Quando la nonna soffriva

Quando la nonna non prendeva morfina, i suoi dolori diventavano insopportabili; ricominciava senza sosta un certo movimento che le era difficile compiere senza un gemito: la sofferenza è, in larga misura, una sorta di bisogno, da parte dell’organismo, di prendere coscienza d’un nuovo stato che lo inquieta, di adeguare ad esso la propria sensibilità. (…) Quando la nonna soffriva, il sudore le colava sulla grande fronte livida, incollandovi le ciocche bianche, e se le sembrava che nella stanza non ci fosse nessuno, gridava: “Ah! è terribile!”; ma non appena scorgeva mia madre, concentrava ogni sua energia nel tentativo di cancellarsi dal volto le tracce del dolore, eppure ripeteva gli stessi lamenti accompagnandoli con spiegazioni che davano retrospettivamente un altro significato a quelli che mia madre avesse potuto udire. “Ah! figlia mia, è terribile starsene a letto quando, con questo bel sole, verrebbe tanta voglia d’andare a passeggio! Piango di rabbia per le vostre prescrizioni…”. Ma non poteva vietarsi il gemito degli sguardi, il sudore della fronte, il soprassalto convulso, subito represso, delle membra. “Non ho dolori, mi lamento perché sono messa male nel letto, mi sento i capelli in disordine, ho un po’ di nausea, ho urtato contro il muro”. E mia madre, ai piedi del letto, inchiodata a quella sofferenza come se, a forza di trapassare con lo sguardo quella fronte dolorosa, quel corpo che nascondeva il male, potesse finalmente raggiungerlo e strapparlo via, mia madre rispondeva: “No, mammina, non ti lasceremo soffrire così, troveremo qualcosa, abbi pazienza un secondo, mi permetti di darti un bacio senza che tu debba muoverti?”.

M. Proust, La parte di Guermantes II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Marcel Proust: un secolo "Dalla parte di Swann" - Panorama

Robert e Marcel Proust con la nonna paterna, Virginie Torcheux

Quando la nonna soffrivaultima modifica: 2021-11-19T12:39:25+01:00da ellen_blue

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