L’immoralità (presunta) di Albertine

Albertine incitava Andrée a giochi che, senza spingersi molto lontano, non erano forse del tutto innocenti; soffrendo di tale sospetto, finivo con l’allontanarlo. Ma ne ero appena guarito che rinasceva sotto un’altra forma. Avevo visto Andrée con uno di quei movimenti graziosi che le erano particolari, posare teneramente il capo sulla spalla di Albertine, baciarla sul collo socchiudendo gli occhi; oppure s’erano scambiate un’occhiata; o qualcuno che le aveva viste insieme, sole, mentre andavano a fare il bagno, s’era lasciato sfuggire una parola: piccolezze che vagano abitualmente nell’atmosfera da cui siamo circondati e che la maggior parte delle persone assorbe da mattina a sera senza che la salute ne risenta o l’umore si alteri, ma che risultano morbose e generatrici di nuove sofferenze per chi vi è naturalmente predisposto. (…) Pensavo allora a tutto quello che avevo saputo dell’amore di Swann per Odette, del modo in cui Swann era stato raggirato per tutta la vita. In fondo, a pensarci bene, l’ipotesi in base alla quale costruii a poco a poco tutto il carattere di Albertine e interpretai dolorosamente ogni momento d’una vita che non mi era possibile controllare per intero, fu il ricordo, l’idea fissa del carattere di Madame Swann, così come m’era stato raccontato. Tali racconti contribuirono a far sì che, in seguito, la mia immaginazione giocasse a supporre che Albertine, anziché essere quella buona ragazza che era, avrebbe potuto avere la stessa immoralità, la stessa capacità d’inganno di un’ex-puttana; e pensavo a tutte le sofferenze che mi sarebbero toccate, in questo caso, se mi fossi innamorato di lei.

M. Proust, Sodoma e Gomorra II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

L’immoralità (presunta) di Albertineultima modifica: 2022-04-14T16:23:57+02:00da ellen_blue

4 pensieri riguardo “L’immoralità (presunta) di Albertine”

    1. Direi che qui si avvicina parecchio a qualcosa che abbia una somiglianza con l’umano e, lui, beato lui, rispetto all’umanità era un essere alieno. Non tanto per la sua dimensione letteraria che gli è stata riconosciuta abbastanza tardi, ma semplicemente per il fatto che era stato folgorato da quella combinazione di culo che si verifica con una frequenza rarissima. Quella combinazione che ti regala contemporaneamente la ricchezza e, soprattutto, il tempo. Quel tempo che ti permette di goderti quella ricchezza che altrimenti, senza il tempo, non sarebbe più una vera ricchezza. Quel tempo che è il vero core di tutta la Recherche. Quel tempo che non devi dedicare al lavoro per produrre altra ricchezza o per sostenere quella che già hai. Un tempo il suo che, per metà, può dedicare esclusivamente a vivere amori possibili, improbabili, conflittuali ed arzigogolati. Per l’altra metà, poi, può dedicarlo a riempirne i suoi diari corredandoli di tutte le minuziose introspezioni emotive, riflessive e psicologiche possibili.
      Diciamo che, rispetto ad altri fancazzisti che, passano nel cielo con la stessa rapidità di una stella cadente, la sua scia rimane una cicatrice di bellezza nell’infinito e profondo cielo letterario.

  1. Esistono individui fortunati non solo perché non devono lavorare, ma anche, e soprattutto, perché possono assecondare la loro vera passione. Poi ci sono anche quelli che almeno una passione ce l’hanno, anche se sono costretti a lavorare. E poi ci sono quelli come me che non hanno ancora capito il senso della loro vita.
    Grazie da parte di Marcel per il finale.

    1. A) Esistono individui fortunati non solo perché non devono lavorare, ma anche, e soprattutto, perché possono assecondare la loro vera passione.
      B) Poi ci sono anche quelli che almeno una passione ce l’hanno, anche se sono costretti a lavorare.
      C) E poi ci sono quelli come me che non hanno ancora capito il senso della loro vita.

      Non lo so se il tuo sia più culo che intelligenza. Potrei dire che ti differenzi dagli altri ma, trattandosi di te, userei il verbo sbagliato. Diciamo che tu ti distingui dagli altri – quelli della A e della B – perché il lavoro e le tue passioni non le ritieni sufficienti a dare un senso alla vita. In fondo, come si può darti torto. A me piacerebbe sapere che senso ha l’universo. No, non da parte tua ma, l’opinione di chi avrebbe creato tutto l’ambaradan. Altro che il senso della vita, visto che almeno per l’80% non c’è traccia di vita (e meno male), ma son solo palle che girano.

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