine mi raggiunse – senza chiedermi scusa come faceva in questi casi, rossa e distratta come una persona che ha fretta e s’è dimenticata cinque delle dieci cose che doveva prendere – nell’attimo in cui stavo per varcare la porta a vetri socchiusa attraverso la quale, senza minimamente riscaldarli, l’aria liquida, mormorante e tiepida dell’esterno fluiva, come da un serbatoio aperto, fra i muri gelidi del palazzo.
M. Proust, La parte di Guermantes I
Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori