Il dolore, la sopravvivenza, il nulla

Mai più sarei riuscito a cancellare quella contrazione dal suo viso e quella sofferenza dal suo cuore, anzi dal mio: perché, se è vero che i morti non esistono più che in noi, è su noi stessi che infieriamo ostinandoci a ricordare la perfidia con cui li abbiamo colpiti. A questi dolori, per quanto crudeli, m’attaccavo con tutte le mie forze, perché li vivevo come effetto del ricordo della nonna, come prova che esso era ben presente dentro di me. Sentivo di ricordarla veramente solo attraverso il dolore, e avrei voluto che i chiodi che ribadivano al mio cuore la sua memoria vi penetrassero ancora più profondamente. Non cercavo di mitigare la sofferenza, di abbellirla, di fingere che la nonna fosse solo assente e momentaneamente invisibile, rivolgendo alla sua fotografia (quella fatta da Saint-Loup, e che avevo con me) parole e preghiere come a un essere separato da noi il quale, tuttavia, rimasto individuale, ci conosca, e resti legato a noi da un’armonia indissolubile. Non lo feci mai, perché tenevo non soltanto a soffrire, ma a rispettare l’originalità della mia sofferenza così come l’avevo subìta all’improvviso, senza volerlo, e volevo continuare a subirla, obbedendo alle sue leggi, ogni volta che fosse tornata quella strana contraddizione della sopravvivenza e del nulla intrecciati dentro di me.

M. Proust, Sodoma e Gomorra II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Il dolore, la sopravvivenza, il nullaultima modifica: 2022-04-05T12:52:21+02:00da ellen_blue

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